Controcorrente - anno XXII - n. 50 - estate 1966

Eccone un esempio tra i più illustrativi. Quando "Umanità Nova" pubblicò l'ormai in ... famoso manifesto "Giu le mani da Cuba", sotto la sigla della FAI, parecchie proteste furono levate da gruppi e compagni. Ad Ancona i compagni si rifiutarono di affiggere il manifesto. Delle proteste, nessun sentore nella stampa anarchica ufficia/,e. Esse furono semplicemente soppresse, col pretesto di mantenere la pace e l'armonia. A non tenere il silenzio (ordinato da chi?), vi fu una sola eccezione. Chi scrive queste note ne levò pubblica rampogna dalle pagine di "Controcorrente". Anzi, in altra pubblicazione, non anarchica fin che si vuole, "La Parola del Popolo", citando parte del contenuto del fanifesto che non faceva onore alla FAI nè al MAI, non mi astenni dall'esprimere ciò che molti pensavano, senza poter pubblicamente dirlo. Per aver ardito tanto, mi ebbi una pubblica scomunica dai nove "compagni" componenti la Commis• sione della FAI. Ho riferito l'episodio "scomunicativo", per meglio mettere in risalto quanto segue. Nel numero di Febbraio 1966, il "Bollettino Interno" della nuova FAI, a pagina 22, Umberto Marzocchi (con l'avallo di Mario Mantovani scrive: "Devo, inoltre, rilevare che allorquando venne criticato il manifesto "giù le mani da Cuba", pubblicato da U.N. nessuno dei compagni oggi schierati attorno a Borghi prese posizione pubblicamente in suo favore. Rimanemmo soli, Mantovani ed io, pur non avendo partecipato alla stesura di quel manifesto, a prenderci una parte di quelle critiche". Il che conferma che l'estensore di quel manifesto fu Borghi, e coloro che gli stavano intorno se ne assunsero parte della vergogna, tacendo la loro protesta. Ma si tacquero davvero i firmatari del periodo su riportato? Essi si solidarizzarono, - non volontaria men te dav,·cro, - apponendo le loro firme alla "diffida" imposta dal direttore di UN. Ho insistito su questo episodio, non perchè mi riguardi personalmente, ma per il fatto che i due "compagni", insieme ad altri firmatari di un numero di sentenze che sembrarono emesse chi sa da quale medioevale tribunale, sono oggi i massimi condottieri delle future sorti della nuova FAI. ••• Ora che la vecchia FAI si è divisa in due parti, una continua a chiamarsi FAl, l'altra si dice la sola pura e legittima rappresentante del M.A.I. Chi ha potuto leggere i quattro numeri di "Iniziativa Anarchica", tutta la distinzione che avrà potuto fare tra i due rami dell'anarchismo italiano è che i "dissidenti" sono rimasti male per un certo dispossesso loro fatto a Carrara; mentre i "faisti" - (vedi resoconto in UN. della prima riunione della C.d.C. della nuova FAI> -, diluendo un poco il significato del Patto Associativo raggiunto dalla grande maggioranza dei congressisti, cercano ricatturare parte degli elementi perduti. La qual cosa prova quanta incertezza domina i dirigenti della FAI. Il malanno che travaglia TUTTO il Movimento Anarchico Italiano, non risale, come si vorrebbe far credere, esclusivamente ·al Convegno tenuto a Bologna lo scorso giugno. E' un male tracciabile al subito dopo guerra, ad una ventina di anni prima dello evento bolognese. A Bologna eruppe un po' del fuoco che da anni covava sotto la corteccia di una 1 artificiosa, non sentita unità. A Carrara è esploso il malumore accumulato da venti anni di leadership inconcludente per il suo immobilismo. Eppure, l'esplosione non ha I-atto gran rumore. E' stata contenuta dalla serietà di propositi di gran parte dei congressisti. E' stata una ventata innovatrice che, assenti certi cannoni di grosso calibro, ha trovato l'ottuagenario Garinei a sostenerne l'urto, coadiuvato da un manipolo di altri vecchi militanti che il passar degli anni non rinnova. Da parecchi compagni presenti al conclave di Carrara, mi è stato assicurato che, contrariamente ai lagni messi in giro, ai Maisti presenti fu accordata ogni facilità di presentazione dei loro argomenti; e, dalla parte della maggioranza dei congressisti, non sarebbe stato ·possibile essere più deferenti e condiscendenti verso la minoranza irriducibilmente chiodata sul passato. Ogni concessione fatta veniva respinta dalla minoranza decisa a vincer tutto o niente. Perdendo qualcosa, la minoranza ha potuto presentarsi lacrimante, in veste di vittimizzata. Così negli S. U. ha trovato approvazioni e plausi. CONTROCORRENTE - Boston, Swni,ner 1966 13

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