Critica Sociale - Anno V - n. 15 - 1 agosto 1895

CRITICA SOCIALE 227 eludente - è staccare da diverse parti tiella. polemica brani isolati, per cavarne un apparento contrasto. Così non sussiste affatto cho noi un giorno proretassimo il trionfo in Italia della piccola borghesia (democratica) o oggi ci siamo ,•icnduti auspicando invece a quello della borghesia industria\('. Le duo coso n1.>n stanno in antitesi, o dal dissol \'Orsi del ,·occhio mondo feudale 8gorgano. quasi a un parto istesso, e l:l. piccola o la grande borghesia, o la piccola si dissolvo poi a sua volto, parte salendo alla grande e più gran parte piom• bando nel proletariato, non senza M·er prima. però il suo periodo di fiore e di battaglia. E un partito come il nostro, che viye nell'oggi, non può astrarre da questi ratli o da questa vicenda di forzo lottanti, per rinchiu– dersi in formule sintetiche che riflettono soltanto una rigida tendenza ad un lontano e: avrnnire ». Qui si rivela, secondo noi, quella visione unila.terale cho noi battezzammo già. semplicismo. Una. formula, una teoria devo riflettere tutto il cosmo sociale, e, se un fenomeno non vi si attaglia, si ha.da farvelo entrare per forza, magari tro.,•isandolo o mutilandolo, perchè finisca di darci moleslia. La Lolla di classe temo che lo scindere lo forzo anersarie in var1 corpi d'esercito, di ben diverso vnlore l'uno dall'altro nei rispetti del nostro partito, ci condurrebbe a« non esser pili socialisti», e, so lo. coso. sarebbe e bella ir. teoria» (1), la nostra ban– diera di partito no verrebbe issata troppo in alto per– ehè la folla potesse vederla. Noi, all'incontro, non pen– siamo che dipenda dalla « teoria » il creare condizioni di socialismo che in Italia non esistessero, o il tare spa– rii-o quelle che vi sono. Perchè la nostra bandiera sia più in vista, non ci arrendiamo a piantarlo. sui mucchi di ghiaia dell'errore o dell'equi,•oco, nello sgretolarsi dei quali andrebbe trarnlta. E so « Carlo Pisac3no - come rammenta la Lotta - vissuto in tempi non ma– turi per il socialismo, consegnava ai libri la sua fede, ma poi cospirava per il bene della borghesia e volavo. a Sapri»; noi, venuti a tempo pìù mo.turo, quando ~ff~\a~!~r:r;!~· ir 0 ~ln~sstef 0 pf~f~t~°r,1;~~2.a~e?1~"~:S~~ stonza e nella propaganda politica, e tradurre cosl la nostra fede dai libri nella. vita, senza per ciò appartarci in un mondo fantastico e prematuro, senza chiudere gli occhi alle realtà complesse e multiformi di quello nel qua.lo viviamo. A che varrebbe questo vantato svolgi– mento del partito socialista in Jialio., so non dovesse liberarlo dalle fasce rigide e dall"angusta cuna della prima età e imparargli a muoversi vantaggiosamente sul libero e accidentato terreno che ha sotto i piedi 1 Or il dubbio, onde siamo mossi, non lo si dimentichi, non ora altro che questo: se sia giusto ed esatto il dire che r.iò che sostiene la dittatura. di Crispi, che ciò che Crispi dunque rappresenta, ò lo.e borghesia> nell'acce– zione più precisa e scientifica di questo ,·oca.bolo; quella borghesia che ò oggi e che sarà più ancora domani, com"è negli Sto.ti più a.vantati in civiltà, la naturale o più diretto. avversaria. o al iempo stesso la precorri– trice immediata del partito socialista. Questo a noi non parO\'O.,o già dalle ammissioni che nel corso dello. po– lemica la Lotta cli classe fu costretta. a farci, là do\'O parla. di camorra, di affarismo e di usura che si ùme– stano (che non sono dunque la stessa cosa} sulla« Vandea italiana», la quale o. sua. volta ò cosa diversa non pur dalla borghesia industriale ma ancho dalla borghesia. terriera che sfrutta. la terra « capitalisticamente > - là. dove parla della necessità che « lo plebi si apparec– chino a 1rar profitto dallo ri\'alità nascenti nel seno llalla. borghesia, secondo l'esempio tipico degli opera.i inglesi > (il che vuol dire - se vuol dir qualche cosa - appoggiare l'una frazione borghese contro l'altra, a. seconda dei casi e dei bisogni) - da queste ammissioni, diciamo, c'è già quanto basta per concludere, che la stesso. Lotta cli classe non sottoscriverebbe pit'.1alla< ~~:ul:r;ec:i8f~1 r:!Jr:,s:~taqn~!1~"'r~o~itr:idje6~~~;i~~ Parlamento o quale gli fu attribuila.; o che non fu llunquo inutile, sul valore di questo. formula, troppo consuetudinaria, gettaro « un po' più di luce >. NOI. T eggansi alla fine ,tel fascicolo: NOVITÀ LIBRARIE SOCIALISTE in deposito agli uffici della CRtTICA Soc1ALE. DISPUTE ERITREE A proposito dell'atteggiamento del partito socia– lista di fronte alla colonia africana, il dott. Romeo Soldi ci scl'ivo da Londra: B oramai assodato che le classi dirigenti non impren– dono alcuna cosa se non vi vedono o almeno non cre– dono di veder\'i il proprio torno.conto. E ciò tanto più Yale per la colonizzazione, specialmente quando questa richiede sacriftC'i non lievi, come è il caso nostro in Africa. Sarebbe perciò affatto ingenuo che noi, partito socialista, rappresentante gli interessi del popolo lavo• ratore, domandassimo al governo di mettere ad esclu– siva disposizione dei contadini la terra che esso ha conquistato. Noi potremo dire agli operai: se voi foste padroni del potere politico potreste adoperare quelle torre a. beneficio della. vostra classe, per impiegarvi le forzo esuberanti; quindi voi llovete prima. di tutto im– padronirvi del potere; ma ò inutile che ora domandiate qualche cosa di concreto nl governo, il quale, rappre– sentando i ricchi, deve fare esclusivamente il loro in– teresse, che in questo caso più specialmente ò in evi– dente contrasto col vostro. So la nostra. rosse uno. borghesia. ricca, potrebbe darsi che si inducesse ad impiegare improduttivamente parlo dei suoi capitali, per creare dei piccoli borghesi, pren– dendo dei contadini o regalando loro dei piccoli pezzi di terra, cogli strumenti necessari a coltivarla. E questo la borghesia farebbe per diminuire il pericolo di un malcontento sempre crescente fra i lavoratori all'in– terno. Indubbiamente perciò chi potrebbe meglio giu– dicare, quale sia il mezzo più adatto per disorga– nizzare gli operai e farsene dei fautori, sarebbe la borghesia stessa. Se però, ci fossero dei socialisti, i quali volessero insegnare al governo come faro questa. carità. pelosa, non potrebbero certamente consigliare il sistema della piccola proprietà, anche inalienabile, quando ogni altro giorno ne mostrano i difetti contrapponendovi il sistema collettivista. Ma noi siamo in un caso diverso. La nostra borghesia è povero. e non ho. la possibilità di spendere capitali pel popolo, salvo si tratti di sfruttarlo per ricavare subito il frutto del proprio capitale. E questo si vedo evidente nella circolare che il Baratieri mandò o.i pre– fetti, nella quale raccomandM·a a coloro che volevano andarsi a stabilire in Africa. di andarvi col ca1,italene– cessa1'io, e aggiungeva essere inutile domandarlo al governo, porchò questi non poteva affatto fornirne. Quindi ora. è ruor di luogo che noi ci sbizzarriamo in progetti sia di piccolo. proprietà, sia di proprietà collettiva. È un domandare alla classe borghese ciò che essa non può assolutamente concedere. Però vi è un caso in cui noi non potremmo avversa.re risolutamente la colonizzazione senza pregiudizio dogli interessi dei lavora.tori. E sarebbe se la classe dirigente cercasse nello colonie un appoggio por sostenersi nella concorrenza mondiale. La nostro. piccola borghesia mal può sostenere sul mercato mondiale la concorrenza. della grande borghesia. inglese, francese, americana; perciò essa si trova sempre in grandi strettezze cd ò obbligata a. strozzare sempre più i lavoro.tori. Se nelle colonie essa. potesse trovare un appoggio per farsi forte, ò chiaro che i lavora.lori no risentirebbero un ,·antaggio o noi, pur denunciando i metodi barbari con cui si dico di esportare la civiltà, non potremmo proclamo.re l'abbandono delle colonie.

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