Controcorrente - anno XXIII - n. 52 - inverno 1967

LA TRAGEDIA DI FIRENZE Questa non pretende essere una descrizione della catastrofe che ha colpito Firenze il 4 novembre 1966. E' in insieme di note e considerazioni che se pure incomplete, si promettono dare al lettore un quadro obiettivo della tragica verità di quanto è accadu~o. Si è detto e si insiste a dire che tutta la colpa spetta alle incessanti piogge di molti giorni. Certamente, se non per le piogge, non ci sarebbe stata tant'acqua. Quando non piove fiumi e torrenti non si gonfiano. Non si empiono eccessivamente neppure le dighe; ed anche quando piove molto, se le dighe sono appropriatamente ed intelligentemente tutelate, esse non straripano ne producono ondate disastrose. Molte altre volte ha ,piovuto a dirotto per giorni e settimane, senza tregua. L'Arno e gli altri fiumi si sono gonfiati, in certe località hanno straripato e causato danni ingenti, ma nessuna ondata, neppure di proporzioni infimea quella che ha investito Firenze e molte altre zone, si è verificata. E' soltanto quando si rilascia di colpo una immensa massa d'acqua che si producono ondate disastrose. Son bastate relativamente poche ore per produrre tanta distruzione e morte. Ha di certo contribuito la con(luenza di tanti corsi d'acqua che si scaricano nel!' Arno: primo tra questi, il Sieve. La pioggia violenta che imperversava su tutto il bacino dell'Arno avrebbe potuto creare condizioni di allagamenti nelle aree più prossime al fiume, ma è assai dubbio sia stata la sola causale che in certi punti ha fatto levare le acque all'altezza di sette metri ed inondato tre quarti della città. Le alluvioni naturali, tempestose che possono essere, si producono con un crescente graduale, e non con la violenza di quella del 4 novembre. Come ha fatto quell'acqua e sopraggiungere tutto in una volta; donde è venuta? Certo non si era dato convegno per fare uno scherzo birbante al popolo fiorentino. Si nega che siano state aperte di colpo e di troppo le saracinesche di scarico delle dighe di La Penna e Lavane, ma non si dà al tra spiegazione logica del perchè di tanta violenza dell'acqua. Le spiegazioni che si danno sono piene di contraddizioni e contorsioni; levano un mucchio di interrogativi. Non pochi ce li fornisce Pjero l\1agi ne "La Nazione" del 7 noven1brc. Lo scrittore, con concisa precisione, senza nulla affermare, leva non pochi dubbi su l'origine della colpa. Incomincia col titolo: "Colpevole la diga del Valdarno ?" Descrive le piene di La Penna e di Levane. La prima diga, della capacità di 16 milioni di metri cubi di acqua ha tracimato. Lo stesso è avvenuto della seconda diga più in basso. Non dise se a causa dello straripamento della prima. E dice Magi: "La diga non poteva più reggere un carico di quelle proporzioni. Si cercò alzare le paratoie oltre i sette metri stabiliti in precedenza. Ma non fu umanamente possibile: la grande massa d'acqua spingeva con pressione colossale, contro lo sbarramento." Dal solo paragrafo si possono fare due deduzioni; 1) che fosse stato malamente valutalo in antecedenza quella che avrebbe dovuto esesre l'apertura delle paratoie; 21 che i tubi di scarico (se questi esistono nelle costruzioni) sotto certe circostanze non sono sufficienti a mantenere il livello massimo ammissibile, che è quello di sicurezza. Dal che si dovrebbe dedurre che la costruzione delle dighe non fu accurata quanto avrebbe dovuto essere. L'articolista dice pure che se a La Penna si temeva lo sfasciamento della diga. ed una tragedia assai più lugubre di quella di Longarone. iD fronte al pericolo che avrebbe potuto mietere migliaia di vittime, non si pensò a dare l'allarme nelle località che sarebbero state colpite. Si dice: per non creare panico. E se la diga avesse ceduto? E se per evitare il cedimento della diga si è voluto alleggerire la tremenda pressione dell'acqua aprendo incontrollatamente le porle di scarico, di chi la responsabilità? • • • Sul soggetto di po,;sibile colpabilità di qualcuno, è interessante leggere il paragrafo finale di un altro scritto apparso ne •La Nazione" del 10, pa. 7. Trattasi di un comunicato del "Consiglio Notarile di Firenze". Si danno modalità sul come e quando inoltrare domanda per risarcimento di danni dal governo. Tutto dev'essere fatto su carta bollata; ogni cosa perduta reCONTROCORRENTE - Boston, Winter 1967 19

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