Critica Sociale - Anno V - n. 3 - 1 febbraio 1895
38 CRITICA SOCIALE preferiste vincere noi, anzi che confessare vinti voi stessi. - Questo rilievo può parere pettegolo, ma forse ha maggiore portata che a prima vista non paia; e delle opposizioni che trovammo a Parma spiega molte 1-agioni o inconscia o non conscia del tutto. Gli ambienti e la comodità fanno le idee. Certo, il temperamento adottato a Milano verso il partito radicale, rappresenta un grado più avan– zato nello sviluppo della nostra tattica di partito, che non fosse l'atteggiamento semplicista di prima. Più avanzato, perché più complesso. A quel modo che il considerare la società come un conti·asto di sole due classi - le due classi tipiche degli abbienti e degli spossessati - è più semplice (ma non perciò più vero) del consideral'e l'intreccio e l'intrico della varie lotte di classi, quale esiste nella realtà della storia. Ma la realtà è nella formula vera e non nella formula semplice. - Certo, lo sviluppo della propaganda ha le sue fasi: vi sono tappe, vi sono gradazioni di tempo e di luogo; procedere dal sem– plice al complesso è il primo insegnamento d'ogni pedagogia. ~la, appunto perciò, il partito che noi si proponeva faceva ragione alle varie esigenze locali; il nostro ordine del giorno era quello della libertà. E se voi riconoscete che« in una Milano» la nostra tattica può essere buona, pe,·chè lo avete respinto? perché aYete voluto che Milano e Pieve d'Olmi si appiattissero a uno stesso livello! . .. Ma ogni errore logico ha questo di grande: che esso si ritorce sempre contro se stesso. I cattolici, per parare questo danno, vietano ai loro accoliti la discussione. I luterani dicono: non si discute che entro questa cerchia. I nostri amici di Cremona sono imprudenti. Bissolati sviluppa il suo 1·agiona– mento e il ragionamento sviluppato da Bissolati morde la tesi di Bissolati. Udite soltanto: « Voi potreste rispondermi, Io so, che le condi– « zioni presenti dello sviluppo economico e, con– « seguentemento, dello sviluppo politico d'Italia, sono « tali per cui, sopravvivendo pugnaci ancora gli « elementi medioevali, si impone la necessit..'l. di « favorire il còmpito della democrazia: quel còm– « pito che, appunto in Italia, non sarebbe ancora « finito.... Ma, lasciando di esaminare l'esattezza di « queste aflermazioni (or è questa, penstanw noi, « chevoiaov,·estediscutere), io vi dico che il vostro « argomento proverebbe troppo; perchè proverebbe « che l'Italia non è terra ancora matum per l'azione « socialista. » L'Italia? « Ignoro profondamente che cosa sia la natura », 1•ispondeva, seccato, quel gran positivista che fu Melchiorre Gioia, nel suo libro sul Divorzio, a coloro che gli gettavano fra i piedi cotesta vaga astrazione della natura e delle pretese sue leggi. Così noi potremmo rispondere; ignoriamo profon– damente che cosa sia l'Italia, se Peretola e Milano, Piana de' Greci e Tricarico e Palermo debbono ve– nfre da questa astrazione rasi a un solo livello. Ma poichè, a dir questo, accuserebbero un'altra volta i socialisti di « negare la patria >, pigliamo l'argo– mento tal quale voi ce lo date. Dunque • l'ora della funzione storica del partito nostro è suonata anche per l'Italia ,. E allora, ciò vuol dire che questa massa enorme, alla quale al– ludete, è fatta capace di intuire l'ideale del collet– tivismo, l'imagine di una società tutta al ro\Tescio dell'attuale, che forma, anche per tante menti di addottrinali borghesi, una difficoltà insuperabile. Voi lo pensate, e avete ragione di pensarlo. Dove l'interesse sospinge, la mentalità la più rozza, con– venientemente aiutata, fa prodigi di valore. Il no– stro contadino intuisce un avvenire, che pel signor Erbario Spencer resta un inconcepibile assurdo. B1b1oter:::i G no Bi,rr:o Egli intuisce un avvenire le cui linee souo, per necessità, tutto1·a vaghe e sfumate, e non intenderà. gli interessi del presente, che può vedere con gli occhi e palpar con la mano? Ma se lo capiva anche h·oppo? Ma se fino a ieri i nostri popolani furono tutti quanti vassalli del radicalismo? e voi e noi si dovette sudare tutte le nostre camicie a strapparli da quest'illusione! Dite piuttosto che voi dovrete rimettervi ad un lavoro che, in apparenza, va a ritroso da quello che compieste fin qui. Voi doveste sbugiardare« l'il– lusione radicale ». Il popolo si attendeva dai radi– cali la 1·edenzione economica. Nella vostra opera di demolizione, voi doveste mostrargli come egli versasse in errore. Il radicalismo borghese, come ogni altro pa1·tito borghese, era, sul terreno econo– mico, l'avversario del popolo. Ora voi dovete dimo– strare a questo,che essopuò attendere dal radicalismo la sola ·redenzione politica - e anche questa in limitata misura e solo in quanto le sue pr9prie forze ne francheggino e ne sforzino l'opera. E un passo avanti sulla nostra via di propaganda ed è solo in appar·enza, come dissi, che rinculiamo. E bada che, se gli ultimi eventi politici ci sforzano un tantino la mano, non e che essi ci deviino: essi ci spronano soltanto e ci fanno studiare il passo. . .. Ma il tuo argomento, Bissolati, si sgretola, p;ù tu lo maneggi. 'l'u scrivi - e approvarono a Parma - che la tattica ripudiata è buona, tuttavia, per i ballottaggi. Ora, non v'è barba di sofista che l'iesca a snida1·e un solo argomento che, se vale pei bal• lottaggi, non valga ugualmente per il primo scru– tinio. La differenza fra i due casi potrà farsi in Germania, potrà. farsi, cioè, laddove il partito so– cialista sia tanto forte da determinare esso sicura• mente il ballottaggio fra due competitori avversari. Questa sicurezza in Italia noi in generale non ab– biamo. E, dove eccezionalmente la si abbia, ivi ec– cezionalmente varrà quel!a che a te pare la regola. Infine: vuoi la prova delle prove? Svolgi in questi giorni qualcuno dei giornali ufficiosi. Noi eravamo i rinnegati, nevvero? i fuori d'ogni legge, anche e specialmente per questo: che si voleva fare da noi: che non si ammetteva cooperazione possibile di altre classi con noi. Questo argomento servi nelle requi– sitorie e nelle sentenze recenti; e mi pare persino d'averlo udif;o dai ministri del re quando, nelle di• scussioni in Parlamento, preparavano la frode ele– gante dei progetti di leggi eccezionali. E ora? Mutato meh'o; mutata canzone. I socia– listi, sì, sono un partito: socialisti e conservatori, ormai non v'è più altro al mondo: la lotta s'impe• gnerà fra essi, ma s'impegnerà, s'intende, domani. Per oggi i socialisti non sono che agli in i zii: ma si guardino, per pietà di se stessi, dagli ibridi con– tatti colla democrazia, che non ha contenuto reale; si guardino bene dal legarsi a un cadavere. Uno di questi sparafucile del Ministero, il nominato Rasttgnac, gridava in un giornale di Roma: « La borghesia spende con Crispi le sue ultime cartuccia: avanti, o lavoratori del mondo! » Chi scrive queste linee ha pe1· costume di tenersi sempre sotto mano un nemico per consultarlo nei casi difficili e dubbii della vita peraonale; e fare, si capisce, l'opposto di ciò che gli consiglia. Qui, come vedi, il nemico è fidato. Il caso. poi, non è dubbio. FILIPPO TURATI. È pubblicala - e t'abbiamo spedita a lutti i commil• tenti prenotali - la seconda edizione, ampliata e itite– grata, det SociaUs,n.o di B. MALON(pei nostri abbo– na.ti sole L. 1,50).
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