Controcorrente - anno XXIII - n. 53 - primavera 1967

erano ancora due buchi neri e io li fissavo quasi a cercarvi un consenso; ma la speranza di poter dire qualche cosa d'importante e di preciso mi abbandonava. Non dimenticherò mai l'espressione esterrefatta che l'aumentare della luce mi rivelò sul volto tirato e stanco di Gianni: uoormi ora", n1i disse con un certo im• paccio, "se questi si svegliano chissà cosa crederanno! ... Si parlerà domani". E con la mano fresca mi tastò preoccupato la fronte. Ora mi vergognavo, ma ero proprio stupida, dunque! "Scusami, è meglio dormire!". Mi ributtai giù a chiusi gli occhi subito: Gianni restò un momento in piedi, lo immaginavo altissimo accanto a me distesa, lo sentivo perplesso e stupito, poi si allontanò per sdraiarsi poco lontano; silenzioso come un animale. Poco dopo russava anche lui. Infine mi addormentai anch'io. Mi risvegliai che gli uomini erano già usciti, una striscia di sole attraversava la stanza vuota, da fuori veniva il brusio del campo in movimento. Uscii sullo spiazzo, la terra intorno era umida di brina e riluceva come argento al sole ancora basso all'orizzonte. Nella mat- . tina limpida, splendida, le montagne intorno erano di un azzurro intenso, nitide contro il cielo ancora rosato. Più in basso il verde bruno dei lecci spezzato qua e là dal viola della terra gelata. Fui invitata da Gianni dove una marmitta fumava un vapore bianco e compatto ed ebbi una mezza gavetta colma di un liquido nerastro: era fortissimo tè. I partigiani lì intorno mi guardavano e mi sorridevano. La mia guida ricomparve come per incanto, e comparve anche il russo dolce e gentile; teneva sulle braccia tese due grossi pacchi. Erano le scatolette ammirate il giorno prima, mi spiegò Giorgio, effettivamente sarebbero state molto più utili nell'azione di disturbo in città, loro non sapevano cosa farsene. Mi rendevo conto solo ora che mi avevano preparato la partenza, e aspettavano che io partissi; il Comandante come se mi avesse letto nel pensiero disse che la guida doveva trovarsi nel pomeriggio a Voiterra, e quella era l'ora più propizia per evitare cattivi incontri lungo la via. Finivo di sorseggiare il tè che sembrava caffè e cercavo disperatamente qualche cosa da dire. "Come si chiamano quei monti meravigliosi?". "Le Cornate". "Sono bellissime. "Laggiù, proprio runericani". E laggiù?". laggiù? Ci sono gli "Dio mio il fronte! Ma qui allora tra poco sarà tutto finito!". "Oh, ci vorranno ancora dei mesi" e per la prima volta anche Giorgio mi sembrò preoccupato e stanco. Gianni mi issò sul cavallo che era alto e io stavo scomoda e goffa anche per l'impaccio della sottana. Prima di andarmene volevo sapere quando sarebbe tornato Sandrino e se l'azione da lui compiuta durante la notte era pericolosa. "Certo" rispose Giorgio "Sandrino non fa che cose pericolose". "Ma perchè gliele lasci (are? Tu sei più vecchio di lui dovresti badargli". Giorgio fece una smorfia. "Non sono poi tanto più vecchio e nessuno qui ha bisogno della balia". Ora tutti ridevano e io fui assalita dal timore che questi ragazzi rischiassero spesso per il gusto di rischiare, e guardandoli dall'alto della sella alla quale mi aggrappavo mormorai: "Fate attenzione, per carità... non vi mettete nei pericoli .. ". Mi stavano intorno, pittoreschi nei loro vestiti mezzo militari mezzo borghesi, i baschi sudici, le armi a tracolla, silenziosamente mi guardavano e non ridevano più. Erano anche loro i miei compagni, mi sembravano commossi, che io lo fossi fu chiaro per quell'incontrollato colpo di tacco che fece partire il cavallo a piccolo trotto mentre io mi aggrappavo al suo collo. Il ,bosco, che la sera prima avevo percorso stanca e affaticata, era nella prima mattina meraviglioso di colori e giuochi di luce .. \ttraverso l'intrico degli alti rami ora radi ora fitti si accendeva il soffice tappeto di rosse foglie morte, nel quale i cavalli affondavano gli zoccoli. Ma via via che il bosco dirada,·a, attraverso i tronchi dei grandi alberi, vedevo la vallata e sorgere dal basso e salire verso il cielo una grande nuvola bianca. Là Lardarello, duramente bombardata, mostrava le sue c1mm1ere smozzicate mentre il soffione usciva libero, alto contro il cielo azzurro nella limpida mattina. In mezzo a tanta bellezza ancora la guerra, la distruzione, la morte. 36 CONTROCORRENTE - Boston, Spring 1967

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