ancora domina, un controllo ferreo, impedendo con pene gravissime ogni espressione di dissenso. La sua energia nel contenere l'opinione pubblica nelle città è probabilmente la ragione della fiducia che Washington gli concede: ma d'altra parte l'amministrazione americana riconosce la sua incapacità a provvedere alle riforme che il paese richiede, al punto che anche in questo campo, oltre che a quello militare, l'interferenza degli Stati Uniti diviene più estesa. E' tuttavia impossibile che questo compito sia devoluto alla iniziativa di stranieri: anche se ispirati dalla più santa volontà di far bene, gli stranieri che imponessero riforme ad un qualsiasi paese, se non sono fiancheggiati da importanti forze locali, non potrebbero tar altro che errori, sperperare energie e ricchezze e alla fine attirarsi l'odio generale. Chi è dunque Ky, quegli che lo State Department sostiene, quegli che dovrebbe apportare la luce di libertà, di giustizia, di pace ad un popolo ridotto alla fame, profondamente diviso da passioni, dissanguato da una guerra civile durata da oltre dieci anni? Ky, ricordiamolo bene, ammira come statista ideale Hitler, e si augura che il suo paese ne abbia uno, molto probabilmente proponendo la sua candidatura alla posizione. A parte la repulsione che ognuno di noi prova ,per chi si propone di imitare un mostro, in termini puramente politici una simile proporzione non significa forse la più profonda incapacità di interpretare le tendenze dell'umanità? Infatti bisogna ammettere che il tentativo di Hitler di cambiare il corso della storia fu un fallimento, indipendentemente del disastro militare che un pazzo richiamò sulla sua patria. Hitler demoli il movimento tedesco verso una più vasta giustizia sociale, verso un incremento della capacità politica di classi oppresse, e tentò di sostituire alle naturali aspirazioni del suo popolo il mito della superiorità della razza tedesca su ogni altro gruppo umano, un piano di politica che facesse della Germania l'arbitro del destino del mondo, piegando tutti gli altri popoli a schiavi, a bruti destinati soltanto a provvedere ai bisogni di una nuova casta di padroni, di militari. Quando si pensa che ciò avvenne quando già il fermento verso l'indipendenza e la libertà aveva preso piede sicuro fra tutti i popoli coloniali, quando si pensa che ciò disconosceva la profondità dell'attaccamento alle proprie istituzioni che i popoli dell'Inghil· terra, dell'America e della Russia provavano, bisogna proprio dire che il programma politico di Hitler non aveva senso comune. Se anche avesse vinto la guerra, non avrebbe fatto altro che provocare una colossale tacita unione per resistere alle sopraffazioni e ai saccheggi che Hitler sognava avrebbero garantito il •benessere della Germania. Il movimento verso giu• stizia e libertà si era fatto esplosivo, se pure con ricadute occasionali, e nessuna forza poteva defletterne il corso. Ora cosa si propone Ky? Vuole egli imporre al suo popolo di fermarsi su questa via, piegare il collo sotto un semifeudale sistema sociale, rinunciare alle aspirazioni verso una più equa distribuzione di ricchezza, necessità riconosciuta da ogni persona che esaminò la situazione sociale del Viet Nam? Oppure, seguendo le orme del suo eroe, pensa di proclamare la superiorità del suo popolo? E su chi? Qui il problema della scelta della via da seguire diventa per l'America un problema politico, oltre che morale. Non basta certamente riaffermare che gli Stati Uniti impegnano in un lontano paese risorse che potrebbero essere usa te molto meglio in altri campi, sperperano colà la preziosa vita della loro migliore gioventù, massacrano innocenti soltanto per garantire al popolo del Viet Nam la possibilità di esprimere la propria opinione, se allo stesso momento si accorda sostegno materiale e morale a chi, per sua convinzione, ammette di negare ogni valore a tale espressione e, per seguire quello che egli considera il più grande statista, è fatalmente condotto ad evitare che .una consultazione popolare avvenga. Per gli Stati Uniti, il disincaglio da questa situazione è difficilissimo; prestigio, ri• spetto di impegni presi (se pure non con un governo sostenuto da sanzione popolare) sono barriere aspre a superare. E da altra parte gli argomenti di coloro che indicano nella Cina il prosSimo futuro nemico, che bisognerà combattere in ogni modo, in condizioni forse più sfavorevoli, fanno facilmente presa sulle fobie e sui timori delle masse. Per altro con ciò si sorvola sul fatto che la innegabile tendenza cinese di interferire nella vita ài altri popoli, di imporre ad essi istituzioni, di espandere nel modo più grossolano la propria influenza ha dei limiti naturali, CONTROCORRENTE - 11oston;· Spring· 1966 5
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