La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 13 - 9 aprile 1908

28 • Povera Duse, ripeterò ancora! Mi faceva próprio pena vederla. dibattersi fra tante meschinità! Era la leonessa incatenata che non poteva scacciare il moscone petulante che le passeggiava sulla punta del naso! Il giorno dopo si diede l'Altro pericolo di Donnay ed in ultimo la Locandiera di Goldoni. Qui Eleonora Duse era ben lei, la grande, l'unica Dose. Ma sarebbe come u1\ voler ammi- rare dal piano della strada una di quelle deliziose piccole tele di Breughel il vecchio appiccicato ai piedi della madonnina del Duomo. La Duse va vista a pochi metri di distanza in un quadro discreto e raccolto; allora, vi giuro amici miei, che è uno dei più grandi godimenti estestici che possono sorridere ad una vecchia pelle di orso come la mia. Ma ci volevano due scudi per sera ed il mio orologio d'argento non è stato mai peri- tato più di otto paoli al sacro monte! Ho dovuto perciò godermi la rara donna dall'alto, industriandomi a rinserrarla nel fuoco del mio cannocchiale, ma cielo! con che poco profitto, e come compresi tutta la cattiveria di Jehova quando proibi a Mosè d'accostarsi a quella terra promessa, che gli si mostrava da lungi! IL RUZZANTE. • ha nuova Commedia parlamentare 111. Tatto quel che è accaduto in questi due anni dalla caduta di Sonnino, ha servito a consolidare Giolitti. Ed il 'bello si é che tutti sono convinti de' suoi Metodi, e4 il più bello si è che egli è convinto che gli altri ne siano convinti. Dura, dura- e dura, ormai pare, in Italia, governa voglia dire Giolitti e Giolitti vo- glia dire governo, come in Toscana, al tempo del Giusti, gran- duca e tedeschi. L'atonia grigia, il tran-tran manotono della taeita resistenza giolittiana agli entusiasmi di destra — quale destra, poi! La analizzeremo, — come a quelli di sinistra, hanno spos- sato, sfibrato, intorpidito la Camera. Che cosa vuole Giolitti? Non si sa. Forse, non vuole nulla. Gli basta quel che ha. Che cosa vuole la 'Camera? Non ci si capisce più niente. Pare che là dentro ci si diverta al giuoco del piglia e lascia del tira e molla, del ti vedo e non ti vedo. Giolitti, a forza di star li musone e brónzeo, è diventato come il campanile del proprio paesello. A forza di vederlo e di sapere che è proprio lui, quan- tunque sia orrido, quantunque schiacci della sua propria mole goffa la chiesina e le casette, nel borgo Parlamento tutti sono diventati un po campanilisti. li il campanile Giolitti suona le

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