Controcorrente - anno XXII - n. 47 - autunno 1965

smo" e fonda "Università Proletaria" una rivista scritta sotto il pseudonimo di Vivarini. Fonda il movimento "Volontista" il cui scopo era quello di raccogliere un pugno di ardimentosi pronti a rientrare in Italia e a farla finita con Mussolini. Ingenuo e buono crede ai molti che lo circondano: è denunciato ed è espulso! Ripara in Belgio, a Bruxelles, dove continua a scrivere, a ,pubblicare •Università Proletaria", a cospirare; ma essendo Marie Josè andata sposa ad Umberto di Savoia quel governo democratico e parlamentare, per un atto di servilismo al fascismo italiano, lo espelle assieme ad altri antifascisti. Parte per il Brasile, a San Paulo dirige il giornale "La Difesa" Espulso ripara nell'Uruguay. La rivoluzione di Getulio Vargas, nel 1930, lo riporta in Brasile con le truppe rivoluzionarie. Non cercava altro! Scrive un brillantissimo articolo: "Per una chicchera di caffè". Aveva saputo che il governo fascista aveva chiesto la sua testa al governo brasiliano in cambio di una grossa importazione di caffè. Nel 1934 va in Argentina dove resta e resiste a Peron. Nel 1942 prende parte attiva al Congresso di Italia Libera a Montevideo ed ai piedi del monumento di Artigas pronuncia uno smagliantissimo discorso su Giuseppe Garibaldi. Sofferse con stoicismo venti anni di esilio e ritornò in Italia non al seguito delle truppe straniere, come avevano fatto tanti illustri personaggi della ,politica italiana, ma solamente quando non era più necessario chiedere "il navicert" alla occupazione straniera che aveva occupato "manu mili• tari il suo Paese. Ritornato in Italia dovette constatare che i venti anni di fascismo avevano finito per distruggere tutti i criteri e i valori umani e morali della nazione. L'ideale di Mariani era quello di un socialismo vero, cioè di un socialismo che assicurava ai lavoratori il possesso comune dei mezzi di produzione e la ripartizione dei beni nel modo particolare che essi prescelgono, luogo per luogo, a secondo dei bisogni, delle tradizioni, delle possibilità esistenti in ogni singolo paese. Niente Stato, niente autorità; niente regola uniforme e stabile di condotta dettata da un potere superiore, dai capi e dai maestri della rivoluzione; ma un socialismo che si costruisce attraverso la pluralità delle esperienze e che non conosce altra organizzazione che non sia quella dell'aeropago: in cui la maggioranza stabilisce quel minimo indispensabile di santoni e di obbligazioni che dovranno armonizzare la libertà del singolo con le esigenze sociali. Comune autonoma, dunque: qualche cosa di simile a quella cui aspiravano Bakounin e Kropotkine e che fu. in parte, realizzato da Makno nell'Ucraina e dalle collettività libere nell'Aragona. Editamente il Nostro propugnava una regola di condotta che riconoscesse la legittimità del soddisfacimento dei bisogni naturali e condannava quelle morali, Ipocritamente ascetiche, che impongono all'individuo la rinuncia a ciò che possa violarla, di soppiatto, con la complicità delle tenebre ed il piacere del sacrilegio. Dunque: non ten• denza morbosa per il peccato e le peccatrici, "l'erotismo e le mutandine di donna", ma la constatazione che la premessa di una vita migliore non può essere che quella del libero amore affrancato 'da ogni influenza economica. E con pazienza certosina si diede a studiare questo nuovo Socialismo: un socialismo nuovo e vergine. Combattere rper una dottrina che non fosse corrotta e che non trascinasse il popolo verso forme di tirannia e di schiavitù. Una dottrina che salvasse la libertà conciliandola col socialismo e che proibisse la libertà d'eccessivo sfruttamento e la libertà di uccidere la libertà. Il suo appello ebbe dei risultati; ma la pletora degli abulici lo abbandonò con pochi amici e i pochi numeri di "Unità Proletaria" dovettero, ben presto, soccom• bere. Ai primi di giugno del 1951 Mario Mariani salutava con questa lettera i pochi collaboratori rimastigli fedeli: "lo parto domani da Genova, per andare a due passi, in Brasile. Il nostro ottimismo politico è contrastato dalla triste realtà odierna. Parto sfiduciato ... io me ne frego perchè ormai la mia vita l'iho vissuta, ma i ,giovani che male hanno fatto per vivere a questo modo? Vi darò notizie della mia attività da laggiù. Aibbracci fraterni: Mario Mariani." Dal Brasile ci giunsero con periodicità per alcuni mesi copie del "Fanfulla" con i suoi articoli sempre di attualità e brillantissimi, poche lettere e poi un telegramma di Elio, suo figlio: "Papà morto!" La sua non comune produzione letteraria incontrò giudizi lusinghieri di Benedetto Croce, di Alfredo Panzini, di Salvator Gotta, di Alessandro Varaldo, di Benito Mussolini (edizione 1918) e, infine, il recentissimo di Pitigrilli il quale afferma "· .. Mario Mariani è stato l'unico vero grande scrittore italiano della metà del ventesimo secolo. Di questa personalità vigorosa e complessa crediamo sia utile ed interessante per i nostri lettori pubblicare qul di seguito il profilo autobiografico apparso sotto il titolo: "Il Vinto" nella collana dei quaderni anti· fascisti e pubblicato a Parigi il 1.o Luglio 1927 presso l'editore Cecconi. "Patria! l'ora è venuta: facciamo i conti. Io so che t'ho dato quanto potei e so che non ti debbo nulla. Se ripenso la mia infanzia, so che ogni dolcezza mi fu negata. La famiglia fu l'incubo della mia fanciullezza disperatamente sola. I nomi che altri accarezzarono l'orecchio e il cuore furono per me nomi di orrore e di terrore. Dovrebbero esserlo per tutti. Colui che si crede di me più fortunato è soltanto un imbecille. CONTROCORRENTE - Boston,.Autumn-1965

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==