Controcorrente - anno XXII - n. 48 - inverno 1966

mettere un po' d'ordine e di sistema nelle mie aspirazioni e nei miei studi". Augusto Bebel e Clara Zetkin completarono la sua cultura prima che, giunta a Roma, potesse diventare allieva prediletta di Antonio Labriola ed abbracciare l'ideologia marxista. "Descrivere quello che furono per me le lezioni e lo stesso incontro con Antonio Labriola - cito ancora la Balabanoff - non è possibile. Dire che egli ci Insegnava a pensare è troppo poco. Egli ci costrinse ad applicare la critica e l'autocritica a tutti i campi del pensiero e dell'azione umana, senza fermarci dinanzi ad autorità o verità acquisite. Ad averlo per maestro siamo stati dei privilegiati". Da Labriola, Angelica Balabanoff imparò che la via che conduce al trionfo dell'ideale socialista "è lunga e difficile, piena di scogli e di spine". Erano gli anni del caffè Aragno e delle prime biciclette. E la Balabanoff fu una delle prime donne a farsi viva, in via del Corso, con aria di sfida, alla guida di una bicicletta. Iscrittasi' al Partito Socialista Italiano si getta nella lotta per la redenzione del proletariato e chiede di andare a Losanna ed in tutta la Svizzera. Lei, poliglotta privilegiata, ad insegnare, ai muratori ed ai manovali emigrati, il tedesco ed il francese, a far da interprete e da segretaria, condividendo con loro il cibo, l'albergo e la vita dura di tutti i giorni. Fu in quel periodo che una sera, tenendo una conferenza, scorse che une1dei muratori che frequentavano la sede della camera del lavoro, era in condizioni penose, In preda alla febbre ed all'agitazione. Alla fine lo avvicinò. "Sono un uomo fiinito - le disse - lasciatemi perdere al mio destino, sono ammalato e privo di volontà di guarire!" Era Benito Mussolini, uno dei tanti, disoccupato e lontano dal proprio paese. Spinta da un moto di umana solidarietà la Balabanoff lo portò nel movimento socialista, condividendone successivamente le impostazioni massimaliste e le responsabilità nella direzione dell'Avanti! Quando Mussolini, improvvisamente, senza avvertire nè la direzione del Partito, nè la stessa redazione del giornale, pubblicò un articolo in cui si proponeva la partecipazione dell'Italia alla prima guerra mondiale, fu la stessa Balabanoff a proporne l'espulsione dal giornale e dal Partito. Con la grande guerra, accanita sostenitrice della politica del non Intervento, corre a Zimmerwald e diviene la segretaria di quella Conferenza internazionale, propugnatrice di un immediato trattato di pace fra i popoli belligeranti. In Svizzera entra In contatto con Lenin. Scoppiata la Rivoluzione in Russia, torna a Mosca ed è Commissario del popolo. Quando li potere viene assunto dai Soviet, crede ancora nella democrazia popolare e si scontra inevitabilmente con la realtà del leninismo. Scriverà di quell'epoca: "Fu nel 1921 che mi convinsi della incompatibilità del mio modo di considerare ed applicare i dettami del socialismo marxista con i metodi usati dai bolscevichi. Questi metodi mi rivelarono in tutta la loro nefandezza durante la campagna dei bolscevichi contro il PSI e Serrati in particolare. Fu a proposito di questa soprattutto che io, per non diventare complice, lasciai la Russia bolscevica troncandl) nello stesso tempo ogni relazione col movimento comunista internazionale. . . Il mio caso fu considerato tanto grave che si aspettarono tre anni prima di espellermi e l'espulsione fu resa decreto del governo colla "giustificazione" di ragione pubblica mercè un apposito del procedimento "a carico di una persona che aveva ricoperto funzioni di cosi grande responsabilità e che godeva della fiducia e del riconoscimento unanime sia del popolo russo che della Internazionale""· Prosegue il racconto della Balabanoff: "Nei commenti dedicati dalla stampa moscovita a quel provvedimento fui, tra l'altro, accusata di aver collaborato ad un giornale "socialfascista", cioè all'Avanti!, che a quell'epoca, con un eroismo senza pari, lottava contro il fascismo. L'autore di quell'articolo (che era il portavoce di Zinoviev) non si peritò di scrivere che la mia collaborazione col governo bolscevico costituiva ormai una vergogna. Quando il suo padrone cadde in disgrazia, quello stesso individuo scrisse poi sul suo conto, come aveva fatto per Trotsky detronizzato, cose assai più gravi". Dalla Russia leninista iniziò l'esilio di Angelica. In Italia c'era ormai il fascismo: fu cosi che dovette riparare in Austria prima, in Francia poi. A Parigi fu vicina alla colonia antifascista, diresse l'Avanti! durante la guerra spagnola, condivise le miserie e le speranze di Turati, di Modigliani, di Treves, di Nenni e di Saragat. Alla fine della guerra di Spagna si rifugiò negli Stati Uniti e riprese la sua intensa propaganda per convincere gli americani CONTROCORRENTE - Boston, Wi,iter 1966 11

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