Controcorrente - anno XXIII - n. 52 - inverno 1967

APPELLO DI SARACAT PER FIRENZE H.oma !:J novc.n1brc Il presidente della Repubblicc, ha rivolto agli italiani il seguente ,;tessaggio: "Italiani, la vostra fraterna sollecitudine per i colpiti dalla calamità che ha devastato una parte del paese, causando lutti ed immense rovine, sarà resa operante dalla sottoscrizione che il governo ha aperto traducendo in atto diffuse manifestazioni, dalle quali è emersa la solidarietà di tutti di fronte a una sventura comune. "I sindacati dei lavoratori e degli imprenditori, i partiti politici e tante altre organizzazioni laiche e religiose hanno già espresso l'ansia dei loro aderenti di aiutare chi oggi è alle prese con il dolore, l'angoscia, il bisogno. "A questa ansia il Sommo Pontefice ha dato solenne consacrazione. Certo la vastità della tragedia non può essere fronteggiata che da tutte le energie del paese sotto la direzione dello Stato. Quindi il vostro volontario contributo, oltre ad integrare materialmente ciò che lo Stato, attraverso le sue libere istituzioni, ha già dato e si appresta a dare., ha un insostituibile valore morale di solidarietà, di cui le vittime della tragedia, che con loro ha colpito l'Italia, hanno tanto bisogno. "La pesante somma di sofferenze che si è abbattuta su tanti nostri fratelli troverà nel vostro slancio di affettuosa generosità un conforto che sanerà piaghe profonde e ferite altrimenti inguaribili. "La mia parola non è un incitamento- non ne avete bisogno - ma il semplice annunzio dell'inizio di una gara di trepida sollecitudine, che vedrà tutti gli italiani -- uomini e donne, grandi e piccini, in patria e fuori dai con.fini della patria, circondati dal commosso affetto degli altri popoli - uniti in un patto di fraternità che, nel limite delle forze umane, vincerà l'angoscia, la sofferenza, il dolore, il bisogno". Le offerte alla sottoscrizione aperta dal gover>io vanno versate sul conto corrente postale numero 1/95000 intestato "Presidenza del Consiglio; soccorsi ver le vopolazioni cotvite dalle alluvioni novembre 1966". Un comitato di ministri sarà costitwito ver la rivartizione dei fondi raccolti tra le val'ie vrovince sinistrate nelle quali saran110 costit1iiti am,ositi comitati vresieduti dal Prefetto. Si moltiplicano intanto in tutta Italia le concrete manifestazioni di solidarietà con le 7J01'0lazioni alluvionate: società vrivate ed enti pubblici, datori di lavoro e lcivomtori, tutti hanno comincicito a contribuire, nelle forme 1)iù svariate, per c11levia1·esofferenze e disc1gi. La Rivolta Ungherese Tra la fine di ottobre e il principio di novembre del 1956, gli operai, i contadini e g,i studenti d'Ungheria, si ribellarono contro il regi.me fondato sulla polizia segreta e sulla tortura. Essi volevano sostituire ad un regime assoluto un regime socialista. Fu la rivolta contro un dominio straniero, per ridare al popolo la libertà conculcata. Il tiranno di turno dell'epoca si chiamava Rakosi, dittatore stalinista d'Ungheria fino al 1956. Molte unità dell'esercito si unirono alle giuste proteste del popolo e cosi le manifestazioni di protesta si trasformarono in rivolta armata. Al primo arrivo dei reparti russi stazionati a Budapest si costruirono le barricate. Rakosi venne sostituito. Imre Nagy fu messo a capo del nuovo governo che scioglie la polizia segreta e proclama la "via ungherese al socialismo", il distacco dal patto di Varsavia e l'eliminazione dello Stalinismo. Fu un respiro alla libertà per ,pochi giorni, perchè il camuffato ritiro dei soldati russi della prima ora, culminò con l'arrivo di numerosi reparti dell'armata rossa. Quando tutto sembrava volgere verso il meglio e si preparava il distacco dai sovietici, 3000 carri armati russi varcano il confine. Alle 4,15 del mattino del 4 novembre si compie la indimenticabile infamia. I russi attaccano Budapest. Il popolo Ungherese tradito, non molla, e così si combatte ovunque è possibile, con i fucili contro i carri armati. Dopo sei giorni la resa. S, contarono oltre 35 mila morti, diecine di migliaia di feriti. Kruscew si dimostrò degno discepolo di Stalin. Abbiamo voluto ricordare questo tragico episodio della lotta per la libertà perchè sia di ricordo e d'insegnamento a quanti aspirano e lottano per un migliore domani. E' superfluo ripetere e ricordare che la nostra ammirazione e la nostra solidarietà, come fu ieri per l'eroico popolo ungherese, lo è ancora oggi immutata per tutti gli altri popoli che si agitano e lottano per spezzare le catene delle tirannie. La tragedia di Budapest che fu lotta per la libertà e che costò la vita di migliaia di coraggiosi, va ricordata e meditata. MARAT 38 CONTROCORRENTE - Boston, Winter 1967

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==