sia rappresentativo, sia socialista il Potere, esso sarà sempre in mano del più forti, dei più furbi, dei più abili; ed io, che aborro la tirannia, agogno quell'assetto sociale che dia al potere la minor forza possibile. Se anarchia n-on avesse già un significato pregiudicato, direi che l'ideale irraggiungibile della perfezione sociale dovrebbe essere l'anarchia, cioè l'assenza del potere centrale, nel senso che i cittadini siano abbastanza civili per regolarsi da sè in ogni contingenza. E' inutile star qui a mostrare come delle affermazioni cosi audaci diventassero innocue e quasi insidiose, con quel semplice aggettivo di " irraggiungibile" applicato al nome di anarchia. Nonostante sono affermazioni interessanti, data la persona che le faceva ed il tempo in cui venlvan fatte, mentre le carceri eran piene di anarchici, e questi perseguitati e calunniati nel modo più infame. Turati faceva seguire alla lettera una nota assai arguta, In cui mostrava come fossero vane le invocazioni alla libertà in regime di monopolio economico, e domandava al De Johannis se la sua inimicizia contro lo Stato e la legge arrivasse fino alla rinuncia di ogni protezione legale ed armata del diritto di proprietà. D'Interessante, sempre nella prima annata, v'è un lungo studio-recensione di Giorgio Plekanow (numeri 13 e 14 del 10 e 30 settembre 1891) sopra il libro d'uno scrittore anarchico troppo presto scomparso: La Civiltà e i grandi fiumi storici di Leone Metchnilroff, con prefazione di Reclus. Anche Il libro è divenuto da gran tempo raro e introvabile; perciò, dal punto di vista informativo lo studio del Plekanow può essere utile, malgrado le frecciate contro l'anarchismo di cui è cosparso qua e là. Saltando alla terza annata, segnalo ai cultori della storia delle origini del socialismo e dell'anarchismo (fra gli altri, al nostro amico Max Nettlau) una breve nota biografica di S. Colombo e C. Lazzari sopra un precursore, l'avv. Federico Filippi, ancora vivo a quei tempi e che si professava anarchico, benchè appartato completamente dalla vita politica, il quale fin dal 1850 nel giornale La Fratellanza di Cuneo e nel 1855-56 nella Ragione di Torino ,aveva rivendicato I diritti sociali del lavoratori in polemica con tutti gli uomini politici e gli economlstl del suo tempo. Nella rivista di Turati venlvan ricordati, fra l'altro, due scritti del Filippl sulla "Libertà dell'Usure" e sulla "Produttività del Capitale" ed un altro del 1871 nel Libero Pensatore sul teismo di Mazzini (n. 8 del 16 aprile 1893 della C. S.J. . . . Ma nel 1893 la Critica Sociale aveva perduto molto della serenità e cordialità verso gli anarchici dei primi due anni. Si può dire che i suol scrittori, ormai, avessero rinunciato a capire del tutto chi fossero e che cosa in realtà volessero gli anarchici. A far giudicare della incomprensione enorme cui gli "scientifici " del socialismo arrivarono, fin da allora, a proposito di anarchici e di anarchia basterà ricordare che in un ,articolo di O. M. il romanzo di ambiente Gli Anarchici di J. H. Mackay, pubblicatosi allora In tedesco, era gabellato (vedi C. S. n. 3 del l.o febbraio 1893) per " Il libro più compiuto di teorie anarchiche": all'incirca, per gli anarchici, ciò che per i socialisti è il Capitale di Marx! Eppure anche allora non era ignoto che il libro del Mackay (anticomunista ed antirivoluzionario) Interpretava le idee di un ristrettissimo gruppo di dissenzienti, completamente fuori del movimento anarchico internazionale. A rileggere quella prova di somaraggine "scientifica " oggi vien da ridere, specie se si pensa che le iniziali O. M. sono di un nome che, se non erro, oggi risponde alla persona di un noto giornalista conservatore e senatore del Regno ... Pochi mesi dopo, Jn dicembre del 1893, dalle stesse colonne, Carlo Tanzi, a proposito del recente attentato di Vaillant alla Camera francese ,sentenziava nientemeno che lo anarchismo si era suicidato per sempre; e la redazione della Critica Sociale approvava, ripetendo la sciocchezza del social-democratlci tedeschi - dichiarata erronea (lallo st.esso Turati due anni prima - che " l'anarchismo pratico co.rne quello teorico non è che il principio individualista borghese veduto al microscopio: la negazione in termini del socialismo". • • • Ormai la spinta era data. Nell'anno seguente, - il 1894 del terrorismo anarchico, degli stati d'assedio, dei tribunali militari, delle leggi eccezionali crisplne, del domicilio coatto, ecc. - la Critica Sociale, come avevo già ricordato, accentuò ed lnasprl oltre ogni dire la sua ostilità contro gli anarchici e l'anarchismo. Filippo Turati scrisse bensl (n. 13 del l.o luglio 1894l un articolo su l'uccisione di Carnot da cui traspariva una certa personale simpatia <per "Il giovinetto autore dell'attentato", per quel Caserio che egli ricordava "mite, pensoso, taciturno, notoriamente affettuoso e laboriosissimo, rivelante una natura profondamente compresa del sentimento del dovere e del sacrificio; e, dal punto di vista legalitario del socialismo, quell'articolo rispondeva abbastanza dignitosamente alle diatribe del giornalismo borghese di quel tempo. Ma l'anarchico che si sacrificava, nonostante, non era altro più per Turati che un " Inconscio seguace dello individualismo borghese". I parenti ricchi rinnegavano definitivamente i parenti poveri. Ma questi ultimi, ricchl d'una ricchezza tutta spirituale, non ammainarono la loro bandiera, non scomparvero: ed oggi, dopo trentatrè anni, sono sempre sulla breccia, non meno Instancabili degli altri, a difesa della comune libertà. Perchè se gli uomini Invecchiano, muoiono o cambiano, resta l'Ideale che non muore mai, - e coloro che gli son restati fedeli 'finiscono sempre col ritrovarsi. LUIGI FABBRI Settembre 1924 30 CONTROCORRENTE - Boston, Wi11ter 1966
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