Critica Sociale - Anno XII - n. 23 - 1 dicembre 1902

360 CRITICA SOCIAU, dere su qualcun altro, che non potrà essere, nella ph'1 JJarte dei casi, che il proletariato; si tratta di 80 milioni che, senza. il J)restito, potrebbero dallo St1tto o dal .Municipio, in caso di municipalizzazione del Porto, es– sere devoluti nd ulteriori migliorie del Porto stesso. Non è ora il caso di diffonderci a dire il perchè lo Stato ci sembra nel ca.so attuale piì1 indicato. In Jlarte sopra già ne furono acceunati i motivi. Un altro solo ne vogliamo aggiungere. Con tutti i suoi inco1wcnienti, lo Stato italiano odierno è già piì1 sensibile del :Municipio genovese alle correnti della vita moderna i nell'oceano l'inquinamento è già meno letale che nel ruscello. Chi JlOisappia le abitudini sperperatrici delle consorterie imperanti nel :Municipio della Superha troverà. che la politica. del ))restito, ema• nata e ,,otuta dalle stesse camarille che governano n. Palazzo '1'ursi, risJlOnde1lppienoaquelle abitudini. Questa affermazione è doeumentabile, e il prof. O. 13, Negri di quell'Ateneo, a cui debbo ringraziamenti vivissimi per i d: l.ti o le dilucidazioni fornitemi per questo scritto, ha sintetizzato in uno splendido quadro di percentuali tutte le sue sapienti critiche a quell'amministrazione, critiche che ne anatomizzano spietatamente lo spirìto;sl chè noi non sappiamo ribellarci alla tentazione di riportarlo Integralmente. n:n<a:STUALI Tohlle Anni I Il Ili I IV V ,,, delle cntrflto Tll8SA 'frll.mtl nen(\lto l'ro- •:ntrnte Dnzlo fabbri- seeon- J)fltrl- ,•enti s1rnor- In l!rc catt dnrl mOllhlll dl\·crsl dhltlrlo --- -- -- -- -- -- --- 1880 &7,42 16,22 14,40 6,24 4,10 1,60 S.295.554 1882 59,29 17,66 10,so 5,69 4,47 2,09 S.413.125 188~ G0,07 17,55 t0,34 5,71 4,6C I,G7 8.788.322 1890 64,tll 13,GS 7,55 3,44. 4,25 G,16 11.498,090 1891 GG,60 14 1 27 7,90 3,50 4,25 3,48 11.176.866 18\12 70,0S 13,IO 7,50 3,51 4,4 l 1,39 12,220.938 1893 60,82 13,46 7,45 3,i2 4,60 0,95 12.425.500 1895 68,I 7 15,94 6,25 3,43 4,19 2,03 12.284.810 1896 67,42 15,0I 6114 3,71 4,31 2,51 IV,00.4.52 1807 68,66 15,98 G,26 3,76 1,85 3,40 12.585.847 1808 68,04 16,31 6,28 4,01 1,84 2,63 13.0,l2.226 1899 70,92 15,43 5,93 8,80 J,82 2,10 13.$87.282 1900 71,4.1 * 14,61 5,88 4,04 J,93 2,13 l4.6a10.:1os • Per I\Vere li valore assoluto In lire, eorrta11ondcntc a questo o n i)ualSh\SIaltro ,•alore percentuale del quadro, 81moltlpl\Chl Il Yalore porcentuale 11erIl .totale dolle entrate e si (livida 1icr cento. Il 11uo- 1.le11te è Il valore assoluto In lire. Coet nl duo nsterlschl nellu 11rlnrn co\onnu corrispondono rls1,etth·nmente L. 4.764..W4 e f,. I0,4~-1.2SO. Il 1,rove,itn ddda.=f a Oeiiova mw,e11ti> bi wi ve11temIio del 119,n °/ 0 ?!, mentre la JJOJJO!u1.1011 e e r bi.le a1)J}Olll\ del 32,26 °," 0. Ed ora raccogliamo le vele. La reazione per mezzo de'suoi intrighi politico•amministrntivo-ftnnnziari ha modo di prendere al proletariato cento volte di pitt di quanto si la.scia stratJtJare. La dirotta lotta clelle organizzazioni non può essere che l'inizio d'una lotta: che rleve avere il suo punto culminante nella partecipazione attiva del proletariato al moto cli tutti gli ingrannggi della vita sociale. Nel caso nostro, la democrazia e il partito socialista devono opporsi a questa forma di autonomia, che ò es– senzialmente mezzo cli O})pressìone,e devono domandare che le spese siano fatte dallo Stato. Lo Stato nulla ha da perdere, come vedemmo j anzi ò sicuro di guadagnarci j in ogni caso i guaclagni non vanno ai banchieri, ma al– l'erario di tutti. Se lo Stato non vuol turbare i bilanci lmt)roduttivi, avremo una nuova dimostrazione degli im· 1mcci <li classe c cli casta che s'op1>0ngonoallo svilut)PO B1b1otecaCJ1no B1arcc nazionale. Jn tal caso però è ancora da prererir.~i la mu. niciJ)aliz;,;n;,;ione; coadiuvato da un maggior concorso degli Enti interessati, il :Municipio di Ocno,•a, attuando molteplici economie e procedendo a una possibile larga ridistribuzione dei tributi, può a ciò trovare i fondi ne– cessari. Canone fonclftm~nhtle: 11 Porto deve col suo tramco COJ)rire le spese del suo sviluppo. 111tutte le ipotesi 1 ò necessario che Genova si clemocrafo:zi; l'opJJrcssione dei lavoratori non farebbe che dilazionare il giorno del la– voro regolare. Lavoratori e commercianti dovrebbero unirsi 1>erimporre allo Stato 1 contrttJJJ)one1Hloglisi, o la assunzione delle spese, o una maggior parteciJHtzione, e l'eliminazione del parassitismo privato nel Porto, col mono))olio distruggendo le cause che tengono spro– porzionatamente elevate le tariffe e in conseguenza in– tralciano il normale am1Jliarsi della "ita industriale o commerciale. Alla ferma e compatta volontà. clella cit– tadinanza genovese, noi non vediamo possibili fa di resi– stenza da parto del Ooverno,'e come lo sciopero del 1900 fu il segnacolo di una nuova vita. operaia, questo fatto seg,1erebbe l'inizio d,una veramente nuova })Oliticaflnan• ziaria. Più che mai non è dal Parlamento solo, che questo im1rnlso può venire. Se qualcuno mostrerà di far tesoro di queste critiche e osservazioni, l'opera mia avrà ricevuto la migliore delle ricompense. Dott. ANOEI.OC1n:,;l'I. L'ITALIA E I TRATTATI DICOMMERCIO IIL - Il sistema doganale e le industrie manu– fatlrici. (CO/llhllll/ZIO.llt). 4° - J.NOUSTH.IA IH:l,LA SE'l'A. Questa. ò la principalissima industria italiana. Fio– rente fin dai pili remoti tempi, nel I890, secondo i dati della statistica. industriale, essa. occupava. 172.:356 operai 1 dei quali addetti alla trattura !JU.93 I alla. torcitura. . . . 49.286 alla cardatura. e ftla.tnrn. dei cascami 3.465 nlla tessitura 20.214 Sempre nel 18!)0 1 la trattu,ra era esercitata in l40L opifici, che ponevano in attività. 54.588 baci– nelle, delle quali 48.956 a Yapore e 5632 a fuoco diretto. La forza motrice impiegata nella trattura ascendeYa a 9797 cavalli dinamici, dei quali 9064 a vapore e 733 idraulici. La torcitura era esercitata in 487 opifici, alcuni elci qua.li sono quelli stessi dove si esercita la trattura e vi erano in attivit;\ 1.501.137 fusi. La forza motrice ascendeva a 354G cavalli dinamici, dei quali 1032 a vapore. La carcla• tura, e filatura, dei cascami era esercitata da. 17 opi– fici, con 33.712 fusi attivi e 339 macchine cardatrici: la forza motrice era di 2095 cavalli, cli cui 635 a. vapore. La lessUurct finalmente occu1Hwa 179 opifici, con 14.949 telai, di cui 2535 meccanici, 10.823 sem• plici a mano, e 159L J'acquarcl, con una. forza mo– trice di 982 caYalli, di cui 887 a Yapore. Da quell'epoca., l'industria della seb1 ha fatto progressi potenti. Basta a quest'uopo ossenare ht statistica della Lombardia, che ò di gran lunga la piit forte regione nella lavorazione della seta. Li~ tessitura specialmente ha fatto progressi da. gigante. La ragione della lenta sostituzione del telaio mec– canico a quello mano risiede innanzi tutto nel fatto che l'industria della seta è esercitata. ancora in piccoli

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