Controcorrente - anno XXI - n. 46 - estate 1965

di qualsiasi genere. Pochi ricordano che non più di cinque o sei anni fa fra Indonesia e Cina comunista le relazioni erano tutt'altro che amichevoli, quando la prima cercò di limitare l'influenza economica e sociale esercitata dalla forte minoranza cinese nel paese. Nessuno qui vuol considerare la possibilità che un Viet-Nam riunito e pacificato sia una barriera alla penetrazione cinese verso il sud; si preferisce sostenere colle armi, al costo di enormi sofferenze per i poveri vietnamesi, un regime incapace di vita propria, dominato da limitati interessi, col rischio di ridurre il Nort Viet-Nam ad un impotente vassallo del suo vicino del nord. Nessuno insomma scorge che il clima creato dalla rivoluzione cinese in tutta la ,·asta area che copre gran parte dell'Asia, dell'Africa e una buona porzione dell'America Ialina è assai diverso da quello esistente alla fine della seconda guerra mondiale alla periferia della massa russa. Proprio come una conseguenza dell'esempio cinese, lo spirito di indipendenz<a nazionale è risvegliato. Come il mondo occidentale si dimostra sempre più restio ad accettare la supremazia americana, in grazia della acquistata indipendenza economica (sia pure come conseguenza degli aiuti largiti da Washington), cosi pure l'altra parte del mondo, che cerca di risolvere i problemi economici e sociali interni con formule ostiche agli interessi degli Stati Uniti ed invise all'ordine sociale del Nord America, non è un blocco indivisibile, in cui gli interessi di uno o due grandi potenze dettino legge. • • • • Il secondo fattore, il progressivo e purtroppo accelerato processo di immlseramento dei paesi produttori di materie prime, facilmente soggetti al controllo del mercati esercitato dalle nazioni finanziariamente organizzate, e acquirenti di prodotti industriali finiti, Il cui costo è soggetto a continui aumenti, è esso pure un elemento che la politica degli Stati Uniti non è capace di valutare propriamente. Questo fattore è essenzialmente la causa dell'Instabilità del governi sotto controllo di classi privilegiate, legate per la loro esistenza alla cristalllzazione dell'organizzazione locale in formule primitive, ad esclusione di una vera industrializzazione, concepibile soltanto coll'esistenza di una classe lavoratrice non soltanto conscia dei propri diritti politici e sociali, ma anche in progresso economico, come grande massa consumatrice. Il terrore dimostrato dagli Stati Uniti, appena un moto di rivolta si manifesta in una delle misere repubbliche sudamericane, immediatamente attribuito alle mene sovversive, è una espressione della incomprensione dei tempi. Ogni ragionevole persona, anche in posizione decisiva per la formulazione della politica internazionale americana, amn1ette che nessuna "junta" militare può risolvere i problemi dell'America latina, e, per la verità, di nessun altro paese del mondo. Pur tuttavia l'azione dello State Department indica che, quando il problema sorge, non si sa far altro che buttiare la for,ia degli Stati Uniti al sostegno di chiunque si proclami anti-comunista, anche se tale termine nasconda solamente la volontà di proteggere privilegi incancreniti. Per certo i comunisti son pronti a sfruttare ogni possibile opportunità. Ma ci si può domandare se l'effetto finale di ,azioni precipitate come la recente invasione di San Domingo non giochi proprio a vantaggio dei comunisti: è facile dire che Castro ·avrebbe condotto Cuba in ogni modo al vassallaggio della Russia <o forse della Cina?), anche se l'atteggiamento di Washington non fosse stato tanto influenzato dalla pressione delle paure e degli interessi minacciati: però sta indubbiamente il fatto che una rivolta contro un sistema di sanguinosi soprusi e di intollerabile tirannia fu costretta a cercare appoggio per il suo successo presso gli avversari degli Stati Uniti. Sarà questa la sorte di San Domingo? Per ora si può soltanto dire che la confusione abbietta nelle direttive politiche americane, incapaci di scorgere la necessità di riforme radicali in paesi costretti alla disperazione, ha avuto come risultato positivo non )'allontanamento del pericolo di una finale vittoria dei nemici degli Stati Uniti, ma la distruzione di un clima di distensione fra le due Americhe, pazientemente ottenuto da anni di lavoro. • • • • Causa di tante difficoltà, di tanti pericoli? Senza dubbio essa va cercata nella persistente illusione che il mondo sia nettamente diviso in due gruppi rigidamente controllati e irrimediabilmente in lotta per la sopravvivenza definitiva. Per Washington, la situazione è rimasta al 1945, non è progredita dal tempo di Dulles. Perciò, CONTROCORRENTE - Boston, Summer 1965 5

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