maldicenza, per insudiciare qualcuno, o qualche cosa. Non credo che il suo dirct· tore sia ancora in giro. * NEVl'iYORK - V. - Ti ho spedito le copie del libro che erano in mio possesso, 22 in tutto. Le ho spedite in due pacchi per rendere più facile la consegna. Scriverò appena avrò messo nella posta la rivista. Ricordami e tutti. * SAN JOSE - L.C. - Questa volta non mi è stato possibile fare spazio all'ultimo pezzo. Mi è sembrato anche che tu non abbia messo troppa attenzione nella trattazione del soggetto. Tu puoi fare molto meglio. Manda ancora. Saluti rossi. ROSSONI GENOVA - E. B. - Fammi :a cortesia di rimandare \e rimesse ultime per abbonamenti a CONTROCORRENTE, che avete devoluti a favore delle vittime dela persecuzione franchista. La lista che avevi mandato è andata smarrita. Saluta la tribù. * GENOVA - N.C. - Come vedi l'odio non potrebbe essere più manifesto. Si menziona CONTROCORRENTE soltanto quando si fa uso di maleparole. Bisogna convenire col prover,bio che la botte da il vino che ha. Ohe 'llltro si potrebbe dire? ... Sei riuscito ad avere soddisfazione con i tuoi problemi? Scrissi subito e N.P. pregandolo di mettersi incorrispondenza con te. Si fece vivo? ha tirato le cuoia anche lui, nel mese di Giugno a Roma. Aveva compiuti 81 anni. Ho trovato l'annuncio in una pubblicazione fascista che ne ha tessuto gli elogi più servili. Rossoni era noto anche a molti dei nostri lettori che hanno seguito da vicino lo sviluppo del movimento sociale negli Stati Uniti e altrove. Rossoni era nato a Tresigallo, paese distante una ventin·a di chilometri da Ferrara. Come molti di noi anche lui aveva cercato la fortuna attraversando i conilni di paesi diversi ove si parlavano lingue diverse, ove si offriva lavoro ed avventura. Fin da giovan~ aveva dimostrata la sua avversione al militarismo e ne divenne un nemico implacabile. Si sottrasse al servizio militare e dopo varie soste in Svizzera, in Francia, in Germania, in Inghilterra, negli Stati Uniti, si dedicò alle cose che non richiedevano troppa disciplina e troppi sforzi di applicazione per essere eseguiti - si dedicò al nascente movimento sindacalista che d'oveva organizzare i lavoratori delle varie industrie. Fin dal suo giungere in America si dedicò alla 011ganizzazione della Federazione sindacalista, con Arturo Giovrumitti, Joe Ettor, Flavio Venanzi ed altri militanti con nomi meno noti. Fu con Giovannitti, Joe Ettor, Flavio Venanzi alla redazione del giornale settimanale "Il Proletario" che fu l'organo della Federazione Sindacalista. Fu alla redazione de "Il Proletario" durante il famoso sciopero dei tessitori di Lawrence. Scrisse articoli pieni di fuoco contro la prepotenza dei padroni. Durante quell'agitazione memorabile tutto il movimento della I.W.W. fu impiegato nei movimenti di riscossa che misero a soqquadro tutta l'America. Quando scoppiò li conflitto mondiale furono fatti tentativi per indurre i sindacati operai a scendere in lizza, in sostegno della causa degli alleati. Rossoni fu uno dei primi a dichiararsi in favore degli alleati. Tentò di trascinare i sindacati a fianco degli alleati. Il proletariato era avverso alla guerra e lo dimostrò in termini ine• quivocabili. Rossoni si lasciò mordere dalla tarantola nazionalista. Il nazionalismo era pronto a premiare i transfuga, disposti a mettere al servizio della macchin·a guerresca il poco talento che possedevano. Rossoni vide che quella era l'ora di passare il rubicone. Decise a fare il salto. Fece del "Proletario", organo dei sindacati italiani un organo di dissenso e di propaganda guerresca, portando lo scompiglio nei ranghi del lavoro organizzato. Si accorse che quello era il momento di barattare la coscienza per pochi denari. Dopo aver dato prova di possedere una coscienza vendereccia, decise di divenire un esponente delle forze interventiste in questo paese. Seminò zizzania nelle file proletarie, provocando una polemica sanguinosa sulle ragioni dell'intervento. Pensava di fare un voltafaccia clamoroso e vi riusci in poco tempo. Fu cosi che fu costretto a lasciare la direzione de "Il Proletario", quando fu sicuro che il premio del tl'adimento non sarebbe mancato. Fondò "L'Italia Nostra". un~ palestra in cui trovarono posto tutti i transfuga, nemici della causa proletaria. S1 intensificarono le polemiche. In quei giorni lonllani non risparmiammo le frustate più violente sulla schiena del rinnegato, traditore dei proleta;ri che l'avevano sfamato. L'esperienza americana l'aveva posto nella categoria dei transfuga che dovevano poi formare la paranza :flascista. Non vi fu più limite per il fut1;1ro d~l camaleonte che era passato sul corpo della libertà e aveva fatto persegu1~e 1 111;voratori che erano rimasti fedeli ai principi che lui stesso aveva propagati un giorno. Di Rossoni si potrebbe scrivere.continuamente vuotando il dizionario delle ~aleparole. Ce n'è una che vale per tutte per definirlo per tutti i tempi e che voghamo porre sulla sua tomba, ancora fresca: T r ·ad i tor e. a. f. 48 CONTROCORRENTE - Boston, Autumn 1965
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