Controcorrente - anno XXI - n. 46 - estate 1965

Inventario dei beni vaticani Jlla il velo non è mai stato sollevato dl'I tutto. "Nessun profano - conclude Rossi - è oggi in grado di fare un inventario, sia pure largamente approssimativo, di quella che è la ricchezza della Chiesa in Itali:i, perchè la Santa Sede si guarda bene dal pubblicare qualsiasi dato relativo alle sue finanze, e tutti gli enti ecclesiastici tengono riservatissimi i loro bilanci; ma, col riconoscimento di quelli che sono i maggiori esponenti della finanza vaticana nei consigli di amministrazione delle società quotate nelle Borse, e raccogliendo le indiscrezioni che circolano negli ambienti economici competenti, risulta, con sufficiente sicurezza, che attualmente sono di proprietà ecclesiastica i;mn parte delle aree fabbricabili di maggiore valore nelle grandi città ed i più grossi pacchetti azionari delle società a partecipa• zione statale, delle società fornitrici di enti pubbici e gestrici di servizi pubblici in connessione, delle società industriali, finanziarie e assicuratrici, che godono di posizioni monopolistiche, delle società protette con dazi doganali e sovvenzionate dallo Stato, e, in genere di tutte le altre società parassitarie che fanno i loro migliori affari mandando i loro dirigenti a trattare nei gabinetti dei ministri". Ernesto Rossi Jackson nel caso Sacco e Vanzetti Gardner Jackson, pubblicista, noto nel campo giornalistico e del lavoro, è morto in un ospedale di Washington, D. C., all'età di 68 anni il 17 aprile 1965. * • • • Verso la fine dell'autunno nel 1926 Jackson lasciò il quotidiano "The Boston Globe" per far parte del Comitato di Difesa per Sacco e Vanzettl. Si mise subito all'opera per la raccolta dei fondi necessari per la difesa e a dirigere la campagna pubblicitaria. Egli assunse queste due responsabilità entusiasticamente. Le curò con grande maestria ed io ne rimasi pienamente soddisfatto. Cominciai a nutrire una grande simpatia ed ammirazione per lui, per la sua franchezza e rettitudine, per la sua abilità come giornalista. Da allora In poi - fino a quando si trasferl a Washington, D. c., nel 1930 - ci vedevamo quasi tutti i giorni. I suoi scritti, sul "Bollettino Ufficiale" del Comitato che Mary Donovan e lo scrivente avevamo già iniziato da breve tempo, trasformarono questa pubblicazione In una arma pit:i efficace ed I risultati furono immediati. Cominciammo a raggiungere ambienti fino allora impenetrabili. Sembrava che tutti conoscessero Jackson. Data la sua prominenza nel campo sociale e professionale realizzai subito che con la sua presenza nel comitato l'agitazione si ln:llltrava su nuove vie. Anche con il grande interessamento di un tipo d'uomo quale Thompson, capo del collegio di difesa I nostri sforzi non penetravano In quartieri al di là dei circoli operai e della ristretta comunità italiana che fino allora si raggiungeva. Quando venne Jackson c'imbarcammo ancora verso nuovi lidi: si approdò nelle università. Egli conosceva Arthur Schlesinger, Sr., Felix Frankfurter e tanti altri connessi con la Harvard University. Alla università di Amherst quando ancora allievo Jackson strinse amicizia con Alexander Meiklejohn. A personalità come queste, dalle quali egli era molto stimato, egli Incominciò ad appellarsi ed a incitare alla lotta. Ci riusci. Da ogni dove rappresentanti della stampa venivano a noi. Negli uffici del Comitato di Difesa, due stanze al terzo piano al No. 256 Hanover Street vennero giornalisti del calibro di Louis Stark del "New York Times" e Joseph LilJy del vecchio "World". Jackson parlava il loro linguaggio e premuroso non li metteva mai a disagio. Noi non saremmo mai riusciti a raggiungere questo gruppo come pure quello fra l'elemento liberale e "rispettabile" ed i socialmente prominenti. Tutto ciò, più la sua grande abilità di giornalista, furono preziose contribuzioni alla nostra causa (e fra parentesi devo aggiungere che egli contribuiva anche finanziariamente e molto). J ackson era molto generoso. Per un tempo non seppi mai della sua florida situazione finanziaria. Egli, modesto, non ne parlò mai e nè lo ne chiesi. Più In Jà, quando Il lavoro e l'amicizia ci tenevano CONTROCORRENTE - Boston, Summer 1965 9

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