Nei quartieri non alluvionati i militari girano con autobotti a distribuire acqua. Altri rioni meno fortunati non ,·edono giungere nemmeno un canotto e devono sbrigarsela da soli: così è per Gavinana, per Brozzi, per S. Niccolò, per S. Croce, per S. Frediano. per Porla al Prato. 5 novembre. Nel pomeriggio la situazione migliora per la zona Duomo, ma altrove le acque calano di poco. La città è divisa in due anche per quanto riguarda gli interventi: da una parte i volontari ed i comuni vicini, dall'altra il governo. il comune, la prefettura. I quartieri più colpiti si organizzano: a Gavinana si tro,·a l'aiuto del comune di Bagno a Ripoli che alloggia provvisoriamente gli illuvionat.i, invia forti quantitativi di viveri (6 quintali di pane, 200 litri di latte, 60 chili di cibi surgelati, sacchi di patate e frutta), manda 2.000 capi di vestiario e provvede alla distribuzione dell'acqua e del latte. A sera, in collaborazione con il comitato di quartiere organizzato nel frattempo dagli abitanti, occupa il villaggio di Sorgane per i sinistrati. distribuisce coperte e materassi, e mobilita i suoi medici per il controllo della situazione sanitaria. A S. Niccolò si costituisce un centro medico, si utilizza un forno in via dei Bastioni e si cuoce pane per tutto il rione. Sia a Gavinana che a S. Niccolò i vari salvataggi vengono compiuti esclusivamente ad opera dei Comitati. A Brozzi si sta ancora peggio: giunge un carro militare carico di persone che rientrano nella borgata dopo l'isolamento del primo giorno, alcuni elicotteri recuperano gruppi di alluvionati dai tetti, ma i primi a giungere con viveri sono due giovani del Ponte di Mezzo che si sono avventurati in barca per la "grande palude"; riusciranno anche a trasferire ottanta sinistrati in uno stabile vuoto nella zona di Novoli, venendo per questo denunciati dal proprietario dell'immobile. L'opera delle autorità: il prefetto dà l'ordine di mobilitazione alle 10, quando ormai la città è completamente isolata (ma rifiuta di consegnare all'esercito gli stivaloni che la prefettura ha in dotazione e di cui i soldati hanno bisogno: attende l'autorizzazione da Roma) Costituisce poi vari centri per la distribuzione dei viveri in piazza Pitti, piazza Tasso, piazzale Michelangelo. piazza Alberti e piazza Signoria, senza toccare, come nota chi conosce Firenze, le zone più colpite. D'altronde queste prime distribuzioni consistono in pane e latte e spesso finiscono nelle mani di chi non è stato direttamente danneggiato dal disastro, perchè gli alluvionati, per varie e evidenti ragioni, non possono muoversi. Frattanto sono giunti a Firenze i ministri Mariotti e Pieraccini, che prendono una prima visione delle cose; giunge anche il sottosegretario alla Pubblica Istruzione Elkan che prevede, chissà come, la riapertura delle scuole per il 14 novembre. Altro. dal governo, non giunge. Si vorrebbero soldati attrezzati, ma non da parata. La Rai-Tv non ha dato, nè dà, che notizie vaghe e del tutto inadeguate alla estrema gravità della situazione. In realtà i danni sono incalcolabili. Di concreto non c'è che questo: la giunta comunale si è riunita per trovare il modo di intervenire con maggiori poteri nella organizzazione dei soccorsi; mentre il prefetto ha centralizzato la raccolta dei viveri al Campo di Marte - e difenderà a lungo il controllo di questo settore. Comincia il passeggio dei curiosi dalle zone non alluvionate e dai dintorni. Qualcuno, schizzato dalla pala di chi si affanna a pulire la casa o il negozio, protesta; finisce che lo mandano lungo disteso nel fango. In via Nazionale passa una Giulia bianca targata Roma: "Vi sta bene, ladri di fiorentini!" Si levano pugni. scope, badili, viene accerchiata: la salva la polizia. 6 novembre. Firenze, pur nella sconfitta, reagisce: a Gavinana, a S. Frediano, a S. Croce, a Porta al Prato, a Brozzi, i volontari che si erano raggruppati in comitati popolari e di quartiere prendono sede in locali da cui l'acqua è defluita: si tratta di Case del Popolo, parrocchie, circoli ricreativi. I comuni di Sesto, Calenzano, Bagno a Ripoli ecc., considerato il fatto che in prefettura non sono stati neppure ricevuti, riversano i loro aiuti sui comitati popolari senza mediazioni intercomunali: fanno un ammasso dei prodotti alimentari nelle fattorie, mettono a disposizione motopompe e camions, e con i loro carri agricoli o su mezzi anfibi portano viveri e operano salvataggi. Subito dopo mezzogiorno si riunisce il consiglio comunale, che decide di formare un comitato dei capigruppo per decentrare e intensificare l'intervento del Comune. Firenze, che è una città murata, ha un aspetto di distruzione e caos civile. Ambulanze e carri dei vigili del fuoco restano imbottigliati ·nelle vie piene di detriti, di automobili rovesciate, di macchine di curiosi, di gente che può camminare soltanto nel mezzo della strada. •In mattinata giungono il presidente Saragat, per una visita, ed il sottosegretario Gaspari, che coordinerà l'assistenza. Il presidente della Repubblica è circondato di autorità e di accompagnatori; ma anche se non va a Brozzi si rende conto della situazione e tenta di mettersi in contatto telefonicamente col presidente del Consiglio e col ministro degli Interni per stimolare gli aiuti che ancora non vengono. Il sottosegretario Gaspari assume invece le direttive con evidente supenficia!ità e precostituito ottimismo. La popolazione ha i nervi a fior di pelle, e durante il suo giro per S. Croce il Presidente viene crudamente ingiuriato: "Abbiamo bisogno di acqua e di pane, non di ministri e presidenti!" "Prendi la pala, Saragat, sporcati anche te!" "Ti si conosce, Saragat. ti si conosce!". Ma non c'è dubbio alcuno che l'intervento energico del Presidente riesce a sbloccare CONTROCORRENTE - Boston, "Spring 1967 11
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