energico organizzatore ed agitatore. Carlo non era mai fermo, si portava in ogni località dove si sentiva il bisogno della sua opera e della sua presenza. Mettendosi all'avanguardia della lotta contro i forcaiuoli dei padroni, il sudiciume del fascismo e della reazione in generale, sorridendo e gioiendo, sfidava un qualsiasi pericolo, sia per la sua libertà che per la sua vita. Non penso che asegererei se affermassi che Carlo Tresca era un vulcano in continua eruzione. Nacque per la lotta, viveva per essa e con essa; difendendo tutta l'umanità sofferente. Per queste sue non comuni qualità egli fu il pioniere di tutti gli sfruttati, incarnando la lottla per la loro emancipazione, contro la guerra, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, il fascismo e la sua mostruosa dittatura, tipica rappresentante degli elementi del capitlale, nazionalisti e sciovinisti, per un mondo migliore. Carlo Tresca non ha mai pensato, scritto o presentato alle masse la democrazia come garanzia di libertà, come qualche santone, con i suoi articoli si sforza di presentarla con una "nuova" particella, in sostituzione della dittatura. Alla sua lotta contro 1H dittatura, egli non aveva altro sostituto che la redenzione di tutti i proletari in un mondo senza padroni e senza schiavi, di libertà, di gioia e benessere. Tresca non ammetteva un minimo compromesso con i nemici di classe e loro amici che lavorano ed agiscono all'ombra di sontuosi corridoi. Carlo Tresca avrebbe denunciato la dittatura cubana, come aveva più volte denunciato lo sfruttamento esoso del cosiddetto capitalista "democratico" per aver mantenuto il contadino cubano in condizioni di schiavitù. Egli combatteva ogni genere di schiavitù. Furono queste le vere ragioni che egli venne assassinato. Chi fu il vile sicario ed il vigliacco mandante o mandanti? Chi volle o vollero sopprimere questo grande combattente per la causa del lavoro e della libertà? A distanza di ventitrè anni (gennaio 11, 1943), la risposta è avvolta in un "fitto mistero" che io penso, tramato appena dopo il giorno dle suo vile assassinio, da chi volle o vollero mettersi al sicuro. Per il suo contenuto di classe il fascismo è ancora in piedi, come risorsa del capitale, da qui la necessità di continuare la nostra opera contro la guerra e la rezione; per la libertà, la giustizia sociale ed un mondo migliore. Ecco perchè ancora oggi, si sente la necessità di facilitare la pubblicazione di "Controcorrente" dividendoci il sacrificio, se vogliamo continuare l'opera che abbiamo ereditata dai grandi maestri dell'umanità. MAURO LORUSSO • • • Adunata di libertari Caro direttore, nel tuo numero, primavera 1965, l'articolo dell'amico Viola mi spinge a constatare che, se egli ama il frasario difficile, duro a masticare, tuttavia mi trovo molto all'unisono con lui, specie quando afferma che ogni organizzazione implica un diritto ed una autorità; dove s'augura l'educazione sociale all'autogoverno dell'individuo. Io non sono un anarchico, ma ho rubato all'anarchia quanto di meglio ho ritenuto essa contenga; fra l'altro il restare me stesso, senza arrampicarmi, o farmi complice delle pazzie altrui. Il che è detto in modo molto facile alla portata di tutti nel volumetto di 60 pagine che sto mandando agli amici in questi giorni: "adunata di libertari"; che mando ben volentieri in dono a chiunque me lo chiede. Contrastando con il modo di pensare del Garinei, che pone il carro avanti i buoi, facendo dipendere la difesa dell'individuo dal dogma dell'antiautoritarismo ad oltranza, ritengo di aver toccato il punto debole della attuale organizzazione anarchica, almeno nella sua stampa. Mettendo a nudo masse anarchiche di modestissima cultura, che sopratutto tendono a spartire il reddito nazionale, ho grattato fino all'osso una piaga di an-arco-sindacalismo a realizzazioni immediate, che nulla hanno -a che fare con le idee maestre di tale filosofia. Indicando implicitamente che l'anarchismo, vuoi l'azione libertaria, è solo efficiente se accolta di gente colta e di sviluppata mentalità, quale non si ritrova cercando gregari o abbonati, ritengo di aver pure fatto l'elogio di tale aspirazione, che naviga in sfere molto, ma molto superiori a quelle che si illudono di violenza e di rivoluzione. Come ripeto non ho chiesto nè assunto un nome collettivo essendomi sufficiente essere me stesso, come furono spiccate individualità, se pure non tutte all'unisono, i maggiori riconosciuti esponenti. Disanimato, e chi non lo sarebbe!, dai tre miliardi e mezzo di bimani che presto saremo, ho visto la funzione di idee libertarie sul piano degli CONTROCORRENTE - Boston, Autumn 1966
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