Controcorrente - anno XXII - n. 48 - inverno 1966

tutti, la nuova e vera e grande civiltà si attuerebbe presto con la rivoluzione simultanea. Non c'è da il!udersi: con l'ignoranza non si può ottenere alcuna vittoria decisiva: l'ignorante è conseguentemente schiavo di tutti, persino del suo medico. Deve perciò acquistare una cultura indipendente, rivoluzionaria, e combattere contro quella cattedratica dove regnano i germi di tutti gli errori e orrori politici e religiosi che fanno dell'individuo un vanesio fino al punto di credere che il sapere scolastico sia la base di ogni sapere. Se proprio vi fosse qualche ignorante ostinato, non dovrebbe eleggere, nè offrirgli libertà di scelta, potrebbe tuttavia eleggere quel compagno che farebbe per lui. Ridotto il lavoro a quattr'ore, chiunque potrebbe dedicarsi un'ora o due ore quotidiane allo studio. La Grande Legge, capillare solo quando è di assoluta necessità, dovrebbe essere espressa in forma così facile da non avere il bisogno di un'interpretazione qualsiasi: sarebbe desiderata, sancita, sperimentata dal popolo e dopo due anni confermata dal'.a grande maggioranza. Come potrebbe legiferare il popolo? Individuai• mente col rivolgersi alla Grande Legge oppure ai suoi patrocinatori eletti da lui e sostentati dalla stessa o in certi casi per mezzo del referèndum o con altri mezzi consigliati dalla pratica. Compiuta la legislazione mondiale, il popolo deve porsi decisamente a guardia di essa, perchè solo cosi può sorgere quella testimonianza atta a realizzare la Giustizia. Vi sarebbe comunque libertà di pensiero e di stampa, di critica, alla quale sarebbe doveroso che la Grande Legge risponda, confuti o si migliori, sempre con :•approvazione della maggioranza. Si deve agire solo quando si tenta di manomettere anche minimamente la volontà generale, la Grande Legge, che offrirebbe il potere bellico per difenderla. Qualsiasi individuo ha il diritto di vivere bene, di essere protetto dai suoi patroci• natori e dall'economo familiare, sia lavoratore della penna o der a zappa. ·Poichè tutti sarebbero usufruttuari, non più proprietari, ossia le cose acquistate sarebbero solo di proprio godimento, non potrebbero essere donate ad altri sotto qualsiasi pretesto, altrimenti potrebbero risorgere la speculazione e la corruzione, necessiterebbe un economo familiare che registri l'attivo e il passivo di ciascuno; e se dovesse risultare che per malattia o per altra causa di cui l'individuo non è responsabile, si trova in istato di' dissesto, deve l'economo familiare appellarsi alla Grande Legge per il suo miglioramento. L'uomo non sarebbe più in balia di se stesso, degli eventi. Si entrerebbe - come si vede - in uno stato di tranquillità economica che porrebbe in evidenza la bontà e il bisogno di amare che sono in ogni uomo. Cesserebbe l'autorità in quanto sia per il miglioramento sia per le punizioni, l'individuo sarebbe difeso dai suoi patrocinatori eletti da lui e sostenuti dalla Grande Legge e cosi attraverso un rigoroso processo dimostrativo, trovandosi allo stesso livello del suo avversario (non come oggi che il povero improtetto ha quasi sempre torto> non essendoci più la proprietà che può corrompere, non potrebbe che porre in evidenza la sua incolpevolezza e cosi la Giustizia si realizzerebbe. La libertà di scelta deve estendersi al massimo possibile, perfino a quella del proprio compagno di lavoro. La differenza che sussiste fra il povero e il ricco, consiste precisamente in questo: che il primo ha scarsissima possibilità di sce·ta, il secondo è il vero signore delle cose. Dunque l'autorità verrebbe sostituita da questa continua elezione\ che si realizzerebbe in una vera selezione delle capacità umane e della qualità dei prodotti. Dunque scelta del maestro per il proprio figliuolo, del medico, dei patrocinatori, de le medicine consigliate dal dottore, ma volute dal paziente, scelta della propria abitazione e dello stile che desidera, scelta del proprio lavoro, questa pero compatibile con la realtà, comunque i lavori difficili, faticosi e di responsabilità verrebbero ad essere maggiormente rimunerati, infine realizzare :'abolizione assoluta della disoccupazione. Questa è la strategia del terzo regime da me esposta nelle linee principali per mancanza di spazio, che io propongo e non impongo, perchè lo si può solo con le armi; ed anche se lo potessi, non lo farei, in quanto la Verità non va imposta, ma sentita dal nostro spirito. So che l'esempio e il persuadere costituiscono un metodo ingenuo per molti, ma non vi è a·tro sistema per chi vuole risolvere onestamente il problema sociale. Non ho esposto il procedimento documentario che faciliterebbe l'affermazione della Giustizia e la difficoltà enorme d'ingannare o trasgredire la Grande CONTROCORRENTE - Boston, Winter 1966 19

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