Controcorrente - anno XXI - n. 44 - inverno 1965

ossia mondo delle cause prime; distinzione del resto che anche i materialisti, senza volerlo, tengono presente. Per esempio, per alcuni i protoni, neutroni, elettroni dovrebbero costituire quello che io chiamo mondo delle monadi; per altri, l'energia, etc. Questa mancata, indispensabile distinzione svela quel non so di superficiale, di puerile che trapela da tutto il suo sistema. Per esempio: io sono d'accordo con lui nell'ammettere l'esistenza dell'evoluzione, ma se noi crediamo nell'evoluzione dei fenomeni, siamo costretti ad ammettere la evoluzione delle monadi, ossia delle cause prime, dello Spirito; perchè se le cause sono sempre quelle, come crede lui (conservazione della materia e della forza, pagg. 291-292 E SEGUENTI) come gli effetti possono così migliorare, evolversi, trascorrere dal meno al più, ossia dall'inconscio al conscio? Qualsiasi combinazione di elementi non potrà mai causare qualcosa superiore agli elementi stessi. Se a noi talvolta non sembra, dipende che noi giudichiamo la nuova combinazione secondo i nostri interessi vitali. Allora potendo le cause prime, le monadi, migliorare o peggiorare di moto proprio, dimostrano che in parte sono libere e in parte responsabili e quindi è falso il suo misconoscere assolutamente il libero arbitrio (pag. 122>. Inoltre se noi neghiamo la libertà spirituale, come possiamo - conforme a quello che lui vorrebbe - fondare su questa negazione il suo credo religioso per quanto naturalistico? In verità l'Haeckel non è nemmeno evoluzion'ista, perchè non lo è nel significato universale. Se un astro si accende e un altro si spegne, un pianeta rivive e un altro muore, senza alcuno scopo metafisico, non credo che si possa sostenere il concetto di una vera e propria evoluzione, in quanto urta, rinnega il principio di ragion sufficiente. Gli sarebbe stato più facile invece - stando nel suo sistema - argomentare sull'esistenza di una perpetua follia astrale. L'evoluzione, oltre ad essere fenomenica, come ho già detto, è anzitutto monadica ed ha per scopo il raggiungimento della sua meta ultima: l'Assoluto. Solo così si può coerentemente sostenere un'autentica, razionale evoluzione. In altre parole: è il cammino dello Spirito per ritrovare se stesso. A pag. 303 DICE riguardo all'esistenza della materia: "Ma se anche noi possiamo acquistare con la loro funzione solo una cognizione 4ncompleta e limitata del mondo corporeo, noi non possiamo dedurre da ciò il diritto di negarne l'esistenza". Vorrebbe dire che se anche la materia - indipendentemente dalle nostre sensazioni - è diversa in parte da quella che ci appare, non abbiamo alcun diritto di misconoscerla. E' qui anzitutto la sua incapacità a !llosofare. Sappiamo che i materialisti monisti credono nell'esistenza della sostanza estesa e negano quella di dio, ebbene entrambi si somigliano solo in questo: posseggono caratteristiche, attributi inalienabili. Provate a rimuovere un solo ,attributo divino, per esempio: l'onnipresenza, e già si rende non pensabile un dio che abbia un limite sia anche ideale; l'onniveggenza e subito si fa inconcepibile un dio che ignori il modo per esempio di comportarsi degli uomini. Ugualmente accade per le caratteristiche materiali. Come si può immaginare per esempio una materia che non abb'a colore? Come si può <immaginare una materia, come la luce, che posandosi sopra i corpi non li faccia col tempo aumentare di volume? Il che ha indotto molti fisici a negare la materialità alla luce. Questi problemi non sono minimamente sfiorati nel suo libro più popolare "l problemi dell'Universo". Un altro errore sussiste nella sua incapacità a comprendere che meccanicismo non può andare concordemente col trasformismo. Se un elemento si trasforma in un altro, secondo un mio parere, non si può parlar più di meccanicismo. "Queste scoperte - dice il Melzi - che in sostanza riducono tutta la materia ad una combinazione di protoni, neutroni ed elettroni, permettono di realizzare, entro certi limiti, la trasformazione della ma te ria". E allora gli elementi sono apparenti non reali e la sostanza estesa non è identificabile. Si pone inoltre a combattere contro il sistema filosofico dualistico (materia-spirito) e non tiene presente il tallone d'Achille di quel sistema. Essendo lo spirito cosa non occupante spazio, non può avere contatto sulla sostanza estesa, non può esservi contatto quantitativo. Lo spirito costituirebbe un nulla al cospetto deila materia e non potrebbe agire su di essa. Ha ben compreso che non è praticamente possibile abbattere una religione (il cristianesimo) senza poterla sostituire a un'altra e immagina che sia adatto il monismo, quale vincolo fra religione e scienza e Intanto propone l'innalzamento di nuovi idoli. A pag. 460 "Appunto per promuovere questi alti fini appare cosa importantissima, che la scienza naturale moderna non abbatta solo l'edifizio del delirio della superstizione e ne allontani le ingombranti rovine, ma che costruisca anche sul posto rimasto libero un nuovo edifizio abitabile per l'animo umano; un palazzo della ragione, in cui noi, con la nostra moderna concezione monistica dell'Universo, possiamo adorare devotamente la vera trinità del secolo XIX, la trinità del vero, del buono, del bello". "Noi non vogliamo, dunque, una rivoluzione violenta, ma una riforma razionale della nostra vita spirituale religiosa. In modo simile a quello in cui 2000 anni or sono la poesia classica degli antichi Elleni incarnava i suoi ideali di virtù in figure di Dei, anche noi possi·amo dare ai nostri tre ideali della ragione la figura di eccelse divinità". Dunque senza comprendere che la parte obbrobriosa della religiosità consiste proprio nell'idolatria, che è sempre antiscientifica, vorrebbe sostituire un delirio ad un altro delirio; insomma un nuovo paganesimo, un ritorno a qualcosa di peggiore del cristianesimo: praticamente la distruzione della mentalità scientifica. 12 CONTROCORRENTE - Wtnter 1965

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