Controcorrente - anno XXII - n. 49 - primavera 1966

"Ritenuto che se ciò non avvenne, questa circostanza non deve andare a svantaggio dell'accusato e quindi si deve ritenere che la pena per la diserzione sia compenetrata in quella per cui fu graziato; "Dichiara colpevole il Cipriani del reato ascrittogli, e ritenendo già espiata la pena dovutagli, ne ordina la scarcerazione". UNA DICHIARAZIONE Cipriani fece, • come si sa, sabato sera, verso le sei, una visita al Circolo socialista in via Gozzardini. Oltre i saluti fraternamente scambiati, l'indomito comunardo fece anche un discorso d'occasione. Disse che sapeva di parlare fra persone che lo capivano, perchè i suoi Ideali collimavano con quelli più o meno larghi delle frazioni del partito socialista e rivoluzionario ivi presenti. Perciò il suo saluto, che usciva finalmente libero, dalle labbra, era di fratello, che ritorna nel grembo della famiglia. "Dimentichiamo il passato - disse - questo passato che noi - anelanti alle grandi mutazioni dell'avvenire - ha, in tutte le sue forme, amarezze e dolori. Formiamo Il grande partito rivoluzionario. Non gruppi nè chiesuole. "Un fucile ed un pacco di cartucce formi il soldato della rivoluzione. "Tutte le forze che anelano alla pronta trasformazione di questo decrepito corpo sociale, possono trovarsi armati su questo campo. "Nel primo giorno della mia libertà, io vi saluto col cuore esultante di speranza e di fede". da "D Piccolo Illustrato" Milano 1888 IL MASSACRAOLLECAVEARDEATIN Il 24 marzo del 1944, alle tre del pomeriggio la cella 276 di Regina Coeli era in festa. Seduti per terra o sui pagliericci ripiegati, stavamo in tre attorno a un mezzo chilo di foglie di tabacco compresse in un bel ·blocco squadrato, ritagliandolo con certe vecchie lamette da barba sfuggite alle perquisizioni. Quel tempo era arrivato da l'Abruzzo nel mio pacco insieme con un filetto di vitella arrosto, pane biscottato, uova sode e cartine da sigarette. Ma anche a Manlio Bordoni, Mario d'Andrea e Sebastiano Tranquilli la distribuzione del venerdi aveva portato qualcosa, pur nei limiti imposti alle famiglie dal razionamento feroce, e Sebastiano sllava a godersi uno dei suoi toscani sorridendo sulle nostre fatiche. Nel corridoio cominciarono a sentirsi rumori diversi dai soliti. A tutte le ore i posteri, i guardiani tedeschi del "terzo braccio", sbattevano le porte delle celle e facevano fracasso con i tacchi ferrati urlando i loro loss, komm, raus; su quel chiasso parecchi di noi si arrischiavano a intrecciare colloqui ad alta voce con gli inquilini delle celle dirimpetto, specie con le donne che occupavano tutta una fila del primo piano. Ma adesso i tedeschi si muovevano con riguardo: sul frequente scalpiccio del corridoio risuonavano i passi trascinati per le scalette e le passerelle di ferro e il colpo secco del chiavistelll. Quando sentimmo i passi cadenzati di un drappello, qualcuno si affacciò allo sportello rimasto aperto (una gentilezza che ci usava qualche guardiano) e vide schierati di fronte a noi una dozzina di SS armati di mitra, immobili con le spalle al muro fra l'infermeria e gli uffici del comandante. C'era sulle loro facce l'espressione della paura e del furore, due sentimenti che in certi momenti si confondevano nei soldati tedeschi; rosso di furore sembrava un giovane ufficiale con le spalline di maggiore che passeggiava nervoso avan ti e indietro. Non sapevamo che si chiamasse Kappler. Fra le quotidiane voci di avanzate americane dalla testa di ponte di Anzio, quella mattina si era diffusa nel carcere la notizia di una sparatoria avvenuta il giorno avanti in via del 'l\ritone fra alcuni antifascisti e un corteo che celebrava la data del 23 marzo, ma ,nessuno di noi pensò di collegare quella notizia con le novità che avvenivano sotto I nostri occhi. Seguitammo a tagliare il tabacco sbocconcellando pane e uova sode. Poi, da una cella accanto, urlando da finestra a finestra, qualcuno ci informò che i tedeschi stavano a raccogliere gente per portarla a lavorare nelle fortificazioni dei Colli Albani. Era una buona notizia: forse ci sarebbe toccato qualche giorno di vita all'aria aperta, forse avremmo avuto un'occasione per scappare. L'aria tersa della notte ci aveva fatto senCONTROCORRENTE - B04txm, Spring 1966 25

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