Controcorrente - anno XXII - n. 51 - autunno 1966

Or siamo di nuovo confrontati da altra situazione di guerra che in molti aspetti differisce da utte le precedenti guerre. Neppure il conflitto Coreano è paragonabile a quello vietnamita. Si dirà che la guerra è la guerra che tra esse non bisogna fare distinzione. Tecnicamente sl; fattualmente, NO. Molto spesso abbiamo errato con le nostre valutazioni, Quante volte abbiamo gridato che "tutti i governi si equivalgono''· Eppure, siamo scappati dall'Italia fascista per cercare rifugio altrove, in Francia e preferibilmente negli S.U. Nessun di noi, per sfuggire alle mani di Mussolini si è diretto in Russia o in Germania oppure nella Spagna franchista. Dubito molto se oggi, a dispetto di tutto il gracidar delle rane, ci sarebbe qualcuno che in circostanze analoghe pensasse a portarsi in Cina o altri paesi denomina ti dai "comunisti". Guardando a quanto avviene nel Vietnam, chi di quel paese conosce un po' della storia originaria che ha apportato alla situazione odierna, non riesce facilmente a solvere perplessità e dubbi. Il ,gridare evviva questo e abbasso quello, per partito preso o semplicemente se ignoranti e condizionati dalla propaganda di una delle parti contendenti, non aiuta a chiarire le torbide acque, non conduce ad una presa di giustificata posizione. Non vi è scelta da fare, se una scelta fosse possibile. Chi è stato l'originale aggressore o il colpevole che ha provocato l'aggressione? Si possono fare mille accuse e rrùlle ri torsioni senza nulla provare. Il governo degli S.U. commise l'originale errore di lasciarsi immischiare nella contesa indocinese nel tentativo disperato di salvare la Francia da un'altra clamorosa sconti tta. La sconti tta venne ugualmente ed agli S. U. cadde l'onere di proteggere gli interessi francesi ed il governo di quel troncone di territorio che si estende dal l 7simo parallelo al Mar di Cina. Dal trattato di Ginevra nel 1954 nasceva lo Stato del Sud Yietnam, il sicuro seme di grandi future discordie. Quel seme fu piantato da tutte le nazioni firmatarie di quell'accordo che divideva il paese in due e da chi, come gli S. U. presente e partecipe alla conferenza, non firmò il patto dagli altri raggiunto: a Ho Chi Minh li Nord, a Ngo Dinh Diem il Sud. Al primo le zone industriali, al secondo quelle agricole. Risultato, l'uno e l'altro risentivano fortemente della mancanza della parte staccata. Da quel momento è incominciato a succedere come illustrato dal detto: "una ciliegia tira l'altra". Sol che non si è trattato di ciliege, ma di guai che intrighi, corruzione, incompetenza, odi e pregiudizi han scatenato sul povero paese. Dopo il rovesciamento e soppressione del cattolico Diem ed il suo corrotto regime, col susseguirsi di una serie di governi l'uno meno efficiente dell'altro, le cose han preso la piega di •andar di male in peggio. I "consiglieri" americani sono incomin• ciati a crescere di numero mentre in numero più allarmante crescevano certe formazioni nordiche che non avevano mai lasciato il Sud, in violazione del trattato ginevrino. I quadri militanti lasciati dietro da Ho Chi Minh dovevano servire a preparare il terreno per il giorno in cui sarebbe stato tenuto il "plebiscito" per decidere sul regime del paese riunificato. Il plebiscito non fu mai tenuto: vi si opposero ugualmente SU e governo sudvietnamita. li voto, fosse stato tenuto, avrebbe a grande maggioranza favorito l'unificazione con il Nord ed Ho Chi Minh. . . . . L'instabilità dei governi che han seguito quello di Diem, la rapida conquista di oltre la metà del territorio del Sud da parte dei guerriglieri nazionalisti ai quali è stato affibbiato il nomignolo di Viet Cong; in effetti unità locali che dopo essersi aggruppate ai "quadri" già esistenti avevano finito per ingoiarli e controllarli e ad unisono condurre la guerriglia civile per liberare il paese dallo straniero e dagli elementi che ve li avevano portati. Il pericolo sempre più imminente che queste forze riuscissero a mettere incerimoniosamente alla porta i "consiglieri" americani, la paura della classe dominante ad essere sopraffatta e quindi "comunistizzatla", ha p·ortato alla graduale escalazione che minaccia il più terribile dei conflitti armati. Il tutto è parte di un groviglio di fatti e circostanze impossibili ad esaminare in un articolo che dev'essere breve. I vietnamiti che si danno il nome di "Fronte di Liberazione Nazionale", siano essi comunisti o non, dicono che si battono per liberare il loro paese da forze straniere e controllate da stranieri. Essi combattono una guerra a loro non dichiarata contemporaneamente ad una guerra civile. Gli americani insistono che sono nel CONTROCORRENTE - Boston, Autumn 1966 25

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