Critica Sociale - Anno V - n. 3 - 1 febbraio 1895
46 CRITICA SOCIALE lore di 300. Trattando i dati col nostro sistema si ha: P.,.no Dill'~rtHA Co,to ,·a1ort1 l't'Oluo di 'l't11d\U1 tn1i fNIIIÌ ffti.eil ul. Caio 150 200 33'1, 187 1 /, 12 1 1, Romeo 2z;o 300 2() 'I. 312'/, + 12 '/, cioè un saggio di profitto del 25 '/,. li saggio del profitto non è già un'incognita che il capitalista de, 1 0 ricel'care, poichè egli lo trova naturalmente sul mercato. La sua opera consiste tuttavia in questo, nell'adaltare il suo prezzo di pro– duzione al profitto generalmente dato. . .. Questi cenni sommarì , 1 algono di per sé a mo– stra1•0 al pl'Of, Coletti, per il quale sentiamo di ri, petere le attestazioni della nostra stima, quanto af– frettato fosse l'invito che egli l'ivolgeva ai socialisti di abbandonare la sicura teoria marxista per cor– re1•e le ambigue malsicure acque degli altri teoriz– zatori. E poichè nulla può essere piu proficuo di questa disputa, noi ci tratterremo nel prossimo numet'O sulle osset'\'azioni generali che Loria ed il suo discepolo Caletti hanno fatto alla teoria di Marx. Noi vedremo che, come quelle esaminate oggi ~!~ dTgsfc~~z~~-altre hanno per sò anche minori ARTURO LABRIOLA. LA POESIA SOCIALE Il. OLIEROIDELLA SOFFITTA dl 0, A. CoSTANlO, Il Costanzo ebbe due benevoli padrini al suo batte– simo letterario, il Settembrini o il Manzoni. Non so se il vecchio critico napoletano e il cadente scrittore lom– bardo encomiarono nel giovino Costanzo l'eccellenza dell'arte o la libertà. dt~ ogni scuola.; certo non s'ingan– narono nell'annunciare un poeta. Il poeta tuttavia non usciva. ancora dall'ingenua preoccupazione di se stesso; le sue liriche erano bensl cordiali e spontanee, ma non resistevano a un severo esame artislico, nè risponde– vano ai bisogni tebb1•ilidella nuova. generazione. L"attesa. tu bre,·e: apparvero Gli eroi della 1offUla. Se con questo lavoro il Costanzo non raccolse le lodi dei due venerandi, scesi nella tomba, ebbe (rortuna assai più invidiata} l'applauso dei giovani, i quali lo lessero o so lo raccomandarono con affetto. Gli eroi della 10/fiUa è un poema di concezione ro• mantica, e risente le ultime influenze di quell'individua– lismo che, nato eroico con Byron, ò mort-0 nevrastenico con Baudelaire. Tuttavia ha un pregio superiore ad ogni scuola: è sincero, ò sgorgato dall'anima. Il tempo. che dissecca e mummifica rapidamente tante opero acclamate, non ha nociuto troppo a questa. Chi la legga vi tro,'a ancora le fonti sano o vive del pensiero; chi la. rilegga giustifica lo emozioni d"una volta. Certo, ora più che ma.i si scopro l'ordito povero, si vedono le imitazioni, si rilevano le frasi d'effetto, i concettini, le monotonie o le tautologie; ma, mentre la scoria precipita, i ricchi sfolgoranti flloni escono alla luce. Non dispiaccia. ai lettori il tenermi dietro, mentre vo raccogliendo il buono dagli Eroi della 10/fitta. I Yersi del Costanzo devono certo tornar graditi più della mia critica, o chi sa che qualcuno, intento a guardare nel• l'avvenire, non sia scosso da qualche strofa e invogliato a risalire la corrente letteraria. È pur giustizia., mal– grado rincalzare dùgli avvenimenti e il lussureggiare delll\ prosa socialista, dottrinaria e sentimentale, andare in traccia di coloro che primi in Italia intonarono il canto della ribellione. Oiacehò il poema del Costanzo, oltro al pregio d'arte, che qui è inutile elogiare, ne ha un altro: quello di (arei sentire l'ultima eco della fan– fara garibaldina e il primo grido della lotta di classe. ' Gli eroi della ,offiUa formano l"argomento di un poema in quattro canti. Principale difetto di questi eroi è la. mancanza di unità. nella loro impresa: essi non sono nè gli Achei all'assedio di Troia, nè gli Argonauti alla conquista del vello d'oro, nò i Crociati alla liberazione di Oerusalemmo, e neppure gli anarchici in lolt& con Dio o collo Stato. Gli eroi della soffitta sono i ribelli per gioventù, gli zingari della civiltà, i genì mancati, 1 i refrattari; il Costanzo li descrive nel primo canto ora come avventurieri senza rortuna, ora come artisti senza gloria, ora come semplici ciarloni di caffè. Per l'un la vita ò un sigaro, o, razzo del pensier, qe1alche sofhlma i un ftoceo ros~, o, innocua bomb:i di carl.t~sta, un aforisma, Per l'altro un 110,·ometodo, una vela od un'isola Ignorata, un pallone, una macchina, una colonia o:t una barricala. E pure, stiano o movano, sia il capo o un oeehio, sia la mano o un dito, in ~ni posn sfolgora e in ogni gesto un pei.zo d'ioftnito. Dopo aver divagato un po' in queste definizioni este– riori, il poeta. trov& la nota vera, spogli& d"orpello e di retorica. L'eroe della. soffitta si precisa: non è più il bevitore d'acqua del Murgeri ò il giovane attratto dalla. seduzione della città. grande e lontana.. La smania. del– ravvenlura ò incurabile. Ln. metropoli attira. E ave:i.n tutli unn troplda madre, che su traea la famigliola con In sotllle in ludria de la rocca, Je l'ogo e de la spola. E cbi sa quante povero fanciullo, poeta ogni speranza i:-i loro, venian tossendo a l'umile trama de la lor vita un nto d'oro. Efficacemente ò descritta l'illusione di ricchezza e di benessere che danno le nostre grandi capitali agli in– genui appena arrivati. . .•. Nel vasto gurAile de le nostre città al son lanciati a capo fitto, immemori, ebrl, pani, famelici, assetati, come se qui fin gli embrici 11illassero di nl!tlare per loro, come se qui ot1nl nuvola balenalldo s'aprisse In pioggia d'oro. Ma lo spietato razionalismo borghos<>,tra mezzo alle mille devastazioni di coscienze, svela &d essi qual sia la realtà della vita. Illusi I e che trovnrono lrn noi, frollo coscienze ed 11ggrinzite 7 Ch'ebber da noi, ehe appresero, che ne raeemml') noi di tante vite 1 Sepper che vecchia bubbola è per noi quuto 11ensoIntimo, areano, che la miseria maachera 6 la gran ceeita del fato umano;
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