Controcorrente - anno XXIII - n. 53 - primavera 1967

una certa ambiguità. Ambiguità del resto presente già fin dai pruni g1orn1. li 4 novembre, infatti, fu data notizia dei selle morti di Reggello e di un altro di Empoli, ma per evitare allarn1ismi non si accennò nemmeno alle possibili conseguenze nell'ambito della città. Il giorno dopo, "La Nazione", annuncia la morte di diciotto persone di cui tre non identificate; e l'indomani, quando il presidente Saragat domanda per prima cosa dei morti, gli viene risposto che a Firenze ne risultano 11. Effettiva difficoltà d'informazione, e quindi reale ignoranza dei dati, volontà antiallarrnistica, o che cosa? Ancora in tema di discordanze: il ministro degli Interni, in data 9 novembre, denuncia 29 morti e nessun disperso, mentre "Il Giorno" del 10 dà per certi 49 morti e 25 dispersi. Tenendo presente che ERNESTOROSSI Nei giorni precedenti l'operazione che doveva concludersi cosi tristemente, Ernesto Rossi si era preoccupato di lasciar consegne ed istruzioni per le attività ed iniziative editoriali e di studio avviate e ancora in corso. Aveva negli occhi la serenità socratica e la fermezza del suo spirito chiaro e deciso. Lo attendeva una operazione grave: sentiva il dovere di un bilancio. Secondo il giudizio o l'impressione degli amici alcune partite di questo bilancio erano chiuse, provvisoriamente chiuse, o definite nel loro sviluppo. Non pensava di aggiungere altro, se non m'inganno, sul piano delle rievocazioni storiche; non mi pare avesse in progetto di aggiungere un altro volume alla sua collana di requisitorie contro i parassiti dell'Italia contemporanea. Avevamo pure la impressione che con la sua ultima pubblicazione, le "Battaglie anticlericali", considerasse per il momerito chiuso quest'ultimo ciclo, particolarmente caro a Ernesto Rossi. Teneva enormemente alla pubblicazione delle opere complete di Salvemini. Grande merito suo averla voluta e realizzata, non per affetto, quasi idolatria, di discepolo, ma per due considerazioni non ben comprese dagli stessi amici, ai quali si può dire la impose: di li passa obbligatoriamente la intelligenza di mezzo secolo di storia della società italiana che condiziona quella del nostro tempo; e lì si trova completa la strategia e la tattica della battaglia di democrazia e di pulizia che Rossi seguitò il giornale n1ilanese accomuna i "diretti" e gli "indiretti", si ha sempre una differenza di 20 morti per cause comunque derivale. Circa i dispersi, il discorso è ovviamen le diverso: può darsi che si tratti di dispersi ufficialmente denunciati o solo realmente mancanti. Da una statistica ufficiosa i morti "indiretti" si aggirerebbero intorno a un numero pressochè uguale a quello degli altri. Con ogni probabilità tuttavia il numero degli "indiretti'' è superiore a quello dei "diret1i ufficiali". Il che significa che l'alluvion<' ha fatto a Firenze un centinaio di vittime. A cura di GINO GEROLA e MARIO MATERASSI da "Il Ponte," dicembre 1966 sulla scia del maestro. A comprendere Rossi è necessario leggere certi scritti di Salvemini. Forse la storia della nostra cultura politica ne farà una endiadi. In un certo momento della sua attività pubblicistica, nei primi anni del dopoguerra, egli scrisse sotto lo pseudonimo di Sesto Empirico: una scelta polemica con i dottrinarismi senza scadenza, contro le evasioni e mistificazioni ideologiche. Ma la sua non era un'empiria acefala: riposava sulla intelligenza storica delle società e del suo tempo, e voleva sottolineare il suo proposito rigoroso di concretezza, e insieme cli chiarezza e prec1s1one, senza residui e sbravature. Agguantava fatti e problemi con uno spirito volontaristico ed un impeto che lo avvicinavano come nessun altro a Carlo Rosselli. * * * Sulla base delle doti native e familiari d'ingegno e di cuore, affidandosi alla scuola di maestri come Einaudi e De Viti De Marco, sulla scia di Salvemini, dietro l'esempio di Rosselli, egli costruì, prova su prova, la sua personalità, rara in questo tempo italiano per originalità, vigore, forza di carattere, intransigente coscienza. Lo diminuirebbe il giudizio di chi meno conoscendolo non vedesse associata alla forte ed alta moralità civica che lo porla all'eroico attivismo dell'antifascista e lo guida nelle sue battaglie, la maturità del pensiero e della riflessione storica, politica ed economica. Questa è presente, già definita in un suo primo assetto, in Ernesto Rossi giovanile, dei tempi del "Non mollaCONTROCORRENTE - Boston, Svring 1967 17

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