Controcorrente - anno XXII - n. 48 - inverno 1966

~ONTBO~O WINTER 1966 In questo numero Gli amici della rivista .............................. . 2 Voci di protesta, di Davide Jona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 Castro liquida il castrofilismo anarchico, di Brand. . . . 5 Figuri e figure - Alessandro Carosi, di Sandro Carli. . 8 La morte di Angelica Balabanoff, di Giorgio Giannelli . . 10 Carlo Tresca - dimenticato?, di Giuseppe Popolizio.. 12 TRIBUNA LIBERA - C. R. Viola - Giovanni Tummolo - Nada Serano - Ignazio Di Salvo - Luigi Costantini - Vincenzo Cassotta - La Lanterna Riesina. . 14 Alcuni ricordi personali su Rose Pesotta, di Valerio.. 24 Un insulto, di La Vedetta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 Rovistando tra vecchi giornali, di Luigi Fabbri . . . . . . 26 Tributo a Mario Mariani (Il), di Domenico Falco . . . . 31 A PIOMBO, di "Il Muratore" . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39 PICCOLA POSTA .................................. 44

Gli . . amlCl della rivista CONTROCORRENTE, pubblic.uione dedicala alla lolla conlro il /a1ci1mo ••• Intere•• 1anti11ima pubblictuione. Vn i,ero piccone demolitore di tulle le impo11ure /a1ci1le; un /lagella1ore implacabile del regime totalitario fa1ci1ia. Scriuo con cono1cen.za di falli, da genie che ,a 1enere le penna in mano e colpi1ce a 1egno, con preci,ione, con auacchi ,errali, il giornale di Boaton ,i legge con piacere. Altamente i,trutti110. Lo raccomandiamo a tutti i noatri lettori. CARLO TRESCA "IL MARTELLO" 14 Maggio 1939 Urbana., Ill.: Unh·ers1ty of llllooJs: complete set °Controeorrente" old serles, '1tli.00i complete set, 40.00 "Controoorrente'", uew Brooldyn, N.Y.: V. Fattlbene serie.a ... lU.00 6.00 Coatesvllle, Pa.: l\l. Amadio . . . . . . . • • . • . . . G.00 Detrolt, Mtcb.: A, E. A. . .................. 10.00 brooklyn, N. Y.: 8. Martlnelll . .. .. .. .• .. .. . 3.00 Alhambra, Oal.: G. Cangemt . . . . • . . • . • . . . . 6.00 New York, N. Y.: V. l8ca ..... ~ •..•...... 8.00 Brooklyn, N. Y.: A.. Lo~·erdl . . . . . . . . • . . . . . . . 10.00 IDngham, Mass.: E. Boward . . . • . . • . . . . . . . Z.00 il:oboken, N.I.: M. Lorusso 3.00 HLngbam, Mass.: E. Howard 3.00 New York, N. 'l'.: F. J..anza. . .. . . .. . . ~.oo Cedar Polnt, 111.: B. Capitani . . . . . . . . . 5.00 Plymouth, Mass.: V. Dl Salvatore 3,00 Boston, Mas,,: A. Valerl . . . . . . . . • . . . . • • . . . G.00 Pltbburg-, Pa.: T, Pradetto . . . . IS.00 Seheneetady, N. Y.: F. Parrei.la 3.00 Detrolt, Mlcb.: E. Brizio . . . %.00 Waterbu.ry, COnn.: M. De Olampl.s . . . . . . . 5.oo Plttsburgb, Pa..: F. Barbano . . . . . . . . . . . G.00 Cbest.er, l\fa.ss.: L. Cardarelll . . . . . 1.00 Campbell, Oallf.: N. Plldol-·an . . . . . . . . . . . . . . 0:.00 Newark, N. S.: F. Bellomo . . . . . .. .. . . .. . . . 2.00 Rlvesvllle, W. \Va.: J. Popollzlo . . . . . . . . • . . . 10.00 Oarfteld, N. J.: F. Llbertl . . . • . IS.00 Sea Cllff, N. Y.: E. Conclllo . . . . . . . IS,00 New York, N. Y.: A meno Cas5otta: A. Bevilaequ&, IS.oo; M. Caasotta, 3.00; V. Ca&- 90tta, IS,00 • • . • • . . . • • • • • • • • • • • 13.00 La Cresoenta, Ca1.: 1 R. A. Oarrtllo, in memori.a del m&rlto . .. .. .. .. .. .. . . .. . . . . 6.00 Chicago, Jll.: N. Bra.nchlnl . . . . . 5.00 Chicago, 111.: O. l\leuCCll . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.00 New York, N. Y.: L. Pucelo . . . . . . . . . . . . . . 15.00 Long Beach, N. Y.: O. Prooo,plo .. . . . . .. .. .. 6.00 Pbltadelphla, Pa. : Gruppo OarlO Tresca, a mezzo Roo<lhJ .....•......•... 40.00 l\-loneesen, Pa.: F. DI Benedetto . . . . . . . . . . . . . . 15,00 Stou,rhton, M'.a.e,J,: A. Urdl . . . • . . . . . . . 5,00 Revere. Maas.: S. Ma.none . . . . . . . . . . . JS.00 Swampseott, Mass.: L. Ooetanttni . . . . . . . IS.00 Lynn, 1\lau,: N. Salvuecit . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3,00 Newton Oenter, Maee,: T.1. DI Giovanni . . . . . 4.00 Arltnatoa, MAH,: M. Tonuoct 5.00 Newtoa, MaN,.: D, Penunl ... .. .. .. .. .. .. . 1.00 Newton, Mass.: N. PaglJa ..••.... , .... , . . . 1.00 Newton, Mass.: L. DI Bona . . . . . . . . . . . . . 1.00 Newton, MaH,: Ngulatore . . . . . . . . . . . . . . . . . i.oo l\lalden, Mass.: Andrea . . . . . . . . . . . . • . • . . . . . 1.00 BrJghton, Mass.: L. Salvuecl . . . . . 1.00 Brlgbton, ~lass.: G. Cug"lnl . . . . . . . . . . • . • . • . . . 1.00 Spring va.lley, nt.: F. Saccaro . . . . . . • . . . . . . 5.00 Ba.rrlson, N. J.: A. CaJ.mml . . . . . 3.00 So, Boston, llass.: N. Jo'lore . . . . . . . . . . . . 2.00 Chatta.broochee, Fla.: Dr. O. B. Flore 2,00 Stockton, Oal.: L. Slnigaglla 3.00 Esmond, R. I.: S. Annese 3.00 Ann A.rbor. )Uch.: Genera.I Ltbrary, u. M )Ochlcan . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.40 Evuett, llass.: A. Oolangelo 10.00 Urbana, lii.: O. Moscatelli . . . . . J,00 Cadlz, Oblo: O. Ferraro . 5.00 Bronx, N. Y.: S. Satta 3,on New York, New York: M. Genova 2.00 Newton, Ma.ss.: s. Errera 3,00 Che!ter, Pa.: 1''. Celllnl ........•.. , . . . 6.00 LO& Angeles, Cal.: J. J. G:unber& . . . 10.00 New York, N.Y.: New York Publle Llbrary .. New York, N. Y.: Brand ........ . Cambridge, MB.8s,: M. Basaldella ........... , Los Angeles, Ca..: A. Nocella., rtconla.ndo Carlo Trelca ......................... . Phllad.elphla, Pa.: L. P. Dl Gin.seppe .. . Mlamt, Fla.: A, Lentrlcehla ............ . Ohlca.go, Dl.: A. Cela.no Hoboken, N. J.: M. Lorus~ .......•...... Somerville, N. J.: L. ?.I. Mlaml, Fi.a.: N. Leo.I! .....•. Brooklyn, N. V.: F. Termotto . .. Weeha.wken, N. J.: V. De Oeona.ro .....•.... Bronx, N. Y.: A, Madrlgrano BrookJyn, N. Y.: J. SquegllA .......... . Detrott, 1\Dch.: A. RotelUnl .... . Plttsburr;b, Pa.: L. Da Via' .. . Melvt.ndale, l\llcb.: V. Bonfiglio . Provldence, R. I.: E. Vatchluso Somen1lle, Mass.: D. Cteta ............... . New York, N. Y.: a mezzo Parente. Vanni ~fontana ................. . lVate.rtown, Mass.: a me1zo p~;~,-~,' ·D'ni·- renlo ................................... . Santa Cruz, Col.: R. Ruranl ... . Brooklyn, N. l.'.: A. Plra.oJ ...... . BD...ANCIO No. 48 Uscite '7.20 6.00 6.00 3.00 6.00 3.00 16.00 2.00 1.00 G.00 6.00 3.00 1.00 3.00 6.00 G.00 1.00 3.00 3.00 6.00 1.00 6.()fl G.00 Deficit precedente Uscite No. 48 ..... Seeond clMa dep()elt ............ $2,331.83 480.oo 30.00 Totale 116C!te ......... · · · · ........... $2,841.63 Entrate AbbonamenU e sot108, Dellelt 1-1-116 · · ......... $ 612.60 ......... $2,329.00

RIVISTA DI CRITICA E DI BATTAGLIA Fondata nel 1938 - Direttore: ALDINO FELICANI Indirizzo: CONTROOORRENTE, 157 Milk Street, Boston, Mass. 02109 CONTROCORRENTE 1s publlshed quart,rly. Mail adclress: 1S7 Mllk SL, Bosta,. Aldino Fellcanl, Editor and Publlsher. Offico ol publlcatlon157 Mllk Street, Boston,Mass. 02109. Stcond-classmail prlvllegesauthorlzedat Boston, Mass. Subscriptlon$3 a year, Voi. 22-No. 2-(New Series #48) BOSTON, MASS. Winter 1966 Panorama americano VOCI DI PROTESTA, Negli ultimi giorni, nuovi elementi si sono aggiunti alle manifestazioni contro la politica americana nel Vietnam. Da una parte, la recente marcia su Washington ha dimostrato che il sentimento di disapprovazione è assai esteso, molto più esteso di quanto l'amministrazione si sforzi di far credere, perfino più esteso di quanto ,buona parte della pubblica opinione potesse attendersi. Più ancora, questa manifestazione si svolse in una atmosfera di dignità, malgrado qualche tentativo di dare ad essa un aspetto teatrale di gusto discutibile. E la grande massa dei suoi partecipanti non furono "beatnicks" in cerca di una notorietà a buon prezzo, o di pavidi giovani che rifiutano di servire la patria in pericolo, ma persone ben note nella vita pubblica, al di sopra di ogni sospetto di essere strumenti di un complotto comunista. Da un'altra parte l'articolo di Eric Severeid pubblicato dalla rivista Look, riportante l'ultima conversazione che questi ebbe con Adlai Stevenson, pochi giorni prima della sua morte, ha aperto la via a una nuova fase di attacchi contro l'amministrazione. In quella conversazione, Stevenson si dimostrò abbattuto e perplesso. Evidentemente egli da mesi era in dissidio con la politica dell'amministrazione che egli rappresentava presso le Nazioni Unite; era atterrito dalle conseguenze che egli prevedeva all'indirizzo della politica estera americana, e d'altra parte angosciato dai pericoli involti In un suo atto teatrale, come una dichiarazione di dimissioni dalla sua carica, che evidentemente gli pareva violare non solamente i suoi impegni di lealtà verso il governo di cui faceva parte, ma anche esporre a confusi attacchi la sua patria. Ma più di tutto l'articolo svelò al pubblico che mesi e mesi prima che l'amministrazione si impegnasse in azioni militari di grande portata, il governo di Vietnam settentrionale aveva offerto di intavolare trattative per comporre il conflitto. Come effetto nell'opinione pubblica, questa rivelazione non poteva far altro che condurre a dubitare di tutte le dichiarazioni del governo, che da anni Insiste che l'intervento militare nel Vietnam sarà ritirato appena sia possibile intavolare trattative serie col governo di Nanoi, che l'America non cerca nell'Asia meridionale un nuovo impero coloniale, ma è là solamente per difendere un popolo in cerca di libertà, aggredito da un vicino prepotente. E' vero che l'amministrazione, ridotta a non poter negare la verità delle proposte del governo del Vietnam del Nord, cercò di giustificare la sua posizione insinuando che l'offerta di trattare non appariva seria. Ma quando si può dire seria un'offerta del genere, se si rifiuta di discuterla? Quando, in queste condizioni, può il popolo americano credere al suo presidente, se questi afferma di essere pronto a trattare a qualsiasi momento, senza condizioni, per la composizione di un sanguinoso conflitto? Per quanto l'opinione pubblica per ora sia infiuenzata dalla propaganda e dalle intimidazioni degli elementi reazionari ammantati di falso patriottismo, per quanto essa per ora non si senta di rigettare una poi!-

tica che viene proclamata come l'unica per salvare la nazione in pericolo, fino a quando potrà continuare la fiducia in una amministrazione che si palesò mendace? Infine la pubblicazione del libro "I mille giorni" di Schesinger, confidente del defunto presidente Kennedy, svela al pubblico che questi si era convinto che la politica americana di appoggio al governo di Vietnam del Sud era stata impostata su un piano sbagliato, che l'impegno di mandare truppe colà, sia come istruttori o come combattenti, era stato un errore. Anche qui Schlesinger cerca di correre ai ripari, e di difendere l'attuale politica del governo, affermando che, errore o non errore, oramai in Vietnam siamo impegnati, e non c'è modo di tirarsi indietro. Invero si può rimanere sconcertati da un'affermazione simile, fatta non da un politico, ma da una persona che colla storia dovrebbe avere una buona famigliarità. Difatti la storia è piena di ricordi di disastri piombati su popoli, in conseguenza di piccoli errori non riparati in tempo, che condussero a successivi più imponenti sbagli, fatti per salvare una questione di prestigio, che richiesero più monumentali sforzi e sacrifici, fino a stremare chi si lasciò attrarre nel gorgo. Fino a poco fa, era 11arere di tutti, o quasi tutti i militari che lasciarsi attrarre in una campagna militare come quella che si prospetta ora in Vietnam era equiparabile a un pazzo suicidio, destinato a dissanguare le risorse americane, fatalmente richiedente l'impegno di un esercito immenso, con servizi di rifornimento spaventosamente estesi, in una campagna da prevedersi in anni, se non decenni, mentre in altri più essenziali settori gli interessi della nazione potevano essere in pericolo. Questa valutazione militare evidentemente non ha mai tenuto conto dell'aspetto politico dell'intervento: essa ha solamente considerato il pro e il contro di una spedizione, senza preoccuparsi di quanto può avvenire quando la campagna, bene o male, sia conclusa. Nel caso attuale, oramai gli Stati Uniti sono decisi a ridurre le due parti del Vietnam, e molto probabilmente anche larghe aree vicine, a un deserto. Villaggi sono incendiati, popolazioni, che da anni non chiedono altro che di poter lavorare in pace e di non essere soggette a soprusi, sono decimate e immiserite, vie di comunicazione, istituzioni sociali, scuole, ospedali scompaiono o scòmpariranno in un olocausto: tutto ciò perchè una infima minoranza di vietnamesi, pavidi di una consultazione popolare, hanno deciso di schiacciare l'espressione della volontà nazionale, ridotta alla rivolta per essere stata privata della possibilità di manifestare la propria opinione pacificamen te, ed, incapaci di provvedere alla sporca bisogna colle proprie forze, hanno invocato l'aiuto di un forte straniero. E' ammesso .da ognuno che il presente governo di Saigon è e sarà incapace di provvedere ad una riforma delle proprie istituzioni atta a soddisfare i bisogni del suo popolo. Che avverrà, se pur vogliamo ammettere che l'impegno di un esercito imponente finirà per sfiancare la rivolta interna, sia pure sostenuta da un governo vicino, che scorge nello stabilimento di basi militari americane una minaccia alla sua esistenza? Potremo pensare che, su un'area di territorio imponente, ridotto alla miseria, possano d'incanto sorgere e fiorire le istituzioni politiche del tipo americano? Se pure la Cina non si sentirà minacciata dalla campagna americana al punto da sentirsi obbligata ad intervenire militarmente, come potranno gli Stati Uniti bloccare per sempre le infiltrazione politica cinese in un settore che, storicamente diffidente della espansione cinese, sarà stremato al punto da dover ricorrere a un sistema sociale egualitario per sopravvivere fisicamente? E, se per il contrario li conflitto si estenderà alla Cina, come possiamo essere sicuri di non ingigantire l'influenza russa, che potrà benissimo tenersi al di fuori dal massacro, fino a quando non le converrà intervenire come arbitra e pacificatrice? * * * L'amministrazione si vale dei risultati di indagini di opinione pubblica per affermare che la maggioranza della popolazione americana approva la sua politica. Essa cerca non una giusta soluzione alla crisi, ma il consenso. Ed in ciò sta un errore fatale: indubbiamente è facile galvanizzare l'opinione richiamandola alla lealtà quando la patria è in difficoltà, e più ancora, come nel caso presente, quando si possono facilmente ravvivare gli spettri dell'espansionismo comunista. E, difatti, come in fondo nel caso di Schlesinger, ma da persone che non hanno la sua preparazione, di frequente si sente dire che molto probabilmente fu un errore incominciare ad Impegolarsi in Vietnam, ma che oramai non possiamo tirarci indietro senza concedere una perdita 4 CONTROCORRENTE - Boston, Winter 1966

di prestigio. Il che, nel mondo degli affari finanziari, potrebbe corrispondere all'atteggiamento di quel banchiere che, dopo aver concesso un modesto finanziamento a una impresa diretta da incompetenti, notoriamente incapaci di offrire un prodotto commerciale, riconoscendo la pos1z10ne fallimentare del suo protetto, moltiplicasse mille volte il suo intervento, solamente perchè il suo prestigio sarebbe scosso se egli venisse involto in un dissesto. Il compito di uno statista non dovrebbe essere quello di contare i nasi di coloro che approvano e di vedere se essi sono di più o di meno di quelli che disapprovano, senza tener conto di quanto questo giudizio può essere influenzato da pregiudizi, da sentimentalismi irrazionali, o semplicemente da fobia; esso dovrebbe essere di valutare con acume le conseguenze delle sue azioni, di essere in grado di proporre una via per risolvere i problemi del suo paese offrendo al suol concittadini un programma preciso La Tragedia di Cuba e continuo, evitando il pericolo di cadere in mendacio, evitando più ancora il pericolo di autoillusione. Noi possiamo ricordare molto bene quanto avvenne in Italia una quarantina d'anni fa, quando interessi politici e sociali, sentimenti nazionalistici offesi, folli speranze di grandezza, si unirono alla violenza per creare una politica di governo che fu disastrosa per la patria. Per fortuna, al momento, siamo ben lontani dalla imposizione forzata di un conformismo del tipo fascista in America: ma il fatto rimane: sei mesi dopo il delitto Matteotti, per timore, per ignavia o perchè semplicemente allucinata da un sogno di grandezza e di potenza, l'opinione pubblica italiana, se si fosse contato soltanto il numero di coloro che erano disposti a permettere al fascismo di inoltrarsi sulla strada che condusse al disastro nazionale, avrebbe sanzionato la propria futura rovina. Davide Jona Castroliquidoil coslrolilismonorchico Cl voleva proprio lui a dare il colpo di grazia a tutte le baggianate che si son dette nel movimento anarchico sulla (non esistente) "rivoluzione" cubana e l'immensa "popolarità" goduta da Castro fra la stragrande maggioranza del popolo cubano, che semplicemente lo adora ed è pazzo di entusiasmo e delirante di felicità per il suo regime, che al dire di Dellinger ed anche di Wieck sembra essere composto di teneri e benevoli "papa", invece di dittatori ed assassini. Per sventare questa menzogna che si è sostenuta per- più di cinque anni, bastò che Castro annunciasse la sua volontà di essere disposto ad aprire le porte della sua Immensa galera <come fino ad ora era sua volontà di tenerle chiuse) e lasciar partire quelli che lui sceglieva - mentre insiste a mantenere in carcere gli schiavi che gli conviene, - che subito una fiumana di diecine di migliaia di persone si lancia al porto d'imbarco per fuggire a tutta velocità dal "paradiso" castrista prima che li mostro cambiasse d'umore. Fuggire, anche a rischio di affogare in barcacce di ogni descrizione. Gli apologisti e gli esaltatori del dittatore e del suo regime Infernale potevano fare una figura più ridicola? Gli basterà questa scudisciata per sigillargli le bocche incaute? Lo sperarlo sarebbe troppa ingenuità. Se tacciono momentaneamente è perchè molti di loro stanno aspettando l'Imbeccata. "Cotesto Individuo" che si firma David Wieck (ma non è un "compagno" come lo credevo io? ... ) nel numero del 13 di novembre 1965 di "una pubblicazione che porta il nome di "L'Adunata dei Refrattari", pubblica una lettera In risposta ad un articolo mio in "Controcorrente" commentando un articolo suo in "Llberation". I compagni che avranno sperato un bel dibattito basato su principii saranno rimasti delusi. Lui che è cosi loquace nel dibattere sulle superficialità e le distorsioni di verità di Dellinger come se fossero delle verità non ha trovato un solo argomento per validare le sue affermazioni in sostegno del suo amico (io non sarò cosi malevolente di cercare di farlo passare come parteggiatore dello stato totalitario castrista, come lui ci tiene tanto a far credere che io "parteggio per lo stato americano") e si perde su punti secondari di poca importanza in riguardo al principale argomento di sapere se: 1) Il regime di Castro è una rivoluzione o una controCONTROCORRENTE - Boston, Winter 1966 5

rivoluzione? 2) Castro ha tradite o no le aspirazioni rivoluzionarie del popolo cubano che voleva più giustizia e sopra tutto più libertà? 3) Il regime di Castro è democratico o totalitario? 4) E' benevole o massacratore? Non una parola su ciò. Del resto nella stampa nostra internazionale controllata non si discute più da anni fra compagni sulle idee che riflettono il movimento. O si sopprime o si fa degenerare in lite. "Controcorrente• e "Freedom• di Londra sono le onorevoli eccezioni che mantengono una palestra libera per tutti i compagni di qualsiasi tendenza. In altre pubblicazioni il dibattito è sporadico e tollerato di malavoglia e l'anarchico che vuole intavolare il dialogo con altri anarchici è mantenuto nell'incertezza. Non è mal sicuro se gli si permette di farsi udire. Alla fine si scoraggia e si apparta. E dunque l'interpretatore continua ad essere ... in pena? No, caro uindividuo" Wieck. Evadere non serve. La verità tra,gica su Cuba ti guarda in faccia ed un giorno prossimo dovrai ben rispondergli senza arzigogoli. Perchè non avere il coraggio della franchezza ed ammettere che te, Dellinger (più di te) e molti altri avete presa una terribile cantonata col voler scoprire ad ogni costo una "rivoluzione" cubana dove non vi era più che tradimento castrista-marxista-leninista? Ed a che serve catalogare in modo speciale solo per te la "faciloneria, la credulità, il menefreghismo verso la libertà, ecc. ecc.?" Tu non ne hai avuto il monopolio esclusivo. Ti ha tenuta numerosa compagnia l'anarchismo internazionale e tu sei solamente uno di loro fra i tanti che quasi avete liquidata l'individualità e l'indipendenza dell'anarchismo facendolo apparire agli occhi della massa ignara come accodato al carro dello imperialismo comunista. Ti tocca che ... interpretai come indifferenza alla libertà la tua dichiarazione di "neutro" fra totalitarismo comunista e democrazia borghese? Come la interpreti tu questa tua neutralità? Guardi con indifferenza li fatto che noi due sotto questa democrazia possiamo accapigliarci liberamente su stampa anarchica? Questo fatto lo credi di nessuna importanza? Sai tu se in Cuba o in qualsiasi altro paese fasci-comunista due anarchici godono la stessa libertà di pubblicare articoli su stampa indipendente anarchica? Non noti nessuna differenza dal punto di vista dei nostri principii fra la libertà limitata di qui o di qualsiasi altro paese democratico borghese e la mancanza totale di libertà sotto regimi totalitari comunisti, inclusa Cuba? Se per caso non ti sfugge questa differenza, credi che queste libertà limitate valgono la pena di essere difese dalle forze fasciste borghesi e comuniste che le vogliono distruggere? E' possibile ottenere una risposta precisa su ciò? Nel caso che te ne sei dimenticato (cosl tanti lo dimenticano) ti rammenterò che per conquistare queste libertà di espressione e di associazione •gli anarchici hanno sofferto secoli di galera, hanno lasciato sangue e morti sulle barricate e le masse del popolo hanno passato agonie infinite. Non sono regali datici dalla borghesia. Sono conquiste di tutti i martirl della libertà. Ed ora tu e tanti altri anarchici giuocate a "neutrali" fra queste libertà (conquiste nostre) e le dittature fasci-comuniste che se le vogliono - e le hanno-- distruggere? V'importa un fico se vengono ognor più strangolate nei paesi totalitari comunisti? E questo perchè non siete voi in carne a soffrirne personalmente e come tanti Pilati vi lavate le mani e dichiarate che questa lotta fra totalitarismo comunista e democrazia borghese non è affare vostro (se fosse totalitarismo con altro nome non sareste "neutrali". Ciò che dà la chiave sulle simpatie inconfessate di molti neutri), che vi lascia totalmente indifferente se li totalitarismo comunista trionfa In nitri paesi e viene a mettere la museruola anche a noi, come l'ha messa a un 1.000.000.000 di esseri umani? (Te lo spiattello In cifre tonde cosl forse te ed altri anarchie! riuscirete a :figurarvi la fiumana che sono>. Ti chiedo: Come intendi, con che mezzi, con che armi, con che uomini vuoi tu difendere queste libertà e riconquistare le perdute libertà - non da te ma da mille milioni d'altri - assumendo che un giorno ti venisse la voglia di difenderle coll'azione prima che diventiamo tutti schiavi? A parole? Credi che la difesa di queste libertà godute da tutti - anche da me e te - è affare esclusivo dell'odiata borghesia o dell'ancor più odiato imperialismo yankee, per far eco al soffietti comunisti? Noi, gli anarchici, c'entriamo per niente? O tu vorresti forse dimostrarci che li marxismoleninismo-castrismo non è totalitarlsmo più della democrazia borghese e non più nemico 6 CONTROCORRENTE - Boston, Winter 1966

della libertà nostra di quello che è l'imperialismo americano? Non saresti il primo anarchico a cercare di dimostrare che la democrazia americana (o francese o inglese) è in realtà totalitarismo. Provaci anche tu. Ho voglia di ridere! E dove hai trovato nel mio articolo che io ti chiamai "disonesto" o dedussi tal cosa su di te? Non stiamo mica giuocando a bussolotti colle parole, nevvero? Ti chiamai solamente un bell'ese.mpio d'ingenuità, per ricamare tante riflessioni e interpretazioni su affermazioni senza base di Dellinger. E la tua lettera mi dimostra che sei ancora allo stato d'innocenza. E tutto perchè non volevi offendere l'amico e dirgli chiaro e tondo che stava dicendo delle fesserie, se non erano delle falsità. Anch'io cercai d'interpretare cosi il tuo pensiero. Mi sbagliai? Sii ... onesto! La verità a Dellinger qualcuno gliela doveva cantare. E siccome tu non hai avuto il coraggio di cantargliela chiara e forte gliela cantai io. Con documentazione incontrovertibile. Perchè servisse anche per te e per altri che ancora gli rimane dei residui di sbornia castroflla. (In confidenza ti dirò che in generale tu stesso nel tuoi articoli hai fatto un eccellente lavoro di demolizione del tuo caro amico Dellinger. Manteniamo il segreto!) E giacchè siamo amici, caro "individuo" Wieck, da uomo colto non avrai mancato di notare che nella mia discussione con te usai un linguaggio interamente differente di quello che usai con DelJinger. "Penna servile" classificai lui perchè per sua stessa confessione in Cuba fu "ospite" del mostro Castro (è da asswnere con spese pagate) e da lui si fece pagare il viaggio di ritorno, credendosi cosi in dovere di pagargli il debito facendo l'apologia sua e del suo regime barbaro con lo sviare la verità. Basandomi sulle sue stesse affermazioni avrei potuto pure qualificarlo di "Penna venduta". Ma volli essere gentile con lui e concedergli l'attenuante del dubbio. Se la meritava? I suoi due articoli dimostrano che: O è uno sciocco che non sapeva quello che si faceva e si è lasciato imbanbolare dalla farsa che la macchina propagandistica del dittatore gli ha giuocata o ha venduta a Castro la sua penna per un piatto di lenticchie. E siccome dai suoi scritti si è forzati di dedurre che uno sciocco non è - che rimane? E passiamo di nuovo alla terza persona tanto cara a Wieck. Non potendo confutare le inoppugnabili prove e statistiche da me presentate nei miei due articoli - io sapevo che nè lui nè Dellinger potevano farlo - che dimostrano il carattere assolutista e barbarico della dittatura marxistaleninista di Castro in Cuba, "cotesto individuo" svia il dibattito su punti - che lui sa - di secondario valore nelle affermazioni mie dedicate a curare la castroite ancora persistente nella testa di alcuni compagni, che si afferrano agli argomenti I più strani per non essere forzati a confessare, a se stessi, almeno, che la loro buona fede è stata presa al laccio. Wieck, ad esempio, trovandosi colle spalle al muro, s'ingegna a trasferire il dibattito sull'intervento economico e politico americano In Cuba toccato da me solo incidentalmente, per poter mostrare la sua malevolenza verso di me e poter dire che "parteggio per lo stato americano·•, mentre l'argomento è: Castro, totalitario comunista e traditore della rivoluzione cubana. Se avessi la medesima malevolenza verso di lui io ora dovrei ribattere che David Wieck patteggia col totalitarismo castrista comunista fascista. Ma siccome io non sono malevolente per natura mi guarderei bene dall'affermare un'indecenza morale simile dal momento che io non credo che lui patteggia col totalitarismo comunista. Si farà fregare dal totalitarismo di Castro (poco, anche, in questo, se mi baso sui suoi due articoli) ma patteggiare, coscientemente, con quello? ... Non ci credo! In quanto al suo desiderio di sviare il dibattito sull'intervento finanziario, industriale e commerciale degli Stati Uniti nelle Americhe latine, questo forma un altro argomento. Se ci tiene a dibatterlo con me, che dimostri - con prove, non dicerie - che questo intervento economico è stato ed è nocivo alle economie ed alle condizioni di vita deJle masse lavoratrici in quei paesi ed lo sarò più che felice di discutere con lui. Ma per carità lasciamo la propaganda ed entriamo nel fatti. Per quanto io sappia tutti quei paesi latini si lagnano perchè gli Stati Uniti gli prestano troppo pochi milioni, non troppi. Che significa? Wieck in economia la sa più lunga di quelli? Ho cercato in questi cinque anni di scompiglio nel nostro movimento suJJa questione di Cuba di comprendere le cause che hanno fatto sviare dal terreno anarchico tanti inCONTROCORRENTE - Boston, Winter 1966 7

telligenti compagni che caddero vittime della falsa propaganda castrista comunista o filocomunista in generale. Quello che scoprii è che andarono in visibilio alla parola "espropriazione•. Questa gli offuscò il ben dell'intelletto. Non riuscirono più a vedere quello che passava di dietro al sipario. Avevamo un bel da fare cercando di squarciare il velo della menzogna castrista-marxista-leninista. Si rifiutavano di aprire gli occhi, come se avessero paura di svegliarsi da un bel sogno alla brutta realtà che stava di dietro alla maschera della falsa propaganda castrista comunista. Il loro buon senso anarchico mancò di farsi queste semplici domande: Espropriazione per chi? Chi controlla e possiede ora l'economia? Figuri e figure AlessandroCorosi Un ex squadrista, responsabile di una raccapricciante serie di crimini, ricercato da tutte le questure d'Italia, è morto venerdl sera alle 23, •gennaio 1965, per emor.ragia cerebrale, all'ospedale San Giovanni. Alessandro Carosi aveva vissuto per molti anni a Roma in via Tuscolana 1120 sotto i falsi nomi di Filippo Filippi e di avvocato Mario Martelli, esercitando la professione di rappresentante di prodotti farmaceutici. Era laureato in farmacia. L'ex squadrista è stato colto dal male che lo ha ucciso venerdl sera alle 21. Lo ha trasportato al pronto soccorso dell'ospedale Il suo autista personale Pietro Pierleoni. Era schedato nel casellario generale come "ex fascista pericoloso". Tra i suoi crimini l'uccisione della moglie, fatta a pezzi e bruciata. Per questo feroce reato aveva scontato soltanto dieci anni di carcere, poi era tornato nel pisano e nel 1943-'44 si era distinto come uno del più solerti collaboratori della Gestapo. La polizia sta ora indagando per accertare come l'ex squadrista omicida abbia potuto nascondersi e lavorare per tanti anni a Roma, come abbia ottenuto la residenza anagrafica, l'Iscrizione all'albo professionale dei farmacisti, Il passaporto e tutti gli altri documenti dietro i quali ha potuto nascondersi, costruirsi una nuova vita ed eludere le ricerche della polizia, doI produttori o lo stato totalitario comunista? Operai e contadini, ed il popolo in generale, hanno ora più o =o libertà di prima? Castro ha espropria ti i borghesi e perciò ha fatta la rivoluzione. Questa era la cantilena che udivamo da tanti anarchici. E coloro che criticavano la "rivoluzione" cubana erano controrivoluzionari e "patteggiano per lo stato americano". Per questi anarchici non vi era alternativa anarchica. O servi del comunismo o servi dello stato americano. Il meno che si possa dire di loro è che mancano d'immaginazione rivoluzionaria libertaria. 17 di Novembre 1965. Brand vendo scontare 21 anni di reclusione per omicidio. • • • Alessandro Carosi, l'assassino di Ugo Rindi, l'antifascista pisano ucciso a colpi di pugnale alle 1,30 del 9 aprile 1924, è morto a Roma. Ho portato questa notizia a Lavinia Rindi, la sorella di Ugo, che non ha potuto trattenere un moto di rabbia. Essa non ha perdonato neppure a distanza di molti anni a coloro che pugnalarono suo fratello e che per un lungo periodo la perseguitarono nel vano tentativo di farla tacere. l.iavinia Rindi fa la stiratrice in un piccolo, vecchio negozio, di via Carducci: ancora ha nella mente i particolari di quella tragica notte. Ugo Rindi, faceva Il tipografo nella tipografia Simoncini. Come dirà l'avvocato Amato Mati alla Corte di assise di Pisa (nel 1947 quando il caso fu riaperto) Ugo Rindi era "un uomo stimato, ben voluto e amato da quelli che lo conoscevano, un uomo che aveva professato Idee anarchiche adattandole per quella parte di profonda umanità che lo animava, dimostrando in tutta la sua vita di non avere bisogno della legge per agire bene, perchè la legge l'aveva operante nella sua coscienza". Perchè fu ucciso? Quali sono I precedenti? Quale parte ha avuto nel crimine Alessandro Carosi? un vecchio antifascista pisano cl ha raccontato: "I fascisti di Bagni di S. Giuliano - una squadraccia composta da alcune persone tra cui il Carosi e Grimaldl, il capostazione - cercavano un contadino colpevole di non 8 CONTROCORRENTE - Boston, Winter 1966

aver votato nelle elezioni del '24 per il fascismo. Erano a bordo di un camion condotto da certo Poli il quale si era rifiutato, benchè li avesse accompagnati per punire il contadino, di consegnare la benzina del serbatoio per bruciare la casa dell'antifascista. lJa ribellione del Poli fu punita: i fascisti gli spararono un colpo di pistola ferendolo gravemente. "All'ospedale di Pisa, il Poli giunse guidando da solo il camion. Mori poco dopo. La squadraccia pensò che Ugo Rindi, noto come antifascista, il quale si trovava a pescare in un fossetta insieme ad un amico, li avesse riconosciuti". Di qui nasce il delitto ché matura in un clima di feroce rappresaglia afflnchè la morte di qualche "sovversivo" terrorizzasse la popolazione pisana che non voleva subire il fascismo. Questi i precedenti. Lavinia Rindi, con voce commossa mi ha raccontato come si svolsero i tragici fatti quella notte. "Eravamo a letto - mi dice - quando sentiamo bussare alla porta. Mia cognata, Rosa Lorenzetti scende le scale, apre la porta e si trova di fronte quattro o cinque persone che si qualificano per agenti di polizia. Chiedono di mio fratello. Mia cognata lo chiama e lui scende in ciabatte, con le scarpe in mano. Colui che si era qualificato come commissario di PS immediatamente si rivolge agli altri: "Agenti arrestatelo!". Chiediamo inutilmente - prosegue la signora Lavinia - cosa avesse fatto mio fratello. Non ci rispondono. Lo portano via senza neppure dargli il tempo di lavarsi la faccia". "Il cadavere di mio fratello fu ritrovato alle 3 da due barrocciai sulla via del Mormigliaio i quali avvisarono gli agenti del dazio che si trovavano nei pressi di casa mia. Mi ricordo perfettamente di Carosi - mi ha detto Lavinia Rindl. - Era entrato in casa mia insieme a un altro che identificai per l'avv. Giulio Malmusi. Portava un lm• permeabile scuro e un cappello con una lunga tesa, come quelli che usano i fantini. Il Malmusi in cucina prese un coltello triangolare che serviva a mio fratello appassionato di caccia e di pesca. Con quello fu poi pugnalato e ucciso". Lavinia Rindi inizia a questo punto a ricordare la sua battaglia per mandare in galera gli assassini del fratello. Ricorda quando un mese dopo il delitto fu portata in carcere, a riconoscere il Carosi che nel frattempo era stato arrestato, insieme all'avvocato Malmusi. Il Carosl era stato trovato da un carabiniere sotto un mucchio di fieno; neessuno aveva più dubbi, la popolazione pisana si era tranquillizzata. Lavinia Rindi ricorda perfettamente il processo celebrato a Genova nel '25. "Fini tutto in una bolla di sapone - dice con amarezza. - Il processo si svolse in una atmosfera di esalta• zione degli imputati e i giurati li assolsero facendo loro grandi scuse". La sentenza fu annullata dalla Corte di Cassazione nel 1945 e il nuovo processo celebrato a Pisa doveva portare alla condanna dell'imputato: 21 anni di carcere. Chi era Carosi? Abbiamo posto questa domanda a numerose persone, soprattutto ai vecchi antifascisti che ricordano con vividezza di particolari tutte le sue bravate criminali. Nelle zone della provincia di Pisa, Carosi ha lasciato il segno delle sue gesta. A Ripafratta, a Guardistallo, a Navacchio e a Filettole ci dicono tutti, per definirci Il tipo, quali parole pronunciava appena entrava nei bar: "Ne ho uccisi otto, ora pago da bere a tutti". Questo era il suo motto. Alessandro Carosi era nato a Roma il 9 febbraio 1899. Nel '22 lo troviamo a Pisa, a Ripafratta, dove il 16 luglio uccise Florindo Nogeri. Come avvenne questo delitto? E' il primo episodio di una serie: Carosi, (come ci è stato riferito), entra nella sezione fascista, e spara alcuni colpi di pistola per terra: lo fa sempre, è la sua "firma". Poi vuole imitare le gesta di Guglielmo Teli: piazza una mela sulla testa del Noferi e spara colpendolo al volto e uccidendolo sul colpo. Viene condannato e poi amnistiato. Nel 1924 lo troviamo implicato, come abbiamo detto, nell'assassinio di Ugo Rindi. Egli aveva preso sempre più quota nello ambiente fascista: a Pisa fra le squadracce nere c'era una divisione. Alcuni erano seguaci di un certo Santini, altri di certo Morghen. Carosi era uno di questi e uno dei capi, tanto è vero che i fascisti cantavano allora: "0 Santini, o Santini ti si scanna, e Caro! e Carosi trionferà". Poi lo troviamo a Guardistallo nel 1927, poi a Vecchiano. A Guardistallo vive in• sieme a una donna, Beneforti Assunta: ma Carosi era un uomo che non poteva avere una donna sola e quando questa cominciava a dargli fastidio sapeva come liberarsene. Assunta Beneforti, detta "la reginetta" CONTROCORRENTE - Boston, Wit1ter 1966 9

(perchè eletta "miss" durante una festa) era una raga.zza di notevole bellezza. Fu uccisa e fatta a pezzi da Carosi. La sua testa fu bruciata. A Guardastallo fu bruciato Il resto del corpo. Un pastore vide il Carosl: aveva acceso un fuoco e vi stava bruciando qualcosa. Appena il fascista si fu allontanato il pastore incuriosito si recò sul luogo. Trovò delle ossa bruciacchiate e un anello che doveva portare alla scoperta del delitto. Carosi per questo fu condannato a circa dieci anni di carcere che trascorse a Noto in provincia di Siracusa. Ma, come hanno detto a Guardastallo, "viveva come in villeggiatura" perchè Il fascio non lo abbandonava e aveva bisogno di uomini di questa fatta. Al Carosi comunque non vengono Imputati solo questi delitti: a Filettole raccontano - ma qui non si riesce più a distinguere Il vero dalla leggenda ispirata dalle feste del criminale - che un giorno in un bar volle mostrare la sua bravura di tiratore: prese di mira Il cappello di uno che si trovava per strada, sparò e l'uccise. La cosa fu subito Imbrogliata: I camerati dell'assassino provvidero a far sparire Il cadavere e nessuno ebbe Il coraggio di denunciare l'episodio. Il Carosi uscl dal carcere e tornò a Guardastallo per commettere altri delitti. Nel '43 sposò Cesarina Cesari da cui aveva avuto una figlia nei lontano 1922. Poi si pose al servizio di un maggiore della Gestapo che dirigeva il servizio di spionaggio. A lui, Alessandro Carosi, viene imputata la delazione che portò alla fucilazione di Sisto Longa, sindaco clandestino di Guardastallo. Sisto Longo era stato catturato dai tedeschi, in un rastrellamento. E anche la morte di 63 antifascisti trucidati dal tedeschi, pochi giorni dopo che Carosi aveva di nuovo abbandonato Guardastallo, ha lasciato nella popolazione Il dubbio che sia stato lui l'autore di quella delazione. Nel '45 Carosi si rifugiò di nuovo clandestinamente a Guardastallo. Un amico fascista lo ospitò. Quando la popolazione fu avvertita si organizzò immediatamente la ricerca, ma Carosi riusci a fuggire. Da questo momento, escluso il periodo del processo che porterà alla sua condanna, a Pisa di lui non si sa più nlente. Ora è morto sotto li nome di Filippo Filippi, ed è anche questo un episodio che si inserisce perfettamente nella vita di questo criminale. Filippo Filippi, infatti, non è presumibilmente un nome scelto a caso. Questo nome risponde a quello del figlio del segretario del fascio di Certaldo, giustiziato dal partigiani. · Sandro Carli La morie di Angelica Balohonoff Roma, 25 Novembre E' morta Angelica Balabanoff. La sua è stata una agonia lunga e dolorosa. •se c'è un povero sofferente portategli il mio saluto": è stata una delle sue ultime frasi detta ai medici, Il dott. Grio e Il dott. Schettinl, durante una trasfusione. Era nata a Cernlcoff, in Russia, presso Kiev, verso il 1870. Sulla sua data di nascita ci sono parecchie incertezze, dovute anche all'epoca cosl remota in un paese, sottoposto al regime zarista, dove i servizi anagrafici, specialmente in provincia erano primitivi o, forse, al fatto che gli ebrei non regstravano le loro nascite. SI sa però che, celebrando Il 30 giugno 1900 a Savona la vittoria del PSI, la stessa Balabanoff disse al sindaco socialista: "Oggi sono doppiamente felice, perchè festeggiamo insieme due date importanti: la vostra vittoria al Comune ed Il mio trentesimo anno". E' scomparso un personaggio di primo plano del socialismo internazionale, una donnn che da settantacinque anni aveva legato il suo nome alle battaglie del movimento operaio. Angelica Balabanoff era divenuta ribelle fin da bambina, vivendo In una famiglia di benestanti. I privilegi di cui godeva, messi spontaneamente a confronto con la nera miseria dei contadini e dei proletari russi, divennero per la piccola Angelica una vera spina, un Incubo dai quali si liberò abbandonando la propria casa, la propria madre, i propri fratelli. Emigrata in Belgio, allieva del prof. Huysmans, sindaco socialista di Bruxelles, si laureò in lettere e filosofia e potè avvicinarsi subito al movimento internazionalista. Fu appunto nel 1898 che conobbe nella capitlile belga l'avvocato romano Umberto Zanni, il primo socialista italiano che si presentò nel lungo èorso della sua vita. "Egli ml aiutò - scriveva più tardl - a 10 CONTROCORRENTE - Boston, Winter 196G

mettere un po' d'ordine e di sistema nelle mie aspirazioni e nei miei studi". Augusto Bebel e Clara Zetkin completarono la sua cultura prima che, giunta a Roma, potesse diventare allieva prediletta di Antonio Labriola ed abbracciare l'ideologia marxista. "Descrivere quello che furono per me le lezioni e lo stesso incontro con Antonio Labriola - cito ancora la Balabanoff - non è possibile. Dire che egli ci Insegnava a pensare è troppo poco. Egli ci costrinse ad applicare la critica e l'autocritica a tutti i campi del pensiero e dell'azione umana, senza fermarci dinanzi ad autorità o verità acquisite. Ad averlo per maestro siamo stati dei privilegiati". Da Labriola, Angelica Balabanoff imparò che la via che conduce al trionfo dell'ideale socialista "è lunga e difficile, piena di scogli e di spine". Erano gli anni del caffè Aragno e delle prime biciclette. E la Balabanoff fu una delle prime donne a farsi viva, in via del Corso, con aria di sfida, alla guida di una bicicletta. Iscrittasi' al Partito Socialista Italiano si getta nella lotta per la redenzione del proletariato e chiede di andare a Losanna ed in tutta la Svizzera. Lei, poliglotta privilegiata, ad insegnare, ai muratori ed ai manovali emigrati, il tedesco ed il francese, a far da interprete e da segretaria, condividendo con loro il cibo, l'albergo e la vita dura di tutti i giorni. Fu in quel periodo che una sera, tenendo una conferenza, scorse che une1dei muratori che frequentavano la sede della camera del lavoro, era in condizioni penose, In preda alla febbre ed all'agitazione. Alla fine lo avvicinò. "Sono un uomo fiinito - le disse - lasciatemi perdere al mio destino, sono ammalato e privo di volontà di guarire!" Era Benito Mussolini, uno dei tanti, disoccupato e lontano dal proprio paese. Spinta da un moto di umana solidarietà la Balabanoff lo portò nel movimento socialista, condividendone successivamente le impostazioni massimaliste e le responsabilità nella direzione dell'Avanti! Quando Mussolini, improvvisamente, senza avvertire nè la direzione del Partito, nè la stessa redazione del giornale, pubblicò un articolo in cui si proponeva la partecipazione dell'Italia alla prima guerra mondiale, fu la stessa Balabanoff a proporne l'espulsione dal giornale e dal Partito. Con la grande guerra, accanita sostenitrice della politica del non Intervento, corre a Zimmerwald e diviene la segretaria di quella Conferenza internazionale, propugnatrice di un immediato trattato di pace fra i popoli belligeranti. In Svizzera entra In contatto con Lenin. Scoppiata la Rivoluzione in Russia, torna a Mosca ed è Commissario del popolo. Quando li potere viene assunto dai Soviet, crede ancora nella democrazia popolare e si scontra inevitabilmente con la realtà del leninismo. Scriverà di quell'epoca: "Fu nel 1921 che mi convinsi della incompatibilità del mio modo di considerare ed applicare i dettami del socialismo marxista con i metodi usati dai bolscevichi. Questi metodi mi rivelarono in tutta la loro nefandezza durante la campagna dei bolscevichi contro il PSI e Serrati in particolare. Fu a proposito di questa soprattutto che io, per non diventare complice, lasciai la Russia bolscevica troncandl) nello stesso tempo ogni relazione col movimento comunista internazionale. . . Il mio caso fu considerato tanto grave che si aspettarono tre anni prima di espellermi e l'espulsione fu resa decreto del governo colla "giustificazione" di ragione pubblica mercè un apposito del procedimento "a carico di una persona che aveva ricoperto funzioni di cosi grande responsabilità e che godeva della fiducia e del riconoscimento unanime sia del popolo russo che della Internazionale""· Prosegue il racconto della Balabanoff: "Nei commenti dedicati dalla stampa moscovita a quel provvedimento fui, tra l'altro, accusata di aver collaborato ad un giornale "socialfascista", cioè all'Avanti!, che a quell'epoca, con un eroismo senza pari, lottava contro il fascismo. L'autore di quell'articolo (che era il portavoce di Zinoviev) non si peritò di scrivere che la mia collaborazione col governo bolscevico costituiva ormai una vergogna. Quando il suo padrone cadde in disgrazia, quello stesso individuo scrisse poi sul suo conto, come aveva fatto per Trotsky detronizzato, cose assai più gravi". Dalla Russia leninista iniziò l'esilio di Angelica. In Italia c'era ormai il fascismo: fu cosi che dovette riparare in Austria prima, in Francia poi. A Parigi fu vicina alla colonia antifascista, diresse l'Avanti! durante la guerra spagnola, condivise le miserie e le speranze di Turati, di Modigliani, di Treves, di Nenni e di Saragat. Alla fine della guerra di Spagna si rifugiò negli Stati Uniti e riprese la sua intensa propaganda per convincere gli americani CONTROCORRENTE - Boston, Wi,iter 1966 11

che il popolo italiano non aveva nulla a che fare con li regime fascista. Libri (citerò Il Traditore e Ricordi di mia socialista), poesie, conferenze al fianco di Gaetano Salvemini, furono gli strumenti della sua lotta per la libertà italiana. La sconfitta del fascismo la trovò stanca, ma indomita, a Chicago, in mezzo, come sempre, agli emigrati italiani riuniti nella speranza e nella fede di una ripresa della democrazia nel loro lontano paese. Rientrata in Italia nel 1947, Angelica Balabanoff si associa alla scissione di Palazzo Barberini e, stabilitasi pochi anni dopo, definitivamente nel nostro Paese, partecipa attivamente alla vita del partito socialdemocratico, prendendo parte a tutti i congressi dell'Internazionale e dei partiti affiliati. Ed è proprio nel '61 che, durante una lunga tournèe di propaganda In Israele, rientra in Italia definitivamente provata nel fisico. Ha vissuto gli ultimi anni vivamente interes.sata all'evoluzione del movimento socialista ed operaio del nostro CARLO TRESCA cario Tresca, fu uno dei primi ad organizzare ed a difendere l lavoratori di tutte le razze d'America contro i soprusi e Io sfruttamento padronale, Di scioperi, qui negli Stati Uniti, ne organizzò migliaia. Parecchi, sono restati storici come nella storia degli Stati Uniti. Non si può ignorare Carlo Tresca per il suo coraggio, per le tante volte andato in galera e sempre in prima fila per la difesa dei lavoratori. Non si dimentica facilmente l'instancabile Oarlo che corre continuamente da un paese all'altro per difendere gli sfruttati. Da tutti e da per tutto, Carlo Tresca veniva acclamato e portato in trionfo. Doveva inventare degli stratagemma per ritornare di nuovo a New York perchè le masse, Io volevano tenere sempre vicino a loro. Era il loro difensore e l'amico degli amici. Una domenica, a Philadelphia, in casa di Pasquale Scipione, facevano la passatella e I paesani di Carlo, sia a me che a lui, non ci volevano far bere. Ad un certo punto, Carlo scattò e disse: "E fregatevi voi e Iu vino; mo m'accendo la pipa, io fumo e Paese ed alla prospettlva della riunificazione dei partiti socialisti italiani. Dopo quindici giorni di dura, incredibile resistenza contro la morte, si è spenta invocando la propria terra lontana. "Sparito è dalla mia memoria - ha lasciato scritto - il ricordo di sconfitte, di amarezze, di tragedie grandi e piccole che non sono mancate neppure nella mia vita. Rimane invece viva, feconda di sempre nuove energie, la incommensurabile gioia di aver potuto rimanere fedele al Socialismo, fedele a me stessa. Una fortuna più grande di questa non me la sarei potuta sognare". Giorgio Giannelli ~OTA - Da "L'AVANTI'' del %8 DO\'embre, 1&66, riproduciamo qu61t0 commento, pubblicato In ocea• &Ione della morte di AngeUca Bala.banoff. In queeta trlate circostanza ,•ogllamo ricordare che la Data,-. banoff e' stata una collaboratrtce appre:r.zata e assidua di OONTROCORRENTE, La dJJfereua di vedute teoriche non ha mal turbato rarmon.Ja ealsUta fra nol e durata per mottl anni. In questa tris~ occasione vocllamo deporre sulla tomba di que&ta. donn11 cenerofia un mano d1 garof"8.l l'Ol!lsl, come espreselone del nOfitro oordocUo, Dimenticato? guardo a voi come bevete•. Si misero tutti a ridere e ci fecero bere. Non ricordo bene se fu il compagno Gasbarro o qualch'altro che mi disse: "Quando Carlo è con noi, ci sentiamo di essere altra gente; l'amiamo troppo e Io vorremmo tenere sempre con noi. Sentiamo una grande consolazione quando viene ed una Immensa mortificazione quando se ne va•. Quei compagni, quei lavoratori, non dimenticheranno mal Carlo Tresca come non Io dlmenticvheranno mai i compagni ed i lavoratori di altri cento, mille paesi d'America. Uomini e donne, vecchi e bambini, chiunque ebbe la fortuna di conoscere in persona Carlo Tresca, fin che vivrà non lo dimenticherà mai. E non sarà dimenticato mal neanche il giro di conferenze e di trionfo di Carlo nella New England. Dovunque, masse di lavoratori, l'attendevano e l'applaudivano freneticamente. A Brldgeport, a New Haven, a New Brittain, a Ridgefield, a Waterbury, a Torrington dove venne presentato dal giovanissimo ed attivo compagno Emilio Neri. A Canaan, a East Canaan, a Pittsfield, a Providence, a Quln12 CONTROCORRENTE - Boston, Winter 1966

cy, a Boston e in altri infiniti paesi. Le donne di Ridgefield, misero una scommessa chi faceva più presto se Carlo a mangiare una tenerissima insalata oppure tre donne a raccoglierla, lavarla, conciarla e portarla in tavola. Storica fu la conferenza tenuta in Providence dove fuori della sala, ch'era un teatro grandissimo, stazionava un grande cordone di polizia e come se non fossero bastati quelli, fecero venire anche i carri dei pompieri che chiusero l'entrata del teatro perchè era strapieno. Da Providence andammo a Quincy e per quanto arrivammo con due ore di ritardo, la folla ci attendeva sulla piazza e non uno solo se n,era tornato a casa. A Mondello, c'è il Padiglione Carlo Tresca, nelle vicinanze di Roma, c'è la scuola laica Carlo Tresca; a Sulmona, doveva essere eretto un Collegio col nome di Carlo Tresca. Alla più grande piazza di Sulmona, è stato messo il nome di Piazza Carlo Tresca con al centro un pesantissimo busto di bronzo che io e Di Carlo andammo a prendere dalla scultrice. Un altro busto di marmo bianco, per la precisione, prese il primo premio all'esposizione di Wanamacher. Carlo Tresca dimenticato? Non lo dimenticheranno mai i rockman ed i minatori di Lansford, Pa. Tamaqua, Coaldale, Nesquehonlng e d'altri cento villaggi di quel campo minerario che in massa, ci venirono a prendere dal treno e in corteo, ci portarono alla sala gridando "Viva Carlo Thesca, viva il difensore dei lavoratori". Nella sala, i capi dell'Unione traditori, vennero bastonati. Carlo, arrestato ma rilasciato subito sotto la pressione dello sciopero generale e d'assaltare la prigione. Alla vigilia della prima guerra mondiale, Jean Jaures venne assassinato in Francia; alla vigilia della seconda guerra Carlo Tresca venne assassinato negli Stati Uniti perchè l'uno e l'altro, erano contro la guerra e contro i minestroni. Pochi giorni prima dell'assassinio, Carlo mi disse: - "Molti amici, vorrebbero che anch'io facessi parte al minestrone e stringere la mano a quel cafone arricchito di Pope. Ma questa gente è pazza? Unire assieme fascisti e antifascisti e predicare a favore del macello umano? Della guerra ch'è distruzione di tutto e di tutti? Io stringere la mano di quel cafone che ha rimbambito e continua a rimbambire ed a sfruttare i nostri connazoinali? Io nel minestrone dopo tanti anni di propaganda e di battaglie? E che figura farei di fronte ai compagni che mi hanno seguito per anni ed anni? Io rimango quello che sono sempre stato; non al minestrone, nessuna stretta di mano e sempre contro la guerra, contro tutte le guerre". Il Manhattan Center, era pieno di fiori e strapieno di gente venuta da ogni Stato. I carri, venivano caricati di fiori l'uno dopo l'altro e non finivano mai. Il feretro era quasi arrivato al crematorio e migliaia di macchine, erano ancora nelle vicinanze del Manhattan Center per essere caricate e seguire l'interminabile funerale. Nel crematorio, mentre il feretro entrava lentamente nel forno, tutti sentimmo una forte stretta al cuore e le lagrime scendevano copiose e cocenti. La Madrigrano che non ne poteva più, come se fosse impazzita si mise a gridare: "Carlo; tutte le volte che partivi per una conferenza o per uno sciopero, aspettavamo il tuo ritorno a braccia aperte e adesso, te ne vai e non tornerai più. Addio, Carlo, addio!" Gli assassini uccisero l'uomo, ma la sua idea, il suo nome e l'opera di quell'uomo, di Carlo Tresca, resterà eternamente net cuore della gente del lavoro ed anche nella storia degli Stati Uniti d'America. GIUSEPPE POPOLIZIO CONTROCORRENTE - Boston, Wi11ter 19~6 13

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