Critica Sociale - Anno IV - n. 15 - 1 agosto 1894
232 CRITICA SOCIALE GENESI FILOSOFICA DELL'ANARCHISMO Max Stl.rnor. « Mi si rimproverò di essere il padre dell'anarchia. « Troppo onore! Il padre dell'anarchia ò l'immortalo « Proudhonche nel 1&18per la prima voltaha esposto « cho cosa. ossa sia. • Così Pietro Krapotkine nella sua rlifesa durante il processo criminale cliLione (gennaio 1883). Come spessò accade al mio amabile compaesano, qui Kra– potkine ha preso un piccolo granchio. « Per la prima volta, pal'ia Proudhon dell"anar– chia nel suo notissimo lib1·0: Checos·éla p,·op,-tetà; ovvero Rtce,·che sul 1n·incipto del dl>·ltto e det uove>'fli, la cui prima edizione apparve nel 1840. Ma ivi ha esposto poco meno di nulla; vi dedica anzi alcune pagine appena. (') Prima ch'egli si oc– cupasse davvero di esporre la teoria ana1'Chica « nel 1848 •• questo lavoro era già stato fatto dal tedesco ~lax Stirner, fin dal 1s,1:;. nel libro: L'in– tti/Jlduo e ta sua v1·op1·tetà. Max Stirner ha dunque un diritto abbastanza fondato al titolo di padre del– l'ana1'Chia.Immortale o no, fu lui che per la prima volta ha esposta questa teo1•ia. La teol'ia anarchica di Max Stirner fu detta una caricatura della filosofia della religione di Luigi Feuerbach. (Così la designa, per esempio, Ueberweg J1eisuoi E'tementi di sto,·ta detta (llosofla, parte III, fllosofla moderna). Si giunse pe1·flnoa sospettare che l'unico movente, che spinse Stirner a scrivere il suo libro, fossequello di canzonare cotesta filosofia. Ma questo è un sospetto affatto arbitrario. tirne,· non scherzava punto nell'esporre la sua teoria; egli ne era profondamente convinto, benchè la tenden,.a dei tempi lo portasse a rincarare il carattere ra– dicale delle conclusioni di Peuerbach. Per Feuerbach, ciò che gli uomini chiamano divtnttà non è che il prodotto della loro fantasia, una semplice aberrazione psicologica. Non è la di– vini!..\ che ha creato l'uomo, ma è l'uomo che ha creato a prop1'ia imagine la divinit..\. In dio l'uomo non adora che il suo prop,·ta. ente. Dio non è che una favola. ma una favola molto nociva. Il dio c1-tstia,w è riputato tutto amore, tutto pietà pe1· la pover'.l umanità sofferente. ~la ad onta. o piut– tosto /,i y,·a;fa di ciò, ogni uomo veramente degno del nome di Cristo 'llbbo,·,·e i;li atei, che gli sem– b.-:mo la negazione vivente d1ogni amore e di ogni pietà. e deve abborrirli. Così il ilio d'amore divenL, dio cli odio e di persecuzione; il prodotto della fan t..,sia dell'uomo diventa la cagiono dei suoi dolori. Si eleo dunque porre termine a una tale fantasma– goria. Poichè l'uomo non adora nella divinità che il suo prop1·io ente, convien dunque stracciare e allontanare una volta per sempre il mistico velo di cui questo ente viene rivestito. L'amore per l'umanità non deve obiettivarsi al di fuori dell'u– manità medesima. « L'ttomo è t'e11tesup,·emo ve,• l'uonw. • Cosi Feuerbach. Max Stirner è perfettamente nello stesso ordine di ideo, ma egli vuole tirare dalla teoria le ultime e più 1-adicaliconseguenze. Eccocome egli ragiona: « Dio non è altro che un prodotto della fantasia, un semplice fantasma. lle111ssimo ! Ma che è questa umanità di cui predicate l'amore 1 Non è un fan– tasma ancor essa, un essere astratto, una crea=tone del penste,·o? Dove esiste questa ,•ostra umanità, fuot'Chè nel cervello degli uomini. degli tndtvtdut? Dunque di ,·eate non v•è altro che l'individuo coi (I) Pag. ~:i--30S, <"dil, ISU. suoi bisogni, le sue tendenze, la sua volonL\. Ma se è cosi, come \'Oleto voi che l'individuo. uu essei-e reale. si sacrifichi per la felicità di ciò che voi chiamate < l'uomo •, ente astratto! Avele un bel ribellarvi al vecchio buon elio, il vostro rimane pu1· semp1-e un punto cli visL, religioso, e la emanci• pazione che voi volete darci è compleL,mento teo– logica. L'ente supremo è unicamente l'ente« uomo•• ma appunto poichè esso è il suo proprio ente e non lui medesimo. è affatto indifferente che noi lo cer– chiamo fuori di lui chiamandolo « elio • o che lo l1'0\'iamo in lui chiamandolo « l'ente uomo ~ o « l'uomo •· lo non sono nè dio. mi l'uomo, nè l'ente sup1·emo, né il mio ente, ed è perciò sostanzial– mente la cosa. mecle3ima se io penso l'ente in me o ruol'i di me. Si, noi veramente pensiamo sempre l'ente supremo sotto un duplice aspetto, interiore insieme ed esteriore; r>et'OCchò lo• spirito di dio •• nel concetto cristiano, ò anche • il nostro spirito • e « dimora in noi ». Esso dimora in cielo e dimora in noi; noi, tapini, siamo appunto la sua« dimora• e quand'anche J•'ouerbach gli abbia demolii., la di– mora celeste e lo abbia costretto a far le \'aligie e calare in noi, non perciò noi, suo appartamento terreno, ne sentiremo meno l'ingombro; anzi! » (l). Per evitarci la noia di questo « ingombro •• per non lasciarci dominare da alcun e fantasma » e infine pe1· poggiare i piedi sul terreno reale, noi non abbiamo che un mezzo: pigliare per punto di paPtenzarunico essere reale, il nost1·0proprio« io :t. Via dunqùe ogni causa che non sia la mia propria ca.usa! Voi direte che la mia causa deve almeno essere « la buona causa , l Cho cos· ò il buono, che cos'è il cattivo 1 lo stesso Mno la mia causa. ed io non sono nè buono r.è cattivo. Queste due parole non ,hanno senso por me. - Il divino è la causa di dio, rumano ò la causa « delruomo >. La mia.causa non è nò il divino nò l'umano, non è il vero, il buono, il giusto, ecc., ma ò soltanto il mio, e non ò affatto generl\le, è bensi in– divitluale come io sono i ndividuo. Per me non v'è nulla.che sia al disopra. di me ('). Religione, coscienza, morale, diritto, legge, fa– miglia, !alo non sono che gioghi, ai quali mi si vuole sottomettere in nome di una asti-azione, non sono che pad1·01It che « io •• individuo cosciente della mia propria « causa >, combatto con tutti i mezzi di cui posso disporre. La vosti-a mo,·ate, e non soltanto la mo1-ale volgare del borghese. ma anche la più ele,•ata, la morale umana, non è che una 1•etigto11e che ha sostituito un ente sup,·ema ad un altro. Il vostro dt1·1t10, che voi credete nato coll'uomo, non è che uno spett,·o; e se voi lo pi– gliate sul serio, voi non siete più avanzati degli eroi di Omero, che erano presi da sgomento se ve• devano un nume combattere nelle schiere del ne– mico. Il diritto è la forza. Chi ha la rorza,ha il diritto ; se quella vi manca, questo non esiste per voi. t dunque cosi difficile da raggiungere una simile saggezza i ('). Si vuol persua– dermi a sacriHcare i miei interessi a quelli dello Stato. lo, al contrario, dichiaro guerra mortale ad ogniStato, ros~epure il più democratico ... Ogni Stato è un di$JXJ• li1mo, sia. il despota.uno solo, o siano parecchi, o siano magari tutti quanti, come ci si figura. avvenga nello repubbliche, e ciascuno dlspotizzi sull'altro. Questo è (') L't11dtrld1,o e la ,ua proprletd; t." edizione, - 1 .. ipsla t88t, ll~g. U-36 M L';,u:Uclduo, ecc., pag. 7..S. (') L'ittdlclduo, ecc., pag, t'6-t97,
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