sempre vicini m'accorsi ch'egli era un ricco. li mio primo incontro con Jackson fu nella redazione del "Globe". Ero andato a trovare Frank Sibley, il venerabile redattore che aveva dimostrato simpatie per iniziative liberali sin dal 1912 e cioè ai tempi dello sciopero di Lawrence di cui egli s'era molto interessato ed aveva sempre simpatizzato con i lavoratori. Nel 1921, per tutta la durata del processo di Dedham, egli mantenne la stessa attitudine. C'imbattevamo spesso nel tramvay che ci conduceva ogni mattina al tribunale ed in queste occasioni soleva esprimere le sue opinioni. Quando nel comitato sentimmo il bisogno di un esperto in materia di pubblicità mi rivolsi a Sibley il quale mi assicurò che in due o tre giorni egli ne avrebbe provveduto. Infatti pochi giorni dopo, negli uffici del "Globe" incontrai Jackson per la prima volta. La settimana seguente venne nella mia tipografia, allora al No. 88 Salem Street e da Il andammo nella sede del comitato ad Hanover Street. Da qualche tempo giornalisti venivano spesso nei nostri uffici ma non avevano mal dimostrato un grande interesse per la nostra causa, anzi, spesso prendevano pose, un atteggiamento antagonistico. Eravamo, pensavano loro, un branco di vociferanti italiani o peggio ancora, dei sovversivi. Dopo l'arrivo di Jackson notai che a poco a poco, questo lor modo di vedere cominciò a cambiare e più. tardi si trasformò in vive simpatie verso noi e per il nostro lavoro. Ma ... diciamolo pure: Jackson sapeva bene come attirarseli. Spesso invitava loro, tre o quattro alla volta, a pranzo nei locali ristoranti ed era sempre lui a saldarne il conto. In breve tempo incominciò a dare tutto se stesso al lavoro. Dimenticò Il "Giobe", abbandonò lo svago; spesso dimenticava la famiglia. Egli si sentiva felice, godeva di essere fra noi nel comitato. Non poche volte mi disse ch'egli si sentiva d'aver scoperto un altro mondo, in mezzo a noi - un mondo più. bello. Lavorava tenacemente per la pubblicità di stampa, per il "Bollettino" e continuava a dare espanslvamente il suo denaro. Ho già menzionato la generosità di J ackson. Egli spese una vera fortuna per la difesa di Sacco e Vanzetti. Non si seppe mai precisamente, ma io ritengo ch'egli spese cinquantamila dollari-e forse più.. Quella sua grande bontà; quella generosità senza pari strari1>ava spesso su tutto ciò che sentiva ed amava. Il 9 aprile 1927 il giudice passò la sentenza di morte su Sacco e vanzetti. Dopo semplici ma emozionanti discorsi che i due innocenti pronunciarono in corte, noi, armati di tanto materiale, cominciammo a martellare senza tregua, concentrando tutti i nostri sforzi per una campagna onde ottenere una revisione del processo, che in effetto significava un nuovo processo. Rimanevano solo tre mesi aUa data per l'esecuzione ch'era stata fissata per la settimana del 10 luglio. La maggioranza della stampa era in nostro favore. Ogni giorno venivano negli uffici del comitato da 50 a 100 giornalisti da ogni parte del paese. Finalmente il governatore Fuller, dietro influenza di elementi liberali, amici del corpo di difesa, nominò quella che ancora oggi è conosciuta come la "Lowell Commisslon". J ackson, come pure Frankfurter ed altri intellettuali gradirono la nomina di questo comitato. Jackson aveva fede in Lowell. Io rimasi pessimista. Dopo tutto lo trascinavo con me un'esperienza di ben sette anni. La prima fase della nostra nuova campagna era quella d'ottenere che le udienze dinanzi al comitato governatoriale venissero aperte al pubblico. E fu su ciò che J ackson fece un lavoro più. che magnitlco per dare maggior enfasi alla mèta che si voleva raggiungere. Egli scrisse allora sul "Bollettino" :-"Ed ora, con meno di due settimane ancora da vivere questi due uomini anelanti, benevoli ed altruisti come ben pochi, vedono la loro sorte sigillata in camere chiuse e senza neppure la presenza dell'avvocato difensore per svelare tutte le menzogne che vengono tramate intorno a loro. Ciò che essi chiedono o hanno mal chiesto, è un'imparziale rivista del processo. Non l'hanno mal ottenuto come un'esaminazione del verbale e delle dichiarazioni legali (affidavits) e ciò prova il disgustevole e maligno pregiudizio del giudice Thayer oltre ad innumerevoli altri fatti. E' certo che essi non stanno ricevendo un'imparziale esamlnazione dei fatti nella camera chiusa del governatore. La verità, in un caso come questo, deve uscire in pubblico, non in privato". Come ben si sa non avemmo successo. Le udienze continuarono dietro porte chiuse. In quegli ultimi giorni noi andammo da sconfitta a sconfitta In ogni tentativo 10 CONTROCORRENTE - Boston, Summer 1965
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