Critica Sociale - Anno V - n. 3 - 1 febbraio 1895

CRITICA SOCIALE liana era in tutti noi troppo unilaterale ed impedl che ~i pensasse a qualche altro ordine del giorno concilia– tivo delle diverse tendenze. Una grande varietà. di temperamenti, di educazione, di moralità., I.li condizioni economiche, rendono assai disagevole lo sviluppo del partito; ma è appunto per questo che una critica. spassionata su di noi e sulle cose nostre non ci deve fa.r paura. Non faccio che accennare. Chi avrebbe mai dubitato, dacchè Costa lo proclamò al Congresso di Reggio Emilia, che la Romagna non fosse il paese classico della lotla. di classe ad oltranza 1 Eppure un compagno romagnolo, colto estudioso, mi assicurava che, all'infuori di qualche piccolo centro, la Romagna non l'intende proprio nulla la necessità. di questa lotta e che non c'è forse terreno più di quello adatto a fecondare la pianta av\'elenata delle transazioni e degli accomodamenti. Noi discutiamo tanto sui modi di guadagnarci le simpatie della piccola proprietà. e della mezzadria, ed ecco qui una plaga dove le nostre disquisizioni non sono capite. Non sarebbe questo il caso, per tirar acqua al nostro mulino, di po• polarizzare nella propaganda. la teoria della terra libera del Loria.1Qualcuno dì noi che vi\'0 in pclesidove, come in Romagna, c'ò la mezzadria.,ci si ò provato o con buoni risultati. Sigriderà. all'apostasia.; e il programma 1 si dirà. Il programma ò sempre quello; nessuno deve toccarlo, perchò rispondo benissimo a quel tanto che alla scienza ò dato prevedere. Ma non dobbiamo scor– dare c!:e gli avvenimenti potrebbero trascendere le pre– visloni e che, nel periodo acuto della crisi terribile che già s'avanza a grandi passi, la liberazione delle terre, data la conformazione territoriale del nostro paese, si imporrà.,se non altro, come espediente di transizione. D'altronde, la. ta\•olozza sulla quale è delineato lo Slivale è così ricca e varia, che vi trovano posto tutti i colori, dal Marxista al Loriano. Tanto, è bene confes· sa.rio; noi ra.cciamosempre del grande collettivismo in– ternazionale, ma nella minuta propaganda, se voglia.mo essere capiti, siamo costretti a fa.redel comunalismo ed anche dell'associazione mista. Si è cominciato a menare il piccone della critica nel campo dei principi e molti sono persuasi che la marxista. teoria. del valore è da. buttarsi tra i ferravecchi ('); è bene esercita.rio ora nel campo dei metodi di propaganda. Ma, per tornare al punto di prima e finire, io credo che a questa grande disparità. di condizione tra l'una. e l'altra. plaga ed alla. ditllcoltà. di modellarvi sopra un'unica tattica, più che al bisogno di presentare al bersaglio della reazione borghese una. fronte meno compatta, dovesse ispirarsi la proposta. d'un discentra– mento, ct·una forma di federalismo socialista italiano. Intesa a spezza.re d'un tratto i fili così faticosamente raccolti intorno ad un nucleo centrale, da cui deriva un certo carattere di forza al partito, quella proposta non poteva passare. Ma c'è in essa. del buono, e rorse in altro Congresso una maggior preparazione farà. prevalere quo.ilo con– cetto: ·unità nelfo1·ga11iszazione - discenlramenlo nella tallica. IL LUPO, Non facciamo commenti; tanto più che, in mas– sima, conc01·diamo. Notiamo soltanto che l'intelli– gente compagno, che ci inv.ia queste riflessioni, fu Cl Chi leggerà più avanti l'articolo In proposito di Arturo I.a. briola troverà forse un po' a.rrisclllata quest:l opinio1w. \.\'ota 1l<1lla CI\ITJC.\), tra coloro che a Parma votarono contro le proposte nostre, non solo sul tema del federalismo (sul quale non ebbimo che una minoranza affatto esigua), ma anche quanto alla proposta che tendeva a lasciar facoltativo, laddove st trovasse conveniente ( e quindi ~enza ve1•una imposizione per nessuno), il temperamento a.dottato dai socialisti milanesi. Ciò vuol dire che la riflessione matura le idee; e cho noi non avevamo torto, nell'ultimo numero. di affidare la nostra rivincita a un non lontano avvenil·e. LA CRITICA. Il "qu'en dira-t-on,, (POLEMICA BLBTTORALBJ Ma, e l'impressione della follaI - Così Bissolati nella disputa elettorale che, per non farla serpe, abbiamo, nell'ultimo nume1"0, brusc,1mente troncata. « Ben potete voi, duecento o trecento socialisti, « che siete quanto di pHt eletto può da1·e la coscienza « socialista di una Milano, ben potete, attingendo i c1'i· « ter'ì dalla vostra maturiti.\ di sentimenti e di con– « cetti, avei· c1·e,luto che ormai fosse possibile ma– «. novrare in mezzo ai partiti affini senza pericolo « di confusioni: che si potesse. a dil'la coD una ima– -: gine, scherza1·e col fuoco senza scottarvi le dita. ~ ~Ia. tutta la massa enorme di operai e di conta– « dini, divisi fra l'impeto anarchico, l'apatia corpo· « rativista e l'illusione radicale, tutta codesta massa, « che fìno a ieri ci ha visto fìel'amente in arme « conti-o tutti i partiti, quale impressione credete « voi sia per ricevere· dal senti1·ci raccomandare, « insieme alle nostre, le candidature degli altri « partiti 1 « Qui, vedete - soggiunge il nostro amico - «. non è questione di formule, è questione di « realtà •· (') Vi è dunque opposizione fra cotesti due termini? Gli intelletti confusi, i deboli ragionatori - tra i quali non va certo ascritto il Bissolati, che ragiona, quando non ha una cau~a spallata fra le mani, dritto come lama di spada - i confusionari e i daltonisti della logica, quando non riescono a di– stricare i loro concetti dentro il loro cervello, quando da un lato non sanno rinnegare un principio che vi ha preso alloggio da lungo tempo, e dall'altro lato non riescono a mettere d'accordo con esso una qualche improvvisa parvenza che li colpisce, si traggono di impiccio col famigerato sofisma: « altro la teoria, altro la pratica! ~ Ma, in cotesti casi, o la teoria è falsa, incompleta, o la pratica non è che empirismo. Sarebbe della stessa natura l'anti• tesi che Bissolati pone1 Che cos'è questa realtti che non cape nella formula e la sbaraglia? Questa realtà è l'impressione della folla, è il qu·en dti·a-t-on. È questo il metro, a cui voi, pa1•tito, voi, avanguardia cosciente, saggerete le vostre deliberazioni 1 Alla riunione di Parma noi cogliemmo sulle labbra del Bissolati una dichiarazione. che valeva una confessione a questo riguardo. Egli ci esternava il dubbio che la decisione di Milano fosse stata presa o imposta dai maggiorenti, in piccolo Comitato, fosse una decisione aristocratica. - Non è vero, gli rispondemmo: le nostre riunioni furono nume– rose e vivacissime; vi erano bensì riluttanze fra gli ope1·ai, e non fr>ai soli operai; ma noi li ab– biamo persuasi. - A questo, gli scappò detto, noi, coi 11ost1·i contadini non siamo riusciti. - Dunque lo avete tentato; e perchè trovaste della resistenza, (Il 1.011a(li Claue, !I gennaio.

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