Controcorrente - anno XXI - n. 46 - estate 1965

Il casoStriulie la GiordanoBruno UNA LETTERA DI C. R. VIOLA Caro Felicani, appena letto il trafiletto, con cui "La Ragione" offende insieme la persona di un "libero" pensatore, i "liberi" pensatori, questa "libera" palestra e l'idea stessa di "libertà", avevo cominciato a scrivere una requisitoria da pubblicare su "Controcorrente" e in difesa anche della medesima. Ma poi, avendo comunicato al detto giornale le mie ferme rimostranze, anche nella qualità di socio della "G. Bruno", ho pensato di attendere gli sviluppi del caso e, chissà, un qualche gesto autocorrettivo. Ma ho avuto solo un'ennesima prova di un "costume" semplicemente inconciliabile con una pubblicazione, anche borghese, che si rispetti. Inoltre, perfino qualche foglio "anarchico" si ·è rifiutato di occuparsi del caso, ritenendolo personale, tanto che il generale "dilettantesimo n1orale" mi aveva quasi fatto pensare che fossi io ... l'irregolare, io che concepisco la morale come solidarietà e questa come un "effettivo prendere le difese di chi viene ingiustamente colpito, anche se si è individualmente estranei al fatto e •anche se si corre dei rischi". Oltre a ciò, quello dello Striuli "non è un caso personale, ma un'occasione personale di un costume generale". Perciò, il tuo invito di occuparmi "io" del caso, io dico, socio della "G. Bruno", perchè tu temi di arrecare offesa ai bruniani, presso cui conti parecchi amici, essendo libero pensatore tu stesso, e perchè "ti senti a disagio nel doverli occupare dell'organo di un'istituzione per la quale hai sempre avuto rispetto e simpatia", il tuo invito, dicevo, viene proprio opportuno e l'assolvo molto volen lieri. Mi rendo conto della tua dolorosa sorpresa nel. vederti colpire in faccia da "vicinissimi di casa" con l'infamante accusa di condurre "crociate anticomuniste come vo• gliono i ,padroni dello Stato-guida del 'mondo libero'" e ti do atto della tua delicatez.m. Ma voglio farti notare che un conto è il libero pensiero, un altro la strumentalizzazione di un organo del libero pensiero da parte di emissari di un partito che, per giunta, quanto a libertà di pensiero, non ha tutte le carte in regola. Le "cose" alla G. B. vanno peggiorando da un bel pezzo. Da alcuni anni sono in polemica con i responsabili dell'aggiogamento della detta al carro del P .C.I. e prima o poi darò alle stampe tutto il carteggio epistolare di cui sono in possesso per documentare anche l'aspetto meno appariscente dell'amara esperienza. Sarebbe lungo fare qui la cronistoria. Mi limito ad indicare i caratteri di rilievo della situazione, ripromettendomi di tornare su quelli di cui mi chiedessero ulteriori delucidazioni. • • • • Gli attuali "dirigenti di fatto" della "G. B." sono militanti del P.C.I. o "consenzienti" alla politica di questo. Perciò, essi vedono "La Ragione" solo in funzione di possibile appoggio alla detta politica. Per chi conosce la mentalità del comunista "corrente", sarebbe da meravigliarsi solo se costoro si comportassero diversamente. Gli "eventuali cambiamenti in meglio" sono conseguenti all'infeudamento al P.C.I., come, per esempio, la "demassonizzazione" del giornale, la quale, se serve, come serve, all'"autenticità" del portavoce di un preciso programma ancor più è richiesto dall'obbedienza alla politica già detta. Si tratta di coincidenze e basta. "La Ragione" 'ripete fedelmente' la politica del P.C.I., almeno relativamente all'aspetto laicistico e anticlericale, ai rapporti con la Chiesa di Roma e alla questione religiosa. Essa ha dato la preminenza all''8.ccenlo ateistico ' dell'Associazione, sen2'a tenere conto della tradizione "deistica" (nella quale tuttavia c'è posto anche ,per l'ateismo) scontentando non pochi repubblicani, deisti, liberi religiosi - non perchè l'ateismo è, come è, vicino alla realtà del deismo, ma perché ateistica è la linea generale del P.C.I. <e, per gerarchica analogia, quella del Kremlino). I teorici (io direi demagoghi) del P.C.I. rivedono l'ateismo? "La Ragione" rivede l'ateismo. Il P.C.I. "lancia" il dialogo con I cattolici (ovvero, con gli "uomini" della Chiesa)? "La Ragione" 'lancia' lo stesso dialogo. Il P.C.I. sostiene la giustezza del voto dell'art. 7? Ebbene, "La Ragione", puntualmente, sostiene a spada tratta tale presunta giustezza. Il CONTROCORRENTE - Boston, Summer 1965 21

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