stessa vita. Ora la trascinava ancora l'impeto, la voglia del combattente. Come su·umento di lavoro aveva fondato il Movimento Gaetano Salvemini, che intendeva e intende dar seguito alla bella e meritoria tradizione degli "Amici del mondo". Gli era parso utile insieme come strumento di libere battaglie un foglio, che fu l'Astrolabio. Il titolo lo scelse lui. Ragioni di salute lo costrinsero a lasciarne la direzione. Credetti mio dovere assumerla io. Non è da noi quando, giorno per giorno, ci lascia uno dei compagni della lunga schiera portJatrice degli ideali che vengono da !ontano e devono andar lontano per la salute del nostro popolo, non è da noi scioglierci in pianti e compianti. Non affidiamo la memoria di Ernesto Rossi ad un epitaffio. E' caduto un capo ed un maestro. Abbiamo un sol modo di rendergli onore: quello di seguitare l'opera. Abbiamo un dovere: ricordare che la forza, la resistenza di Ernesto nella sua vita travagliata e spesso dolorosa è stata Ada, la sua compagna. Il Movimento Salvemini continua; man• cato Rossi, ha bisoggo più di prima della collaborazione degli amici. L'Astrolabio continua come tribuna libera ed aperta. Ma anch'esso con un fine: chiarire le idee, chiamare i giovani, avvicinare le forze popolari capaci di operare per i principi di giustizia, di libertà e civiltà che stanno più su dei partiti. Un giorno del 1930 che passeggiavo melanconico in uno dei brevi spazi in cui ci davano l'ora di "aria" a Regina Coeli mi cadde l'occhio su una scritta tracciata con un dito negli spazi lasciati liberi dalle traverse che rafforzavano la porta metallica e spessamente polverosi (benedetta una volta tanto la infingardaggine dei secondini): "spia Del Re" "spia Del Re". Capii subito l'avvertimento e l'autore diavolo di un Rossi! Grazie a Del Re Rossi ebbe venti anni di galera. Della sorte di Del Re, in questa Italia fondata sull'antifascismo ab• biamo parlato più di una volta. E qualche volta Ernesto era scoraggiato. Non per Del Re. Per il panorama italiano desolante, le delusioni scottanti. Pure si riprendeva e seguitava. Non obbediva, amici, al temperamento di testa dura e di ribelle. Una sicurezza interiore, cresciuta nella lunga esperienza smentiva il pessimismo: chi lotta, dissoda, ·ara e semina prepara sempre tempi nuovi. Nel volto sereno e severo composto nella bara era chiaro per noi il suo invito. Ferruccio Parri da "L'Astrolabio" Per Ernesto Rossi:Onoranze a Roma e Firenze La salma di Ernesto Rossi, esposta al Centro Salvemini di Roma, ha ricevuto l'omaggio d'una folta folla di compagni, amici ed ammiratori della sua instancabile opera per apportare onestà e rispettabilità nella società politica italiana. Il corteo ha accompagnato il feretro diretto a Firenze fino al Lungotevere Arnaldo da Brescia, nei pressi del memoriale a Giacomo Matteotti. La bandiera di "Giustizia e Libertà" avvolgeva la bara, seguita dalle bandiere del Partito Socialista Unitario, dei partiti Repubblicano, Comunista, P.S.U.P. e della Federazione Anarchica Italiana. • • * • A Firenze, dal Circolo Fratelli Rosselli, dove il feretro ha sostato fino alle 15 dell'll febbraio, il folto corteo funebre ha proceduto fino al piazzale del Ponte Rosso. Alla folla che ostruiva il traffico, Enzo Enriques Agnoletti, direttore di "Il Ponte" e presidente del Consiglio Toscano della Resistenza, ha con commoventi parole dato all'estinto l'ultimo saluto degli amici. A questo corteo, oltre le bandiere dei partiti politici, in prima fila han marciato quelle del Comune di Firenze e della provincia; della Resistenza, dell'Associazione partigiana e di Giustizia e Libertà. L'interramento è stato al Cimitero e", Trespiano, al fianco di Carlo e Nello Rosselli, Gaetano Salvemini e Piero Calamandrei. u. r. CONTROCORRENTE - Boston, Spring 1967 19
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