Controcorrente - anno XXII - n. 50 - estate 1966

Niente di tutto questo. Egli ave,·a semplicemente letto in un libro di non so quale fisiologo tedesco una teoria sul rapporti tra i due emisferici del cervello, la quale, bene o male, poteva servire a spiegare i fenomeni in questione. Data questa disposizione di spirito che gli faceva accomodare le cose a modo suo nelle questioni di scienza pura, nelle quali non vi sono ragioni perchè la passione intorbidi l'intelletto, si poteva prevedere ciò che accadrebbe nelle questioni che riguardavano da vicino i suoi più grandi desideri e le sue più care speranze. Kropotkin professava la lilosotla materialista che dominava tra gli scienziati nella &econda metà del secolo XIR, la filosofia dei Moleschott, Buchner, Vogt, ecc.; e per conseguenza la sua concezione dell'Uni\'erso era rigorosamente meccanica. Secondo Il suo sistema, la volontà (potenza creatrice di cui noi non possiamo comprenderne la natura e la sorgente, come del resto non comprendiamo la natura e la sorgente della "materia" e di tutti gli altri "primi principi") la volontà, dico, che contribuisce poco o molto a determinare la condotta degl'individui e delle società non esiste, non è che un'illusione. Tutto quello che fu, che è e che sarà, dal corso degli astri alla nascita ed alla decadenza di una ci vii tà, dal profumo di una rosa al sorriso di una madre, da un terremoto al pensiero di un Newton, dalla crudeltà di un tiranno alla bontà di un santo, tutto dove,•a, deve e dovrà accadere per una sequela fatale di cause e di effetti di natum meccanica, che non lascia nessuna possibilità di variazione. L'illusione della volontà non sarebbe essa stessa che un fatto meccanico. Naturalmente, logicamente, se la volontà non ha alcuna poten7-a. se tutto è necessario e non può essere diversamente, le idee di libertà, di giustizia, di responsabilità non hanno nessun significato, non corrispondono a niente di reale. Secondo la logica non si potrebbe che contemplare ciò che accade nel mondo, con indifferenza, piacere o dolore, secondo la propria sensibilità, ma senza speranza e senza possibilità di cambiare alcunchè. Kropotkln, dunque, che era molto severo con li fatalismo dei marxisti, cadeva poi nel fallimento meccanico, che è ben più paralizzante. Ma la filosofia non poteva uccidere la potcn te volontà che era in Kropotkin. Egli era troppo convinto della verità del suo sistema per rinunziarvi, o solamente sopportare tranquillamente che lo si mettesse in dubbio; ma egli era troppo appassionato, troppo desideroso di libertà e di giustizia per lasciarsi fermare dalla difficoltà di una contraddizione logica, e rinunziare alla lotta. Egli se la cavava inserendo l'anarchia nel suo sistema e facendone una verità scientifica. Egli si con fermava nella sua convinzione sostenendo che tutte le recenti scoperte in tutte le scienze, dall'astronomia fino alla biologia ed alla sociologia, concorrevano a dimostrare sempre più che l'anarchia, è il modo d'organizzazione sociale che è imposto dalle leggi naturali. Gli si poteva opporre che qualunque sieno le conclusioni che si possono tirare dalla scienza con temporanea, era certo che se nuove scoperte fossero venute a distruggere le credenze scientifiche attuali, egli sarebbe restato anarchico malgrado la scienza, nello stesso modo come era anarchico malgrado la logica. Ma Kropotkin non avrebbe saputo ammettere la possibilità di un conflitto tra la scienza e le sue aspirazioni sociali ed avrebbe sempre immaginato un mezzo, non importa se logico o no, per conciliare la sua lllosofia meccanicista con il suo anarchismo. Cosi, dopo aver detto che "l'anarchia è una concezione delrUniverso basata sulla interpretazione meccanica dei fenomeni che abbraccia tutta la Natura, compresa la vita delle società" (confesso che 110,t sono mai riuscilo " comprendere ciò che questo ptiò ,significare> Kropotkin dimenticava come se fosse niente, la sua concezione meccanica e si lanciava nella lotta con il brio, l'entusiasmo e la fiducia di potere colla sua attività ottenere o contribuire a ottenere ciò che desiderava. In realtà, l'anarchismo ed il comuniSlfto di Kropotkin prima di essere una questione di ragionamento, erano l'effetto della sua sensibilità. In lui, prima parlava il cuore, e poi veniva il ragionamento per giustificare e rinforzare gl'impulsi del cuore. Ciò che costituiva il fondo del suo carattere era l'amore degli uomini, la simpatia pei poveri e gli oppressi. Egli soffriva realmente per i mali degli altri, e l'ingiustizia anche se a suo favore, gli era insopportabile. 20 CONTROCORRENTE - Boston, Smmner 1966

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