Controcorrente - anno XXII - n. 48 - inverno 1966

aver votato nelle elezioni del '24 per il fascismo. Erano a bordo di un camion condotto da certo Poli il quale si era rifiutato, benchè li avesse accompagnati per punire il contadino, di consegnare la benzina del serbatoio per bruciare la casa dell'antifascista. lJa ribellione del Poli fu punita: i fascisti gli spararono un colpo di pistola ferendolo gravemente. "All'ospedale di Pisa, il Poli giunse guidando da solo il camion. Mori poco dopo. La squadraccia pensò che Ugo Rindi, noto come antifascista, il quale si trovava a pescare in un fossetta insieme ad un amico, li avesse riconosciuti". Di qui nasce il delitto ché matura in un clima di feroce rappresaglia afflnchè la morte di qualche "sovversivo" terrorizzasse la popolazione pisana che non voleva subire il fascismo. Questi i precedenti. Lavinia Rindi, con voce commossa mi ha raccontato come si svolsero i tragici fatti quella notte. "Eravamo a letto - mi dice - quando sentiamo bussare alla porta. Mia cognata, Rosa Lorenzetti scende le scale, apre la porta e si trova di fronte quattro o cinque persone che si qualificano per agenti di polizia. Chiedono di mio fratello. Mia cognata lo chiama e lui scende in ciabatte, con le scarpe in mano. Colui che si era qualificato come commissario di PS immediatamente si rivolge agli altri: "Agenti arrestatelo!". Chiediamo inutilmente - prosegue la signora Lavinia - cosa avesse fatto mio fratello. Non ci rispondono. Lo portano via senza neppure dargli il tempo di lavarsi la faccia". "Il cadavere di mio fratello fu ritrovato alle 3 da due barrocciai sulla via del Mormigliaio i quali avvisarono gli agenti del dazio che si trovavano nei pressi di casa mia. Mi ricordo perfettamente di Carosi - mi ha detto Lavinia Rindl. - Era entrato in casa mia insieme a un altro che identificai per l'avv. Giulio Malmusi. Portava un lm• permeabile scuro e un cappello con una lunga tesa, come quelli che usano i fantini. Il Malmusi in cucina prese un coltello triangolare che serviva a mio fratello appassionato di caccia e di pesca. Con quello fu poi pugnalato e ucciso". Lavinia Rindi inizia a questo punto a ricordare la sua battaglia per mandare in galera gli assassini del fratello. Ricorda quando un mese dopo il delitto fu portata in carcere, a riconoscere il Carosi che nel frattempo era stato arrestato, insieme all'avvocato Malmusi. Il Carosl era stato trovato da un carabiniere sotto un mucchio di fieno; neessuno aveva più dubbi, la popolazione pisana si era tranquillizzata. Lavinia Rindi ricorda perfettamente il processo celebrato a Genova nel '25. "Fini tutto in una bolla di sapone - dice con amarezza. - Il processo si svolse in una atmosfera di esalta• zione degli imputati e i giurati li assolsero facendo loro grandi scuse". La sentenza fu annullata dalla Corte di Cassazione nel 1945 e il nuovo processo celebrato a Pisa doveva portare alla condanna dell'imputato: 21 anni di carcere. Chi era Carosi? Abbiamo posto questa domanda a numerose persone, soprattutto ai vecchi antifascisti che ricordano con vividezza di particolari tutte le sue bravate criminali. Nelle zone della provincia di Pisa, Carosi ha lasciato il segno delle sue gesta. A Ripafratta, a Guardistallo, a Navacchio e a Filettole ci dicono tutti, per definirci Il tipo, quali parole pronunciava appena entrava nei bar: "Ne ho uccisi otto, ora pago da bere a tutti". Questo era il suo motto. Alessandro Carosi era nato a Roma il 9 febbraio 1899. Nel '22 lo troviamo a Pisa, a Ripafratta, dove il 16 luglio uccise Florindo Nogeri. Come avvenne questo delitto? E' il primo episodio di una serie: Carosi, (come ci è stato riferito), entra nella sezione fascista, e spara alcuni colpi di pistola per terra: lo fa sempre, è la sua "firma". Poi vuole imitare le gesta di Guglielmo Teli: piazza una mela sulla testa del Noferi e spara colpendolo al volto e uccidendolo sul colpo. Viene condannato e poi amnistiato. Nel 1924 lo troviamo implicato, come abbiamo detto, nell'assassinio di Ugo Rindi. Egli aveva preso sempre più quota nello ambiente fascista: a Pisa fra le squadracce nere c'era una divisione. Alcuni erano seguaci di un certo Santini, altri di certo Morghen. Carosi era uno di questi e uno dei capi, tanto è vero che i fascisti cantavano allora: "0 Santini, o Santini ti si scanna, e Caro! e Carosi trionferà". Poi lo troviamo a Guardistallo nel 1927, poi a Vecchiano. A Guardistallo vive in• sieme a una donna, Beneforti Assunta: ma Carosi era un uomo che non poteva avere una donna sola e quando questa cominciava a dargli fastidio sapeva come liberarsene. Assunta Beneforti, detta "la reginetta" CONTROCORRENTE - Boston, Wit1ter 1966 9

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