Controcorrente - anno XXIII - n. 52 - inverno 1967

dighe. Allora cercavo nel buio, tra dinieghi e qualche insulto. Oggi, quello che potrà essere stato un madornale errore, (attribuibile a varie cause) è una certezza. Molte cose rimangono da essere stabilite: il perchè fu permesso che le dighe raggiungessero un livello pericoloso; se non fosse stato meglio che fossero danneggiate le dinamo e le centrali producenti energia, piuttosto che distruggere mezza Firenze ed altre parti della Toscana. Il sol danno apportato alla Biblioteca Nazionale è di un valore di molto superiore a quello delle centrali del Valdarno e parecchie altre. Infine: fu dessa una decisione intelligente il non avvertire la popolazione di quanto stava per accadere? Anche se fu sottovalutata la portata della piena. Affluiscono molte e molte domande che rimarranno pier sempre senza risposta. h. r. I' irenze, 22 novembre FIRENZE NELLATORMENTA Siamo entrati ieri mattina per tre ore nella "normalità" di Firenze. E' una "noramlità" infetta, maleodorante, massiccia. Contro di essa si accanisce da giorni la speranza dei fiorentini, il loro disperato lavoro di decine e decine di ore. Solitudine. Mancanza di mezzi. Una impotenza allucinante. La esprime bene l'urlo disperato di una vecchia popolana, la prima voce, la prima maledizione che abbiamo incontrato nel nostro doloroso itinerario di chilometri nei quartieri più disastrati di Firenze. Eravamo in via Niccolò da Uzzano. La donna ci è venuta incontro come una pazza, gli occhi rossi bagnati di pianto: "Ci diano il gas, ci diano il gas invece dell'acqua. Almeno salteremo tutti per aria, sarà finita questa disperazione. Da tre giorni respiamo con la mani nel fango, scaviamo con le pale. Siamo soli! E quando si è soli di fronte all'inferno è meglio morire ... ". Lo percorra quell'itinerario chi vuole parlare di Firenze, chi vuole cercare di capire perchè una città di mezzo milione di abitanti ha esaurito dopo la paura, dopo uno slancio vitale che ha commosso tutti, un margine ormai ristretto di pazienza e di fiducia. iS rifiuta il latte, e si aspetta da tre giorni un piccone. Si riesce a portare in salvo, con l'intervento dei soldati, un malato grave, ma centinaia di persone rischiano gravi infezioni, agli ospedali cominciano ad amuire intossicati da cibi infetti. Una ventina di ragazzi. che avevano mangiato del pesce avariato, sono stati trasportati all'ospedale militare di San Gallo. Al Mercato centrale di pesce marcito ce n'erano venti quintali. In via San Niccolò un avvocato ci ha raccontato di tre persone denunciate perchè tentavano di vendere fuori del territorio comunale carne di manzo "alluvionata". Alla volontà di sopravvivenza si mescolano la rabbia, la disperazione, la silenziosa e divorante angoscia per il pericolo al quale ciascuno cerca di non pensare: l'infezione. Nel pomeriggio, la città ha provato di nuovo, per mezz'ora, il brivido della disperazione di venerdl quattro novembre: dopo tre giorni di sole era ricominciato a piovere. La gente ha pianto e pregato nelle case coperte di fango. La pioggia significava il colpo di grazia, li completamento della distruzione, la fine di ogni speranza. La pioggia poi è cessata, sono scesi sulla città il freddo e la nebbia di una notte d'inverno. Una notte che per decine di migliaia di persone significa buio, mancanza di cibi caldi, di un luogo asciutto dove dormire. E questo fetore tremendo che non accenna a cessare. Del resto la stessa nostra preoccupazione trapela anche. in un comunicato ufficiale del comando della regione Tosco-Emiliana. In esso si dice tra l'altro: "Indubbiamente lo sgombro delle immense cataste di rifiuti, del fango alto in alcune zone anche un metro, delle cataste di materiale reso inservibile nelle cantine e nei piani terreni e sgombrato dai disastrati nelle strade, è un"opera difficile, laboriosa e di imponenza disarmante•. "li Comiliter di Firenze ha richiesto (e sono giunti) rinfoi-~i da altri Comiliter. Purtroppo davanti all'immane catastrofe occorre un rilevante numero di mezzi spe· ciali e non sempre è stato possibile averli. E' necessario requisirli senza remore". Eccolo, l'itinerario della normalità, una CONTROCORRENTE - Boston, Winter 19G7

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