Vero è che sulla fine del suo articolo Engels prevedeva che la borghesia, stretta dal laccio al collo, sarebbe essa per la prima uscita dalla legalità per schiacciare il socialismo con la violenza; ed in un senso lato si può dire che ciò abbia tentato appunto la borghesia internazionale scatenanClo la guerra. Ma le profezie dell'Engels non sono per questo meno ingenue, nè mostrano di meno il terribile errore fondamentale che che ha guidato la social-democrazia marxista verso il grande fallimento del 1914 e tutte le disastrose conseguenze scaturitene per il proletariato europeo fino ad oggi. Nel 1891-92 l'errore aveva tutte le apparenze e le seduzioni della verità. Gli ammaestramenti delle rivoluzioni dal 1848 al 1871 erano ormai dimenticati, e la fortuna materiale e numerica della democrazia socialista tedesca abbagliava le maggioranze proletarie. Gli anarchici invano resistevano all'infatuazione generale; fuori d'ogni movimento pratico, un po' anche per colpa loro, essi ormai si confinavano nella sola teoria o nell'azione individuale, e la condizione d'inferiocità in cui ciò li metteva li inaspriva verso tutti e contro tutti. La Critica Sociale accentuò quasi subito il suo indirizzo " tedesco " ed ,anche nel titolo fini con l'autochlamarsi "rivista del sociallsmo scientifico " - denominazione che fu abbandonata di nuovo parecchi anni dopo, forse perchè se ne comprese la poca serietà. Sarebbe sciocco e ingiusto negare il contributo portato dalla Critica Sociale al momento delle Idee socialiste ed alla loro elaborazione sulla fine del secolo scorso ed il principio di questo. In essa han fatto le prime armi i più begli ingegni del socialismo ed altri fervidi Intelletti che, pur non essendo socialisti, al socialismo si avvicinavano assai. Alcuni intellettuali del mondo borghese, come De Amicis, Corradlno, Lombroso, Graf, ecc. si orientarono verso Il socialismo sotto la sua influenza. Guglielmo Ferrero, Achille Loria, Fr. S. Nlttl, Roberto Ardigò, Giovanni Marchesini, ecc. vi collaborarono chi più chi meno attivamente. Fra gli altri troviamo anche dei nomi, che non ci Importa ripetere, polchè ardenti socialisti allora, oggi sono fra I peggiori nemici del socialismo. In quei primi due o tre anni portava una nota simpatica nella rivista Il poeta Ferdinando Fontana - un nome, anche questo, troppo presto e ingiustamente dimenticato - di Idee repubbllcane e socialiste, ultima eco della scapigliatura letteraria milanese cavallottlana di quindici anni prima. Ma, ripeto, In breve volger di tempo la Critica Sociale si fece sempre più uniforme, democratica, quasi direi arcigna. Chiusa nei suol confini del materialismo storico, della lotta di classe ,della conquista elettorale del pubblici poteri, della politica parlamentare e municipale, ecc. diventò una specie di laboratorio Interno di partito. Continuò ad essere Interessante per gli studiosi di sociologia, di politica e di economia, ma i non appartenenti al partito socialista vi si sentivano, anche come lettori, del tutto estranei. * * * Specialmente dopo il congresso di Genova del 1892, da cui data la separazione "ufficiale " tra anarchici e autoritari del socialismo, la Critica Sociale divenne molto aspra contro gli anarchici (non dico mica con questo che gli anarchici fossero dolci verso di lei>; ed io ricordo ancora l'ira suscitata tra gli anarchici relegati a domicilio coatto nel 1894-95 dalla pubblicazione di una serie di articoli di Giorgio Plekanow, pieni di fiele, di banalità e di critiche ingiuste e superficiali. Lo stesso Filippo Turati perdè più volte la sua serenità; ed è ricordando ciò che sono rimasto sorpreso, leggendo nella prima annata della Critica Sociale degli articoli sugli anarchici e l'anarchismo nei quali Turati si mostrava bensl lo stesso avversario di sempre, ma assai più equanime, ,più sereno, più informato delle idee e del movimento anarchico di quello che io mi credessi intorno al 1894, quando entrai nel movimento anarchico .trovando proprio nel maggiore ardore le polemiche fra anarchici e sociallsti e le ire dei miei nuovi compagni contro il direttore della Critica Sociale. Nel No. 7 del 10 maggio 1891 il Turati pubblicava appunto un articolo sugll "Anarchici", per stabilire i punti di dissenso fra questi e i socialisti della sua scuola, non privo di parole simpatiche e giuste. Egli ammetteva che " l'Idea anarchica sia destinata ad assumere una grande Importanza operativa quando conquistato dalle masse lavoratrici il potere politico, si cominceranno ad instaurare I nuovi ordinamenti collettivisti. E proseguiva: "E' allora che la tendenza anarchica, nella sua manifestazione più ideale spiegherà davvero tutta la sua efficacia, proclamando I benefici della libertà e dell'individualismo contro le possibili comprensioni e la eccessiva uniformità che potessero nascere dal nuovo regime. Noi non pensiamo, come pensa la più gran parte dei socialisti alemanni, che l'anarchia non sia che l'estremo sviluppo e la logica conseguenza del principio borghese ... Non possiamo dimenticare che gli anarchici si accostano, In generale, al socialisti nella critica ai presenti sistemi e, nelle loro previsioni, per quanto llriche ed ottimiste, sconfessano costantemente il diritto dello sfruttamento esercitato dall'uomo sul suo simile". Più oltre notava esservi tra gli anarchici un numero non Indifferente " temperamenti sereni e mitissimi di apostoli e di martiri veri"; e che pur essendovi fra essi "qualche violento, negli anarchici veri si sente sempre, anche sotto la violenza, un Impulso generoso ed umano che manca affatto alla violenza legale ed alla violenza borghese". L'articolo In sostanza difendeva gli anarchici contro le diatribe e le calunnie del borghesi. Lo faceva bensl In modo che, come Turati stesso ammetteva, non poteva piacere nè In un campo nè nell'altro; 28 CONI'ROCORRENTE - Boston, Wittter 1966
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