Controcorrente - anno XXII - n. 49 - primavera 1966

APiombo "0 scegliete me o sarà il caos". Cosl ha tuonato il settantaseienne Charles De Gaulle in occasione delle elezioni presidenziali del 5 dicembre scorso. L'astuto generale ha detto ai francesi che lui è la grandezza, che senza di lui la quinta repubblica è destinata a naufragare. Ma il plebiscito desiderato e tanto atteso non si è verificato. Il Generale ha dovuto ingoiare amaro e disputare il ballottaggio con il suo rivale meglio classificato Francois Mitterand. Nella prima votazione su 24 milioni 251 mila 556 votanti, De Gaulle ha ricevuto 10 milioni 828 mila 521 voti, <pari al 44 per cento dei votanti. Il maggiore opponente Francois Mitterand ne ha raccolti 7 milioni 649 mila005, pari a poco più del 31 per cento. Questo primo risultato ha chiaramente stabilito che al supernazionalismo di De Gaulle, su oltre 24 milioni di votanti, 13 milioni di francesi hanno detto no. Il verdetto delle urne è stato per il generale più che umiliante quando si consideri l'arroganza e la prepotenza manifestate in tutte le varie occasioni da questo gallonato che seriamente aveva creduto e crede di essere un secondo Napoleone. Così il pericoloso potere personale instaurato in Francia negli ultimi sette anni da questo generale-dittatore, ha avuto una formidabile scossa alle fondamenta e la quinta repubblica gollista non tarderà a sentirne gli effetti. La vittoria riportata nel secondo scrutinio, ha solamente dimostrato che il popolo francese è impaziente di rimettersi di nuovo in marcia per ritrovare la via perduta e riacquistare il diritto di determinare e decidere le sorti del proprio paese, liberamente e civilmente. Vogliamo augurarci che non tarderà troppo a dimostrare in forma definitiva, agli increduli, e a tutti i venduti e i ruffiani e sostenitori del gollismo, che il lunatico generalone non è la Francia. Il 1889 insegna. Benchè l'Inghilterra non è più quel potentissimo impero coloniale che è stato nei secoli passati, viene calcolato che essa sopporta una spesa annua di 529 milioni di sterline, pari a 986 miliardi e mezzo di lire, per mantenere nel mondo le sue basi militari. In Germania 62 mila uomini, Mediterraneo-Gibilterra, Libia e Malta 23 mila Cipro, Aden, medio oriente 14 mila - Estremo oriente; Singapore e Malaysa 51 mila - Hongkong 7 mila. Altri 9 mila uomini sono dislocati fra Keny Swaziland, Guiana britannico e Honduras. Cosa ha fatto Mr. Wilson e il suo governo laburista per sopprimere queste basi, e così risparmiare all'Inghilterra questa enorme spesa, che da sola avrebbe potuto portare immensi vantaggi all'economia di quella Nazione? Meno di zero, e più esattamente quello che hanno fatto gli altri che lo hanno prP.- ceduto. Quando ripetutamente affermiamo che tutti i governi, chi più e chi meno oi equivalgono, sappiamo bene di non dire una eresia. Proprio come un fulmine a ciel sereno. La sensazionale notizia di pace ha raggiunto i più remoti angoli della terra. Data la tensione internazionale dei tempi che corrono non poteva essere altrimenti. Ben presto però come tutte le cose non serie, è finita come la neve di marzo, e a pernacchi di pura marca napolitana. Sono entrati in scena, nella tragedia del Vietnam, Hanoi-Roma-Washington, lo spegnimoccoli professore Giorgio La Pira, un certo Primicerio professore anche lui e degno compare del primo, Ho-chi-min, la Farnesina, il dipartimento di Stato, Dea'l Rusk, Lyndon Johnson, Goldberg, Fanfani, e fra gli altri anche la signora Fanfuni. Che cosa è accaduto? L'ex sindaco di Firenze La Pira accompagnato dal Primkerio, l'undici di novembre u. s. si è incontrato ad Hanoi con il presidente Nord-Vietnamjta, ed hanno parlato di pace, e il professore di Firenze, messi in moto i più celeri mezzi di comunicazione, ha fatto sapere al mondo e agli interessati che Ho-Chi-min era disposto a trattare. La notizia come è naturale ha messo a soqquadro presidenti, ministri e tutta la diplomazia mondiale, fino a quando Hanoi, per bocca dello stesso Ho-Chi-min, CONTROCORRENTE - Boston, Spring 1966 39

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