a Vanzetti se egli aveva, in un tempo o l'altro detto a Vahey o a Graham (i due avvocati difensori nel principio del processo N.d.T.l qualcosa che potesse far supporre ch'egli fosse colpevole di uno o di ambedue dei delitti di cui egli era incolpato. Con grande enfasi e con evidente sincerità rispose: "No". Poi disse quello che spesso mi aveva detto prima e cioè che Vahey e Graham non furono di sua scelta e che essi divennero suoi difensori dietro urgente richiesta degli amici che raccolsero i fondi per pagar loro. Poi mi parlò su cose intorno alle relazioni ch'egli ebbe con loro e della condotta di essi nel processo di Bridgewater e su ciò ch'egli aveva realmente detto. Quanto sopra misi a registro il giorno dopo e non voglio qui ripetere. Chiesi a Vanzetti se egli mi autorizzasse a rinunciare a suo favore il suo diritto su tutto ciò che riguardava Vahey e Graham. Egli assenti prontamente ma impose la condizione che qualsiasi dichiarazione ch'essi avrebbero fatto doveva farsi in mia presenza o in quella di qualche altro amico dandone le ragioni per questa stipulazione ch'io ancora registrai. Dopo questo la guardia ritornò al suo posto. Dissi a Vanzetti che anche se la mia convinzione nella sua innocenza fu in tutti i tempi sempre più rafforzata sia dallo studio dell'evidenza e sia dalla crescente conoscenza del suo carattere, purnondimeno c'era una probabilità - anche se remota - ch'io cadessi in errore e credevo perciò ch'egli dovesse per mio riguardo in questa ultima ora di sua vita, quando ormai nulla più poteva salvarlo, di darmi la sua più solenne riassicurazione in rispetto a se stesso ed a Sacco. Vanzetti mi rispose quietamente con calma e con una sincerità che non potevo dubitare. Mi disse che io non dovevo avere nessun timore su questo fatto e che tanto lui quanto Sacco erano completamente innocenti dell'affare di South Braintree e che lui (Vanzettil era altrettanto innocente del crimine di Bridgewater aggiungendo che, ora, rivedendo il passato realizzava più chiaramente di prima il motivo del sospetto su lui e su Sacco. Egli s'accorgeva ora che non fu tenuto di conto il fatto della sua ignoranza sul modo di vedere e di pensare nell'ambiente americano ed anche sulla ragione del suo timore essendo egli un sovversivo e perciò quasi fuori legge e che in realtà egli fu condannato su un'evidenza che non reggeva se non per il fatto ch'egli era un anarchico e perciò, nel vero senso, egli moriva per il suo ideale ed era preparato per il supremo sacrificio. Disse che la sua era la causa dell'ascesa del progresso umano e dell'eliminazione della forza nel mondo. Parlava con calma, con percezione sicura e profonda sensibilità. Disse anche che era grato per tutto quel ch'io avevo fatto per lui. Mi chiese di ricordarlo a mia moglie e a mio figlio. Parlò, con emozione, della sorella e famiglia e mi chiese di fare quel che potevo per mettere al chiaro il suo nome usando le parole: "clear my name". Gli chiesi se riteneva fruttifero un mio incontro o d'altri amici, con Boda. Rispose che ne valeva la pena. Disse che non lo conosceva molto bene, ma lo riteneva una persona onesta e pensava che possibilmente questi avrebbe potuto dare qualche informazione che provasse la loro innocenza. Poi dissi a Vanzetti ch'io speravo ch'egli facesse una dichiarazione pubblica esorCONTROCORRENTE - Boston. Autum11 1966 13
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