Confesso che ritrovando per la prima volta, dopo tanto tempo, su U.N., pubblicate le giuste parole di Ivan Guerrini, ho sentito riaffiorare in me quel vecchio spirito di obiettività libertaria, capace di ridar vita, che in passato mi aveva sempre ispirato simpatie e ammirazioni per i veri anarchici, conosciuti, specialmente in Spagna, ed ora, più che mai, mi sono sentito commosso al punto di rinvangare i ricordi della mia fanciullezza. Vecchi ricordi di quando udii per la prima volta, nel Trebbio di Pesaro, la chiara parola di Errico Mala testa, io che, ancor tredicenne, ignoravo ancora Il vero significato della parola Anarchia. Ma cosl facendo ml è pure tornata alla mente la triste figura di Alcide Cerasani di Fano, l'anarchico che si diceva pericoloso, per aver minato il ponte della ferrovia di Fano, nell'intento di farlo saltare :il passaggio del treno reale e che poi scoperto ed arrestato, per paura delle conseguenze e per vendicarsi dei compagni, ritenuti paurosi, dava ai fascisti gli indirizzi degli stessi, per farli legnare" e si presentava al processo, tenuto al Tribunale di Pesaro, in camicia nera e al giudice, che ,gli chiedeva, se fosse esatta l'Imputazione fattagli, rispondeva: "SI, è vero, posso aver sbagliato, ma ormai mi onoro di portare anche io questa camicia nera e con ciò credo di aver cancellato ogni errore del mio passato". -Applaudito dal numerosi fascisti, presenti, venne, colla condizionale, rimesso in libertà. Fu detto In seguito che tutto ciò fosse una completa messa In scena, fatta per colpire i veri anarchici della provincia e tutti coloro che riluttanti, o ben decisi, non volevano saperne di cambiare le proprie opinioni. Il fatto ipositivo si è che fu deciso in breve, dai fascisti, di dare severe lezioni a tutti coloro che fermi, nel loro principi, costituivano "un pericolo per la sicurezza nazionale" e cosl, di città In città, di paese in paese, tutta la nostra provincia e quelle del resto d'Italia, divennero successivamente, in breve tempo, teatro delle numerose "spedizioni punitive", fatte dal fascisti, ampiamente descritte e documentate, per la provincia di Pesaro, dall'allora capo e segretario fascista, Raffaele Rlccardl, divenuto poi, "per meriti squadristi", Ministro dell'Economia Nazionale per gli scambi e valute. Rimembrando cosi, questo lontano passato, tornandomi In mente la figura di un vero eroe della Resistenza, ho voluto rileggere alcuni scritti di "Pagine Squadriste" (Edito dall'Unione Editoriale Italiana - nel luglio 1939 a Roma) dove, Raffaello Riccardi, ci descrive, col più ributtante cinismo "le gloriose imprese" delle sue squadracce, fra cui primeggiano sempre "l'Asso di Bastoni" di Pesaro e "La Ramazza" di Urbino. Se vi può essere stato, in quell'epoca, fra le varie imprese descritte, un crimine rasclsta che ha destato orirore e raccapriccio ovunque ed ha creato una vittima ed un eroe, coll'autentica aureola del martirio, un nome va ricordato, che merita tutto il rispetto, non solo a parole, ma erigendo uno stelo al caduto: Giuseppe Valenti di Fossombrone (Pesaro), ribelle libertario, gloriosamente caduto, coll'aureola del martirio. Il nome di questo ribelle, amante e difensore della libertà, nella autentica storia dell'antifascismo, dovrebbe figurare scritto con lettere d'oro o a caratteri di fiamma. Fin dal lonano 1934, già esule e rifugiato politico in Svizzera, io ebbi a ricordare il luttuoso e criminale avvenimento, scrivendo uno del miei primi articoli per la stampa an tiMscista. Oggi, a distanza di tanti anni, credo ancora doveroso ricordarlo con nuove precisazioni. Si era verso la fine dell'estate 1922, i fascisti locali di Fossombrone, in provincia di Pesaro, si erano ripromessi di dare una severa lezione al ribelle Giuseppe Valenti, elemento refrattario, che, colle sue parole, animate da una fede non comune, e col suo atteggiamento risoluto aveva più volte messo in !scacco i fascisti, che allora, In esigua minoranza, non avevano trovato Il coraggio di affrontarlo. La sera del 2 ottobre 1922, perciò, alcuni studenti e fascisti, ritrovatisi in numero fra loro, avevano deciso, guidati dal tenente d'artiglieria (in licenza) Antonio Fiorelli di Fossombrone e dall'allievo pilota, Furio Fabi di Pievebovigliana (Macerata), di andare a scovare a casa il Valenti, per dargli finalmente "la lezione" che da tempo ritenevano meritasse. Giunto il gruppo fascista, composto di 6 armati, sotto le finestre del Valenti, uno di essi, mentre gli altri stavano nascosti, lo chiamò ripetutamente per nome, Invitandolo a scendere, perchè doveva parlargli. 6 CONTROCORRENTE - Boston, Autumn 1965
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