Controcorrente - anno XXII - n. 51 - autunno 1966

"E' la guerra ai tedeschi, finalmente!" mi disse. Seduta sotto la lampada schermata, piccola, fresca nel suo giub·betto largo che tuttavia non nascondeva l'ingobbimento degli anni, una gran testa di morbidi capelli bianchi, una vasta fronte pallida, occhi penetranti e vivaci malgrado le pal- ·pebre arrossa te, simili a ferite, la mamma di Rita ci guardava ironica. "E chi la farà la guerra ai tedeschi? E con quali armi?" Rita sedette tranquilla dicendo: "Ce le daranno gli allea ti, Badoglio avrà tutto organizzato". La madre rispose qualche cosa di molto definitivo sui generali e non risparmiò neppure i colonnelli. In quel momento arrivò Edoardo, più eccitato del solito, e raccontò che le pendici di Monte Morello erano illuminate da gl'8.JI· di falò accesi dai contadini che festeggiavano l'armistizio. 11E i tedeschi?". Neppure l'ombra!" rispose Edoardo. Tutto questo appariva troppo facile e non ci si poteva illudere; ma dentro di me accarezzavo veramente la speranza che gli alleati sbarcassero a Viareggio, Genova, \"enezia. E come tanti altri ci credettero. Sembrava così facile far sbarcare gli alleati dove la fantasia e il cuore degli itJaliani desideravano. Edoardo disse che i compagni si sarebbero riuniti in Piazza Donatello. Piazza Donatello, a Firenze, è quella grande piazza nella quale il viale alberato che vi irrompe si divide per un tratto lasciando posto a un'alta isola di cipressi: "Ii Cimitero degli Inglesi". Questo luogo singolare ha ispirato a Bocklin il quadro "L'isola dei morti", ma se nel suo dipinto l'isola è circondata da un'•acqua ferma e densa, a lambire i gradini d'accesso e il capelvenere che trabocca giù dal muro di cinta, nella realtà la quiete del piccolo, intimo cimitero confina con il fracasso dei tram, l'urlo delle sirene, il vociare dei ragazzi che giocano. Eppure, guardando la piazza, sia che il sole accenda le vetrate e le ocre delle facciate circostanti, sia che la nebbia grigio-azzurra anneghi, insieme coi cipressi le edicole funerarie le colonne di marmo annerite che l'edera tenta puntigliosamente di soverchiare, e anche i grandi platani e i distributori di benzina, da tutta questa familiarità e rumore e confidenza con la morte non sorge alcuno scrupolo d'irriverenza. Niente turba la pace profonda di quegli inglesi che là riposano. Oltre i cancelli rugginosi, la quiete sembra acquistare una forma visibile, una cristallina immunità. Raggiungemmo i compagni davanti a cancelli dove, per tutto il periodo della Resistenza, ebbe luogo il nostro abituale incontro. Pippo, Enzo, Carlo parlavano del lavoro che ci aspettava. Anche loro speravano che gli alleati -operassero successivi sbarchi, ma non cosi presto, e temevano prossime le ore difficili. Si preoccupavano dell'organizzazione che doveva nascere e del modo di mantenere i contatti. Eravamo come sorpresi da un •avvenimento che pure era stato tante volte considerato possibile; di chiaro non c'era che una ferma volontà, una coscienza precisa nell'accettare l'impegno e il rischio. Pippo mj disse che avrei lavorato con lui all'organizzazione. Rimasi interdetta: lavorare con Pippo non sarebbe stato facile, lo conoscevo preciso, esigente, e io ero cosi disordinata! Ma nel mio sgomento c'era una punta d'orgoglio per essere stata prescelta. Enzo capì il mio turbamento. Sorrise acl incoraggiarmi: "Ce la farai!" disse piano. Fra i più cari certo il più buono, Enzo, per il quale io mi sarei buttata nel fuoco solo che me lo avesse chiesto. Il suo fascino era la grande forza spirituale che sosteneva il corpo gracile e mala ti ccio, era il sicuro coraggio che metteva nelle azioni alle quali voleva essere sempre presente, era la misura con la quale temperava ogni eccesso nella maniera che gli è propria: dolce, ma con quella luce ironica che gli brilla nel fondo degli occhi. Carlo invece, storico dell'arte, aveva l'aspetto di un torello dagli occhi chiari, vivacissimi dietro le lenti spesse, i denti piccoli e forti in continuo lavorio a mordicchiare il bocchino. Aveva lasciato gli studi Aveva lasciato studi e ricerche per dedicarsi completamente tJalla lotta clandestina. Al'rivava agli appuntamenti volanti con un cappelluccio tondo, ·piantato dritto sulla testa caparbia; la barba sempre lunga, l'aria sorridente, il piglio deciso. Aveva una profonda preparazione storica, parlava volentieri; la sua eccezionale resistenza al lavoro lo rendeva esigente. La sua smania di essere sempre al centro cli ogni iniziativa importante fu allora utilissima perchè decuplicava le sue forze, anche se dispiaceva a qualcuno, sopratutto a coloro che non erano capaci di altrettanta energia. 34 CONTROCORRJÈNTE - Boston, Autumn 1966

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