~ONTB~~O SUMMER 1965 In questo numero Gli amici della rivista .............................. . Crisi di un'illusione, di Davide Jona ................. . 2 3 Sara' sa1_1atala frode fiscale del Vaticano?, di E. Roaai 6 Jackson nel caso Sacco e Vanzetti, di Aldino Felicani.. 9 Gardner "Pat" Jackson, di Jamea Wechsler . . . . . . . . . . 13 Penne servili, di Brand . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 If caso Striuli e la Giordano Bruno . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 Risposta a Reginald Rose, di Mario Favro . . . . . . . . . . . 23 Rendiamo giustizia a Sacco e Vanzetti, di G. Pedercini 25 TRIBUNA LIBERA - G. Mangano - G. Ricci . . . . . . . . 28 Recensioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 Frati contrabbandieri, di Marat . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33 La legge e l'autorita', di Pietro Kropotkine . . . . . . . . . . . 34 I bimbi di Marzabotto, di Federico Zardi . . . . . . . . . . . . . . 36 La visita di Nenni al Papa, di Bolero . . . . . . . . . . . . . . . . 38 A PIOMBO, di "Il Muratore" . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39 PICOLA POSTA .................................... 43
Gli amlCl della rivista CONTROCORRENTE, ,-,bblicasio"" dedicala alla lolla conlro il faaei,mo •.. lnlerea- •anliadma pubblieaslone. Un 11ero pieeone demoli1ore di lulle le impoalure faaeule; un /lagellalore Implacabile del re,rime totalitario /a1cl,1a. Scritto con cono,ccn~a di falli, da genie che aa lenere la penna in mana e colpùce a ,egno, con preci,ione, con allocchi ae"ali, il ,ciornale di Boalon al le11ge con piacere. Allamenle ialn,lli110. Lo raccomandiamo a lulll I noalrl l,111orl, CARLO TRESCA " IL JKARTl!:LU) " u...-11111 Innisfail, Australia: C. Danesi . . . . . . 2.17 New York, N. Y.: I. Biasini . . . ·3.00 West Quincy, Mass.: C. Petitti . . . . . . 5.00 Bronx, N. Y.: V. Saura . . . . . . . . . . . 20.00 New Haven, Conn.: A. Burro . • . 3.00 Philadelphia, Pa.: Gruppo Car Tresca 30.00 Miami, Fla.: N. Leali ................ 2.00 Lake Forest, Ili.: B. CapitJani, salutando Felicani . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.00 New York, N.Y.: Nick Ventura, esortandovi a scudisciare i fascisti de "Il Progresso" . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.00 Allston, Mass.: Larry Salvucci, salutando il Muratore ...... . Troy, N. Y.: Amedeo Persechino, per un abbonamento in Italia ...... . Watervliet, N. Y.: A. Mori ......... . Rome. N. Y.: Paul Pettinelli .... . Brook.lyn, N. Y.: Joseph Pelazan ... . Brooklyn, N. Y.: Pietro S. Pernicone Brooklyn, N. Y.: .\rturo Di Pietro .. . Philadelphia, Pa.: Mario Zucca .. . Lynn, Mass.: Renato Sanchioni ..... . Washington, D. C.: S. Romualdi ... . Stratford, Conn.: Peter M. Mozzi .. Wildwood, N. J.: Luigi Moresco ..... . Brooklyn, N. Y.: Joseph Mangano ... . Haverhill. Mass.: Gennaro Quintiliano, 1.00 5.00 2.00 10.00 3.00 5.00 5.00 5.00 5.00 5.00 2.00 5.00 5.00 salutando i compagni . . . 5.00 \'ineland, N. J.: Giovita Collini . . . . . . 5.00 Chester, Mass.: L. Cardarelli . . . . . . 1.00 Troy, N. Y.: Savino Saraceno ...... 5.00 Cambridge, Mass.: Mrs. Gardner Fox 25.00 Rensselaer, N. Y.: M. Viaggiano .... 10.00 Pompano Beach, Florida: Vincent De Laila ........................... 10.00 Cucamonga, Cali f.: Secondo Grossi. . 10.00 Hoboken, N.J.: Vito De Gennaro . . . . 3.00 Chicago, Ili.: Nemo Branchini ...... 5.00 Hoboken, N.J.: Mauro Lorusso . . . . 3.00 Harrison, N.J.: A. Caimmi . . . . . . 3.00 Brooklyn, N.Y.: Raccolti da Salvatore Amicizia: Locai No. 6 Cement W'orkers $30.00; Committee from J. · P. $5.00 e da Frank GulottJa $5.00 - Totale . . .. . .. . .. .. .. .. . . 40.00 Newark, N. J.: Joe Raccioppi . . . . . . . . 2.00 Worcester, Mass.: Luigi De Santis . . 2.00 Aptos, Calif.: Maddalena Fambrini . . 1.00 Somerville, Mass.: Ernesto 'Palmacci.. 3.00 Paterson, N.J.: M. Giurelli 5.00 Brooklyn, N.Y.: Ferrera ........... . Orange. N. J.: John Melillo ......... . Youngstown, Ohio: Paul Petrillo ... . Genova, ItJaly: Leda Rafanelli ..... . Genov~, Italy: William Piastra .... . Salerru, Italy: Peppino Tantaro fu Marco .......................... . New Haven, Conn.: 'R. Castricone .. Hartford, Conn.: B. Rosati ......... . Newton, Mass.: Ngulatore ......... . Newton, Mass.: L. Di Bona ........ .. Malden, Mass.: Andrea ............. . Newton, Mass.: N. ,paglia ........... . Brighton, Mass.: L. Salvucci ......... . So. Boston, Mass.: N. Fiore ......... . Chattabroochee, Fla.: Dr. G.1B. Fiore Albany, Calif.: M. Civello .... ·....... . Vineland, N. J.: G. Collini ......... . Somerville, Mass.: G. B. Filosi ..... . Wakefleld, Mass.: F. F ............ . 1.00 10.00 3.00 1.00 5.00 5.00 3.00 3.00 2.00 1.00 2.00 1.00 2.00 2.00 2.00 5.00 3.00 2.00 5.00 Totale $324.17 BILANCIO No. 46 Uscite Deficit precedente ................ $2,010.56 Uscite No. 46 . . . . . . . . . . . .. .. . . . . . 480.00 Cut . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.00 Second class deposi t . . . . . . . . . . . . . . 25.00 Totale usci te ................... $2,519.56 Entrate Abbonamenti e sottos. . ..... $ 324,17 Deficit 1-7-65 ......... ,. ........ $2.195,39 DATECI UNA MANO Siamo confidenti che i compa,rni cl aluleranno a ap,usare 11la il de/icil, Facendolo ci m'e11eranno in condì:lione di mi1llorarel. Deaideriamo di reapirare più liberamente. Abbiamo bi,ogno di apasio. Chi 11Uolcontribuire a quut'apera t,eramente neceuaria, ci dia una memo. Rlpel/amo, è noalra con11lnslo..., che la rillllla rlaponde ad un blao,rno, Rappreaenla lo 1pirilo del lempi andall quando le pubblicasionl d'a.,an11uardia erano eapreaaloni di "alonta, L' al lacco conlro I nemici della llberla d,..,e continuare. L'ambiente è cambialo, La lolla non è quella di Ieri, I mllllanti ai ,ano falli più rari, Noi 110/fliamo continuare a /are eche11,riare la proleala umana conlro lulll I aoprud. Continueremo fino a quando m,remo ao,levu, e coopera. aione di coloro che ci apprnano
~DRTID~O RIVISTA DI CRITICA E DI BATTAGLIA Fondata nel 1938 - Direttore: ALDINO FELICANI Indirizzo: CONTROCORRENTE, 157 Mllk Street, Boston 9, Mass. CONTROCORRENTE is published quarttrly, Mail addrtss: 157 Milk St., Boston. AldillOFelicani, Editor and Publisher. Office ot publication 157 Milk Street, Boston, Mass. 02109. Second-clas.smail privllegesauthorizedat Boston, Mass. Subsaiptlon $3 a year. Voi. 21-No. 4-(New Series 146) BOSTON, MASS. Summer 1965 CRISIDI UN'ILLUSION Gli Stati Uniti, militarmente, economicamente, politicamente il colosso mondiale che dovrebbe incutere rispetto•in ogni parte del glob'o terrestre, sta diventando oggetto di disprezzo e di amare critiche da parte di una gran parte dell'umanità. Se ciò in un certo senso può giustificarsi, o per lo meno spiegarsi, come naturale reazione di chi risente il predominio di una potenz.1 estranea, lungi dai problemi e interessi locali, la situazione è più profondamente motivata da elementi più seri e da uno sviluppo della scena internazionale il cui controllo sta sfuggendo dalle mani dei dirigenti della politica estera di Washington. Vent'anni fa la conclusione della seoonda guerra mondiale vide il mondo controllato dai due colossi, gli Stati Uniti e la Russia. Dei due però la Russia, dissanguata da 1.ma estenuante guerra combattuta sul suo territorio, con una capacità produttiva ridotta ad una frazione di quella che aveva raggiunta soltanto cinque anni prima, con una economia a quel momento, e per diversi anni a venire, tutta tesa a riparare gli enormi danni sopportati dal paese, era in una evidente posizione di inferiorità. Soltanto la grande massa di arma ti, che essa ancora avrebbe potuto schierare in Europa, poteva in un certo senso raddrizzare la bilancia in suo favore, in vista delle confuse e debolissime circostanze in cui le nazioni europee versavano, dilaniate da problemi di riassestamento politico e sociale, divise da odii giustificati da recenti ricordi, in crisi, persino nelle nazioni che con più successo avevano resistito all'uragano, come l'Inghilterra, per l'urgente necessità di rivedere tutto il proprio sistemà politico, scosso dall'enorme indebolimento della struttura imperiale. Perciò la zona di influenza russa, militarmente e politicamente parlando, fu confinata nell'area a portata di man·o del suo esercito. La pressione sociale delle masse proletarie dell'Europa occidentale fu affidata all'azione dei partiti comunisti locali, e, a giudicare a vent'anni di distanza, non si può dire che l'influenza russa possa essere considerata un successo. Nelle aree in processo di liberazione dai domini coloniali, l'influenza russa ebbe maggior fortuna, senza ,per altro costituire un evidente pericolo per l'America: in queste aree, la politica di ribellione contro i poteri imperiali, essenzialmente le grandi nazioni dell'Europa occidentale, trovò un alleato valido nello sforzo russo verso la eliminazione delle influenze coloniali, in modo particolare in ogni luogo ove gli scopi della liberazione dal giogo coloniale coincideva coi programmi, ereditati dall'impero c7la.rista, di espansione nazionale russa. Ciò fu chiarissimo nei conflitti che portarono al declino della supremazia politica della Inghilterra, ad in parte anche della Francia, dal prossimo e medio oriente e dal bacino orientale del Mediterraneo. Vent'anni fa il programma americano di contenimento dell'espansione comunista aveva delle ragioni ben chiare, in quanto l'infiltrazione russa, sostenuta dall'ideologia leninista-marxista, potente attrattiva di grandi masse in rivolta contro un vecchio ordine politico e sociale, era un ,pericolo ben definito che minacciava, sul terreno e coi mezzi che concedevano un vantaggio
alla Russia, la supremazia mondiale che gli Stati Uniti speravano fosse riservata loro dalla recente vittoria. Come struttura d'appoggio di regimi debilitati dall'enorme recente conflitto, o in profonda crisi istituzionale, la dottrina di Truman, dell'intervento americano in ogni luogo ,ove l'infiltrazione comunista, 1aperta o meno, minacciava di spostare l'equilibrio politico, aveva una certa logica; le sue conseguenze, il piano Marshall, !'alleanza atlantica, fino ad un certo punto l'intervento in Corea, furono un successo; in altri casi, come la campagna di Grecia, che servì a imporre di nuovo un regime semi fascista su una disgraziata nazione, come il perdono facilmente concesso ai gruppi nazionalisti e "revanchisti" tedeschi, come la tolleranza di regimi apertamente fascisti, come lo spagnuolo e il portoghese, e l'aiuto largito a loro, come la seconda parte del conflitto coreano, furono sparsi i semi di futuri pericoli e radicate le cause di più aspri contrasti. . . . . Per altro, vent'anni sono trascorsi. La configurazione internazionale mondiale è radicalmente cambiata. L'Europa non è più un continente dissanguato, dipendente dagli aiuti americani a costo di una velata servitù, o per lo meno di una accettata subordinazione dei propri programmi agli interessi degli Stati Uniti. Gli imperi coloniali hanno lasciato il luogo a un centinaio di nuove nazioni in fermento, lacerate da cruenti conflitti, insidiate da problemi economici e sociali di estrema difficoltà, ma ben decise a non accettare di nuovo la protezione interessata, o peggio 'ancora l'aperto servaggio a quegli imperi. L'educazione, sia pure limitata, fornita a centinaia di milioni di esseri umani, ha servito ad aprire gli occhi a grandi masse fino a poco fa trattate come schiavi. D'altra parte una grande rivoluzione industriale è in progresso, le cui conseguenze sono più nettamente sentite dai paesi più industrializzati, ma che pure rende più ingiustificata la permanenza di sistemi sociali inadeguati al momento, incapaci di rinnovamento profondo, in vaste aree. . . . . Ma più di tutto due fattori hanno cambiato profondamente i rapporti internazionali. Il primo di essi è l'innegabile vitalità della rivoluzione cinese, il seoondo è il problema del progressivo immìs<>rìmento dei paesi sotto-sviluppati, di fronte ad un vcr• tiginoso aumento della ricchezza dei popoli economicamente e tecnologicamente più progrediti, fenomeno diventato acuto negli ultimi dieci anni, e che pone la Russia, almeno fino ad un certo punto, nella stessa classe dei paesi tradizionalmente capitalistici. La rivoluzione cinese è una rivoluzione comunista, ma con caratteristiche diverse da quelle russe. La rivoluzione del 1917 fu esclusivamente una rivoluzione sociale. Lenin non ebbe da liberare la Russia da un dominio straniero, ma soltanto da debellare e distruggere la classe nobiliare e della limitata borghesia nazionale che prevenivano lo sviluppo della nazione russa oltre una fase feudale. Mao-Tse-tung è invece il profeta di una rivoluzione che è essenzialmente nazionalista, che è in pari tempo comunista perchè il compromesso tentato dai rivoluzionari cinesi che lo precedettero, attraverso a cui gli interessi di una piccola minoranza locale e sopratutto i privilegi di imperialisti stranieri dovevano essere preservati nella nuova Cina, si dimostrò fallimentare. Per Lenin la rivoluzione comunista fu il mezzo di disincagliare il suo paese da un sistema sociale che ne impediV'8 lo sviluppo, per i cinesi la rivoluzione comunista ,aggiunse a questo scopo la liberazione da sfruttamenti stranieri. La lezione non dovrebbe andar perduta per alcuno: e certamente essa non è perduta per i dirigenti russi. Ma per Washington la rivoluzione cinese deve essere trattata esattamente nello stesso modo come fu confrontata quasi una generazione fa la minaccia di espansione russa sospinta dalla propaganda comunista. Forse perfino meno intelligentemente: perchè se diciassette o diciotto anni fa, quando apparvero in Jugoslavia i primi sintomi di tendenze di indipendenza dalla Russia, l'atteggiamento americano fosse stato ortodossamente 'anticomunista, ed avesse minacciato un attacco al regime di Tito, solamente perchè questi guidava la sua nazione sull'esempio rivoluzionario russo, oggi la Jugoslavia sarebbe rigidamente ancorata al seguito di Mosca. Non si riconosce ora che, se la Cina rappresenta un esempio e, perchè no, una speranza di aiuto per molti popoli in lotta per la propria liberazione da privilegi locali o colonialisti, la sua •rivoluzione insegna pure a resistere contro ingerenze straniere 4 CONTROCORRENTE - Boston, Summe,· 1965
di qualsiasi genere. Pochi ricordano che non più di cinque o sei anni fa fra Indonesia e Cina comunista le relazioni erano tutt'altro che amichevoli, quando la prima cercò di limitare l'influenza economica e sociale esercitata dalla forte minoranza cinese nel paese. Nessuno qui vuol considerare la possibilità che un Viet-Nam riunito e pacificato sia una barriera alla penetrazione cinese verso il sud; si preferisce sostenere colle armi, al costo di enormi sofferenze per i poveri vietnamesi, un regime incapace di vita propria, dominato da limitati interessi, col rischio di ridurre il Nort Viet-Nam ad un impotente vassallo del suo vicino del nord. Nessuno insomma scorge che il clima creato dalla rivoluzione cinese in tutta la ,·asta area che copre gran parte dell'Asia, dell'Africa e una buona porzione dell'America Ialina è assai diverso da quello esistente alla fine della seconda guerra mondiale alla periferia della massa russa. Proprio come una conseguenza dell'esempio cinese, lo spirito di indipendenz<a nazionale è risvegliato. Come il mondo occidentale si dimostra sempre più restio ad accettare la supremazia americana, in grazia della acquistata indipendenza economica (sia pure come conseguenza degli aiuti largiti da Washington), cosi pure l'altra parte del mondo, che cerca di risolvere i problemi economici e sociali interni con formule ostiche agli interessi degli Stati Uniti ed invise all'ordine sociale del Nord America, non è un blocco indivisibile, in cui gli interessi di uno o due grandi potenze dettino legge. • • • • Il secondo fattore, il progressivo e purtroppo accelerato processo di immlseramento dei paesi produttori di materie prime, facilmente soggetti al controllo del mercati esercitato dalle nazioni finanziariamente organizzate, e acquirenti di prodotti industriali finiti, Il cui costo è soggetto a continui aumenti, è esso pure un elemento che la politica degli Stati Uniti non è capace di valutare propriamente. Questo fattore è essenzialmente la causa dell'Instabilità del governi sotto controllo di classi privilegiate, legate per la loro esistenza alla cristalllzazione dell'organizzazione locale in formule primitive, ad esclusione di una vera industrializzazione, concepibile soltanto coll'esistenza di una classe lavoratrice non soltanto conscia dei propri diritti politici e sociali, ma anche in progresso economico, come grande massa consumatrice. Il terrore dimostrato dagli Stati Uniti, appena un moto di rivolta si manifesta in una delle misere repubbliche sudamericane, immediatamente attribuito alle mene sovversive, è una espressione della incomprensione dei tempi. Ogni ragionevole persona, anche in posizione decisiva per la formulazione della politica internazionale americana, amn1ette che nessuna "junta" militare può risolvere i problemi dell'America latina, e, per la verità, di nessun altro paese del mondo. Pur tuttavia l'azione dello State Department indica che, quando il problema sorge, non si sa far altro che buttiare la for,ia degli Stati Uniti al sostegno di chiunque si proclami anti-comunista, anche se tale termine nasconda solamente la volontà di proteggere privilegi incancreniti. Per certo i comunisti son pronti a sfruttare ogni possibile opportunità. Ma ci si può domandare se l'effetto finale di ,azioni precipitate come la recente invasione di San Domingo non giochi proprio a vantaggio dei comunisti: è facile dire che Castro ·avrebbe condotto Cuba in ogni modo al vassallaggio della Russia <o forse della Cina?), anche se l'atteggiamento di Washington non fosse stato tanto influenzato dalla pressione delle paure e degli interessi minacciati: però sta indubbiamente il fatto che una rivolta contro un sistema di sanguinosi soprusi e di intollerabile tirannia fu costretta a cercare appoggio per il suo successo presso gli avversari degli Stati Uniti. Sarà questa la sorte di San Domingo? Per ora si può soltanto dire che la confusione abbietta nelle direttive politiche americane, incapaci di scorgere la necessità di riforme radicali in paesi costretti alla disperazione, ha avuto come risultato positivo non )'allontanamento del pericolo di una finale vittoria dei nemici degli Stati Uniti, ma la distruzione di un clima di distensione fra le due Americhe, pazientemente ottenuto da anni di lavoro. • • • • Causa di tante difficoltà, di tanti pericoli? Senza dubbio essa va cercata nella persistente illusione che il mondo sia nettamente diviso in due gruppi rigidamente controllati e irrimediabilmente in lotta per la sopravvivenza definitiva. Per Washington, la situazione è rimasta al 1945, non è progredita dal tempo di Dulles. Perciò, CONTROCORRENTE - Boston, Summer 1965 5
dopo aver salutato l'elezione di Johnson alla carica presidenziale come una assicurazione contro le illusioni di chi giunge sulla scena politica con cinquant'anni di ritardo, ci ritroviamo a contendere con una situazione in cui i divergenti interessi dei vari gruppi nazionali, fatalmente destina!i a più o meno aspri conflitti (almeno fino al remoto tempo in cui essi, superando barriere di tradizioni sociali, economiche, politiche e di educazione non saranno armonizzati in una superiore comunit:l universale) non sono manovrati per risolvere pacificamente i contrasti. Al contrario ogni sforzo è fatto per radicalizzare la situazione, per trasformare possibili neutrali in convinti avversari, per porre tepidi alleali davanti alla scelta fra i due campi. Pur tuttavia noi crediamo che l'illusione del 1945 sia oramai in crisi: la scelta può essere soltanto fra l'accettazione di unn nuova politica, che ammetta la necessità di rinnovamenti radicalissimi neJJa struttura politica e sociale di una gran parte delle nazioni, senza per altro escludere la possibilità di amichevoli rapporti fra gruppi organizzati a differenti livelli, o l'estensione degli impegni militari degli Stati Uniti praticamente su tre quarti della superficie terrestre. A parte il pericolo eventuale di un conflitto mondiale, ci si può chiedere dove si potranno trovare abbastanza 11marines". Davide Jona Soros'analolo frodefiscaledelValicano? Sul nuovo numero della rivista L'Astrolabio Ernesto Rossi dedica un ampio studio alla questione della illegale esenzione concessa al Vaticano dall'imposta cedolare sui dividendi delle azioni. Rossi rivede l'intera faccenda dal mancato pagamento dell'imposta dalla sua istituzione ad oggi, del disegno di legge presentato dal governo alla Oamera del 1964 e che dovrà essere discusso e traccia un quadro dei privilegi fiscali concessi al Vaticano con il Concordato ed ampliati dal 1929 fino ad oggi. "Frodi pie" intitola Ernesto Rossi il suo saggio che parte dall'articolo apparso il 14 febbraio sull'Espresso col quale Lino Jannuzzi indicava in quaranta miliardi la evasione fiscale del Vaticano e i retroscena del progetto di legge che dovrebbe dare un nuovo privilegio fiscale alla Santa Sede. Anche la rivista americana Time aveva ripreso l'articolo dell'Espresso aggiungendo che "le migliori congetture dei banchieri sulla ricchezza del Vaticano la portano a 10-15 miliardi di dollari" (6300-9400 miliardi di lire) e che "i titoli di società italiane corrisponderebbero a 1.6 miliardi di dollari (mille miliardi di lire), equivalenti al 15 per cento del valore delle azioni quotate nelle borse italiane". "Per cercare di legalizzare il rifiuto del Vaticano a pagare l'imposta - ha scritto Time - i democristiani al governo hanno presentato il disegno di legge n. 1773, che esenterebbe i dividendi pagati al Vaticano, e l'hanno fatto sdrucciolare in' Parlamento, duvante la crisi presidenziale seguita alle dimissioni del ,presidente Segni; ma prima che il disegno di legge fosse approvato, i socialisti lo hanno letto e lo hanno bloccato. Ciò ha reso furioso il Vaticano". Valori credibili Seguì ull'a nota ai giornali, fornita da ambienti vaticani, in cui si affermava che la cifra di quaranta miliardi rappresenterebbe un importo di ritenuta su 3500 miliardi di lire di valore dei titoli per cui si sarebbe dovuto concludere che il Vaticano possiede il settanta per cento delle azioni quotate in Italia, "il che è assurdo, oltre che falso". Ma sulla Stampa del 12 marzo Arturo Barone ha replicato che "la stima di 40 miliardi (formulata a suo tempo dall'Espresso) riguardava un triennio, e non un solo anno, col che la cifra di 3500 miliardi e la percentuale del 70 per cento andrebbero ridotte ad un terzo, ossia a valori assai meno incredibili". Secondo Barone, la Commissione bilancio della Camera sarà chiamata presto ad esprimere il proprio parere sul disegno di legge n. 1773, e tutto fa ritenere che il varo di tale disegno "non sarà tranquillo, nè cosi pacifico come si sarebbe potuto pensare: la sinistra socialista appare infatti decisamente ostile alla sua approvazione". ''Chi non morrà vedrà" osserva Ernesto Rossi aggiungendo le informazioni che è riuscito a mettere insieme sull'argomento, 6 CONTROCORRENTE - Boston, Su-mmer 1965
"nella speranza che possano servire a dare maggior consistenza all'opposizione della sinistra socialista, per impedire al PSI di fare, ancova una volta, da pezza da piedi alla DC". Il disegno di legge n. 1773 è accompagnato da una brevissima relazione in cui ci si richiama allo "spirito del Concordato e si. propone che la esenzione decorra dalla istituzione stessa della legge istitutiva della imposta cedolare d'acconto (9 dicembre 1962). "Si vorrebbe cosi dare - osserva Rossi - una completa sanatoria anche <per la frode perpetrata negli anni passati, sollevando da ogni responsabilità i ministri Piccioni e Martinelli". Al disegno di legge sono unite quattro note scambiate nell'ottobre del 1963 fra il segretario di Stato del Vaticano e l'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede. "Con la prima nota - precisa Rossi - il segretario di Stato, cardinale Cicognani, "neUo spirito del ,iostro Concordato", e richiamandosi al precedente della legge 2 ottobre 1942, n. 1252, che "nello spirito delle norme concordatarie", aveva concesso analoghe agevolazioni tributarie alla Santa Sede, sommessamente avvertita che "sarebbe stato auspicabile" non far applicare la "cedolare", dalla data della sua istituzione, ai dividendi pagati alla Santa Sede. Nella denominazione "Sa,ita Sede" si sarebbe dovuto comprendere Il Sommo Pontefice e le Sacre Congregazioni, i Tribunali e gli Uffici Centrali, "di cui all'elenco a,i,iesso alla circolare del Mi,iistero delle Finanze, "· 4800, del 31 dicembre 1942, relativa alla legge 2 ottobre 1942, a mezzo dei quali il Sommo Pontefice governa la Chiesa Cattolica e provvede agli affari della medesima". Il Governo e' d'accordo "Nella seconda nota l'ambasciatore Migone comunicava all'Eminenza Reverendissima che "il Governo Italiano era d'accordo". "La terza nota, firmata pure dall'ambasciatore, faceva riferimento alla precedente per proporre che il sop:radetto scambio di note "entrmise ;,. vigore non appe11a fosse· reso esecutivo in Italia, secondo Te norme dell'ordinamento i,iterno". "Nell'ultima nota il segretario di Stato comunlctava che la Santa Sede era d'accordo con la proposta trasmessa dall'ambasciatore nella precedente. Tutt'e quattro le note portano la data dell'll ottobre 1963"1 "lo non riesco a capire - commenta Rossi - come il governo - allora presieduto da un "eminente giuristn" ed alla vigilia di presentare le dimissioni (date il 5 novembre 1963) - abbia potuto autorizzare l'ambasciatore ·a scrivere che era d'accordo nel concedere la esenzione richiesta dalla Santa Sede. Ohe cosa ci sta a fare in Italia il Parlamento se i ministri possono autorizzare, in questo modo, a loro arbitrio, eccezioni all'applicazione delle leggi regolarmente pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale! "Devo anche dire che la terza e la quarta nota mi convincono poco. "Si potrà forse pensare che sono maligno, ma io dubito assai della esattezza della data 11 novembre 1963. Se fossi in Parlamento chiederei che mi venisse consentito di esaminare i relativi protocolli al Ministero degli esteri. In mancanza di siffatta dimostrazioni, io presumo che la terza e la quarta nota siano state scritte mo! lo tempo dopo 1'11 ottobre 1963, e appiccicate oon lo sputo alle note precedenti, quando il governo ha capito che la cosa non sarebbe passata liscia e che c'era pericolo che i ministri democristiani venissero accusati di illegalità e di disprezzo verso il Parlamento. "Va anche rilevato - continua Ernesto Rossi - che, nella relazione ministeriale al disegno di legge n. 1773, no,i viene fornita alcuna informazione sull'ammontare dei dividendi di pertinenza della Sa>ita Sede che verrebbero sottratti al pagame,ito della "cedolare" (notizie che dovrebbe oggi risultare al Ministero delle finanze, dopo la illegale esenzione accordata nel 1963 e nel 1964); nè viene dato l'elenco degli uffici centra li che 'Sndrebbero compresi nella denominazione "Santa Sede", elenco al quale si riferisce la sopra citata nota del card. Cicognani, come "annesso alla circolare del Ministero delle fina,ize, n. 4800, del 31 dicembre 1942". "Perchè il goverll'<l non ha comunicato, sen2'8 tanti rigiri, i nomi di quegli uffici, per mettere in grado i parlamentari di giudicare con maggiore conoscenza di cauusa? Ha contato forse sulla loro scarsa diligenza nell'esaminare i progetti di legge? "Per mio conto, io ho pordute parecchie ore a cercare la circolare n. 4800 nel Bollettino Ufficiale di legislazione fina,iziaria e nelle altre pubblicazioni del Ministero CONTROCORRENTE - Boston, Summer -1965 7
delle finanze. (I direttori generali di questo ministero sono veramente degli assi nella arte fumogena: tengono lungi il volgo profano mischiando fra loro leggi, decreti, circolari, fuori di ogni ordine cronologico e di ogni ordine per materia, e non pubblicando mai indici annuali). Soltanto con il paziente aiuto di un "esperto" sono riuscito a pescarla nella Rivista di legislazione fiscale del 1943 (fase. 2. vag. 106). "Riporto qui di seguito l'elenco degli enti che, il governo fascista, d'accordo con la Santa Sede, esentò dalla "cedolare" nel '42. "SACRE CONGREGAZIONI: Suprema S. Congregazione del S. O ffizio. S. Congregazione Concist01·iale; S. Congregazione per la Chiesa Orientale; S. Congregazione del C011cmo; S. Congregazione dei Religiosi: S. Congregazione di Propaganda Fide con le due Opere dipendenti; Pontificia Opera della Propaganda della Fede; Pontificia Opera di S. Pietro Apostiolo per il Clero Indigeno; Sacra Congregazi011e di Seminari ed Università di Studi; S. Congregazione della Reverenda Fahbrica di S. Pietro. "TRIBUNALE: Penitenzieria Apostolica; Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; Sacra Romana Rota. "UFFICI: Cancelleria Apostolica; Dataria Apostolica; Rev. Camera Apostolica; Segreteria di Stato; Amministrazione dei betti della Santa Sede; Amministrazione speciale della Santa Sede; Istituto per le Opere di religione < in quanto amministra fondi della Santa Sede)". "lo non ho una conoscenza sufficiente dell'organizzazione ecclesiastica per stabilire quale ampiezza avrebbe il campo di esenzione se venisse accordata a tutti questi enti: ma credo che la Santa Sede potrebbe sempre far ad essi intestare le azioni di proprietà di enti ,non compresi nell'elenco; nè sarebbe possibile, JYa5stao un po' di tempo, Impedire al papa di dichiarare che altri enti •gli servono "per provvedere agli affari della Chiesa". Si può essere sicuri che, dopo tale dichiarazione, nessun ministro delle finanze tarderebbe un giomo ad emanare una nuova circolare per modificare l'elenco "nello spirito del Concordato". Cedole atac:c:ate "Va tenuto, d'altronde, presente che le cedole sono quasi sempre presentate allo incasso staccate dal loro titolo. Come potrebbe lo Stato controllare, che esse veramente appartengono ai titoli esentati dalla cedolare? "Per superare questa difficoltà la circolare n. 4800 disponeva: "Nel caso che le cedole venissero presentate al pagamento staccate dal titolo, cosi da n01, potersi constatare la loro appartenenza a titoli intestati alla S. Sede o ad uno degli Ent-i compresi nella denominazione di "S. Sede", gli organi incarieati del pagamento potranno (sic!l astenersi dal fare la ritenuta della imposta oedo!are su presentazione di un ele,ico delle cedole con Z'indica.zione de! titolo al quale appartengono e con aggiunta la dichiarazione, da rilasciarsi da parte della competente Autorità Vaticana, dalla quale risulti che i titoli cui le cedole si riferiscono sono ài proprietà della S. Sede e beneficiano, quindi, dell'esenzione del tributo". "Anche questa piena fiducia negli uffici della Santa Sede - per cui la pul:iblica amministrazione italiana si rimetteva alle dichiarazioni della "competente auutorità Vaticana" rinunziando a qualsiasi forma di controllo - corrispondeva allo "spirito del Concordato" come era inteso alla fine dell'"Era Fascista": ma dovremmo intenderlo ancora a quel modo?". Rossi considera poi il "precedente" alla legge del 1942 segnalante ai deputati della Commissione bilancio della Camera alcuni atti parlamentari molto significativi. Egli sostiene infine che la esenzione della cedQlare va vista nel quadro gen.erale dei privi!egi fiscali concessi alla Santa Sede oon la Conciliazione e dopo la Conciliazione. Di quei privilegi, indicati negli articoli 15, 17 e 20 del Trattato del Laterano e negli articoli 29 e 30 del Concordato e "che hanno radicalmente modificato tutoo li regime tributarlo preesistente nel nostro Baese" Ernesto Rossi fa una rassegna molto ampia. Con ciò nM si ,può pensare - egli avverte - di "aver fatto un elenco completo dei privilegi fiscali concessi alla Chiesa". Rossi cita un articolo molto informato apparso il 16 ottobre 1952 sul settimanale Oggi che infastidl l'Osservatore Romano e in cui si affermava che "li tesoro del Vaticano è il secondo del mondo: la sola riserva aurea vaticana, di 7 mila miliardi di lire, vale il triplo di quella inglese". L'articolo dava molte notizie soprattutto sull'Istituto delle opere di Religione, "vera banca del Vaticano nel Vaticano". 8 CONTROCORRENTE - Boston, Summer 1965
Inventario dei beni vaticani Jlla il velo non è mai stato sollevato dl'I tutto. "Nessun profano - conclude Rossi - è oggi in grado di fare un inventario, sia pure largamente approssimativo, di quella che è la ricchezza della Chiesa in Itali:i, perchè la Santa Sede si guarda bene dal pubblicare qualsiasi dato relativo alle sue finanze, e tutti gli enti ecclesiastici tengono riservatissimi i loro bilanci; ma, col riconoscimento di quelli che sono i maggiori esponenti della finanza vaticana nei consigli di amministrazione delle società quotate nelle Borse, e raccogliendo le indiscrezioni che circolano negli ambienti economici competenti, risulta, con sufficiente sicurezza, che attualmente sono di proprietà ecclesiastica i;mn parte delle aree fabbricabili di maggiore valore nelle grandi città ed i più grossi pacchetti azionari delle società a partecipa• zione statale, delle società fornitrici di enti pubbici e gestrici di servizi pubblici in connessione, delle società industriali, finanziarie e assicuratrici, che godono di posizioni monopolistiche, delle società protette con dazi doganali e sovvenzionate dallo Stato, e, in genere di tutte le altre società parassitarie che fanno i loro migliori affari mandando i loro dirigenti a trattare nei gabinetti dei ministri". Ernesto Rossi Jackson nel caso Sacco e Vanzetti Gardner Jackson, pubblicista, noto nel campo giornalistico e del lavoro, è morto in un ospedale di Washington, D. C., all'età di 68 anni il 17 aprile 1965. * • • • Verso la fine dell'autunno nel 1926 Jackson lasciò il quotidiano "The Boston Globe" per far parte del Comitato di Difesa per Sacco e Vanzettl. Si mise subito all'opera per la raccolta dei fondi necessari per la difesa e a dirigere la campagna pubblicitaria. Egli assunse queste due responsabilità entusiasticamente. Le curò con grande maestria ed io ne rimasi pienamente soddisfatto. Cominciai a nutrire una grande simpatia ed ammirazione per lui, per la sua franchezza e rettitudine, per la sua abilità come giornalista. Da allora In poi - fino a quando si trasferl a Washington, D. c., nel 1930 - ci vedevamo quasi tutti i giorni. I suoi scritti, sul "Bollettino Ufficiale" del Comitato che Mary Donovan e lo scrivente avevamo già iniziato da breve tempo, trasformarono questa pubblicazione In una arma pit:i efficace ed I risultati furono immediati. Cominciammo a raggiungere ambienti fino allora impenetrabili. Sembrava che tutti conoscessero Jackson. Data la sua prominenza nel campo sociale e professionale realizzai subito che con la sua presenza nel comitato l'agitazione si ln:llltrava su nuove vie. Anche con il grande interessamento di un tipo d'uomo quale Thompson, capo del collegio di difesa I nostri sforzi non penetravano In quartieri al di là dei circoli operai e della ristretta comunità italiana che fino allora si raggiungeva. Quando venne Jackson c'imbarcammo ancora verso nuovi lidi: si approdò nelle università. Egli conosceva Arthur Schlesinger, Sr., Felix Frankfurter e tanti altri connessi con la Harvard University. Alla università di Amherst quando ancora allievo Jackson strinse amicizia con Alexander Meiklejohn. A personalità come queste, dalle quali egli era molto stimato, egli Incominciò ad appellarsi ed a incitare alla lotta. Ci riusci. Da ogni dove rappresentanti della stampa venivano a noi. Negli uffici del Comitato di Difesa, due stanze al terzo piano al No. 256 Hanover Street vennero giornalisti del calibro di Louis Stark del "New York Times" e Joseph LilJy del vecchio "World". Jackson parlava il loro linguaggio e premuroso non li metteva mai a disagio. Noi non saremmo mai riusciti a raggiungere questo gruppo come pure quello fra l'elemento liberale e "rispettabile" ed i socialmente prominenti. Tutto ciò, più la sua grande abilità di giornalista, furono preziose contribuzioni alla nostra causa (e fra parentesi devo aggiungere che egli contribuiva anche finanziariamente e molto). J ackson era molto generoso. Per un tempo non seppi mai della sua florida situazione finanziaria. Egli, modesto, non ne parlò mai e nè lo ne chiesi. Più In Jà, quando Il lavoro e l'amicizia ci tenevano CONTROCORRENTE - Boston, Summer 1965 9
sempre vicini m'accorsi ch'egli era un ricco. li mio primo incontro con Jackson fu nella redazione del "Globe". Ero andato a trovare Frank Sibley, il venerabile redattore che aveva dimostrato simpatie per iniziative liberali sin dal 1912 e cioè ai tempi dello sciopero di Lawrence di cui egli s'era molto interessato ed aveva sempre simpatizzato con i lavoratori. Nel 1921, per tutta la durata del processo di Dedham, egli mantenne la stessa attitudine. C'imbattevamo spesso nel tramvay che ci conduceva ogni mattina al tribunale ed in queste occasioni soleva esprimere le sue opinioni. Quando nel comitato sentimmo il bisogno di un esperto in materia di pubblicità mi rivolsi a Sibley il quale mi assicurò che in due o tre giorni egli ne avrebbe provveduto. Infatti pochi giorni dopo, negli uffici del "Globe" incontrai Jackson per la prima volta. La settimana seguente venne nella mia tipografia, allora al No. 88 Salem Street e da Il andammo nella sede del comitato ad Hanover Street. Da qualche tempo giornalisti venivano spesso nei nostri uffici ma non avevano mal dimostrato un grande interesse per la nostra causa, anzi, spesso prendevano pose, un atteggiamento antagonistico. Eravamo, pensavano loro, un branco di vociferanti italiani o peggio ancora, dei sovversivi. Dopo l'arrivo di Jackson notai che a poco a poco, questo lor modo di vedere cominciò a cambiare e più. tardi si trasformò in vive simpatie verso noi e per il nostro lavoro. Ma ... diciamolo pure: Jackson sapeva bene come attirarseli. Spesso invitava loro, tre o quattro alla volta, a pranzo nei locali ristoranti ed era sempre lui a saldarne il conto. In breve tempo incominciò a dare tutto se stesso al lavoro. Dimenticò Il "Giobe", abbandonò lo svago; spesso dimenticava la famiglia. Egli si sentiva felice, godeva di essere fra noi nel comitato. Non poche volte mi disse ch'egli si sentiva d'aver scoperto un altro mondo, in mezzo a noi - un mondo più. bello. Lavorava tenacemente per la pubblicità di stampa, per il "Bollettino" e continuava a dare espanslvamente il suo denaro. Ho già menzionato la generosità di J ackson. Egli spese una vera fortuna per la difesa di Sacco e Vanzetti. Non si seppe mai precisamente, ma io ritengo ch'egli spese cinquantamila dollari-e forse più.. Quella sua grande bontà; quella generosità senza pari strari1>ava spesso su tutto ciò che sentiva ed amava. Il 9 aprile 1927 il giudice passò la sentenza di morte su Sacco e vanzetti. Dopo semplici ma emozionanti discorsi che i due innocenti pronunciarono in corte, noi, armati di tanto materiale, cominciammo a martellare senza tregua, concentrando tutti i nostri sforzi per una campagna onde ottenere una revisione del processo, che in effetto significava un nuovo processo. Rimanevano solo tre mesi aUa data per l'esecuzione ch'era stata fissata per la settimana del 10 luglio. La maggioranza della stampa era in nostro favore. Ogni giorno venivano negli uffici del comitato da 50 a 100 giornalisti da ogni parte del paese. Finalmente il governatore Fuller, dietro influenza di elementi liberali, amici del corpo di difesa, nominò quella che ancora oggi è conosciuta come la "Lowell Commisslon". J ackson, come pure Frankfurter ed altri intellettuali gradirono la nomina di questo comitato. Jackson aveva fede in Lowell. Io rimasi pessimista. Dopo tutto lo trascinavo con me un'esperienza di ben sette anni. La prima fase della nostra nuova campagna era quella d'ottenere che le udienze dinanzi al comitato governatoriale venissero aperte al pubblico. E fu su ciò che J ackson fece un lavoro più. che magnitlco per dare maggior enfasi alla mèta che si voleva raggiungere. Egli scrisse allora sul "Bollettino" :-"Ed ora, con meno di due settimane ancora da vivere questi due uomini anelanti, benevoli ed altruisti come ben pochi, vedono la loro sorte sigillata in camere chiuse e senza neppure la presenza dell'avvocato difensore per svelare tutte le menzogne che vengono tramate intorno a loro. Ciò che essi chiedono o hanno mal chiesto, è un'imparziale rivista del processo. Non l'hanno mal ottenuto come un'esaminazione del verbale e delle dichiarazioni legali (affidavits) e ciò prova il disgustevole e maligno pregiudizio del giudice Thayer oltre ad innumerevoli altri fatti. E' certo che essi non stanno ricevendo un'imparziale esamlnazione dei fatti nella camera chiusa del governatore. La verità, in un caso come questo, deve uscire in pubblico, non in privato". Come ben si sa non avemmo successo. Le udienze continuarono dietro porte chiuse. In quegli ultimi giorni noi andammo da sconfitta a sconfitta In ogni tentativo 10 CONTROCORRENTE - Boston, Summer 1965
legale per salvare Sacco e Vanzetti dalla sedia c:ettrica. La ~iluazionc era veramente disperata. L'unica risorsa, la sola speranza rimasta era di metterci subito a contatto con quelle personalità d'influenza, sparse negli Stati Uniti che nel passato avevano cooperato con noi. In un sol giorno il costo per telegrammi spediti fu di 860 dollari. In questi messaggi noi chiedevamo loro di venire a Boston per una dimostrazione - "la veglia della morte". Molti furono coloro che risposero al nostro appello. Fra questi un numero di intellettuali come John Dos Passos, Edna St. Vincent Millay, Dorothy Parker, e P.aul Kellogg della rivista "Survey Graphic". Vennero da San Francisco, Chicago, Detroit, New York, etc. Iniziarono dimostrazioni dinanzi al Palazzo Statale sfidando gli ordini della •polizia. Molti vennero arrestati. Purnondlmeno venne la tragica fine. In quell'indimenticabile giorno, Jackson, Mary Donovan e lo scrivente rimanemmo negli uffici del comitato insieme a Dorothy Parker, la professoressa Jeannette Marks, Rosa Sacco e Fellx Frankfurter. Jackson rimase inchiodato al telefono per dare e ricevere messaggi. E fu lui, ancora Jackson, che scrisse quella semplice ed eloquente orazione funebre che Mary Donovan ·pronunciò quando i due corpi venivano cremati al cimitero di Forest Hills. "Dal vostro trionfo - scrisse Jackson - noi slamo rimasti accesi da una fiamma e bruciamo d'un fuoco eterno. I vostri lunghi anni di tortura e le vostre ultime ore di suprema agonia sono i vivi vessilli sotto i quali noi, e per generazioni i nostri discendenti, marceranno insieme per realizzare quel mondo migliore basato sulla fratellanza fra gli uomini per la quale voi siete morti. Nel vostro martirio noi continueremo a lottare e vincere". . . . . In questo tempo Jackson aveva ormai cambiato opinione sul comitato Lowell. Nell'orazione funebre aggiunse che l'uccisione di Sacco e Vanzetti fu "un atto sanzionato e anche consacrato da coloro che passano in mezzo a noi come capi esponenti delle forze intellettuali e spirituali. La carnevalesca esultanza con la quale essi dettero aiuto per la vostra morte è la prova finale che questo delitto fu un atto di vendetta di una classe-la classe dominata dalla venerazione dell'oro e dell'autorità - contro due simboli di un'altra classe". Gardner Jackson Dopo l'esecuzione nè il comitato nè il "Bollettino" cessarono di vivere. Nel settembre del 1927 annunciammo un programma di cinque punti il quale includeva tre articoli da pubblicare ed un esteso programma per vendicare i nomi dei due martiri. Quanto sopra fu portato a termine. Jackson non solo partecipò in tutto questo lavoro, ma ne assunse il timone fino a vent'anni dopo la tragedia. Nel 1928 pubblicò in collaborazione con Marion Frankfurter il volume commemorativo delle lettere di Sacco e Vanzetti. La breve e lucida prefazione di quel libro venne dalla penna di Jackson. In questo tempo Il "Bollettino" si pubblicava soltanto una volta l'anno nell'anniversario della doppia esecuzione. Quegli ultimi numeri sotto la direzione di Jackson contengono un tesoro di materiale d'importanza storica insieme a fotografie e documenti che costituiscono una fonte inesauribile d'informazioni. Ancora durante questo periodo di tempo -1928-1931-sotto gli auspici del comitato, comizi commemorativi vennero tenuti" a Boston ed a New York. Fu Jackson che procurò oratori di fama come Robert Morse Lovett, Alexander Meiklejohn, John Cowper Powys, Horace Kallen, Alice Hamllton and Rabbi Stephen Wise. Scrisse allora Jackson: "Queste riunioni commemorative ed Il carattere degli oratori dimostrano che quest'è Il principio d'una permanente osCONTROCORRENTE - Bostcm, Summer 1965 11
servanza della morte di Sacco e Vanzetti e ciò manterra vivi i fatti cd i principii implicati nelle loro relazioni con la libertà negli Stati Uniti". Con questo spirito, nel 1929 Jackson e lo scrivente insieme a Creighton Hill ed altri collaborarono nel dare luce ad una rivista "The Lantern". Jackson e Hill dettero un considerabile aiuto - finanziariamente ed editorialmente - a questa impresa. I primi numeri avevano per sottotitolo: "Luce sul fascismo ed altri oscuri disordini del giorno". Il primo fascicolo appari verso la fine dell'ottobre 1927 nell'anniversario della cosiddetta "Marcia su Roma" che Jackson descrisse: "Quel massacro fisico e morale del popolo d'Italia e del suo retaggio". Quelli erano tempi poco adatti per una nuova pubblicazione del carattere di "The Lantern" e dopo appena due anni cessò la pubblicazione. L'ultimo numero, appropriatamente, venne dedicato a Sacco e Vanzetti. In esso Jackson scrisse di loro come "Ghosts" e cioè spettri che turbavano i sonni dei rei della tragedia. Pubblicammo recensioni sulle "Lettere" ed una serie di brevi commenti sul significato di quel tragico affare. V'erano scritti di Edmund Wilson, Walter Lippman, H. L. Mencken, Dreiser, Sinclair Lewis, Charles Beard, Arthur Schlesinger, Jane Addams, Rockwell Kent, Bertrand Russell, H. G. Wells e Harold Laski. Era stato Jackson il promotore di quanto sopra. Sempre lui. Ancora in questo periodo, Jackson continuava a sborsare di sua tasca per progetti del Comitato. Pagò per fotografie di varie dimostrazioni, .pellicole che vennero trafugate dagli archivi del dipartimento di giustizia in Washington, D. C. da un agente governativo li addetto. Queste fotografie più tardi furono messe insieme per un film documentario del quale Jackson affrontò le spese. E pagò anche per il bassorilievo ai due martiri creato da Gutzon Borglum e per un progetto che non venne mai realizzato e cioè la compra di un edificio, a Temple Street, vicino la State House, per servire come memoriale e museo per preservare tutto il materiale intorno alla tragedia. • • • • Ancora quando lasciò Boston per Washington il suo interessamento per Sacco e Vanzetti non rallentò di corsa. Nel 1936 nell'occasione della celebrazione trecentenaria dell'Università di Harvard fu diffuso un opuscoletto che aspramente criticava la posmone che il presidente emeritus Lowell avc,·a preso contro Sacco e Vanzetti. Era stato pubblicato sotto gli auspici di laureati dall'Università e particolarmente distinti nel campo letterario. Jackson era stato l'ideatore, il promotore, tutto. L'opuscolo aveva per tito:o: "Rinchiusi in questa tomba: Domande ancora senza risposta dal Lowell Committee". Una delle sue tante virtù era quella di saper radunare intorno a sè per le sue battaglie le-.migliori menti del paese. E su questo riguardo egli eccelse quando nel 1947 preparò il manifesto dal titolo: "li processo Sacco e Vanzetti venti anni dopo". Questo rapporto di otto pagine richiese altre quattro pagine per accogliervi quel lungo elenco di nomi dei sottoscrittori. E non è un'esagerazione se dico che questi nomi rappresentavano le menti più elevate d'Ameri~'l fra scrittori, professori, avvocati, pubblicisti, artisti, capi del movimento operaio etc. etc. Anche se quel manifesto fu concepito per una pubblka occasione, purnondimeno ancora oggi si può leggere come un suo personale atto di fede ed un ammirevole sommario di tutta la sua vita a pro della libertà individuale. Mai dimenticando il vero significato deJla lotta per Sacco e Vanzetti, scrisse Jackson: "in quest'anniversario vogliamo ricordare ai cittadini coscienti del mondo di stringersi insieme, mente e cuore, a combattere ogni maligna influenza che cerca di sviare dalla via maestra ciò che è il solo, l'unico principio di questa società onde raggiungere nuovi orizzonti. Questo principio è lo sviluppo al limite delle sue capacità d'ogni cittadino. Soltanto attraverso un pensiero ferreo e un'azione continua che sgorghi da questo principio, l'uomo avrà l'opportunità di fare la sua parte onde evitare un'altra guerra, un'altra tragedia come quella di Sacco e Vanzetti. Soltanto su questo corso noi riusciremo ad incanalare verso nobili ideali la sete del potere che ha pervertito nei secoli le menti degli uomini verso la crudeltà e l'ingiustizia. Soltanto cosi riusciremo a disegnare ed applicare questi piani nella società di domani dove ogni individuo può continuare la sua ricerca della felicità e completare il suo spirito creativo". Lia libertà dell'individuo per completare se stesso: questo fu sempre l'appassionata preoccupazione di Jackson. Aldino Felicani 12 CONTROCORRENTE - Boston, Summer 1965
GARDNER"PAT" JACKSON Era il più docile degli agitatori, il più sensitivo attaccabrighe, l'amico dei desolati nullatenenti. Era anche il confidente e la coscienza di tanti potenti, n·onchè il brioso conversazionista in tanti ricevimenti. Rare volte il suo nome prese posto nelle prime pagine a grandi titoli, e quando mori sabato scorso all'età di 68 anni, nessun giornale fermò le macchine in segno di lutto. Eppure per 40 anni vigorosi - dei quali tre decenni spesi in Washington, D.C. Gardner "Pat" Jackson fu una leggenda e nello stesso tempo una significante figura nella lotta contro l'ingiustizia. Egli era il discendente d'un ricco magnate di ferrovie di Colorado Springs e l'eredità a cui venne incontro gli rese possibile seguire quel suo modo di vivere. Fu l'occasione di una inquisitiva e scettica osservazione di sua moglie, Dorothy, sulla condotta della magistratura nel Massachusetts che lo persuase, allora giovane reporter del Boston Globe, a dedicare il suo tempo al caso Sacco e Vanzetti. E non fu soltanto danaro che egli, ricco, successivamente spese in migliaia di imprese nella difesa della povera gente. Più ancora egli contribuì un appassionato spirito che mai perdè - quel suo preoccupante interesse per l'individuo nel corso di servire l'umanità. Fu una mente irrequieta e romantica che s'afferrava alle cose più significanti e durature fra gli "slogan" di ogni giorno. Fino all'ultima fase della sua vita, quando i battiti del cuore cominciarono a rallentarsi, egli rimase una figura rigogliosa che irradiava tutto intorno a lui cd il suo gusto di impegolarsi nella lotta per la giustizia non cessò mai. . . . . Egli avrebbe potuto divenire un capriccioso donnaiuolo, un magnate oppure qualche altra variazione di ciò. Era un giovane di bella presenza ed aveva anche molto spirito gregario. In un'era come questa di dottrine ,psichiatriche, tante teorie si potrebbero avanzare per spiegare perché J ackson, ancora giovane studente all'Università di Amherst, egli rimaneva suscettibile alle idee libertarie di Alessandro Mciklejohn, che aprirono la via a quella sua mai interrotta associazione con Aldino Felicani, il tipografo anarchico di Boston con cui associò durante tutti quei mesi di veglia e di agonia, precedenti la morte di Sacco e Vanzetti. Per molti della generazione di Jackson quell'esecuzione segnò il totale eclisse dalla vita americana. Qualcuno passò al comunismo, altri si dimisero dal consorzio umano, ma Jackson prosegui con la sua inchiesta per la giustizia. Nel principio del 1930, Jackson con la sua vigorosa e stoica consorte si trasferì a Washington, D. C. Ufficialmente egli rappresentava come corrispondente un giornale canadese. Presto egli divenne un funzionario governativo presso la Agricultural Adjustment Administration (N.d.T.-Henry Wallace era allora ministro per l'Agricoltura.) Non rimase a lungo a questo posto. Ci fu un'acuta divergenza in seno all'Amministrazione della A.A .A. Jackson con altri venne "purgato" da Wallace dietro pressione di rappresentanti dei grandi agricoltori che facevano del cosiddetto "Farm Lobby". Eppure 10 anni dopo si trovò fra quelli che sollecitavano la rielezione di Wallace nella agitata convenzione del 1944. In ogni modo questa sequenza di cose erano simboliche della profondità e della elasticità delle sue relazioni con persone altolocate le quali alternativamente ,apprezzavano i suoi savi e scrupolosi consigli e la sua incorrottibilità che spesso descrivevano come inapplicabile. Egli, a sua volta, aveva un quasi ossessionato spavento per il potere. I suoi denigratori diranno che egli aborriva la responsabilità, e forse fu vero, ma la grande verità è che le sue vanità furono meschine e non ebbe mai ambizione di ingrandire. Ogni volta che venivo •a contatto con lui sembrava domandasse se eri rimasto fedele a te stesso. Certe volte a modo di sfida rivolgeva quella domanda a persone che credevano che la loro posizione econon1ica era tale da renderli immuni all'interrogazione. Lavorò strettamente con John Lewis e la ruppe anche con questi quando Lewis infruttuosamente cercò di condurre la e.I.O. nel campo isolazionista antirooseveltiano nel 1940. Anche se nel '30 aveva dimostrato simpatie per i comunisti Jackson CONTROCORRENTE - Boston, S11mmer 1965 13
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==