Critica Sociale - Anno VI - n. 3 - 1 febbraio 1896

CRITICA SOCIALE 35 sequestralo della Crittca, ci dedica la Gaz;etla dctrEmtlla: Far vedere che una fazione esprime speranze che offendono il più puro e più ele\'alo sentimento no.zio– na.lei che essa desidera soltanto quanto sarebbe per la nazione intiera causa di profondo e grave dolore: mo• strare il cinismo e la. srrontalezza con la quale tale fazione si oppone ai voti di tutti e ra voti im•ece per la. morte dei figli e lo strazio delle madri, equivalo a dire e a provare che quella razione non potrò. mai rac– cogliere intorno a sè se non quanti hanno rinnegato la patria. Si racconta. che i padri Spartani mostrassero ai tigli gli Iloti ubriachi por disgustarli dal vino. Basterà met– tere sotto gli occhi dei giovani generosi e dabbene due o tre articoli come quello riportato qui sopra, per dis– gustarli del socialismo per tutta la vita. Si, o patrioti purissimi, noi la rinneghiamo la vostra patria. Potl'emmo dirvi che la rinneghiamo precisamente in nome di quei p1•incipi che la ri– voluziono borghese, proclamando i « dil'illi del– l"uomo > ha sc1•ilto nel codice della sua mo1·alo; potremmo soggiungere cho la rinneghiamo in nome di quei principi che servirono di bandiera alla borghesia italiana pe1· rivendicare la indipendenza nazionale. Ma voi direste, come dite, che questa è retorica vecchia. Non è pe1-ò certo invecchiata tra coloro contro cui stanno oggi lo truppe italiane, o che si sono levati a gue1'ra santa contro gli inva– sori del loro suolo. I.Ofrgete il manifesto di Menelik e il sorriso vi si ghiaccerà sulle labbra. No, essi non vogliono saperne dei vostd Lin-aghi, dei vostri Baldissera, dei vostri Baratieri. Per conquist..1r·e quella terra dovete stel'minarno gli abitato1·i. Co– desti sei vaggi - cosa volete farci 1 - non sono ancora abbastanza inciviliti da avere rinnegato l'amore all'indipendenza. Ma so l'amore all'indipendenza patria, se rap– pello ai principì di diritto nazionale, ,•oi chia– mate retorica, è permesso chiedervi in cosa con– siste il vostro patriottis.mo, o signori 1 La 1·isposta è semplice: consiste nella diresa di quegli interessi onde fu provocat..'\ la gue1·ra presente, o pei quali voi chiedete la si prosegua sino al fondo. Questo è il vostro patriottismo. Già da tempo noi socia– listi abbiamo rivolato come sia fatto e di che sia ratto. E patriottismo figlio di ladrerie e di vio– lenze. Ma un'occasione era fin qui mancata per dare alle nostre dimostrazioni il conrorto di una grande prova. La prova è venuta: i patrioti d"llalia si sono dati un festino. L'ebb1·ezza lt ha presi e si mostrano pe1• quel che sono. Noi, ora, 11011 abbiamo alh'o da rare che additarli al popolo la,•oralore perchll guardi ed impari. LEONIDA Il!SSOLATI. FILOSOFL\.DI UN SEQUESTRO Fu un senso di mera\·iglia che ci preso quando ci vedemmo piomhro addosso il sequestro per l'articolo e Becchi e bcut.onali! • dell'ultimo numero. Come? offesa alle istituzioni, offesa alresercitol Non ricordavamo inralli di n.vere scritto mai un ar– ticolo che, al pari di quello, rosse non solo cosi rispet– toso per le istituzioni, ma ancho cosi Joguo di essere laudato e apprezzato dagli uomini «d'ordino•· Diciamo di pilt che lo stesso procuratoro del re, elio ha in cura l'anima. nostra e che son•eglia la nostra. vita. por di– renderla e purgarla dalle criminose ispirazioni, si sa.– rebbo dovuto grandomento compio.cere - so almeno ~~~I :_oJ\e ,.:J~~c~ ~be~~d~t~~j.:~~a.;!st'r~lt~e~1,~r~1t~ni~ denze o.li" e odio di classe» e di vedere invece spuniare finalmente nell'anima nostra il sentimento di quella e armonia. tra le classi sociali» che i socialisti hanno appunto il grave torto di non sentire. Non scherziamo: quel disgraziato articolo su cui cadde la mano del regio procuratore era tutta. una (raterna ammonizione alla classo borghese perchè s·avvedesse del pericolo a. r.ui ,·a incontro nella guerra al'ricana. Anzi, meglio che frate rna, quell' amm onizione poto,·a a rigor di termini chiamarsi ftgli! l.le: dacchò il socialismo è figlio del ca– pitalismo, e appunto perciò n. noi interessa, 1 11. porgere I nostri lumi alla borghesia. italiana che, colla guerra d"Arrica. cl pare avviata. a geltar~i per una vin. dovo, impedita. di crescere o di rortiftcargi, stenterà a pro– durre quel che noi a.spettiamo do.Iloviscero sue. Era dunque un novissimo e commo,·ente senso d'a– more per la borghesia quello che ci dettava lo scritto che è tanto dispio.ciuto al regio procuratore. li quale, sorpreso rorso o insospettito dal nostro atteggia.monto che non gli riusci di comprendere, pensò che in ogni modo il meglio era sequestrare: urebbe intanto avuto agio di meditar meglio sulla cosa, o decidersi a por– tarci o no in giudizio, visto che anche di un sequestro illegale non ò lui che paga lo s1>e8e. E poichò seque– strare sotto il solito motivo di eccitamento all'odio di classe non era possibile assolutamente por qunnta buona volontà ci mettesse, tro,•ò di accusarci qual: denigratori delle istituzioni e della istituzione dell'e– sercito. Abbia.mo sottolineato quella. particella. congiuntiva, perchè ossa rorma uno dei problemi che ci tormentano l'anima da una quindicina di giorni a questa parto. Se noi abbiamo offeso l'istituzione dell'esercito, non bastava. che il signor procuratore dicess.e addirittura che noi tl.\'e,·amo orreso le ls1ituzìonn E incluso rra queste o non ò incluso l'esercitol Una parte cosl distinta e sin· golaro data all"esercito indica. un eretico dubbio lam– peggiato nell'animo del relliO procuratore circa la qualità di istituzione che alresercito si vuol dare, o non è invece la dimostrazione di un rispetto speciale a questa che egli considera rorse la istituzione dello istituzioni, la istituziouo JJer eccellenza. quella che da sò sola ,,alo Lutto le allrel A noi paro che quest"ultima. ipotesi sia la più verosimile. In realtà. oggi l'istituzione predominante è quella dell'esercito. Per essa, ossia per lasciarla funzionare più liberamente, non si ò rorso sospesa quoll"altra. cho sino ad oggi i professori di diritto costituzionale ci dicevano essere la base di tutte lo istituzioni, o cioè il Parlamento! Ma se cosl è come diciamo, in qual modo avremmo noi ofToso resercito augurando che in luogo di essere battuto poco per ,·olta, diremo cosl omeopaticamente, sia battuto sonoramente e in modo risolutivot Noi non neghiamo - Dio ce ne guardi - che l"esercito sia una istituzione, o non facemmo contr'esso voti sonersivi. olamente, siccome la funzione dell'esercito ò tanto di battere come di essere battuto, non ci pane di ,·lolare alcuna legge esprimendo il nostro sommesso avviso ~~: ~~nt\ 1 !~~ 0 i:!1~~:nt~~~,:~api~ 1 i~tt;!:t~ 0 ~C~c::rI-~1~~~ Ma vi ò dunque una legge - se non la conosciamo il regio procuratore ce la indicherà. - che obblighi i cilladini d'Italia a desiderare che la impresa d'Arrica abbia quell'esito che può al go\'erno pia.cere, l>'altromlo il governo stesso o I suoi giorno.li o i suoi porta.voce ufllciali ci insegnarono in questi giorni che le sconfitto del nostro esercito sono altrettanto vittorie. Sono ben questi signori che ci rintrona,·ano ancor ieri le orecchie gridando che Amba Alagi o Makallè sono duo grandi succossi morali. Perchè dunque noi, poveri ta– pini, do, 1 rommo andare condannati so ra.cemmo voti per un altro o più gran,Jo successo del genere? Forse perchè da un tal successo noi ci ripromettiamo effetti che al regio procura.toro possono non piacere t A questi dubbi che noi a.ndiam rivolgendo nell'animo risponder,\, s~oriamo, Il regio procuratore davo.nli ai signori giurati. Senonchò l'ultimo nostro dubbio, o il P.h'.lgrave, ò questo: che il rappresentante della. legge :~:t~,a~T ! 1 ,~vJ:::ei a~o!i~u3:~~~e~ire s3r~~~iei:cfi~~I~~~~ di~raziono o.Ila quale, secondo legge, noi avremmo diritto: In sochlisraiiono di dirgli In pubblico quel che pensiamo do· suoi atti o di chi glieli comanda. Nor.

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