Controcorrente - anno XXII - n. 50 - estate 1966

momenti più dolorosi, più tragici della mia vita (ed oso dire anche della sua) quello in cui, dopo una discussione oltremodo penosa, ci separammo come degli avversari. quasi dei nemici. Grande fu il mio dolore per la perdita dell'amico e per il danno che soffirebbe la causa in conseguenza dello scompiglio che metterebbe tra i compagni una tale defezione. Ma malgrado tutto restarono infatti in me l'amore e la stima per l'uomo, come pure la speranza che, passata l'ubbriacatura del momento e viste le conseguenze prevedibili della guerra, egli riconoscerebbe il suo errore e ritornerebbe a noi, il Kropotkin di sempre. Kropotkin era nello stesso tempo uno scienziato ed un riformatore sociale. Egli era posseduto eia due passioni: il desiderio di conoscere ed il desiderio di fare il bene dell'umanità, due nobili passioni che possono essere utili l'una all'altra e che si vorrebbero vedere in tutti gli uomini, senza ch'esse riano per questo una sola e medesima cosa. Ma Kropotkin era uno spirito eminentemente sistematico e voleva spiegare tutto con uno stesso principio e tutto ridurre a unità, e lo faceva spesso, secondo me , a scapito della logica. Perciò egli appoggiava sulla scienza le sue aspirazioni le quali non erano, secondo lui, che delle deduzioni rigorosamente scientifiche. Io non ho nessuna competenza speciale per giudicare Kropotkin come scienziato. So ch'egli aveva, nella sua prima gioventù, reso notevoli servigi alla geografia ed alla geologia, apprezzo il grande valore del suo libro sul Mutuo Appoggio e sono convinto ch'egli avrebbe potuto, colla sua vasta coltura e la sua alta intelligenza, dare un più grande contributo al progresso delle scienze, se la sua attenzione e la sua attività non fossero state assorbite dalla lotta sociale. Nullameno mi sembra. che gli mancasse qualche cosa per essere un vero uomo di scienza; la capacità di dimenticare i suoi desideri e le sue prevenzioni per osservare i fatti con una impassibile obbiettività. Egli mi sembrava piuttosto quello ch'io chiamerei volentieri un poeta della scienza. Egli avrebbe potuto, per delle intuizioni geniali, intravedere delle nuove verità, ma queste verità avrebbero dovut,o essere verificate da altri che, avendo meno o punto genio, fossero meglio dotati di ciò che si chiama lo spirito scientifico. A . ., . ·, \ ) ,\ \ ~~~"' Piet,·o Kropotkin Kropotkin era troppo appassionato per essere un osservatore esatto. Abitualmente egli concepiva un'ipotesi e cercava poi o fatti che avrebbero dovuto giustificarla - il che può essere un buon metodo per scoprire cose nuove; ma gli accadeva, senza volerlo, di non vedere i fatti che contraddicevano la sua ipotesi. Egli non sapeva decidersi ad ammettere un fatto, e spesso nemmeno ,a prenderlo in considerazione, se prima non riusciva a spiegarlo, cioè a farlo entrare nel suo sistema. Come esempio racconterò un episodio, al quale io detti occasione. Quando, tra gli anni 1885 e 1889, io ero nella Pampa argentina, mi accadde di leggere qualche cosa sugli esperimenti ipnotici della scuola di Nancy, di cui non avevo mai inteso parlare. La cosa m'interessò molto, ma non ebbi modo allora di apprendere di più. Ritornato in Europa vidi Kropotkin a Londra e gli domandai se poteva danni delle informazioni sull'argomento. Kropotkin mi rispose nettamente che non bisognava crederne nulla; che erano tutte imposture o allucinazioni. Qualche tempo dopo lo rividi e la conversazione cadde di nuovo sull'ipnotismo. Con grande sorpresa trovai che la sua opinione era completamente cambiatJa: i fenomeni ipnotici erano divenuti una cosa interessante e degna di studio. Che cosa era dunque accaduto? aveva egli appreso dei nuovi fatti? o aveva avuto delle prove convincenti dei fatti ch'egli dapprima negava? CONTROCORRENTE - Boston, Sn,nmer 1966 19

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