Critica Sociale - Anno IV - n. 15 - 1 agosto 1894

CRITICA SOCIALE 233 particolarmente il caso quando una. legge una volta emanata, che fu espressione del volere di una a.uemblea popolare, deve conLinuaro a. formar legge per l'indi– viduo, il quale le deve obbcdien.:a, ossia ha il lfooere di rispettarla. Facciamo pur anche l'ipotesi che tulli gli imlividui di una• nazione abbiano espressa la mede– iima volontà, e che perciò ne sia uscita. una e volontà colleHi\•a > perfetta i non sarei io ll'galO oggi e per l'avvenire alla mia volontà lii ieri 1 La mia volontà sarebbe dunque come congelata. Mofaugurata immo– bililll ! I.a mia creatura, o precisamente una determi– nata espressione del mio volere, sarebbe diventata. il mio dominatore. Ed io, creatore, sarei inceppato nella mia volontà, nel mio corso, nella possibilità di svinco– larmi. Perchè rui un pazzo ieri, dovrò rimanerlo flnchò mi duri la vita. Così nella vita. sociale io sarei, nel mi– glior caso - potrei diro ugualmente nel peggior caso - lo schia\'O di me stesso. Perchò ieri ho voluto, oggi non posso piò volere; ieri libero, oggi rorzato. ( 1 ) Qui un partigiano dello « Stato popolare • po- ~~:~a 0 ardi'::o!t!t;.:; 0 :~s!~ 1 - 1 1 ,~ 0 li~e!?,a » d;;,4;~~ crattca. è andato un tantino oltre; se una legge cattiva può venire ab,·ouata tostochè lo vuole fa mnl(gioran1.a dei cittadini, non si ò dunque costi-etti a rimanervi sottomessi per tutta la vita. Ma questo non è che un insignificante dettaglio, e Stirner ri• sponderebbe che appunto la necessità in cui mi trovo di appellarmi a una maggioranza dimostra che non sono pad1•one delle mie azioni. Accettate le premesso, le conclusioni del nostro autore sono incontrastabili, perchè il dire: io non riconosco nulla al disopra di me, equivale gtà a sostenere: io non mi sento cost,·cllo da nessunq. islituzione che mi voglia imporre un dovere. H questa una semplice tautotouta. E chiaro che nessun « io • può esisle1•e da solo. tirner lo sa tanto bene, che egli predica te sue « socie~-\ degli egoisti •• libere associazioni in cui ciascun « io • entra e vi rtmane, quando e quanto ciò sia conrorme a suoi interessi. Qui un tantino di pausa. Siamo di fronte a un sistema egotsltco per ee– cellen1.a. Forse è il solo ve,-amcnte tale che si ri– scontri nella storia del pensiero umano. i accu– sarono i materialisti francesi dello scorso secolo di a\·ere predicato rcgoismo. Errore marchiano. I ma– terialisti francesi predicarono costantemente la vh·ti,. e con tanto zelo, che non a torto Grimm potò motto schet7.arc sulle sciocche1.zech'essi scris– se,-o·a questo p1-oposito. I,a questione dell'egoismo aveva per essi l'import..'\01.adi un duplice « p1-o– blema >: I.• L 'twmo 11.011. è altro che sensazione; questo era il fondamento di ogni loro osservazione sul– l'uomo; egli è costretto dalla sua stessa natura a /l<ggl,-e Il dolo,·e ed a cerca,-e Il ptace,·e; come avviene dunque che vediamo l'uomo capace di sof– frire i maggiori dolo,-1 pel trionfo di una Idea - ossia, in ultima analisi, per procurare sensazioni piacevoli al suo p,-osstmo1 2.• Poichè ruomo non è che sensazione, ecco che, in un ambiente sociale do,•e gli interessi del– l'uno contrastano con quelli dell'all>·o, egli non può che recar danno al suo fll'OSSimo.Qual è dunque la legislazione che possa porre in annonla il bene pubbtlco col vantaggio lnàlotduatc? ln questo duplice 11,·obtema sta tutto il valore di ciò che si chiama l'etica materialista del secolo decimottavo. (') L'111,tl""1uo, ecc., paa-. WJO. 81b1ot a Gino B1an o Max Stirner ha una mira alTatto conti-aria. Egli ride della < virtù •· e, ben !unge dal desiderarne il trionfo, non scorge un essere ragione,•ole se non in quell'egoista che in nessun modo si eleva sul prop1•io « io ». Ancora una volta egli è il teoretico dell egoismo per eccellen1.a. [ buoni borghesi, i cui orecchi sono altrettanto casti e virtuo i quanto il cuore è duro, e che, mentre in casa be,·ono ,•ino, in piaZ?.a predicano l'acqua, sono messi in rurore dalla immoralWl di Stirner; « questa - essi gridano - è la complet..'l 1-orina del mondo •· )la, al solito, la vb·t,, borghese è una povel'a ,·autonat,·tce. Il ve,-o merito di Stirner - scrive il francese Saint-Rénd-Taillandie1• - consiste nell'aver egli detta l'ulltma pa1-ola della giovane scuola atea (con che intende alludere all'ala sinistra dell'hegelianismo). I,a volgarità borghese degli altri paesi non ebbe una divel'sn opinione circa il me– rito delrardito scrittore. Il suo 1ne,·tto è messo tn be" att,-a luce dal socialismo 11wde,-no. Anzitutto è un merito incontesta~ile di Stirner di aver combattuto apertamente ed energicamente il sentimentalismo agrodolce dei ,·tro,·nuiro,·t bo>·· ghest e di molti socialisti utoptslict, secondo il quale l 1 em.anctpa.:tone del proletariato doveva es– sere l'elTetto della« virtuosa condotta • e della« ab– negazione • di gente di ogni classe e specialmente della classe possidente. Slil'ller sa a meraviglia quel eh~ si debba attendere dallo« spirito di sacrificio• degli sfruttatori. I « ricchi • sono crudeli, ma i « pove,•i • (ò questa la te,•minologia del nosh-o au– tore) hanno torto di lagnarsene; perchè non sono i ricchi che creano la miseria dei poveri, ma sono invece i poveri che creano la ricchezza dei ricchi. Colpa loro dunque, se sono opp1'8SSi. Per miglio– rare la lot'Ocondizione non hanno che da ribellarsi ai ricchi; solo che lo vogliano da senno, sai-anno i pii< /01·U e il dominio della ricche1.1.acadr:i. La salute sta netta tolta e non lt1 avpel/1 ste,·ill atta 11wunantmllà deglt opp,·esso,·t. - Cosi Stirner predica la rotta ,tt classe. Indubbiamente egli se la fli;ura in astratto come la lotta di un certo nume,-o d1 « io » cont1·0 un minor nt1me1-o di altri « io » non meno egoistici. ~la qui inciampiamo in un alti-o suo merito. Secondo Taillandier egli ha p1-onunciata l'ultima pa,-ola della gio,•ane scuola atea della filosofia te– desca. In realtà egli non ha pronunciato che l'ul– Uma pa1·ota delta specuiazto,ie Idealista. Ma 11011 è piccolo merito. Nella sua critica della religione, Feuerbach è rimasto un male1·taltsla a. me.:.:o. L"uomo, pre– gando dio, non prega che un idealizr.ato sè stesso. ti che è vero. F,·attanto le religioni, come ogni altra cosa sulla terra, sorgono e muoiono. Non dimostra ciò che l'ente umano non rimane immu• lato, ma che nel processo slorico della socie~\ si vien trasformando! È chia1-o anche questo. Ma allo,-a qual è la causn delle trasformazioni storiche dell' « ente umano »f Feue1·bachnon ne sa nulla. Per· lui rente umano non ò che un concetto astratto, corno la natura umana pei materialisti francesi. Questo è l'errore fondamen~,le della sua critica della religione. Stirner nota molto bene che essa ha una debole costituzione e la vuol rinrorza1-e col farle respil'are l'aria fresca del nate. A tutti i fantasmi, a tutte le. « c1-eazioni del pensie1-o » egli volta le spalle. Nel nate, egli dice, non vi sono che f1vlfvtdtd 1 prendiamo dunque l"indi\•iduo per punto di partenza. Ma quale individuo! Giovanni, Pieh-o, Giacobbe od 1.sido1-o! 'iente alTatto: ma è l'fndlotduo In generale, una nuova astrazione e la più magra di tutte, l' « io •· Stirner in~nuamente im~ina di aver dato una risposta decisiva alla vecclua questione filosofica

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