Controcorrente - anno XXIII - n. 52 - inverno 1967

~ONTBD~O WINTER 1967 In questo numero Gli amici della rivista . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 Smarrimento, di Davide Jona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 Michele Bakunin, di Errico Malatesta . . . . . . . . . . . . . . . . 5 TRIBUNA LIBERA - Ivan Guerrini - Hugo Rolland Brand . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 La tragedia di Firenze, di h. r. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 Firenze nella tormenta, di Franco Nencini . . . . . . . . . . . . 23 L'opportunita', di d. j. 26 Libero pensiero nella poesia di Ignazio Calandrino, di Emilia Rensi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27 La donna e la resistenza (II), di Maria Luigia Guaita 29 Pagina di diario di a. f. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 Una sentenza da rettificare, di Domenico Pastorello. . 36 A PIOMBO, di "Il Muratore" . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39 PICCOLA POSTA 44

Gli QffilCl della rivista Austln, Tex : Lnh·erislty of Texas J..,lbrury, l:umJ>lete set ••Contro('orrent&'' Old Serles ..... 75:00 f'lushln&', N. l',: G, CU1>elll 6.00 llrooktyn, X. \.".: S. lla.rtlnelll SchenedadY, S. Y.: E'. Pan-ella Xew l."ork, N. Y.: L. Pucclo Sea CHff, X.\'.: E. OoneUJo Brookl)'ll, N. \_'.: ,. . 1.'.. atllbene Plll8burgh, Pa.: .t'. Ua.rlpno Rrookl:rn, S. \'. : A. Di t>iet ro J?'lt('IU'.~. ltal)': Hu~o Hollan(l Geno,·u. ttaly: L. Gamba ..... l'itbburgh, Pa.: T. Pradctto )ll8hawaka, Jntl.: A. Qa111lnl .'\Usha.waka, Jnd.: )l. D'Ella Ch,•i,ler, ,,rass.: I.. Cardarelll Rrooklyn, X. Y.: S. Pernlcone Cam1>belJ, Ca .. : N. 1-.a.do\'an Cltlca,co, lii.: A. Cela,no .. Hrooklyn, X. l'. : J. Pdlwn Jtussellh,n, Pa.: P. Allasla Ontario, ('al.: A . .'\taranglo Northampton, Mass.: Prof. i\C. Sah·atturl Chicago, Ili. : J. Cera.sani (.'htcago, IU.: S. &occhi ('adlz, OhJo: G. Fe.rra.ro Phlladel1>hla. Pa.: I-. Dl Ghlfff'l)l)e :neh'lndale, :mc-h : J. Angellotll .. AJ'l.lngton, )fass.: A. Va.Ieri Ann Arbor, )llC'h : Genf'ral Llbmry, 3.00 3.00 2.00 3.00 5.00 5.00 .•;.oo o.oo :1.00 5.00 :1.00 2.00 1.00 o.oo ;}.00 IU.GO 3.00 3.00 o.oo 10.00 5.00 2.00 10.0:, 5.00 10.00 10.00 of )llthlgan :!. IO l"eabodY, )fa..."s.: :Sai, 11, mf>Uo co~tanllnl Wlllow Crf"ek, Cft.l.: V. ca1nne 6.00 :--lotklon, Cal.: L. Slnlgaxlla ~outh .Roston, )las11.: A. l'uttlo Rn,okJyn, X.\'.: A. Plra.nt ~n Jose, Cal.: L. Oalro 5.00 10.00 PER I SINISTRATI DI FIRENZE Al Tahoe, CaL : A. Del Giorgio Wate.rvUet, N. l'.: A. Mori Coafrsvllle, Pa..: .u. Amadk, Cambridge. )IMS-: A. FnuieestheJll ... Cuneo, ltaJy: G. De )fattels Long Heach. X. y. : D. Pro<'OJ)IO Pro,·ldence., R. I.: S. Anne1MS .............. . Woreester, )fass.: L. Dc Santls Xt>-wton.. :uass.: .Sgulator6 Xewlon, )lru,s.: 1... DI JJonR J>orthester, Mass.: S. )tanclnl .Uen.'rly, )1Rb8 : P, ln('H.fllJN) New l'ork, r..; \'.: Brand :Sffdham, )las.s. : P. PaJ:lla. ............ . Newton Center, )lru.s.: L. DI (.iit)\"annl Xew York, N.Y.: A.Trillo Gl.ra.rd, Ohio: A. Sthla.vònl ]'Jttsburgh, l'a.: J. i.Uoro nurra.10, X. l'. P. OI Blasl Clnclnnatl, Ohio: P. )lone.111 Sants <.:ru1., Cal. : n. ltuJ;"ant 5.00 2.00 6.00 5.00 6.00 15.00 3.01) 2.00 2.00 2.00 2.00 ;).00 o.no G.00 5.00 5.00 5.00 5.00 3.00 2.00 5.00 TOTAJ.,f; S!t:l:l.40 UII..ANCIO No. 52 Uscite Ueftelt preeedt>nte t;sclte Xn. 52 Postage ~o. òl 'rotal6 us('lte Entrat~ Abbonamenti e sottoserb;lonl Uf>flclt 1.-1-67 .. . $%217.62 . . . . 480.00 5.M 270:l.17 Dagli Stati Uniti giungono lettere di amici e compagni i quali desiderano sapere cosa possono fare per aiutare tangibilmente le vittime dell'inondazione di Firenze. Non pochi ci dicono che stanno raccogliendo e spedendo pacchi di indumenti. Teniamo a far sapere che quello che più è importante per i sinistrati. è il danaro. Col danaro essi possono procurare tutto quello che più loro abbisogna. Si tenga bene in mente, che la maggior parte dei più colpiti sono gli artigiani con i loro piccoli laboratori nei quali tutto è andato distrutto. Anni di lavoro e sacrifici. Nelle stesse condizioni si trovano i piccoli commercianti. Hanno avuto, come i primi, tutte le loro merci distrutte. In Italia non esistono assicurazioni per danni fatti da temporali ed inondazioni. Mandi pure indumenti chi vuole, ma il danaro speso per l'invio di ogni pacco, potrebbe servire meglio a chi deve riacquistare finanche i ferri per il suo lavoro. A chi contribuisce all'opera di risanamento di un popolo coraggioso, si prega di esser certi di dare a Comitati di volontari che distribuiscono direttamente, e senza deduzioni di spese, ai colpiti, quanto da essi ricevuto. Firenze. novembre 1966. h. r. . . . . Nel pubblicare questa breve esortazione del compagno h. r. dobbiamo mettere in rilievo che di comitati di soccorso ne sono stati costituiti anche troppi. E' superfluo dire che non pubblichiamo un appello per esortare i nostri lettori a mandare il loro obolo a CONTROCORRENTE. Preferiamo invece di esortare i nostri amici a mandare direttamente a istituzioni che riscuotono la nostra fiducia, senza ricorrere ad intermediari. Significa risparmiare denaro e tempo. mandando direttamente. Coloro che vogliono mandare contribuzioni, piccole o grandi che siano, indirizzino agli amici che pubblicano la rivista IL PONTE (Fondo Soccorso) Via Indipendenza. 29 Firenze. Siamo convinti che qualunque somma sarà inviata agli amici de IL PONTE sarà equamente distribuita. Se avremo un indirizzo di un qualche comitato incaricato alla distribuzione dei soccorsi lo pubblicheremo, per la convenienza degli amici. Intanto chi lo desidera rimetta senza perder tempo quello che può a IL PONTE, (Fondo Soccorso) Via Indipendenza 29, Firenze.

~ONTIO~O RIVISTA DI CRITICA E DI BATTAGLIA Fondata nel 1938 - Direttore: ALDINO FELICANI Indirizzo: CONTROCORRENTE, 157 Milk Street, Boston, l\lass. 02109 CONTROCORRENTE is publiSM<tquarterly. Mall addrns: 157 Milk St., Boston. Aldino Felicanl, Editor and Pttblisher. Office of publication 157 Milk $b-@tt, Boston, Mau. 02109. Second-class mail pdvllegt"s authot'ltf'd at Boston, Mass. Subsaiptlon $3 a )'ell'. Vol. 23-No. 2-(New Series ~52) BOSTON, MASS. Winter 1967 Panorama . americano SMARRIMENTO Il risultato delle recenti elezioni denunciano un notevole grado di smarrimento nelle correnti politiche nazionali. Da molte parti fu già rilevato lo smacco riportato dalla amministrazione in carica. E' naturale che, in condizioni normali, la popolarità del partito al potere sia dopo due anni diminuita: speranze deluse, stanchezza, difficoltà incontrate nella realizzazione del programma enunciato al tempo delle elezioni presidenziali sono sempre causa di critiche e di diserzioni. Ma in questa occasione è veramente avvenuto uno sfaldamento della grande maggioranza che due anni fa aveva eletto Johnson alla carica di presidente degli Stati Uniti. E ciò è specialmente impressionante perchè in verità non si è manifestata una \'era corrente di critica fondamentale, aperta alle realizzazioni della amministrazione, se non si considera come seria critica quella della estrema ala conservatrice della pubblica opinione. L"atteggiamento di questo gruppo è stato pienamente rigettato due anni fa e, fra tutti i candidati in competizione per cariche di significato nazionale, solamente il nuovo governatore della California appare incline a sostenere le idee che Goldwater impersonò nel 1964. In effetto non si può leggere nei risultali delle elezioni dell'8 novembre alcun definito sviluppo della opinione pubblica. L'influenza del temuto "white backlash" è certamente stata molto limitata, e soltanto in pa:·licolari aree nel Sud esso fu decisivo. Anzi, i risultati della manifestazione cieltorale possono apparire in contradizione con tendenze che si dimostravano dominanti in certe zone. Per quanto si riferisce al Massachusetts, per esempio, non è facile spiegare come un negro abbia potuto conquistare una posizione di rilevanza nazionale col voto di coloro che hanno dimostrato fino ad ora l'approvazione di tattiche di evasione e di ostilità ad un programma di integrazione razziale. Si può dire, e forse con buona ragione, che il negro Brooke non si è finora impegnato a fondo a difesa della minoranza di colore, che egli, per carattere e strategia politica tenterà di conciliare le aspirazioni del gruppo razziale a cui appartiene con un programma di lento e graduale miglioramento, accettabile dalla grande maggioranza della popolazione bianca. Pur tuttavia senza dubbio il problema della conquista dell'eguaglianza sociale e politica della minoranza cli colore dovrà sempre avere un significato fondamentale nell'attività politica del nuovo senatore del Massachusetts, se pure molti degli attivisti negri sono pronti ad accusarlo di asservimento alla difesa dei privilegi della maggioranza. All'infuori ciel Massachusetts soltanto in Georgia e in Alabama i razzisti sono usciti allo scoperto, ottenendo un successo. Per il resto della nazione, la reazione alla pressione della popolazione di colore nella lotta per l'eguaglianza civile ha giocato in tono molto minore. Cosi pure non si può dire che l'elettorato americano abbia respinto con mandato

definitivo i programmi di estensione dei servizi sociali alla difesa della vecchiaia, alla lotta contro la miseria di vasti gruppi della popolazione, o, in generale, ad ognuno dei vari aspetti dell'inten•ento sociale nelle attività e nei rapporti individuali. Tutt'al più, colla elezione di elementi più critici di queste attività, ha soltanto accentuato la sua preoccupazione che il costo di essa sia, in vista delle enormi spese militari, insostenibile dalla nazione ai momento attuale. Ini!ne per quella che è per me la questione fondamentale politica del giorno d'10ggi, il problema degli impegni militari nell'Asia, la risposta dell'elettorato è stata vaga ed evasiva. Soltanto in Oregon, do,·e il pacifista Hatfleld ha imperniato la sua campagna su quella questione, il problema è stato 'flffrontato. La stragrande maggioranza dei candidati ha evitato con molta cautela impegni verso una politica pacifica, o, ammantandosi di un patriottismo emozionale. si è schierata a sostegno della amministrazione. Nè l'elettorato è stato in grado di esigere una posizione non cqui,·oca dai suoi candidati. In effetto, questo problema è la vera causa dello smarrimento che affligge il paese. Fino a che esso non sarà risolto, ogni promessa di progresso sociale è ingannevole. L'inganno è inevitabile per molte ragioni. La più evidente è che,gettando ricchezze e energie umane che rappresentano una grande porzione delle capacità nazionali, in una guerra finora inspiegata, per cui l'amministrazione e la propaganda ufficiale fa appello alle fobie che alimentarono l'infame periodo di McCarthy, la realizzazione fisica delle promesse di avanzamento economico, sociale, morale della nazione devono essere dilazionate senza limite. Oltre a ciò, la partecipazione militare dell'America a difesa di un regime che, per ammissione u[flcialc, si dimostra ogni giorno di più corrotto, APPELLO SPECIALE incapace di attirare attorno a sè un sostegno popolare, mantenuto al potere dall'intervento straniero, che, per la difesa di privilegi di una ristretta classe, espone il proprio paese alla distruzione, rende vana ogni pretesa del governo degli Stati Uniti di essere il difensore delle libertà civili, il fattore motore del progresso della nazione. Non si può allo stesso momento essere il sostegno del dispotismo e il paladino della libertà: non si può avere due raccie, essere il liberale teso alla realizzazione del progresso all'interno del paese e il puntello di caste impegnate a mantenere un sistema di privilegio all'esterno. Questa contraddizione non è stata risolta dalle recenti elezioni. Esse hanno soltanto dimostrato che il paese è smarrito, che sente diminuire la sua fiducia nei dirigenti che esso si era scelto due anni fa, ma che non sa suggerire una soluzione ai problemi che lo confrontano; il paese è preoccupato dall'inflazione, ma non sa che rispondere alle insinuazioni del governo che essa è dovuta soltanto alla mania spendereccia dei cittadini. La nazione è incapace di riconoscere le vere cause del malessere. La nazione è incerta sulla via da seguire per fare degli Stati Uniti un'entità veramente progressiva, che accetti senza distinzione tutti i suoi cittadini come partecipi della vita comune. Nell'ombra. attendono coloro che operano per risuscitare il passato, per so(focare le aspirazioni alla giustizia e alla libertà colla difesa delle istituzioni da una minaccia lontana, e che in ogni modo potrà essere rintuzzata solamente dalla concordia di tutti i cittadini nella esaltazione dello spirito di fratellanza e di tolleranza fra tutti gli uomini, nella lotta per l'abbattimento di privilegi parassitari, nel riconoscimento della dignità e della fondamentale eguaglianza di tutti i viventi. Davide }on.a Richiamiamo l'attenzione dei lettori sul deficit di CONTROCORRENTE. Non è necessario mettere troppa enfasi sul totale pe1· indurre i lettori a rendersi conto che questo è senza dubbio il momento più cruciale che abbia attraversato CONTROCORRENTE durante la sua lunga esistenza. Negli anni passati abbiamo mandato diverse migliaia di copie come numeri di saggio a compagni che non si sono curati di rimettere l'abbonamento. Una recente ispezione delle autorità postali, ci ha costretto a sospendere le copie che erano spedite come saggio. Le copie sospese devono essere sostituite con abbonamenti pagati, se dobbiamo essere messi in condizione di continuare le pubblicazioni. • CONTROCORRENTE - Boston, Wintc1· 1967

Pagine Ritrovate MICHELBEAKUNIN Era la fine dell'estate 1872, a Napoli. La Federazione dell'Internazionale dei Lavoratori aveva delegati Cafiero e me a rappresentarla nel Congresso che si doveva tenere in Svizzera (e che si tenne infatti a Saint-Imier nel Giura Bernese) per una intesa fra tutte le Sezioni dell'Internazionale che si erano ribellate al Consiglio generale, il quale sotto la direzione di Carlo Marx voleva sottoporre tutta l'Associazione alla sua autorità dittatoria, ed indirizzarla non alla distruzione ma alla conquista del potere politico. Io ero tutto infervorato in quelle lotte, dalle quali doveva dipendere la sorte dell'Internazionale e l'avvenire dell'azione rivoluzionaria e socialista. Giovanotto, alle prime armi, ero naturalmente tutto felice di poter andare al Congresso, entrare in relazione diretta con compagni di tutti i paesi, e, forse anche, orgoglioso di far sentire la mia voce. A quell'età, quando non si è una marmotta, si è sempre un po' troppo pieni di sè! Ma ciò che soprattutto mi metteva in orgasmo era il pensiero che conoscerei Bakunin, che diventerei (io non ne dubitavo) suo amico personale. Bakunin a Napoli era una specie di mito. Egli vi era stato, credo, nel 1864 e nel 1867 e vi aveva fiatto un'impressione profonda. Si parlava di lui come d'una persona straordinaria e, come suole avvenire, si esageravano le sue qualità ed i suoi difetti. Si parlava della sua statura gigantesca, del suo appetito form;dabile, del suo vestire negletto, della sua trascuratezza pantagruelica, del suo disprezzo sovrano del denaro. Si raccontava che '8.I'rivato a Napoli con una grossa somma nel momento in cui capitavano spesso dei rivoluzionari polacchi sfuggiti alla repressione che segui l'insurrezione del 1863, Bakunin dette semplicemente la metà di tutto quello che aveva al primo polacco bisognoso che incontrò, e poi la metà della metà che gli restava al secondo polacco e cosi di seguito fino a che - e non ci volle molto tempo - restò senza un soldo. E allora prese il denaro degli amici colla stessa signorile indifferenza con cui aveva dato il suo. Ma questo ed altro era la leggenda più o meno fondata che si forma sempre intorno al nome di chi per una ragione o per l'altra esce dal comune. L'importante era il gran parlare che in tutti i circoli avanzati, o credenti tali, si faceva intorno alle idee cli Bakunin, il quale era venuto a scuotere tutte le tradizioni, tutti i dommi sociali, politici, patriottici considerati fino allora dalla massa degli "intellettuali" napoletani come verità sicure e fuori discussione. Per gli uni Bakunin era il barbaro del Nord, senza Dio e senza Patria, senza rispetto per nessuna cosa sacra, e costituiva un pericolo per la santa civiltà italiana e latina. Per gli altri era l'uomo che aveva portato nella morta gora delle tradizioni napo!itane un soffio d'aria salubre, che aveva aperto gli occhi della gioventù che lo aveva avvicinato sopra nuovi e vasti orizzonti; e questi, i Fanelli, i De Luca, i Gambuzzi, i Tucci, i Palladino, ecc. furono i primi socialisti, i primi internazionalisti, i primi anarchici di Napoli e d'Italia. E cosi, a forza cli sentire parlare, iBakunin era diventato anche per me un personaggio di leggenda; e conoscerlo, avvicinarlo, riscaldarmi al suo fuoco era per me un desiderio ardente, quasi un'ossessione. Il sogno stava per realizzarsi. Partii dunque per la Svizzera insieme con Cafiero. Io a quell"epoca ero malaticcio, sputavo sangue ed ero giudicato tisico, o giù di li, tanto più che avevo perduto i genitori, una sorella ed un fratello per malattia di petto Nel passare il Gottardo di notte (allora non c'era il tunnel e bisognava varcare la montagna nevosa in diligenza) mi ero raffreddato, e giunsi a Zurigo nella casa dove stava Bakunin, di sera, con la tosse e la febbre. Dopo le prime accoglienze, iBakunin mi accomodò un lettuccio, m'invitò, quasi mi forzò, a stendermivi su, mi copri con tutte le coperte ed i pastrani che potette mettere insieme, mi dette del tè bollente e mi raccomandò di star tranquillo e dormire. E tutto ciò con una premura, una tenerezza materna, che mi andò al cuore, Mentre stavo ravvolto sotto le coperte e tutti credevano ch'io dormissi, intesi che Bakunin diceva, a bassa voce, delle cose amabili sul mio conto e poi aggiungeva melanconicamente: "Peccato che sia così ammalato; lo perderemo presto, non ne ha CONTROCORRENTE - Boston, Winter 1967 5

per sci mesi". Io non detti importanza al triste pronostico perché mi pareva impossibile ch'io potessi morire <faccio fatica a crederci anche adesso); ma pensai che sarebbe stato quasi un delitto il morire quando vi è tanto da fare per l'umanità, mi sentii felice della stima dell'uomo, e promisi a me stesso di fare di tutto per meritarla. Ed ora, già carico d'anni, sono superbo che, se per incapacità mia e per avversità di circostanze non ho potuto finora fare quel che avrei voluto, almeno nelle intenzioni non ho demeritato della stima che Bakunin accordava a me giovanotto. L'in~omani mi svegliai guarito ed incominciammo con Bakunin e gli altri, svizzeri, spagnuoli e francesi, quelle interminabili discussioni a cui Bakunin sapeva dare tanto incanto. Andammo a Saint-Imier, dove - si noti il tratto di psicologia popolare - i ragazzi accolsero Bakunin al grido di Viva Garibaldi! Naturalmente, essendo Garibaldi l'uomo che più avevano sentito celebrare. quei ragazzi pensavano ch'egli dovesse essere un uomo colossale. Bakunin era colossale, lo videro circondato e festeggiato e pensarono che non poteva essere che Garibaldi. Prendemmo parte al Congresso, poi ritornammo a Zurigo, e sempre discutendo, e pigliando accordi, e facendo progetti flno a notte inoltrata. Io conobbi Bakuunin quando egli era già in età avanzata e già minato dalle malattie contratte nelle prigioni ed in Siberia. Ma lo trovai sempre pieno di energia e di entusiasmo, e compresi tutta la sua potenza comunicativa. Era impossibile per un giovane aver contatto con lui senza sentirsi infiammato del sacro fuoco, senza vedere allargati i propri orizzonti, senza sentirsi cavaliere di una nobile causa, senza fare propositi magnanimi. E questo avvenne a tutti quelli che caddero sotto la sua influenza. Poi alcuni, cessato il contatto diretto, cambiarono a poco a poco d'idee e di carattere e si perdettero per le più diverse vie, mentre altri risentirono e, se sopravvissuti risentono ancora quella influenza; ma non vi fu nessuno, io credo, che praticando anche per breve tempo Bakunin non sia diventato migliore. Michele Balmnin Per finire racconterò un episodio caratteristico. Forse l'avrò già raccontato altre volte; ma in tutti i casi esso merita bene di essere ripetuto. Era il momento, quello del Congresso di Saint-Imier, in cui Marx, Engels ed i loro seguaci, per livore di parte e per offesa vanità personale, più si sfonavano di spargere la calunnia contro il Bakunin, che era descritto come personaggio equivoco, forse agente dello zarismo. Uno di quei giorni si ciarlava della cosa in presenza di Bakunin e tutti si mostravan giustamente indignati, quando uno di noi, non rendendosi conto dell'enormità che diceva, uscì fuori con questa proposta: "Bisogna pagar quella gente colla loro stessa moneta: essi calunniano, calunniamoli anche noi". Bakunin si scosse come un leone ferito, fulminò d'uno sguardo il proponente, si erse in tutta la sua gigantesca persona e gridò: "Che dici mai, sciagurato?! No, meglio essere mille volte calunniato, anche se la gente dovesse crederci, anzichè abbassarsi innanzi a se stesso fino ad essere un caluniatore". 6 CONTROCORRENTE - Boston, Winter 1967

Sono cinquant'anni che Bakunin è morto, quasi cinquant'anni da quando io lo vidi l'ultima volta a Lugano già colpito a morte dall'infermità e ridotta l'ombra di se stesso (egli mi diceva tra il serio ed il faceto: "Caro mio, io assisto alla mia dissoluzione"), eppure il solo pensare a lui riscalda ancora il mio cuore e lo riempie di giovanile entusiasmo. Chè questo fu soprattutto il gran valore di Bakunin: dar la fede, dar la febbre dell'azione e del sacrifizio a tutti quelli che avevano la ventura di avvicinarlo. Egli stesso soleva dire che bisogna avere il diavolo in corpo <le diable au corps); ed egli l'aveva davvero, nel corpo e nello spirito, il Satana ribelle della mitologia, che non conosce dei, non conosce padroni e non si arresta mai nella lotta contro tutto ciò che inceppa il pensiero e l'azione. Io fui bakunistla, come lo furono tutti i miei compagni di quelle, ahimè! ormai lontane generazioni. Oggi - e già da lunghi anni - non mi direi più tale. Le idee si sono sviluppate e modificate. Oggi trovo che Bakunin fu, nell'economia politica e nell'interpretazione della storia, troppo marxista; trovo che l·a sua filosofia si dibatteva, senza possibilità d'uscita, nella contraddizione tra la concezione meccanica dell'universo e la fede nell'efficacia della volontà sui destini dell'uomo e dell'urnaLOSPIRITO Come tutti sanno lo Spirito è l'opposto della Materia. Di spirito e di materia (cosi dicono( è fatto l'uomo, e nel petto della creatura umana spirito e materia si contendono il passo, l'uno per portarne l'anima ai lidi celesti, e l'altra per portarla agli inferi. E come l'uomo singolo, cosi il mondo intero è la posta della gigantesca lotta, diviso com'è tra Spirito (o Civiltà bimillenaria) e Materia (o Barbarie orientale). Che lo spirito sia eterno e immortale, e che la Materia sia la sua implacabile nemica è cosa che non sappiamo: si tratta di un mistero, e lo lasciamo a col-oro che dei misteri si occupano. Ciò che sappiamo e ciò che vediamo con i nostri occhi, è il fatto reale che la vita umana e la storia stessa sono dominate dalla lotta fra l'Intelletto e la Natura, cioè, in questo senso, tra Spirito e Materia: lo Spirito cerca di comprendere la Materia, di ,piegarla alle esigenze, di dominarla, di conquistare la propria libertà: la Materia cerca di imprinità. Ma tutto questo importa poco. Le teorie sono concetti incerti e mutabili; e la filosofia, fatta generalmente di ipotesi campate sulle nuvole, ha in sostanza poca o nessuna influenza sulla vita. E Bakunin resta sempre, malgrado tutti i possibili dissensi, il nostro grande maestro ed il nostro forte ispiratore. Di lui è sempre viva la critica radicale del principio di autorità e dello Stato che lo incarna; viva è sempre la lotta contro le due menzogne, le due forme colle quali si opprimono e si sfruttano le masse: quella democratica e quella dittatoriale; e viva è la confusione magistrale di quel falso socialismo ch'egli chiamava addormentatore, e che mira, cosciente o incoscientemente, a consolidare il dominio della borghesia addormentando i lavoratori con vane riforme. E vivi sono soprattutto l'odio contro tutto ciò che degrada ed umilia l'uomo e l'amore illimitato per la libertà, per tutta la libertà. I compagni pensino alla vita di Bakunin, che fu tutta piena di lotte, ideali e pratiche, che fu tutta quanta un esempio di devozione alla causa della rivoluzione, e cerchino, cerchiamo tutti, di seguirne le orme gloriose, sia pur da lontano e ciascuno secondo le sue facoltà e le sue possibilità. Errico Malatesta gionare lo Spirito, di impedirgli di svilupparsi, di renderlo suo schiavo. Queste sono le premesse alla divisione del mondo in Civiltà, cioè Spirito, e Barbarie, cioè Materia. Senonché, guardiamoci in· torno. ci accorgiamo d'una cosa stranissima: là dove domina la Civiltà, là dove regnano i legittimi rappresentanti dello Spii,ito, milioni e milioni di uomini sono oppressi dalla materia, sono schiavi delle necessità materiali della vita, vivono senza alcuna luce spirituale, perchè tutti i loro sforzi si esauriscono nella lotta per il pane quotidiano e non rimane loro nè tempo né voglia per occuparsi di Arte, di Scienza; e l'intera società che da mane a sera esalta lo Spirito è fondata sul denaro, cioè sulla Materia. Invece là dove domina la Barbarie, là dove regnano i brutali rappresentanti della Materia, si aprono scuole, si moltiplicano le biblioteche, si riducono le ore di lavoro, e milioni di uomini emergono alla vita intellettuale, con lo spirito reso libero dalla sicurezza della vita materiale. Al lettore la spiegazione di quesl a curiosa faccenda. G. F. CONTROCORRENTE - Boston, Winter 1967 7

. T IBUNALIBERA Quando lnizta.mmo que1ta rubrica era ne.Ile DO• .tre intenzioni da.re aJ compagni ehe dlsaentono dalle opinioni eapre.ue dal no.stri collabOratorl un angolo per esprimere le raglon1 del loro dlaaenao. L'&nuchlamo come lo aentiamo noi, 4 rlconosce U dlrltto dl dl.asentlre. Per queata ragione abbllLmo ritenuto foeae neceeaa.rlo rtaervare un angolo tn cui •la possibile "arieggiare" tl dlaenao aenza limitazioni. Noi atamo convtntl che 90Jo d&lla d!scu11lone condotta serenamente e Intelligentemente, dovrebbe usci.re la conclualone buata auJ buon senso. Questo e' lo acopo preclso di questa rubrica.. Negll ultlmJ tempi li conoonso det comps.gnl nel manifestare opt.nioni dJuenzlenU si e' fatto plu' Insistente. Cto• fa pia.cere. In alcunt ca.al si e' tatto uso dJ rtaentlmento pereonale. A.bblam:> deci..o di non pubblica.re. Quando ti risentimento plg'lta n poeto del buon ,eneo. la dlscuastone e' resa superflua. Non aerve a nulla. e a ne.,.auno. Not 1tamo determinali a noo lncoraggl&re U per• eonallsmo. B'1no ad ora abbiamo pubbltcato tutto quello che poteva Indurre ad lncora.gglare dJacuaalonl d'idee e tnterpNtaz:loni di evenu. Abbiamo anche pubblicato coae che, aeoondo not, ranno a cozr.l con la logica e Il buon l«l&Q. Abbiamo pubblicato commentJ di peraone che. come e' n,aputo, difendono reg1m1 che tanno strame della llberta' e farebbero 10 ll'teNo con la noatra. vtta, te ne avessero la posalblltta'. Abblamo voluto dJmoatrare che u nostro concetto della Uberta' non e' elutloo e opporlu.ntatlco. Queato spiega. porche' qualche volta. pubbltchtamo lettere cbe non al poseono gtUMJ.ft.c&N tn neNUD modo. Contlnueremo a p,ubbllcare le lettere pr'O· teatata.t1e che cl giungono. Naturalmente prefer1amo che esae ila.no dnnate con nome e cognomi!. E' giusto che chi acrtve uaurna la ruponaabillta' di quelJo che 1crtve. Be al pretertace. puo• euere uMto un peeudonimo, purche' Il nome sta da noi conosciuto. A ooloro che acrtvono r&ecomandtamo brevlta' • obletllvita'. Domando la parola Su "Controcorrente" dell'estate 1966 ho letto il commento di Hugo Rolland sulle cose del Movimento anarchico (M,A,) italiano, Mi sia permesso questo modesto intervento a proposito: Premesso che è sempre avventato esprimere giudizi a distanza, specie se certe notizie riferite sono state attinte a fonti tendenziose, E se si aggiunge che dall'indagine di Rolland traspira una certa acrimonia - non certo riferibile all'intero M,A., nè alle sue attività -, si può ,affermare che in quell'informazione pubblica non si può trovare un giudizio sereno ed obiettivo. Nell'affermarsi - in ogni tempo - di c,ualunque Idea di avanguardia sociale sono sempre sorti dei contrasti di metodo o di tendenza, a titolo più o meno apertamente egemonico, riferibili facilmente a particolari interessi (più o meno palesi>, cui non è sempre stato estraneo lo zampino del privilegio. Quindi, per concidere questa risposta, devo trascurare la parte più ricca del M,A, in Italia, partendo cioè dal 1945, per arrivare a grandi tratti al Congresso della F,A,L (federazione anarchica italiana) tenutosi in quel di Carrara nel novembre del 1965, Dunque, nel 1945 esisteva in Italia una situazione caotica, determinata dagli avvenimenti postbellici e dall'euforia popolare per la "liberazione", Allora gli anarchici sopravvissuti erano un po' dovunque: esuli, fuorusciti, confinati, detenuti; erano nelle formazioni partigiane, nei comitati di liberazione e, qualcuno anche, in veste provvisoria di sindaco, Era il tempo favorevole ad ogni imprevedibile, ma era anche idoneo alla propaganda rivoluzionaria, Umanità Nova (U,N,) da un anno aveva ripreso le sue pubblicazioni. Gli anarchici italiani ravvisarono la necessità di riunirsi a Congresso e lo fecero a Carrara, dove dettero vita alla FAI, compiendo il primo atto organizzativo, per il comune lavoro, inteso a sviluppare la nostra propaganda ed a provare la nostra capacità attuale di penetrazione fra la massa umana, Già allora affioravano le diversità dei metodi per l'organizzazione del comune lavoro e per l'impostazione della propaganda rivoluzionaria fra il popolo, A Carrara fu anche istituito il Consiglio naziÒnale della FAI, che risultò presto un inutile organismo di contrasto ideologico, per gli anarchici. Nel 1947, a Bologna, si lavorò ad una necessaria chiarificazione del MA, per metterlo in opposizione a tutte le altre crganizzazioni che avevano normalizzare la vita sociale Stato ricostituito, Quindi Consiglio precitato, contribuito a italiana, nello fu abolito il La situazione si immiseriva, nel discostamento ideologico dalle nostre ,>osizioni e nel conseguente disinteressamento alla lotta diretta, da parte di quegli uomini di cultura, i quali dovevano investirsi di una cosciente responsabilità sociale, al fine di portare un valido contributo all'opera emancipatrice propugnata dagli anarchici. Nel 1949, a Livorno, venne fatto il bilan8 CONTROCORRENTE ~ Boston, Winter 1967

cio delle attività anarchiche, col proposito di ricercare i mezzi idonei per una propaganda più efficace. Colla costituzione dei G.A.A.P. (gruppi anarchici di azione proletaria) e col loro precipitoso epilogo, il MA perse una parte della sua vigorosa linfa giovanile. Così, nel 1950 ad Ancona, gli anarchici si pronunciarono sul fenomeno OAAP, che portò alla risoluzione in cui veniva confermato il concetto anarchico, che il MA è aperto alle molteplici vedute, accomodate nell'orientamento antiautoritario e non strutturato in organizzazione, dove cioè trovino sede le volontà di lavoro anarchico. A questa dichiarazione di principio seguirono scambi di opinioni ed interventi che interessarono tutti i compagni d'Italia e, nel 1953 a Civitavecchia, constatata la natura contrastante dei GAAP coi principi anarchici, fu decisa la defezione gaapista dal MA. Quindi fu ripreso in esame l'argomento della organizzazione e fu convenuto che: '·L'anarchismo pone la questione dell'associazione in ragione della sua natura solidarista, che non può cadere nella contraddizione di sopprimere l'autonomia dei gruppi e degli individui, per la sua natura che nega ogni ente superiore, che sovrasti la collettività e si sostituisca alla vita autonoma dei gruppi".- Nonostante la chiarificazione congressuale di Civitavecchia, si lavorava alla formazione di una corrente di disturbo alle attività imarchiche, nell'intento (da parte di quei fautori) di guadagnare la convinzione dei meno informati fra noi, col riproposilo gaapista di dare alla FAI una organicità strutturata, nell'intesa coordinata delle attività, delle iniziative e di tutti i lavori anarchici che ad essa dovevano convergere. E fu anche sollecitata la convocazione di consessi nazionali a scadenze fisse, come necessità organizzativa del complesso strutturato. Nel 1957, a Senigallia, gli anarchici risposero che i congressi nazionali sono convocati quando particolari esigenze del MA lo esigano, perciò non a data fissa. Quel congresso elaborò pure l'importante mozione in cui si diceva che durante la preparazione di un congresso anarchico non si deve ricorrere a manovre per far prevalere una corrente su un'altra. Pertanto, diceva la volontà di quei congressisti, non possono esistere vittorie di maggioranze nè sconfitte di minoranze fra gli anarchici, nè unanimità fatte di compromessi, minacce, equivoci. Quindi la ricon(erma che gli incal'ichi sono assunti volontariamente, nell'auspicio che tutti i compagni diano la propria solidarietà per lo sviluppo delle varie attività anarchiche. All'uopo fu anche prospettata la attuazione dei gruppi di lavoro. Considerando che le attività borghesi fiorivano, illudendo gli oppressi in un falso benessere generale che li distoglieva dalla lotta emancipatrice, sulla quale insistevano gli anarchici. Visto che lutti i partiti politici avevano fatto le più vergognose concessioni al privilegio, complici le pedisseque organizzazioni sindacali. Constatato il diminuito interesse popolare alla sollecitazione delle nostre attività: nel 1961 - a Rossignano - si fece il punto sulla nuova situazione, mettendo a fuoco le varie difficoltà che ostacolavano la nostra opera e venne rivolto un appello a tutti gli anarchici per un maggior impegno volontario alle iniziative locali. Mentre per la FAI veniva sollecitata la formazione di una CdC (commissione di corrispondenza) allargata alle varie federazioni ed ai militanti più attivi, comunque raggruppati, per portare la partecipazione del MA a tutte quelle iniziative che non risultassero disgiunte dalle nostre caratterizzazioni ideali. Anche a Rosignano fu spezzala una lancia per l'organizzazione quando i congressisti si rivolsero ai compagni proponendo che le eventuali modifiche all'andamento federativo anarchico dovevano essere oggetto di discussioni sulla nostra stampa, all'uopo aperta a tutte le correnti del Movimento. Gli eventi esterni incalzavano, ma la questione cubana non colse di sorpresa gli anarchici italiani. Il contenuto di un manifesto pubblicato su UN fu motivo di ripresa ostile per parte di una cocciuta fazione, nei confronti di meglio orientati al sistema associati"o anarchico. E tanto tuonò che piovve ... sul bagnato! Nel 1962 si riunl un convegno nazionale a Senigallia, dove gli anarchici convenuti rilasciarono a proposito la seguente dichiarazione: "Il convegno approva la relazione Borghi sull'argomento e ribadisce la chiara ed inec1uivocabile posizione tempestivamente adottata dalla stampa (UN, Volontà, ecc.) e dei gruppi anarchici italiani. A questo punto credo doveroso informare che a quel convegno parteciparono di persona anche: Damonti, Failla, Geminiani, Mara. Mantovani, Margarita, Marzocchi, Mazzucchelli, Riggio, Siracusa, Tommasini, Tota, Turci • CONTROCORRENTE - Boston, Winter 1967 9

novich (tra i promotori e gli attivisti della nuova FAI). Da quanto sopra esposto spero sia risultato come tutti i n1aggiori consessi nazionali degli anarchici italiani siano sempre stati aperti a tutto il Movimento generico e mai a qualche specifica sua espressione di lavoro, come è chiaro poter determinare quale posizione sia rimasta più coerente all'Idea, nella volontaria assunzione anarchica dei lavori e delle responsabilità. Come si possono anche individuare i punti salienti che hanno provocato l'incresciosa situazione del MA in Italia, tra gli strumentalizzatori della FAI e gli assertori dell'associazionismo anarchico (sistema fondamentale) nel convegno che promosse la CdC/FAI, nel maggio 1965 a Bologna. Non amo ripetermi su quanto denunciai pubblicamente nella nostra stampa, in ordine a quel tristo incontro. Là conobbi A. Iglesias, invitato precipuamente in Italia e spesato per deporre contro 1a posizione assunta dai convenuti a Senigallia tre anni prima sulla questione cubana (rimarco che dei tre giorni di lavoro, tolta metà giornata per i preliminari organizzativi ed altra metà per il consuntivo e la ripresa televisiva, ad Iglesias fu concessa la parola per oltre mezza giornata), ne valeva la pena? Io sono ancora spiacevolmente impressionato dagli atteggiamenti equivoci ed autoritari, come da certe dichiarazioni di una parte di certi individui squalificatisi anarchici; poichè a quel convegno risultò evidente l'intendimento fazioso e preordinato che preludeva alle decisioni già organate per il preannunciato congresso nazionale, che si doveva tenere sei mesi dopo a Carrara. Da quell'ambiente proditorio uscivano i postulati di un Congresso anarchico! Il congresso che si tenne a Carrara nel novembre 1965 è stato indetto per lo scopo principale e ben determinato di strutturare la FAI, e questo mio fugace richiamo ai fatti recenti più importanti della vita del MA in Italia, si è reso necessario per chiarire, a chi vorrà intendere, molti precedenti della nuova F.A.I.- Ed ora mi sia permessa una breve personale, che potrebbe essere condivisa anche da altri compagni trovantisi sulle mie posizioni: '11 sottoscritto è andato a Carrara perchè la FAI antecongresso era come una sigla di riferimento per tutti o quasi tutti gli anarchici. Una sigla che dava all'organismo un carattere molto lato; mentre quella federazione non avanzava alcuna pretesa egemonica, poichè in essa si organizzavano spontaneamente (e non sempre a titolo costante, nè perpetuo) molte espressioni, accomunate nella lotta per lo sviluppo di attività ed iniziative - locali, nazionali od internazionali - nell'accordo cosciente e responsabile e nella solidarietà, quali solo si possono trovare nel complesso del MA. Quindi, me ne sono venuto via perchè il congresso della FAI (tramite i vati delle strutture portanti un nuovo organo, cepiente di numeroso stuolo) pretendeva di adottare dei metodi organizzativi di inserimento, diversamente indirizzati dall'orientamento caratteristico di lotta, fino allora seguito dai compagni anarchici. La "minoranza", che a Carrara denunciò la discordanza ideologica fondamentale (discordanza riconosciuta dalla "maggioranza") e l'inutilità funzionale del "patto associativo della nuova FAI", ebbe conferma della propria onesta e coerente posizione ivi assunta proprio in un comunicato-pilota, elaborato nella prima riunione della CdC nuova FAI, dal quale si apprende che parte degli stessi estensori On veste di organi deliberanti) hanno riconosciuto inattuabili e deficienti le norme contenute nel documento, sollecitandone una modifica sostanziale. Per me la modifica migliore sarebbe quella di distruggere quella "carta" dimenticando quanto in essa è stato scritto, evitando uno sgorbio al MA. Un anarchico deve saper onestamente riconoscere i propri errori se non vuol diventare un orpello della taumaturgia e dell'infallibilità. A questo punto vi è ben poco da dire, che non prenda sapore polemico. Ed io sono intervenuto perchè Rolland afferma di sorvolare la questione fondamentale (forse non la conosce bene), sfiorando appunto in superficie degli argomenti marginali con una leggerezza che dà alla presunta indagine un tono civettuolo di tendenza denigratoria, nella evidente acrimonia personale, malamente mascherata, e nelle indiscrezioni personali sulle responsabilità cui sono stati chiamati in diversi compagni, in congressi anarchici, per attivizzare un Movimento ricco di iniziative, le quali non sono conformi alle strutture istituzionali dell'attualità borghese. Brescia, Settembre 1966 IVAN GUERRINI 10 CONTROCORRENTE - Boston, Winter 1967

Allora, e' una ubriacatura "al latte" Su la guerra del Vietnam sono stati scritti almeno una dozzina di libri e centi1,aia di articoli apparsi in importanti riviste, da scrittori che hanno speso settimane, mesi ed anche anni, tanto nel nord che nel sud dello sventurato paese. Le opinioni variano, ma la bilancia pesa di molto dalla parte che riprova e condanna l'azione degli Stati Uniti, generalmente considerata aggressiva. I difensori, gli esaltatori sono da trovarsi tra gli elementi che specializzano in anti-comunismo, trovandolo pur dove non ne esiste, e tra i loro confratelli al servizio di agenzie propagandistiche sussidiate dal governo o da interessi privati che possono variare dalla John Birch Society ai campioni di patriottismo che sono i "minutemen". Quelli di noi che non siamo addentro delle segrete cose, dobbiamo per forza accontentarci di trarre le nostre conclusioni dalle informazioni che ci fornisce la stampa. Sapendo trattarsi troppo spesso di informazioni addomesticate, chi vuol tenere sul soggetto una mente aperta, deve studiare, esaminare, discutere e contestare ciò che legge, facendo vaglio tra contrastanti opinioni ed informazioni. In sostanza, la nostra deve essere una ricerca verso la verità se non si vuol finire col diventare isterici. In due numeri successivi di "Controcorrente" abbiamo letto un paio di articoli che se non fanno a cazzotti con la logica, è perchè di quella qualità mancano. Le argomentazioni dello scrittore degli articoli si riducono al solito clichè: lo spauracchio spettrale del comunismo. E' quanto ci è stato dato da bere fin dai primi giorni dello intervento degli Stati Uniti in quel paese. Fu nel principio un intervento al quale era stato dato un aspetto culturale, anche se tra il cu_rricolo si malcelava allenamento mili tare e poliziesco. Quanto è avvenuto dal giorno in cui fu firmato l'accordo di Ginevra nel 1954 ai giorni in cui la marina da guerra degli Stati Uniti ha eseguito i primi bombardamenti di certe aree costiere del Nord Vietnam, in rappresaglia per attacchi fatti a torpediniere americane nel mare del Tonkino da supposti motoscafi "comunisti", è storia che ormai anche i gattini ciechi conoscono. Fin dal princ1p10 è stata una storia un poco come quèlla dell'agnello che disturba il lupo. La politica seguita dal governo di Diem è stata tale che invece di cattivare il popolo lo ha sempre più alienato. Nessuna sorpresa se un giorno si vorrà addossare ai monaci buddisti la responsabilità degli eventi che precedettero il colpo di mano che si concluse con l'assassinio dei fratelli Diem. E' stata l'espiazione del tiranno e del suo governo corrotto, per gli immensi sussidi ricevuti in dieci anni e per la sua incapacità o cattiva volontà a portare ordine ed onestà nella pubblica amministrazione. Sono stati forse più onesti ed efficienti i governi succeduti a Diem? A dare impeto e forza al movimento Vietcong sono state le condizioni descritte. Ci fosse stata nel sud Vietnam una volontà popolare a sostegno del governo, i Vietcong non avrebbero mai raggiunta la forza di tenere a bada oltre trecentomila uomini del più agguerrito esercito del mondo, ed altrettanti uomini dell'esercito sud-vietnamite. Si è voluto far uso del risultato delle,recenti elezioni nel Sud-Vietnam, per dare a quel governo un'aureola di pubblica approvazione. Un'elezione di stile governi autoritari, laddove le opposizioni non sono a libertà di partecipare, non possono esser tenute come esempio. II numero rilevante dei presenti alle urne? .\ 1 tra burla. Anche nella "democratica" Italia una legge impone ai suoi cittadini di recarsi a votare ed impone sanzioni contro chi non piega. Ora si immagini quale la pressione sul popolino in un paese ad esclusivo regime poliziesco. Nessuna sorpresa se l'amico Brand tra gli altri suoi argomenti non ha fatto uso anche di questo su "la volontà popolare" espressa 1'11 settembre. Sarebbe stato un argomento tanto "valido" quanto gli altri. Quali siano gli argomenti, essi non giustificano l'intervento armato del più potente paese del mondo contro popolazioni disarmate e mal difese. E, siano quel che si voglia, hanno ogni diritto a difendere la loro indipendenza ed a scegliersi gli aguzzini preferiti. Quale specie di anarchismo è quello che Brand vuole conciliare con la brutta realtà vietnamite? Pur supposto che il nord avesse invaso il sud; cosa ha indotto il poliziotto a venire di così lontano: per proteggere chi; che cosa, quali speciali interessi? CONTROCORRENTE - Boston, Winter 1967 11

Si tratta di una nazione venuta a fare da gendarme in casa d'altri; ad immischiarsi in una lite in famiglia. La scusa della protezione della libertà collettiva è come quelle cose rotonde appese fuori delle case di pegno: le tre palle. Poi, fin da quando gli anarchici si sono assunti il ruolo del poliziotto, o per Io meno di difenderne le azioni repressive? Son trascorsi più di dieci anni, dodici. dacchè gli S. U. è intervenuto nel Vietnam. Nessuno dei governi, da Diem in poi, si è lasciato dominare, controllare dal grosso gendarme. Sono spesso avvenuti profondi cambiamenti, sia nella formazione del governo che nella sua politica estera ed interna, all'insaputa del 11protettore 11 • Questi, più volte che no, nonostante il suo immenso apparato spionistico, è rin1asto colto di sorpresa. E' stata e rimane una politica consona a quella millenaria di un popolo ed una classe governante che non si sono mai lasciati dominare dall'invasore, irrispettivo dei motivi palesi o celati della sua presenza. Negli Stati Uniti, da tempo immemore, si è parlato del "pericolo giallo!" Dal principio del secolo iu fermata ogni emigrazione dall'oriente. Chi volesse scartabellare tra le pubblicazioni di quel periodo, troverà ampie prove. Finchè la Cina ed altri paesi asiatici sono stati tenuti sotto la dominazione, controllo e sfruttamento di negrieri occidentali, soltanto la crescente potenza economica e militare del Giappone destava preoccupazione. Sconfitto questo con una guerra assai costosa, fallito il tentativo di stabilire in Cina un governo addomesticato, quello che dovè rifugiarsi a Formosa e là continua a risiedere sotto la protezione della possanza americana; è riaffiorito il "pericolo giallo", al quale si dà la qualifica di "pericolo comunista". Attualmente, non si vuole una Cina rinata a nuova vita. Piaccia o non piaccia a noi il governo cinese; il sistema economico e politico del paese; per quanto ripugnante il sistema di governo schiavistico; possiamo e dobbiamo noi, anarchici che ci diciamo, indossare la divisa del carabiniere, entrare in casa altrui e con la forza imporre la nostra volontà? Mi domando e domando: che razza di anarchismo sarebbe il nostro. Fallito il tentativo di soggiogare la Cina, e cli fronte alla impossibilità di dare il via a Chiang-Kai-Shek, per l'invasione del continente, ha avuto inizio la costruzione di possenti basi militari intorno alla Cina. Ogni critico militare sorride alla pretesa che le immense basi di Okinava, della Tailandia, della Corea del Sud e del Vietnam del Sud, dovessero servire soltanto a contenere il minuscolo dominio di Ho-Ci-Ming. Se alle basi nomate si aggiungono le tante minori in tutti i paesi che contribuiscono uomini alla guerra e la possente flotta del Pacifico, anche il cervello del più piccolo pulcino dovrà dedurre che certe mire non sono recenti, ma che sono state studiate e ponderate anche prima del tempo che ci è voluto a stabilire la forza militare che potrebbe strozzare la Cina e molti altri ;:iaesi ir, un batter J'occhlo. La flotta del Pacifico, da soia, potrebbe cancellare la nazio"e Cinese dall'albo dei p<>poli per moHi secol' a venire. Un'azione della specie implicherebbe altro serio pericolo? E' forse la ragionp per cui non si è fatto ricorso a metodi estremi. La stessa ragione, o titubanza, l'ha prospettata Brand quando ha detto che egli favorirebbe la distruzione della inutile umanità, se non incorrerebbe nel rischio di essere distrutto lui stesso e qualche suo amico. La Cina potrebbe essere battuta soltanto con l'indiscriminato uso di bombe nucleari. Quanti vicini e lontani ne soffrirebbero? Sarebbe lo stesso continente americano esente dall'inquinamento della sua atmos(era, dalla caduta dei residui mortali sul suo territorio? Senza contare su cosa farebbe la Russia se confrontata da una tale situazione. Cerchiamo di essere più seri, prima di parlare di ubriacature. Quando a chi ritorce si risponde dicendosi "astemio", si può ribattere che è possibile ubriacarsi bevendo soltanto latte. Le ubriacature emozionali non derivano da quel che si beve. Donde uno ha appreso le cognizioni dalle quali trae le sue deduzioni di anarchico, a che importa? Ad incominciare, non si diviene anarchico soltanto leggendo i "sacri testi". Lo si può diventare influenzato da letture fatte, come lo si può divenire per istinto. Altri passano per il filtro delle esperienze fatte dalla vita, nei partili politici e finanche in gruppi religiosi. 12 CONTROCORRENTE - Boston, Winte,· 1967

Se io dovessi voler scegliere delle guide attraverso il marasma vietnamita, preferirei certamente Lippmann e Reston a Joseph Alsop a David Lawrence; Mansfield. Wayne Morse e Fulbright, piuttosto di Rusk, McNamara e Johnson. Mi sentirei in ottima compagnia con Kennan e Church, e non con Nixon e Goldwater. Il nostro amico Brand se la prende un pò troppo con coloro che hanno parteggiato più per Castro che per la "United Fruit Co.", o con gli speculatori sullo zucchero ed i petroli. Sembra che per lui chi ha avuto torto ieri deve avere torto anche oggi. E' tanto preoccupato a cercar colpe e colpevoli e dimentica tutti coloro che non hanno mai parteggiato nè per l'uno nè per gli altri. Fa tutto un fascio e li consegna all'orco. Potrebbe anche questo essere effetto di ubriacatura... al latte. Qualche volta, il rompere la dieta, un sors,cmo di buon whisky ristora l'equilibrio e rischiara il pensiero. • • • Dopo l'inutile conferenza di Manila, il Presidente Johnson ha fatto una visita di sorpresa alla base militare di Cau Ranh nel Vietnam. Parlando ai soldati ha promesso su la sua parola di far tutto il necessario per loro, di mai abbandonarli, come mai abbandonerà i 15 milioni di sud vietnamiti e le centinaia di milioni di asiatici "che dipendono da noi". Che il Presidente. terrà la sua parola, non v'è dubbio. Ma si è egli domandato quanti saranno quei soldati che lasceranno lui e le loro famiglie, freddati da morte violenta in una guerra senza giustificazioni. Ha egli pensato a quanti milioni di vietnamiti sarebbe preferibile essere abbandonati a sè stessi, a decidere il loro destino e ritrovare la pace che l'occupazione straniera non darà mai. E delle centinaia di milioni di asiatici, chi può parlare con autorità, ipotecare la volontà, aspirazioni e pensieri tutto il loro futuro. Il senatore Fulbright, nel corso di un discorso alla John Hopkins University, ha detto: "Noi ordinariamente osanniamo il principio alla libertà di pensiero come fosse parte della nostra liturgia patriottica. Quando però vi sono degli americani che si avvalgono di quel diritto, altri rimangono scandalizzati". In altre parole, il senatore ha voluto significare che dalla teoria alla pratica passa un gran tratto. E' una occorrenza non soltanto americana, ma mondiale. L'ipocrisia non è privativa di nessuno. Dovunque si predica bene e si razzola male. Nel nostro piccolo mondo, non di meno. Guai a chi non conforma. La ribellione non piace •ai grandi tiranni e non pm ai caporaletti di partiti ed aggruppamenti politici e altrimenti. C'è sempre chi si ubbriaca col vino, chi col latte, chi con i pregiudizi che lo dominano, chi con da boria dell'autorità che il potere conferisce. Sobrietà ed ubriachezza non dipendono da quel che si beve? Più importante è come si beve: non dalla bocca ma col cervello. Dal pensiero della mente deriva la valutazione serena degli eventi che influiscono la vita dell'umanità, e ... perchè non?, anche un pò dal cuore. HUGO ROLLANO Novembre 1966 La rivoluzione liberatrice Fortunatamente questa non si è forzati a farla a schioppettate. E nemmeno lascia il cammino disseminato di cadaveri. Qualche ferito rimane sul cammino ed il lamento di queste vittime si alza sotto tutti i cieli in imprecazioni, in maledizioni, in annunci di cataclismi, in pronostici di fine di mondo; ma vi assicuro che nessuna d1 queste vittime è stata colpita di ferita mortale. Dopo di essere cadute si rialzano in migliore salute di prima, ben che la cantilena dei loro lamenti non cesserà per questo. Sono i perenni annunciatori df disastri! Sono pure le forze morte che si oppongono a tutti i cambi; che immobilizzati da secoli nella vita ru tinaria non vedono che disastri in qualsiasi venticello che porta qualche cosa di nuovo nella loro vita vegetativa; che temono qualsiasi cosa fuori dell'ordinario, dell'usuale; che si fidano solo in seguire il cammino calpestato dalle generazioni che li hanno preceduti ed ogni svio in sentieri non battuti lo considerano avventure con pericoli di morte in agguato ad ogni svolta. Sono, infine, le forze che vivono sempre nel passato e non hanno visione nel futuro; i corpi anchilosati, le anime moribonde, che non vedono, e forse non possono vedeCONTROCORRENTE - Boston, Winter 1967 13

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