paese che si pretende di difendere ad un cimitero bvuciacchiato. Per l'economia americana, come è attualmente impostata, è necessario ora trovare aree in cui investimenti possano essere protetti ed offrire attrazione per bassi costi di produzione. Al momento d'oggi, se pure il mercato interno, proprio in grazia degli alti salari, offre uno sbocco accessibile ai prodotti americani, esso non può più essere esteso, se non attraverso a riforme che permettano ai gruppi che ancora soffrono per indigenza di sollevarsi economicamente, e per conseguenza anche politicamente: questo implica pericoli e difficoltà, come è provato dal burrascoso progresso di ogni proposta tendente a eliminare il peso della povertà che ancora grava su parte della nazione. Investimenti fatti all'estero, in paesi ove la mano d'opera è ancora a buon prezzo, possono permettere profitti p,u facili, aprire mercati che l'esportazione diretta dagli Stati Uniti, per il suo costo alto, non potrebbe raggiungere. L'Europa occidentale, per una quindicina d'anni dopo la seconda guerra mondiale, ha offerto uno sbocco alla pressione per investimenti americani, colla conseguenza di diventare la più forte ragione della sfavorevole bilancia dei pagamenti della nazione. Ma ora anche questo sbocco tende a limitarsi: i costi di produzione in Europa si avviano sull'esempio americano, il mercato europeo è sufficiente a sè stesso e anzi preme per sbocchi all'estero. Perciò gli investitori di capitali americani debbono cercare altre aree: per necessità, essi devono proteggersi da minacce di nazionalizzazioni future. L'Asia del sud, ove una buona parte della popolazione mondiale vive, se pacificata, se libera da velleità socialiste, può essere uno sbocco Ideale. Per certo, lo spauracchio di governi socialisti deve essere scongiurato: questi possono accettare di scambiare prodotti con paesi ad economia cosidetta libera, ed anzi l'esperienza dimostra che accolgono volentieri ogni possibilità di scambi, ma non possono tollerare investimenti se non controllati da essi. Questa, a mio parere, è la ragione nasco• sta, ma ben pressante, che spinge gli Stati Uniti a sperperare vite e ricchezze per difendere regimi che In Viet Nam si son dimostrati tutti corrotti e incapaci, che in altri paesi, meno pressati da Immediato pericolo di insurrezione popolare, si sostengono vacillanti In grazia della protezione di Washington. Il timore di vedere spazzar via altri regimi, se l'impresa vietnamese termina In fallimento, è la spiegazione della famosa teoria del dominos. Ma, se pure l'insurrezione popolare contro i vari dittatori militari che si son succeduti a Saigon è stroncata dall'intervento americano, si può forse pensare che i profitti sperati possano essere realizzati? Per ora il Giappone è ancora asservito politicamente agli interessi americani: ma la sua crescente capacità produttiva condurrà fatalmente ad una più indipendente politica estera. Senza dubbio, se pure il Giappone non risusciterà la "Sfera di Coprosperità" asiatica, copertura per la sua più brutale espansione imperiale, una più intensa collaborazione colla Cina per lo sfruttamento dei mercati asiatici è inevitabile, coll'Inevitabile tendenza ad espellere sfruttatori più lontani. L'esempio di economie più ispirate ai bisogni locali, più attente al razionale sfruttamento delle riserve e del lavoro indigeno, che senza dubbio sorgeranno appena il difficile periodo in cui India, Pakistan, Indonesia attraversano sia superato, sarà permanentemente un appello alla rivolta per coloro che si sentono sfruttati da interessi stranieri. La vita degli Investimenti americani sul continente asiatico sarà sempre precaria. Fra parentesi, si può dire che appunto alla politica americana di attribuire ad investimenti la capacità di promuovere benessere a preferenza di riforme, impersonata da Mann, si deve attribuire Il fallimento dei progetti per l'elevazione economica dell'America del Sud. Malgrado le varie dittature militari, la protezione offerta agli investimenti americani è sempre precaria, la pressione per riforme sociali non si abbatte, e la miseria persiste. • • • • Quale rimedio può essere suggerito? Esso è palese, e ogni giorno più, forse in· consciamente , un maggior numero di persone è condotto ,a convincersene. Le somme e le energie umane che ora si sperperano nelle giungle del Viet Nam, col risultato di ridurre quell'infelice paese a più profonda rovina, potrebbero essere impiegate molto più efficacemente intorno a noi, a provvedere abitazioni decenti, scuole, ospedali, per la troppo grande parte della popolazione americana che ancora ne CONTROCORRENTE - Boston, Autumn 1966 5
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