Controcorrente - anno XXIII - n. 52 - inverno 1967

!ioni di persone. Quanti i colpiti e quale il costo delle perdite? Si nominano cifre astronomiche che raggiungono oltre due miliardi e mezzo di dollari. Forse più. Bisogna trovare il danaro. Lo si cercherà con un prestito nazionale o si ricorrerà a nuovi inasprimenti fiscali che colpiranno più chi meno possiede e gli stessi sinistrati. Una prima misura è stata già presa: aumento di dieci lire al litro la tassa su la benzina, già troppo alta. L'automobile continua ad essere considerata un oggetto di lusso ed è soggetta al vampirismo del fisco statale. Son migliaia le famiglie che han perduto tutto. Per queste, la perdita del Cristo di Cimabue, la caduta delle formelle dalle porte del Paradiso, la distruzione nelle Biblioteche e nei musei significa poco o niente. Per ogni persona la sua tragedia è tanto grande, ha tanto valore quanto qualsiasi altra. Chi meglio del colpito può sentire e valutare la sua perdita? Son per lo più famiglie che abitavano nei sottosuoli; nel retro delle loro botteghe di piccoli commercianti e piccoli artigiani. Gente i di cui amici sono nelle loro stesse condizioni e non possono quindi aspettarsi neppure un conforto morale. Nei giornali e in parlamento si parla molto di loro, ora. Passeranno altri giorni, e col passar dei giorni si affievoliranno i grandi propositi dei politicanti parolai ed il popolo sarà rilasciato in balia di sè stesso. E" la sventura di un popolo, la di cui più grande tragedia è la classe politica che lo governa. h. r. Firenze, Nov. 12, 1966 P.S.-Molto spesso, di importanti eventi italiani se ne sa piu' all'estero che in Italia. E' un po' come in Russia. li russo bene informato di quanto accade nel suo stesso paese, e' quello munito di una buona radio e conoscitore di lingue straniere. Sol differenza: in Italia giungono giornali da tutti i paesi del mondo. Il London "Sunday Times" del 20 novembre, divulga, per chi vuol sapere, che otto ore prima che la marea di acqua e fango investisse Firenze ed altre zone della Toscana, alla diga di Levante furono aperte le porte di emergenza che hanno scaricato nell'Arno una massa d'acqua il cui volume potra' essere stabilito soltanto dalla inchiesta giudiziaria in corso. Le alte autorita' fiorentine, dal Prefetto in giu' sapevano fin da otto ore prima cio' che stava per arrivare a Firenze; e, da dieci ore prima erano a conoscenza che quelle acque sarebbero state rilasciate, timorosi i tecnici delle centrali idro-elettriche, che danni fossero arrecati ai mezzi producenti energia. Si sapeva pure che quelle acque, aggiunte alle piovane ed alle gia' minaccianti del Sieve ed altri affluenti del!' Arno, avrebbero certamente arrecato danni alla citta' di Firenze ed altrove. Durante le otto o dieci ore di preavviso alle autorita', - suprema quella prefettizia, - nulla fu fatto per allestire misure di emergenza; nessun preavviso fu dato agli abitanti delle zone piu' soggette ad alluvione. Stante alla storia dei due bravi corri·- spondenti del "Sunday Times", neppure i Vigili del Fuoco furono messi in allerta. (A Firenze e' stato detto che questi furono avvertiti del pericolo alle ore 2 a.m. La prima grande ondata investi' la citta' alle 5 a. m.l La storia che i giornalisti David Leitch e Philip Knightley fanno, è una di squallore per quanto riguarda la inefficienza, la mancanza di organizzazione e coordinazione dei vari servizi responsabili del buon andamento delle dighe di La Penna e Levane: gli ufficiali tecnici dello Enel; le autorità a guardia dei corsi fluviali ed autorità prefettizie. In Italia non si parla di queste responsabilità. Si cerca tenere tutta la faccenda in sordina; perchè il disastro colpisce tutta una classe politica, nessuno escluso. Nulla è detto delle rivelazioni del "Sunday Times" nelle quali sono fatti nomi e specificati fatti ed eventi, ora per ora. Si accenna soltanto all'inchiesta giudiziaria in corso, tenendo ermetico ogni segreto. Chi ha avuto esperienze con le inchieste italiane sa già quanto durano, e come ordinariamente finiscono. Il pubblico finirà col sapere quel che si vorrà dire. Per un futuro articolo preparerò la storia dettagliata su chi spettano certe responsabilità e perchè. Al momento desidero fissare il fatto, -- non per farne gloria -, che fin dal primo momento della catastrofe. mentre tutto intorno lo si negava, io ho insistito su la teoria della tempestiva apertura delle 22 CONTROCORRENTE - Boston, Winter 1967

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