Critica Sociale - Anno V - n. 3 - 1 febbraio 1895

44 ORITIOA. SOOIA.LE avrebbe richiamati. Secondo Marx (Ka])ilal, Buch I. Kap. XXV), la composizione del capitale presentasi da duo punti di vista. Se si considera dal punto di vista del valoro, essa viene stabilita dalla p1·opo1•– zione in cui stanno 1·ecip1·ocamente 1a. parte co– stante (valore dei mezzi di produzione) o la pal'te val'iabile (valore della rol'za di la\'Ot'O, somma com– plessi va sociale dei sala1·i). Rispetto alla sua ma– teria, quale essa funziona nel processo di produ– zione, ogni capitale si divide in for1,a operaia atti,•a ed in mezzi di produzione impiezali da quella; la sua com1>osizione è determinata dalla proporzione nella quale la forza di lavoro è capace di impie– ga1·e i mezzi di produzione. :\farx definisce la p1·ima composizione del capitale composfztone-vatm·e: la seconda, com7-,ostztone tecnica. La composizione 01·ganica è poi la comvosizione valore, quando sia inteso che le modinca.zioui di questa sono sol• tanto il riflesso delle modificazioni ve1·ifìcatesi nella sua impalca.tu1-a tecnica; poichè, nella reallà, ogni modifìc..'lzione del grado, in cui il capitale tecnico (costante) è capace di assorbi1·e rorze di lavo1·0, deve ave1·e come conseguenza u11'a\te1-azione nel rapporto tra il valore dei mozzi di pl'Oduzione eri il ,·alol'e della ro1·za Ja,·01·0. E poichè noi SCl'i\•iamo per la generalità. del pubblico, dilucidiamo ancora una volta il senso che Marx altl'ibuisce alle 8ip1·es• sioui: capitale costante e capitale va1·iabile. Chiama Marx co~lante il capitale che 01·1·,meamente la vec– chia economia chiama\•a /i~·~o (1101senso di ~Iarx. si badi, a11che parte del capitale ctJ•cotanle 1>uòon· tra1·e nel capitale costante), ma in un senso diffo– l'Bnte. li ca.pitale coslanle, impiegato nella pl"odu– zione, non fa che rip1-odui·1·e se stesso. Il C:.\pitale va,·tabile invece, quello impiegato nell'acquisto della fo1•u ope1-aia. olt1·e la 1·ip1·oduzione del suo valo1-c, aggiunge al prodotto un nuovo (attore, frutto del suo runziouamento, chiamato JJlusvato,-e (Melw– We,·ll,). Il saggio del plusvalore si misura in un modo semplicissimo, diddcndo il. plus, 1 alore pe1· il solo capitale ·va,·iabile. Cosi. so ti plusvalore è 100 ed il capitale vai·ta/Jile è l00, il saggio del plusvalo1·e sarà del 100 °/. Divo1-sa ò la couside1·aziono del saggio del p1•ofitto, il quale si ottiene dividendo il plusvalore per il capi1alo complessivo. eo~i, sia il plusvalore 100, il capitale variabile 100, il capitate costante tOO, il saggio del p1·ofltto sa"\ del 50 '/,, meati-e nel primo caso sarà del 100 '/,. Ed appunto in questa divergen,.a fra i due saggi del profitto, mentre il saggio del plusvalore resta identico, scor• gono i critici di Marx la flagl'ante confradrlizione con la realtà, la quale del resto, come apparente, era stata già. avve1•tita da Marx istesso sin dalla prima pagina del primo libro del Capttale. E non è tutto. Una serie di esempi può mostrarci come due capitali complessivi identici, i quali runzionino ad u11o~uale saggio di plusvalore, potranno avere un sagg10 di profitto differente a misura che la loro compost:;ione-lecntca sal'à diversa. Siano due capitali 100, di cui uno composto di 50 variabile e 50 costante, ed uno composto di 75 va,·iabtle e :i;; wslanle; il saggio del plusvalore sia del 100 '/,. Il saggio del profitto del r,rimo sarà del 50 'I, e quello del secondo del 2;; /,. Nel capitolo Ili e nel cap. VIII del terzo libro, Marx studia • lo speciale rapporto o,·uanico del capitale variabile per il movimento del capitale complessivo e del suo valorizzamento ». Capitali composti organicamente allo stesso modo, che si suddividono nella identica p1•oporzione nelle due parti, possono avere un saggio di plusvalore diffe, rente e quindi di profitto a seconda della speciale p1·odutlivitil della forza di lavoro. 0apitali impie– gati in srere di produzi~ne differenti avranno per B b I te a Gino B1ar. o ciò un saggio di plusvalo,-e differente, se è or11anica alle speciali produzioni una produttività diversa della ro17.a di lavo1·0. E non basta: uguali saggi di plusvalo1·e poll'ebbero coincidere con differenti saggi di p1•ofitto, in produzioni che impiegassero anche capitali composti in modo identico, o cliffe1·enti saggi di plu~valore J>Oh·ebbero combacia1·e con uguali saggi di profitto. A questo si riconnette la questione del tempo di movimento della p1·oduzione ( Umschla!}szeil) già trattata uel secondo libro del c;apilalc e che occupa nel terzo tutto il qual'fo ca• pitolo riratto da Eugels. « Capitali di eguale com– posizione percentuale, con l'istesso saggio di plus– valore ed uguale giornata cli lavol'o, conter1·anno profitti secondo il loro tempo di movimento. » Quando nuche non si voglia calcolare a questo modo e si voglia tenei• conto del tempo, i risultati 11011 cambiano, come con uu esempio pratico mostra l'Eugels. Come si vede, quell'analisi che il Coletti ingiu– stamente - e ue siamo dolenti, pnichè siamo am• mi1·ato1·i del suo ingegno acuto e dialettico - 1·im– p1-o,•emva a :\Ia1·x di aver trascurato, la determi- 11azione o l'analisi del pr·ofìtto, ò in\·ece condotta con una minuzia, con una delicatezza da ricamo, che nessuu economi~ta, da Ricardo a Loria (questi nomi è lecito, ne convengo, associarli), ha mai teu• t.ato. Il tel'zo lib1·0, pa1·te prima, ve1'Sa tulio sulla dcto1·minazione del saggio del p1·ofitto. E qui si ve– rifica, cd ò notata da :\la1·x, una contraddizione del– l'economia capitalistica, che, soltanto da lui consi– cl01·ata. ha potuw ingenerare il sospetto si t,·attassc i1n·ece di una contraddizione logica in chi la rile– vava. Mentre, dU1·anto il proces::.o di produzione della plusvalenza, il C..'\pitalista, per condensare la pal'te del la\'Oro necessario (') alla sua più piccola esp,·essione, è indotto ad accresce1·e proporzional– mente al capilabilo va1'iabilo la parte costante; quando ha dinanzi la pl'Oduzione del profitto egli Cicogit.a una sede di metodi diretti a minimizza1·e la parte occupata dal capitale tecnico. Nel capitolo quinto vengono C3aminati una serie di mezzi di- 1·0tti a l'idu1·re il costo dei mezzi di produzione. In ciò è avvantaggiato il capitalista dal meccanismo stesso della divisione del hworo" Da lutto quanto si è detto, esce fuori che due capitali funzionanti in diOèrenti imprese, ad un ideutico saggio plusvalore. allora si eguaglieranno anche nel saggio del profitto quando la loro com posizione 01·ganica sia identica e compiano lo stesso numero di mo, 1 imenti. Accade questo nella realtà T Ma1·x si pone il p1-oblema e riconosce che, nella infìnita varietà offerta dal mondo capitalistico, questo JlUÒ avvenire solo per caso. Noi conosciamo solo le condizioni in cui il l'isul– tnto può l'iscontrarsi, ma non conosciamo se esso lo dh·ouga nel ratto. A que:Sto punto gli economisti volgari inforcano il solito cavalluccio impagliato della concorrenza. Dice ottimamente il Cairnes (1',·fnctpti di E. P., Oap. Il), che per alcuni le pa– role oOèl'ltJ. o domanda sono, non tanto condtztont di cui si abbia a tener conto nel risoh•e1-e i p1•0- blemi economici, ma parole magiche di scongiui·o, pronunciando le quali si possono esorcizzare tutte le dirficoltà. e rimuovere tutti gli ostacoli che ci si pal'ano dinanzi. Ora qui si tratta appunto di dire perchè e come opera la concorrenza, di spiegal'ne cioò il meccanismo, il quale per ultimo deve 1•ico– noscere fattori antecedenti di cui esso è la risul– tante inevitabile. (') l.• uoro mceuarlo è Il la•oro, che è rlchie11toper compeon.re Il ularlo pagato dal capllall11ta per ottenere la forz a di hnoro. suo è 1010 U!ll\ quota•parte del ttmpo d1 la•oro: Il resto è aopra-luoro, eloè la-Yoronon (Jagalo.

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