perchè vede traverso le anime come traverso un cristallo terso. Ella, dunque, ha creduto di soffocare il Quartare.lismo con poche misure di polizia. Dicono che ella sia un uomo pratico, un realizzatore. E invece, ella si illude troppo facilmente. Di fronte a lei, montato sopra un grande cavai.o bianco, verso fulgide vittorie, e folle felici in un regno novissimo, ricco di giuste leggi e di ben ordinato lavoro. La troppo facile fortuna le fu avversa ed ella non ha potuto compiere nulla di grande. Ha ucciso senza gloria. Soltanto questo ha fatto, Eccellenza. E un morto riassume nel suo nome tutti gli altri perchè era il migliore, forse, o perchè il suo assassinio fu accompagnato dal maggiore orrore: Giacomo Matteotti. Ho scritto una volta che tremila Matteotti senza medaglietta giacciono sepolti e insepolti dietro le siepi, nei casolari, nei poveri camposanti d'Italia. Ma essi non hanno un nome. Ella ha fatto bruciare duecento o trecento camere del lavoro, duecento o trecento cooperative, diecimila case d'avversari, ha mandato in carcere o al domicilio coatto cento mila nemici, ha costretto all'esilio mezzo milione d'uomini liberi. Ebbene tutte queste miserie, tutte queste vittime non hanno più un nome. Si chiamano Giacomo Matteotti. Giacomo Matteotti, per l'avversa fortuna che in morte gli arrise, è diventato, on. Mussolini, IL MARTIRE IGNOTO della reazione italiana. Passeranno gli anni, I decenni passeranno, Eccellenza, I secoli. Ella non sarà più. Da centinaia di lustri il suo cadavere sarà polvere e la polvere l'avrà dispersa li vento col nomi e la memoria di tutti noi. Nessuno s'incaricherà più di leggere la sua prosa tronfia e sconclusionata, i ritmi del mio virile dolore. Ma il suo nome, Eccellenza, vivrà ancora e non sarà legato a nessun fatto di armi, a nessuna legge ammirabile, no, sarà Indissolubilmente, lmplacabi'mente incatenato al nome di Giacomo Matteotti. Nerone seppe uccidere da quanto e più di lei. Ma fu un genialoide e resse con mano ferma i destini d'un Impero corroso, tenne a freno le legioni, I nemici, I pretoriani. Sono passati duemil'anni, ormai. .. La Storia chiede: Nerone? La eco risponde: Britannico. Teodorico fu, Eccellenza, il più grande condottiero di sua gente, cui dette vittorie e glorie, cui conquistò a sede uno del più fertili, del più bel paesi allora conosciuti; fu un grande legislatore. un gran re; fu, Eccellenza, tutto quel ch'ella non è. Dove gacciono le sue ossa? Il mausoleo di Ravenna è cupo d'ombre e di misteri. La storia chiede: Teodorico? la eco risoonde: Boezio. Fu Federico II un nobile cavaliere. Bello di persona e d'anima. Sotto la capellatura bionda e nei grandi occhi azzurri aliavano i sogni tutti delle foreste vergini di Soavia. E tenne a battesimo nella sua corte la bella lingua del si e, maestro d'armi. fu in pari tempo maestro di cortesia e forgiatore di ottime leggi e padre al suo popolo. Il suo cadavere? Lo cercano errando le streghe fra il gorgogliare dell'acqua del Busento insieme a quello che gli fu erede e perse, ne la battag.ia, il trono. Che cosa rimane di lui? Qualche verso d'amore. La storia chiede: Federico: La eco risponde: Pier della Vigna. La stolta ambizione e l'infamia grottesca di Francesco IV di Modena hanno un nome: Ciro Menotti. Lo stesso capestro è per il principe vigliacchetto capestro d'infamia, per il martire stelo di gloria. E passeranno i secoli, Eccellenza. E quando la storia chiederà: Benito Mussolini? la eco risponderà: Giacomo Matteotti. Quel nome, Eccellenza, la perseguiterà in vita fino alla morte; e sarà la sua unica vita presso i posteri, qualunque prodigio ella potesse operare domani. La storia non perdona ai grandi nemmeno un solo attimo d'umana bassezza perchè la fortuna, portandoci in alto, ci Impone più alti doveri. E quelli che han meritato la fortuna lo sanno e s'obliano raramente. Dei mediocri invece unico scopo è li dominio. E' quello che contraddistingue il pervenuto dall'uom? di genio, dall'uomo rappresentativo, dallo eroe. Quest'ultimo sente d'istinto d'appartenere alla storia, sa che la vita non conclude mai che, per lui, neanche la morte conclude: si che compie ogni suo atto pensando di scrivere la pagina di una cronaca o d'una biografia che sarà letta ancora quando le sue ossa, le sue ceneri saranno disperse. Il mediocre vive la sua vita di ogni giorno, d'ogni ora, incurante del giudizio dei posteri. Bada alla soddisfazione dei suoi appetiti, delle sue passioni, allo sfogo de' suoi rancori. Poco gl'importa che, dopo Il suo giorno estremo, diluviano seracchi sul suo nome e sulla sua memoria. E' aml:>iziosoma la sua ambizione è piccola, è bassa: cortomlrante; tende a conquistare sempre l'applauso del momento; seppur gli costi la maledizione del secoli. Tutti gli atti di Benito Mu~solinl hanno Il marchio della sua mediocrità, il suggello della sua volgarità; egli compie un gesto, pronuncia un discorso solo per suscitare un uragano di commenti entusiastici della sua stampa pagata. del suo partito mantenuto. si compiace degli alalà dei suoi sgherri, detta loro le formu'e della lode abietta e s'inebria sentendosela echeggiare all'orecchio. Ignora l'esistenza del tribunale della storia che liberamente giudica e accoglie soltanto la testimonianza del liberi. Non sa che, mentre l'aria rintrona degli evviva cortigiani del venduti, in cento soffitte cento penne avvelena te fissano su carte che invano si tenta di distruggere il documento che svela il tn1cco, che eterna la vergogna, che trasmette al millenni la condanna. Benito Mussolini non aveva Ingegno, non aveva nessuna so'ida preparazione culturale e politica, non aveva nemmeno ancora l'abitudine. la consuetudine del parlamento, non aveva nessuna Idea Intorno al funzionamento degli organi del governo. Portò dunque al governo una novità: la sua spaventosa 32 CONTROCORRENTE - Boston, Winter 1966
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