Controcorrente - anno XXIII - n. 53 - primavera 1967

è alla un metro. A1Ia stessa ora, in via della Vigna Nuova, è mezzo metro. Piazza della Repubblica è ancora libera; alcuni soldati stanno di ramazza alle impalcature preparate per la festa del 4 novembre. Duecento metri più in là, Por Santa Maria è quasi del tutto sommersa. Dalle arcate degli Uffizi l'acqua avanza nel cortile e verso Palazzo Vecchio. La situazione nella zona della Bellariva sta facendosi tragica. Già nel corso della notte il fiume era straripato sulla destra, a monte del centro storico. Alla Casaccia, tra Varlungo e la Bellariva, il livello alle 2.30 segnava un metro e la gente abbandonava le abitazioni portando con sè quanto possibile. Alle 3,30 era aumentato di un metro. La Bellariva, invece, è raggiunta più tardi. Soltanto alle 6,30, infatti, l'acqua vi tocca il mezzo metro; ma appena un'ora dopo comincia a entrare nelle case. Di qui si diffonde per le vie adiacenti, si incanala per via Aretina e alle 7 è in piazza Alberti (un metro alle 7,30). Da una parte prende via Gioberti e dall'altra, attraverso via Piagentina, imbocca alle 7,15 via Fra' Giovanni Angelico. In un'ora allaga totalmente i pianterreni e alle dieci avrà raggiunto i due metri e mezzo. Dalle 8,45, in via Arnolfo fa un metro e venti in un quarto d'ora, e mezzo metro in dieci minuti in via Cimabue. In piazza Oberdan un uomo anziano e un giovanotto ben vestito e con l'ombrello, sorpresi dall'irrompere improvviso, si rifugiano sul monumento e vi resteranno fino alle 17, quando un pontone dei vigili del fuoco riuscirà a trarli in salvo. Raggiunto da più parti il viale Amendola, la piena dilaga verso Beccaria (dove arriverà a tre metri e mezzo) viale Gramsci e viale Mazzini. Verso le 10, investendola contemporaneamente dalle due estremità, si chiude anche sulla via Bovio, che come via Quintino Sella rimarrà isolata fino alla mattina del 6. Continuerà a salire, arrestandosi soltanto alle 23,30. Intanto alle 11,30 un terrificante boato, avvertito da tutta la città, squassa lo stabile all'angolo tra via Scipione Ammirato e via Cimabue: è esploso un deposito di carburo. Un morto e vari feriti. (Un mese prima, quegli stessi che ora, più o meno gravemente feriti, fuggono per tetti e giardini dai loro appartamenti in fiamme avevano denunciato la presenza del deposito al Comando dei vigili del fuoco.) L'acqua si fa rossa. Alcuni fusti incendiati passano galleggiando per piazza Beccaria e per i viali. Tre ore più tardi, lo stesso isolato viene scosso da un'altra grossa esplosione che danneggia vari edifici. Il centro storico è ormai aggredito da tutte le direzioni. Alle 8,30 l'acqua invade il Tempio ebraico in via Farini. e di li a poco piazza Ghiberti e il mercato di S. Ambrogio. Alle 10 ha fatto un metro e mezzo. Yerso le 9,30, provenendo da via Niccolini e via Carducci, dilaga in piazza D'Azeglio dove sfiorerà i quattro metri. Via dellr Colonna si trasforma in un fiume che, incrociatosi con l'altro costretto nel budello di Borgo Pini, invade il Museo Archeologico, via Gino Capponi, piazza SS. Annunziata. La pendenza di via Cesare Battisti ritarderà fino alle 16 l'invasione di piazza San Marco; ma servirà a poco: nessuno era stato chiamato che potesse salvare neanche la biblioteca dell'Accademia delle Arti del Disegno. All'arco di S. Piero il fornaio vende il pane su un carretto perchè ha il forno allagato. Sono le 9. Via Matteo Palmieri, che si inabissa nella corrente di via Ghibellina, è impraticabile. Da Borgo degli Albizi si passa con difficoltà. Prima delle 10 l'acqua comincia a giungere impetuosa da via del Proconsolo in piazza del Duomo, dove raggiungerà i tre metri. Un'ora più tardi si è già spinta per tutta via Martelli. Accanendosi contro le porte del Battistero (spalancata quella del Ghiberti, ne sbatterà con violenza i battenti per l'intera giornata, provocando il distacco di cinque formelle), si sfrena poi da una parte per via Cerretani e via Panzani, e dall'altra per Borgo S. Lorenzo e di li nella zona del Mercato Centrale, piazza Madonna, via dell' Ariento, via Nazionale. I sottopassaggi pedonali di piazza dell'Unità e piazza della Stazione si trasformano in una trappola mortale, così come avverrà per il sottopassaggio alla ferrovia in viale Rosselli. La pioggia continua a scrosciare. Da dietro i vetri di un'unica finestra le famiglie, raccolte in gruppi muti, guardano il cielo cupo, guardano le macchine che passano (su un fianco, di coda, le ruote all'aria, a gruppi o isolate), cozzano contro le cantonate, piegano le aste di ferro della segnaletica, sì ammucchiano contro una edicola, scompaiono nella marea giallastra. Alle 12,30, a Brozzi, l'acqua inonda la parte bassa dell'abitato: via di Sotto, via del Fossetta; nelle due ore successive allaga tutto il paese. Cominciano a crollare i muri di cinta, alcuni capannoni, le cisterne di un oleificio. Dai casolari della campagna circostante giungono i muggiti disperati delle bestie che affogano e le fucilate dei contadini che chiedono soccorso. Alle 20 la piena avrà raggiunto i tre metri e sembrerà stabilizzarsi su quel livello, ma mezz'ora più tardi riprenderà a salire invadendo i primi piani. Toccherà i cinque metri, lambendo i tetti su cui la gente si è rifugiata dopo aver sfondato i soffitti. Un giovane, con un canotto di gomma e una pagaia, una lampadina tascabile stretta fra i denti. si aggira per il paese sommerso seguendo le grida di aiuto che lacerano l'oscurità: riuscirà a salvare dieci persone. In città, l'ondata alle 13,30 si abbatte sui quartieri a ovest della cerchia dei viali: S. J acopino, Porta al Prato, piazza Puccini. Alle 14 è un metro. Unendosi a quella del Mugnone che già dalle 2 del mattino era straripato e aveva inondato il parco delle Cascine, continuerà ad aumentare fino alle 22. raggiungendo i due metri e mezzo. Poi il livello, che dall'alto luci incerte di lampadine tascabili controllano ansiosamente sui bandoni, sui numeri ciCONTROCORRENTE - Boston., Spring 1967 "i

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