Controcorrente - anno XXI - n. 44 - inverno 1965

poi la terza pagina constata ogni giorno la sua imbecillità, e mostra come essa è trascinata nel fango da coloro che debbono applicarla. Insomma la servilità verso la legge è fatta virtù, e io dubito che vi sia un rivoluzionario il quale non abbia cominciato nella sua giovinezza col difenderla dai cosidetti abusi, che ne sono l'inevitabile conseguenza. Ed anche l'arte s'unisce alla pseudoscienza; 1•,eroedel pittore, del musico, dello scultore copre la Legge del suo scudo, e con gli occhi di fuoco e le narici dilatate, è pronto a colpire con la sua spada chiunque osi toccarla. Ad essa si innalzano tempii, si sacrano grandi sacerdoti che i rivoluzionari stessi osano appena di toccare; e se la Rivoluzione viene a spezzare una vecchia istituzione, è sempre con una legge che cerca di consacrare l'opera sua. Questa congerie di regole di condotta, che ci legarono prima la schiavitù, poi il servaggio e finalmente il feudalismo e la regalità, che chiamano la Legge, ha sostituito quei mostri di pietra ai cui piedi si immolavano le vittime umane, e che lo schiavo d'allora non osava nemmeno di rasentare per timore di essere ucciso dai fulmini del cielo. • • • Questo culto si è stabilito specialmente dopo il trionfo della borghesia, dopo la grande rivoluzione francese. Sotto l'antico regime pochi parlavano di leggi, eccettuati Montesqpieu, Rousseau, Voltaire per opporle all'arbitrio del re e dei servi; perchè allora bisognav,a obbedire ai cenni di costoro sotto pena di essere imprigionati, o impiccati. Ma durante e dopo la rivoluzione gli avvocati giunti al potere fecero del loro meglio per consolidare questo principio, su cui dovevano fondare il loro regno futuro. E la borghesia l'accettò come un'ancora di salvezza per opporre una diva al torrente popolare; e la pretaglia s'affrettò a santificarla, per salvare la barca che rovinava tra le onde del torrente; e il popolo infine lo accettò, come un progresso contro l'arbitrio e la violenza del passato. Bisogna immaginare con uno sforzo della mente il secolo decimottavo per comprendere questo fenomeno. Bisogna aver sentito scoppiarsi il cuore al racconto delle atrocità che a quell'epoca perpetravano i nobili onnipossenti contro gli uomini e le donne del popolo, per comprendere quale Pietro Kropotkine influenza magica le parole: "Eguaglianza davanti alla legge, obbedienza alla legge, senza distinzione di nascita e di fortuna", dovevano esercitare, un secolo fa, sullo spirito dell'uomo asservito. Egli, che fino allora aveva sofferto un trattamento bestiae, che non aveva giammai avuto alcun diritto e non aveva giammai ottenuto giustizia contro gli atti più rivoltanti del nobile, se non a patto di vendicarsi uccidendolo e facendosi impiccare, - egli si vedeva dichiarato da questo principio almeno in teoria, almeno in diritto, l'eguale del suo signore. Qualunque fosse questa legge, essa intanto prometteva di colpire egualmente il signore e il plebeo, essa proclamava l'eguaglianza, dayanti al giudice, del ricco e del povero. Questa promessa era una menzogna, e noi lo sappiamo; ma a quell'epoca era un progresso, un omaggio reso alla verità. E perciò, quando i salvatori della borghesia minacciata, i Robespierre e i Danton, basandosi sugli scritti dei filosofi borghesi, i Rousseau e i Voltaire, proclamarono "il rispetto della legge, uguale per tutti", - il popolo, il cui slancio rivoluzionario cominciava già a Infievolirsi contro un nemico sempre più solidamente organizzato, accettò il compromesso. Egli piegò il collo sotto il giogo della Legge, per salvarsi dall'arbitrio del signore. In seguito la borghesia non ha cessato d'utilizzare questa massima, la quale, insieme al principio del governo rappresentativo, riassume la filosofia del secolo CONTROCORRENTE - Winter 1965 29

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