Una vergogna medievale Culo il siparisoulpenitenziardiioS.Stelono "Ah, quanto sarebbe meglio che lo Stato abbandonasse questo scoglio!", cosi scriveva il direttore dell'ergastolo di Santo Stefano di Ventotène al Ministro di Grazia e Giustizia il 27 luglio 1915. E' passato quasi mezzo secolo perchè quella invocazione si traducesse in realtà: il lo. febbraio del del prossimo anno, infatti, i 130 ergastolani, i 30 reclusi (i condannati, cioè, ad una lunga detenzione, ma non a vita) e gli 80 agenti di custodia lasceranno per sempre Santo Stefano. Il sipario calerà definitivamente, cosi, sulla più tetra casa di pena, battuta da tutti i venti che "vi portano in uno stesso giorno il rigore, li tepore, il calore di tutte le stagioni". La notizia ha suscitato in quella popolazione carceraria un senso di soddisfazione e letizia tale da farla ritenere a molti, detenuti da più lustri, addirittura non vera: la gioia si alterna allo scetticismo, la certezza alla incredulità. Le stesse impressioni del resto ritroviamo nella lettera che Padre Arcangelo da Vico del Gargàno, cappellano da oltre quindici anni in quel penitenziario, cl ha voluto far tenere proprio in questi giorni. "E' possibile?, si chiede il Oappuccino. Chi mai ha potuto decidere l'abbandono di questo luogo, il più famoso per le barbarie consumate, per 11 sangue e le lacrime versate? Non possiamo credervi fino a quando non cominciamo a vedere i fatti: le traduzioni, cioè, dei detenuti in altri istituti di pena. Perchè dell'abbandono di questo ergastolo se ne parla come di cosa certa da più di venti anni, ma le parole e le intenzioni non hanno mai trovato conferma nella realtà. Ecco, dunque, che scetticismo e incredulità prendono anche oggi il sopravvento sulla certezza. Ma il vento, che qui non difetta, fa presto a disperdere ogni dubbio e la gioia e la soddisfazione tornano a brillare negli occhi di tutti. "Sembra che questi ergastolani debbano riacquistar~ con il primo febbraio del 1965 la libertà! E' il pensiero di lasciare Santo Stefano per una nuova sede, qualunque essa sia, che li rende felici. Ed hanno ragione tutti: dal primo all'ultimo dei condannati, dal primo all'ultimo degli agenti di custodia. Il fatto è che Santo Stefano è un luogo di espiazione duro ed aspro, per la sua conformazione, per il suo clima, per gli accidenti atmosferici: nulla è mutato dai tempi dei Borboni. Fatta eccezione di una quindicina di giorni all'anno, afosi e fastidiosi, il vento vi batte da tutti i punti cardinali, fiaccando il morale e il fisico; 11 mare intorno è quasi sempre in tempesta tanto da rendere difficile l'approdo e pericoloso lo sbarco. Bisogna essere molto pratici, altrimenti si rischia di essere inghiottiti dal:a furia delle onde, come accadde, il lunedl di Pasqua del 1962, a tre ergastolani, che, al momento di mettere piede sull'isolotto, vennero travolti dal mare e vi perirono. E, poi, piogge torrenziali, che infieriscono per più mesi, fulmini che si abbattono su questa prigione borbonica, su questa isoletta che fu sempre albergo di :pena e di dolori". Questa la lettera di Padre Arcangelo, che, da un quadro agghiacciante, pur nella sommaria descrizione, della vita in quello originario nido di corsari, che ,prese il nome di Santo Stefano dalla chiesetta eretta, in onore di Papa Stefano, dai monaci cistercensi, i quali la ottennero in dono nel 1063 da Adinolfo, duca di Gaeta. Sul problema dell'abbandono dell'ergastolo abbiamo ritenuto opportuno ascoltare il pensiero del direttore generale degli Istituti di prevenzione e pena. La decisione - egli ha detto - ormai è un fatto scontato e, per la mezzanotte del 31 gennaio prossimo, nessun detenuto o agente di custodia dovrà più trovarsi a Santo Stefano. Il decreto ministeriale In proposito è stato firmato dall'on. Reale con decorrenza dal 1.o febbraio del 1965 e, pertanto, da quel momento il Ministero della Giustizia non avrà alcuna ulteriore giurisdizione sull'isolotto. In altre parole, da quel giorno, lo stesso Ministero non potrà stanziare nel suo bilancio alcuna somma di denaro da destinare a Santo Stefano; 11 che significa che chiunque dipende da quella amministrazione, dal primo febbraio dell'anno venturo, qualora avesse a trovarsi sull'isola, resterà senza vitto e senza assistenza alcuna. Dove andranno i detenuti? Dove an• dranno Raoul Ghiani, l'attuale scrivano ed 30 CONTROCORRENTE - Boston, Sprlng 1966
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