Controcorrente - anno XXI - n. 44 - inverno 1965

borghese, li decimonono. Essa l'ha professata nelle scuole, essa ha creato la sua scienza e la sua arte con questo obiettivo, essa l'ha ficcato dappertutto, come li pinzochero inglese che vi ficca sotto la porta i suoi testi religiosi. Ed è riuscita tanto nel suo intento che oggi stesso assistiamo a questo fatto esecrabile: quando al risvegliarsi dello spirito riformatore gli uomini vogliono essere liberi, cominciano col chiedere al loro padroni di proteggerli meglio, modificando le leggi create dal padroni stessi! • • • Ma I tempi e le coscienze da un secolo sono cambiati; e dappertutto si trovano dei ribelli che non vogliono più obbedire alla legge, senza sapere di dove essa viene, quale è la sua utilità, di dove deriva l'obbligazione di obbedire ed il rispetto che si ha per essa. La rivoluzione che si matura è una "Rivoluzione" e non una semplice sommossa, appunto perchè I ribelli del nostri tempi sottomettono alla loro critica tutte le basi della società, venerata sinora, e prima fra le altre, questo feticcio - la Legge. Essi ricercano la sua origine, e trovano ora un Dio - prodotto dal terrori del selvaggio, stupido, meschino, e cattivo come i preti che si fan forti della sua genesi sopranaturale, - ora il sangue, e la conquista col ferro e col fuoco. Essi studiano il suo carattere, e trovano per tratto distintivo l'immobilità, che sostituisce lo sviluppo continuo del genere umano. Essi domandano come la legge si mantiene, e scoprono le atrocità del bizantinismo e I delitti dell'inquisizione, le torture del medio evo, le carni vive tagliate a pezzi dalla frusta dell'aguzzino, le catene, la mazza, la scure al suo servizio; i sotterranei delle galere, le sofferenze, i pianti e le maledizioni. E anche oggi - sempre la scure, la corda e il fucile, le prigioni; da una parte, l'abbrutimento del prigioniero ridotto allo stato di belva nella gabbia, e dall'altra il giudice, spoglio di tutti i sentimenti che formano la parte migliore della natura umana, li quale vive come un visionarlo In un mondo di finzioni glurldlche, e appllca la ghigliottina con l'incoscienza del pazzomorale. Noi vediamo una genia di legislatori privi di qualsiasi competenza, che votano oggi sul risanamento della città, e non hanno la minima nozione d'igiene; che regolano domani l'esercito, e non conoscono un fucile; e che legiferano sull'insegnamento e l'educazione, e non hanno saputo mal dare ai loro figliuoli un insegnamento qualsiasi o un'educazione onesta; che sentenziano a dritta e a rovescio, ma non dimenticano mal la pena che colpirà li diseredato, la prigione e le galere che colpiranno degli uomini mille volte meno Immorali di loro. Noi vediamo infine il carceriere che perde ogni sentimento d'uomo, il gendarme che s'atteggia a cane da presa, la spia che si compiace di sè stessa, la delazione cambiata in virtù, la corruzione eretta a sistema; tutti i vizi Insomma, tutti I lati cattivi della natura umana, favoriti, coltivati per il trionfo della Legge. Noi vediamo ciò; e per ciò, Invece di ripetere scioccamente la vecchia formula: - "Rispetto alla legge", noi gridiamo: - "Negazione della legge e dei suoi attributi!" Che si confrontino soltanto i misfatti compiuti in nome di ciascuna legge e I benefizi che ha potuto recare, e si conoscerà la giustizia profonda del nostro grido. Il. La legge è un prodotto relativamente moderno, perchè l'umanità ha vissuto per secoli e secoli senza bisogno di leggi scritte, e nemmeno semplicemente Impresse in simboli, sulle pietre, all'entrata del tempii. A tal'epoca I rapporti tra gli uomini erano retti da, costumi semplici, da usi e abitudini, che la costante ripetizione rendeva venerabili, e che ciascuno acquistava dalla sua infanzia, alla stessa guisa che lmprava a procurarsi il nutrimento per mezzo della caccia, della pastorizia o dell'agricoltura. Tutte le società umane attraversarono questa fase primitiva, e anche oggi una grande parte di esse mancano di leggi scritte. I popoli meno civili hanno dei costumi - "un diritto consuetudinario" - come dicono i giuristi- hanno delle abitudini sociali, e questo basta per mantenere i buoni rapporti tra i membri del villaggio, della tribù, della comunità. Avviene lo stesso tra noi civilizzati: basta che si esca dalle grandi città per vedere che le relazioni tra gli abitanti sono ancora regolate, non dalla legge scritta dal legislatori, ma dalle vecchie usanze generalmente accettate. I contadini della Russia, dell'Italia, della Spagna, e di buona parte anche della Fran30 CONTROCORRENTE - wtnter 1965

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